Capitolo 84

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Jason
«Matt, devi aiutarmi. Non riesco a rintracciare Astrid» sbraito, agitato, al telefono.

«Amico, sta' calmo. In che senso non riesci a rintracciarla?».

«Non la sento da ieri sera. Le ho mandato diversi messaggi e non ha risposto e quando la chiamo il suo cellulare squilla a vuoto. Devi andare a casa nostra e accertarti che stia bene».

Il panico inizia, minuto dopo minuto, a farsi strada nella mia mente. Il solo pensiero che possa esserle successo qualcosa mi manda fuori di testa. E il fatto che non posso far nulla a causa dei chilometri che ci separano mi manda in bestia. L' ultima volta che l' ho lasciata da sola non l' ho più rivista per tre anni e adesso la paura che possa ricapitare è palpabile. È sola e senza nessuno a prendersi cura di lei. Riprometto a me stesso che questa è l' ultima volta che la lascerò da sola a casa. O verrà lei con me o non mi occuperò mai più di aziende fuori New York.

Un altro pensiero ancor più terrificante mi balena davanti agli occhi. Elia? Se fosse successo qualcosa al mio piccolino? Forse Astrid si starà prendendo cura di lui...

«Sei sicuro di non stare esagerando? Questa mattina sembrava tranquilla. Magari sarà fuori casa e non sentirà il cellulare. O in macchina e non può rispondere».

«Matt, per favore devi andare subito» lo imploro.

«Ma certo, Jase. Se questo può farti stare meglio andrò. Tieni il telefono a portata di mano. Ti avviserò se riesco a rintracciarla» mi rassicura.

«Grazie, Matt. Sei un vero amico. Io chiederò a Veronica se ha notizie di Astrid».

Chiudo la chiamata con Matt e mi precipito verso l' uscita dalla camera per raggiungere quella di Veronica. Voglio vedere se anche lei non ha notizie della sua amica. Non faccio in tempo a mettere un piede fuori dalla soglia che vengo bloccato da una figura femminile in accappatoio.

«Jason» squittisce. «Stavo giusto venendo da te».

«Mrs. Muller, in questo momento sono davvero impegnato» dico di fretta, cercando di passarle accanto.

Lei si scosta bloccandomi il passaggio. Che cosa diavolo sta cercando di fare? Oltre ad essere abbastanza inopportuna mi sta decisamente facendo perdere minuti preziosi.

«Jason, Jason, Jason. Ancora ti ostini a chiamarmi per cognome e mantenere le distanze» dice con un tono di voce più basso.

«Senta, ho davvero da fare. Le sarei grato se mi lasciasse passare.

«Sono venuta da te solamente perché mi si è rotto l' asciugacapelli. Mi chiedevo se potevi prestarmelo».

«L' etichetta del phon è munita di numero di cellulare per la manutenzione degli elettrodomestici» dico, spazientito. Questa donna mi sta seriemente dando sui nervi e non cerco neanche di nasconderlo ai suoi occhi.

«Ho già chiamato i tecnici e mi hanno informato che arriveranno nel tardo pomeriggio».

Espiro ed inspiro per calmare la rabbia che mi bolle dentro e soprattutto faccio il possibile per tenere a freno i nervi e non cacciarla via a calci in culo. In questo momento ho cose più importanti di cui occuparmi.

«Il bagno è da quella parte. Non è necessario che mi riporti indietro il phon. A me non serve» dico.

Apro la porta per farla entrare e raggiungo velocemente la camera di Veronica.

«Hai la faccia sconvolta, Jason» mi dice, lasciandomi entrare.

La guardo per un momento e capisco che anche nella sua espressione c' è qualcosa che non va. «Tu non sei da meno» dico.

Il tuo cuore lo porto con meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora