Capitolo 25

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Jason
Racconto tutto l'accaduto a Matt che, almeno questa volta, ha la decenza di stare zitto e ascoltare tutto in silenzio. È totalmente incredulo.

«Adesso si spiega la porta chiusa» afferma Matt, sovrappensiero.

«Non riesco a guardarla per più di qualche secondo. Come farò a lavorarci ogni giorno assieme?».

«Ecco perché mia madre mi ha raccomandato di non licenziare Astrid. Lei ha bisogno di questo lavoro perché ha un bambino da mantenere» afferma.

Io non ci avevo neanche pensato. Cioè, la frase "la segretaria è intoccabile" può significare tante cose e Luaren era sicuramente a conoscenza di Elia. Ma sapeva che era mio figlio?

«Tu non sapevi niente, giusto? Perché Veronica lo sapeva e non ha detto nulla» asserisco.

«Non mi ha detto niente. Lei mi piace, ma non abbiamo quel tipo di rapporto. Ci scherzo e sembra farle piacere, ma niente più. Mi sa che la cosa non è reciproca».

«Io non ne sarei così tanto sicuro. Con te sembra un'altra persona. A me, se può evitarmi, mi evita».

Cerco di sviare il discorso, ma non funziona perché Matt sembra interessato all'argomento, parecchio.

«Amico, non lo so. Adesso cosa pensi di fare con Astrid?».

«Proprio niente. Lei è per i fatti suoi e io per i cazzi miei. Mi occuperò solo del bambino. Le darò una mano con la maggior parte delle spese, ma noi due ormai siamo ognuno per la nostra strada. Voglio mantenere un rapporto civile con lei perché non voglio turbare il bambino. Ieri sera mi è scappata la pazienza. Ho urlato come un pazzo e abbiamo svegliato il bambino».

«Non avresti dovuto».

«Ho sbagliato e non succederà più. Lei mi ha detto che meritavo di non saperlo e non c'ho visto più. Ero schioccato tanto quanto lei. Dopo tutto quello che... dopo quello che ho dovuto affrontare. Ho rischiato di non conoscere mio figlio. Mai".

Da solo ho dovuto nuotare e provare a tornare su.

Matt è a conoscenza della mia situazione e da un lato capisce il motivo per cui mi è scappata totalmente la pazienza. Forse è stato anche per questo che sono scattato, no? Certe azioni fanno più male quando sono fatte dalle persone a cui tieni. E nel mio caso, Astrid è molto importante per me -nonostante tutto- per questo non me lo sarei mai aspettato di aggredirla verbalmente in maniera così impetuosa. La amo ancora, ma spesso amarsi solo non basta affinché due persone stiano insieme. Adesso abbiamo un bambino che farà in modo che le nostre vite siano sempre a stretto contatto, ma non si incontreranno mai.
Per me ormai la porta è chiusa.

Decidi di "spegnere il cervello" e mi immedesimo nel lavoro con tutto me stesso. Gli incontri con i clienti mi distraggono leggermente, ma la voce di Astrid, dall'altro lato del telefono è sempre in agguato. Neanche il lavoro serve a zittire le voci dei problemi che mi ronzano in testa. Perché la prima causa della mia distrazione è proprio dietro quella porta.

Astrid
Sono in una bella situazione di merda. Devo vedere Jason tutti i giorni a lavoro, ma lui non mi saluta e mi chiude la porta in faccia. Inoltre, mi ringrazia a malapena quando gli passo le telefonate e non so ancora come si concluderà questa giornata. Il tempo sembra non passare mai e il suo comportamento mi sta ferendo. Per questo sono combattuta nel chiedergli se vuole passare dal nido con me.
Voglio avere un rapporto con lui, anche se è evidente lui non vuole avere niente a che fare con me. Non sono pronta a lasciarlo andare. Non lo sono mai stata. Sono davvero dispiaciuta e pentita delle mie azioni. Meritava di sapere di Elia e adesso, voglio rimediare. Iniziando dal chiedergli di venire con me. Non mi sembra il caso mandarglielo da solo. Il bambino potrebbe stranirsi e gli insegnanti non lo conoscono e non sono neanche sicura che voglia davvero farlo.
Vuole far parte della vita di suo figlio e sono assolutamente d'accordo. Questa mattina si è goduto 'le gioie di dar da mangiare ad un bambino di due anni', tra un po' gli mostrerò il posto in cui gioca Elia ogni mattina. A meno che non abbia cambiato idea e si rifiuti e se vuole può restare a pranzo da noi. Un po' pretenzioso da parte mia, ma glielo chiederò lo stesso.

Busso piano alla porta del suo ufficio, ma a rispondere è Matt e nel frattempo la apro.

«Ehm, Jason» inizio. «Potrei parlarti un secondo?».

«Certo, io stavo per andarmene. Entra pure Astrid» mi invita Matt.

«In realtà, sono impegnato».

Ci rimango male, quando mi dà quella risposta secca senza guardarmi in faccia, ma tanto vale fare un altro tentativo e dico: «Volevo dirti che sto andando a prendere il bambino al nido. Mi chiedevo se... se magari.. sì, insomma, ti andrebbe di venire».

Non cerco di nascondere la cosa a Matt, anche perché credo che già sappia tutto. Comunque con quest'ultima frase attiro la sua attenzione.

«Sì. Sono da te tra un attimo».

Non se l'è fatto ripetere neanche mezza volta, ma ci ha messo mezzo secendo a sbattermi fuori dal suo ufficio. Al che, sento Matt dire: «Davvero molto delicato».

«Mi è uscita male. Non riesco a far finta che non sia successo nulla. Per adesso sono così. Prendere o lasciare ».

E poiché non voglio lasciare, mi faccio da parte e lo aspetto. Lo aspetterò su tutti i fronti, lo aspetterò per sempre, anche se dovessi morire con il rimpianto di non averlo mai più avuto.
Siamo stati insieme troppo poco tempo, ma il tanto che è bastato per farmi impazzire d'amore per lui. Le stesse emozioni che non si sono mai spente in tre anni e che provo ogni volta che lo vedo. O come l'altro giorno, quando mi ha baciata. Quel bacio che ci siamo dati a casa mia mi ha letteralmente sconvolta, facendomi credere che davvero potevamo ricominciare.

Qualche minuto dopo, ci incamminiamo verso l'asilo a piedi, completamente in silenzio. La tensione è palpabile, ma quando cerco di dire qualcosa, lui prende il cellulare e inizia a fare altro.

«Jason, so che ho sbagliato, ma ti prego, parlami. Ci sto male».

«È buffo sentirlo dire da te, dopo il modo in cui ti sei comportata. Comunque, non voglio litigare e non voglio farmi vedere da nostro figlio con la faccia sconvolta dalla rabbia. Perché, credimi Astrid, il pensiero di ciò che hai fatto mi fa ancora innervosire e non poco»

Sentirlo parlare di nostro figlio mi riempie il cuore di gioia, quella gioia che proverei se fossimo una vera famiglia, ma siamo solo due sconosciuti che condividono un bambino. Da parte mia c'è amore nei suoi confronti, da parte sua una bomba ad orologeria fatta di rabbia che, al solo passo falso, è pronta ad esplodere.

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