Epilogo

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New York, un anno dopo.

Jason
Due dolci occhietti nocciola mi scrutano attentamente. Sono fissi nei miei e sembrano seguire ogni mio movimento. Guardo quel fagottino che ho tra le braccia come se fosse la cosa più preziosa al mondo e non posso fare a meno di guardarla. La nascita della piccola Camille è stata la mia felicità. Finalmente ho provato sulla mia pelle la gioia di diventare papà. Con Elia è stato tutto un po' diverso e insolito, ma pur sempre bello. Passare le notti in bianco, invece, è stata una novità. Prendersi cura di un bambino è faticoso e stancante ma meraviglioso al tempo stesso. All' inizio non sapevo proprio dove mettere la mani, per me era tutto nuovo, ma grazie all' auto di Astrid sono riuscito ad imparare qualcosa.

Astrid... lei è fantastica come madre. Ha fatto tutto ciò prima di me e da sola, e questo le rende onore. C' è qualcosa di affascinante nell' osservare una madre con sua figlia appena nata. Sembravo catturato da lei ogni qual volta la vedevo interagire con la bambina. E io l' ho guardata con ammirazione dal primo momento. Sono le donne che più amo al mondo. Sapevo, dal primo momento che ho posato gli occhi su di lei, che mi avrebbe stravolto la vita. E lo ha fatto regalandomi due bambini meravigliosi.

Elia era felicissimo dell' arrivo della sua nuova sorellina. Gli abbiamo comunicato la notizia quando la pancia di Astrid iniziava a vedersi. Continuava a ripetere «La mamma ha mangiato un pallone». Sorridevamo ogni volta che lo ripeteva ma poi gli abbiamo detto che la mamma aspettava un altro bimbo che avrebbe giocato con lui. Un fratellino o una sorellina con cui condividere la cameretta e i giochi. Quando nominammo la condivisione dei giochi, la sua espressione si fece seria e molto arrabbiata. Ma quando vide per la prima volta la sua sorellina era come incantato. Forse perché non aveva mai visto un bambino appena nato, ma sta di fatto che ogni giorno mi ripete che le vuole bene e che quando sarà più grande giocherà con lei.

Anche oggi, seduto accanto a me sul divano, Elia osserva curioso Camille.

«Papà, secondo me Cami ha fatto di nuovo la cacca. Fa puzza» mi dice, guardandola schifato.

«Mi sa che hai ragione» dico, annuendo. «Andiamo a cambiarla?».

Il piccolo annuisce e mi segue in bagno. Cambio e pulisco Camille. Neanche vedere tutta questa cacca è piacevole, ma faceva parte del pacchetto. Amo mia figlia e accetto la sua cacca.

Nel momento esatto in cui torniamo in soggiorno, Astrid varca la soglia di casa. Ha le mani piene di sacchetti di plastica contenenti pannolini. Non me lo sarei mai aspettato, ma ogni giorno sciupiamo decine e decine di pannolini.

«Ciao amore» dico non appena la vedo.

«Sono stanchissima» dice, appoggiando le buste per terra.

«Mammaaaaa» urla Elia, andandole incontro per farsi prendere in braccio.

«Non sarai di nuovo incinta, vero?» chiedo, scherzando e facendole segno di venirsi a sedere accanto a me.

«No, scemo. Ero meno stanca quando lavoravo» afferma, sedendosi al mio fianco con Elia in braccio.

Ovviamente il suo sguardo viene catturato subito da Camille che sembra sorriderle quando la vede. E anche lei le sorride. Sembra brillare di luce propria. La ama incondizionatamente.

Ha ragione, da quando è in maternità non si è mai fermata per un momento. Si è occupata dei bambini a trecentosessanta gradi e della casa. E di me, perché anch' io ho bisogno delle sue attenzioni. Automaticamente porto una mano sul suo collo e inizio a massaggiarla con una mano. Astrid si scioglie sotto il mio tocco.

«È bellissimo, Jase» mormora, chiudendo gli occhi e rilassandosi.

È bellissima quando si abbandona alle sensazioni. Più la guardo è più mi tornano i mente i ricordi di quest' ultimo anno.

Il tuo cuore lo porto con meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora