Capitolo 54

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Astrid
Interrotti sul più bello. Justin stava per baciarmi e io gliel'avrei lasciato fare, molto volentieri. Poi è arrivato Jason, interrompendoci. Il suo viso era quasi deformato dalla rabbia quando ha visto la mia mano intrecciata a quella di Justin. Non l'ha dato molto a vedere, ma me ne sono accorta, affrettandomi a sciogliere il contatto più in fretta possibile. Mi sono sentita in colpa per quello che stavo per fare. Provo ancora dei sentimenti - che non sono mai spariti - per lui e forse è stato meglio così. Del resto, è la prima uscita e non è da me baciare uno sconosciuto. Ma di una cosa sono totalmente certa: ho intenzione di "ridisegnare" la mia vita e voglio rifarlo con Justin.

Dopo aver salutato Justin e avermi chiuso la porta alle spalle, vado in camera a controllare Elia, che trovo addormentato proprio in mezzo al letto. Sento i passi di Jason alle mie spalle, ma non ha ancora detto una parola.

Raggiungo l'armadio per prendere il pigiama e osservo Jason, in piedi, in mezzo la stanza, che mi osserva. Non parla e non ha intenzione di andarsene.

«Dovrei cambiarmi» dico, ovvia.

«Cambiati, mentre ascolti cosa ho da dirti». E ancora non accenna a smuoversi.

«Non qui. Rischiamo di svegliare il bambino. Posso avere un po' di privacy, per favore?» chiedo.

«Sì, scusa. Ti aspetto sul divano».

Quando esce dalla camera mi cambio velocemente e mi chiudo la porta alle spalle e lo raggiungo, sedendomi accanto a lui che, nel frattempo, sta facendo zapping.

«Allora?» chiedo.

«In quel dottore c'è qualcosa che non va» afferma, guardando lo schermo dritto di fronte a lui.

Una risata sarcastica mi parte dal fondo dello stomaco e finalmente si degna di guardarmi in viso. «E sentiamo, da cosa lo deduci?».

«Dal modo in cui ti guarda. Sembra quasi che ti volesse...», agita un po' le mani in aria, come se non gli venisse il termine adatto. «Non lo so, come se ti volesse mangiare».

«E cosa c'è di male, scusa? Non mi sembra una cosa cattiva. Anzi, vuol dire che è interessato» affermo.

Justin si è comportato da perfetto gentiluomo venerdì e anche questa sera. Abbiamo qualcosa in comune e mi stupisco dal modo in cui mi sono trovata così a mio agio in sua compagnia. Inoltre, mi ha riempito di complimenti dal primo momento in cui ci siamo conosciuti e mi ha trattata da principessa per tutta la sera. E, a quanto mi dicevano Brad e Jason stesso, mi lanciava anche occhiate furtive quando ci incontravano al nido. Quindi sì, dà tutta l'impressione di essere interessato. E non vedo perché pensarla diversamente.

«Non dire cazzate» afferma, ridendo beffardo. «Ti vuole solo scopare».

Mi blocco, osservandolo in silenzio per capire cosa gli passa per la testa. Quindi dovrei pensare che, quel poco tempo che sono stata con lui, mi voleva solo per il mio corpo. Tutto quello che diceva di provare per me, era tutto dettato dall'attrazione fisica. Me l'ha detto anche qualche settimana fa quando ero nella sua stanza: «Questo non cambierà le cose tra noi». Quella sera voleva solo scoparmi e poi arrivederci e grazie. È evidente che paragoni tutti gli altri uomini a sé stesso.
Continua ferirmi, nonostante ho accettato il fatto che lui non voglia stare con me. Quando tutto sembra andare decentemente tra noi, lui è sempre pronto a dire qualcosa per ferirmi. Distolgo lo sguardo perché non riesco quasi a trattenere le lacrime.

«Certo che hai una bella opinione di me» dico, quasi rassegnata.

Sono stanca di parlare con i sordi. Sono stufa di far capire le cose a qualcuno che non vuole stare a sentire.

«Piccola, scusami. Io non volevo dire quello che ho detto. Ovviamente tutto questo non ha a che fare con te. È lui il problema» dice in un sussurro.

Non capisco se è sincero oppure no. E anche il solo sentirmi chiamare "piccola" mi fa stare ancora più male. Perché mi riporta in mente tutto ciò che pensavo di avere di bello.

«Mi consideri meno di niente. Pensi che sia solo un corpo che cammina, pronta a vendermi, anzi, a regalarmi, al primo che passa. Che sono ingenua e incapace di badare a me stessa. Inoltre, mi fai capire che non sono stata altro che questo per te. Cos'è, credi che non sia degna di stare con qualcuno? È così difficile credere che interesso a un uomo come Justin?».

Jason
«Mi consideri meno di niente. Pensi che sia solo un corpo che cammina, pronta a vendermi, anzi, a regalarmi, al primo che passa. Che sono ingenua e incapace di badare a me stessa. Inoltre mi fai capire che non sono  stata altro che questo per te. Cos' è, credi che non sia degna di stare con qualcuno? È così difficile credere che interesso a un uomo come Justin?».

Non dico mai la cosa giusta e questa volta mi sa che l'ho fatta davvero grossa. Il tono con cui Astrid ha pronunciato quelle parole mi fa accapponare la pelle. Il suo tono monocorde è freddo, distaccato, fiacco, indifferente e apatico. Potrei elencare altri mille aggettivi per descrivere ciò che leggo nel suo volto, che può essere descritto con una solo parola: dolore.

La ferisco in continuazione, senza volerlo. Ma è ovvio che ha frainteso tutto. Mi esprimo come un libro chiuso, ma questo solo perché sono accecato dalla gelosia. Non mi sognerei mai di pensare che Justin è troppo per lei. Anzi, tutto al contrario.

«No, piccola, mi sono espresso male. Non penso assolutamente questo. Sei la persona più bella che io abbia mai conosciuto. Sia dentro che fuori. Tu sei troppo perfetta per lui. Puoi avere di meglio nella tua vita».

«E tu che ne sai di cosa è meglio per me?» chiede, con un tono di voce un po' più alto di prima.

«Lo so perché ti conosco! Ehi, baby guardami» le dico, alzandole il mento. Vedo nei suoi occhi, lacrime che riesce a stento a trattenere. «Non ti ho detto quello cose perché ho poca stima di te. L'ho fatto perché non voglio che tu soffra. Non voglio che qualcuno ti ferisca».

«Già. Per quello tu hai l'esclusiva» afferma, alzandosi e lasciandomi da solo.

I suoi occhi inespressivi sono l'ultima cosa che vedo. I brividi mi percorrono tutto il corpo perché, per la prima volta in questi mesi, credo di averla persa veramente. 

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