Insicurezze

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Due mesi dopo.

Astrid
«Sembrerò una balena spiaggiata» affermo mettendo in broncio, rotolandomi ancora un po' tra le morbide lenzuola del resort.

Quando Jason e io abbiamo deciso di trascorrere una settimana nei Caraibi, non avevo preso in considerazione che la mia pancia non avrebbe smesso di crescere, anzi, mi sento ogni giorno sempre più gonfia. Siamo qui da un giorno e l' ultima cosa che vorrei fare adesso è mettermi un bikini per andare in spiaggia. Jason sembra entusiasta invece, ancor più perché freme all'idea di portare al mare per la prima volta Elia, che adesso dorme nella culla accanto.

«Potete andare da soli, sul serio. Io starò qui a rilassarmi e a guardarvi da lontano mentre mangerò un'intera coppa di gelato».

«Credi davvero che ti lascerò tutta da sola, qui senza potermi godere lo spettacolo del tuo splendido corpo?» chiede Jason, inarcando un sopracciglio e raggiungendomi sul letto.

«Ma che marito stupido! Hai la possibilità di osservare ragazze con la pancia piatta e mezze nude per tutta la mattinata e tu pensi a tua moglie incinta?».

«Lì fuori non c'è nessuno che valga la pena di essere ammirata. Questo» dice, accarezzandomi il pancione, «l'ho fatto io. Ed è la seconda cosa più bella che abbia fatto in vita mia».

Le sue parole mi fanno venire le lacrime agli occhi. Jason mi parla con devozione, come se fossi preziosa per lui. Da quando stiamo di nuovo insieme, non ha fatto altro che prendersi cura di me ed Elia. Adesso che sono incinta è "peggiorato". Le sue premure nei miei confronti sono triplicate e contemporaneamente fa di tutto per non far sentire Elia "dimenticato". Il bambino, comunque, non sembra risentirne dell'arrivo della nuova sorellina. E la maggior parte del merito ce l'ha Jason, che gli sta già insegnando che: «La sorellina sarà bellissima, quindi va amata e protetta. E soprattutto, bisogna tenere d'occhio tutti i maschiacci che le vorranno mettere le zampe addosso». Certo, fare determinati discorsi ad un bambino, adesso mi sembra un po' prematuro, ma in fin dei conti sarà necessario per il futuro.

«Sei dolce, Jase. Ma, sul serio, non voglio venire» affermo, tirando su col naso, cercando - invano - di non far fuoriuscire le mie lacrime.

«Perché piangi, piccola?» chiede lui, stringendomi in un abbraccio.

«Non piango» affermo tra le lacrime. «Sono gli ormoni. Vedi, non riesci nemmeno ad avvolgermi tutta. Sono enorme. Gigantesca. Una balena gigante!» esclamo, scoppiando a piangere, coprendomi il volto con le mani.

«Sei bellissima, Astrid. Sei la donna più bella che io abbia mia visto» mi rassicura Jason, prendendo le mie mani e intrecciando le dita alle sue. «Ehi, guardami. Ti ho vista in condizioni peggiori».
Sorrido perché ha ragione.
«E ti posso assicurare che se scenderai con me in spiaggia, sarai la balena più bella dei Caraibi».

Scoppio a ridere alla sua battuta e lo abbraccio, stringendolo forte a me. Lo amo per questo motivo: ha sempre una parola di conforto, una battuta sempre pronta per rompere i momenti di sconforto che in questi mesi sembrano essere sempre presenti.

«Allora, se mi dai due minuti, vado in bagno a cambiarmi» dico, alzandomi dal letto.

«Mi sa che ti darò una mano» afferma Jason, seguendomi in bagno, chiudendosi la porta alle spalle.

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