Capitolo 81

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New York, Aprile.

Astrid
Gli ultimi tre giorni sono stati praticamente un inferno. Il mio bilocale è stato letteralmente invaso da scatoloni contenenti la mia roba e quella di Elia, pronti per essere trasferiti nell' attico di Jason. Devo dire che la sua proposta di una convivenza mi ha lasciata, in un primo tempo, spiazzata. Tutto mi sarei aspettata e non una proposta del genere. E dopotutto ha ragione: già conviviamo ma non abbiamo un posto tutto nostro. Abitiamo in entrambi i nostri appartamenti e la soluzione più pratica era quella di andare a vivere insieme. Avevo proposto di abitare da me. Avremmo avuto un spesa in meno – cioè quella dell' affitto – ma Jason ha insistito dicendo che da lui saremmo stati più comodi e che l' affitto era una spesa che non avrebbe influito minimamente alla fine del mese.

Abitiamo insieme da un giorno e anche Elia ne è felicissimo. Ha una cameretta tutta per se dove, oltre i giochi che suo padre ha comprato per lui, ha aggiunto anche quelli che già possedeva. Sembra abbastanza contento, considerando il fatto che adesso dorme da solo.

Anche Jason e io siamo felicissimi. Lui non vedeva l' ora di avermi tutta per se e per me è stato lo stesso. Avere una camera tutta nostra è stato perfetto per la nostra privacy. Anche se non posso dirlo con certezza, perché dopo un giorno nulla è dato per scontato. Comunque i primi risultati li abbiamo avuti.

La notizia della convivenza è stata presa con entusiasmo da parenti e amici. Penny ha sclerato al telefono quando lo ha saputo e quel giorno, con la sua allegria, ha contagiato pure me.

In questi giorni ho anche preso dei permessi al lavoro, così come anche Jason. Matt è stato permissivo solo perché è stato convinto da Veronica che mi sostituirà durante la mia assenza.

Asciugo una goccia di sudore dalla fronte con il dorso della mano. Inizio ad accusare la stanchezza causata dagli scorsi giorni passati ad impacchettare le ultime cose.

Guardo Jason che – al contrario – non sembra aver risentito della stanchezza nemmeno un pochino.

«Se sei stanca puoi riposarti un po', piccola» mi suggerisce, facendomi l' occhiolino.

Gli sorrido grata e, quando gli passo accanto per raggiungere la macchinetta del caffè, gli do un bacio sulla guancia. So che non dovrei berne, ma mi serve per sopprimere il sonno.

Inserisco la cialda nella macchinetta e attendo con pazienza che i caffè siano pronti.

«Tieni» dico, porgendo la tazzina a Jason. «Fa' una pausa anche tu».

«Grazie, baby. Non so come farei senza di te» afferma.

«Lo so. Saresti completamente perso» dico, sorridendo e facendo sorridere anche lui. «Ascolta, che programmi abbiamo per questa sera? Asia mi ha invitato a cena da loro visto che entrambi i nostri appartamenti sono sottosopra».

«Per questa sera non ho nessun programma, quindi puoi dirle che andremo da lei. E poi ho una bella notizia per te. E per me, ovviamente».

Lo guardo in attesa che parli subito.

«E dai, Jase. Muoviti!» lo incalzo, spazientita.

«Sei bellissima quando ti indisponi. Allora, ho chiamato personalmente la Mo.Ne.Y ltd. e sono riuscito a spostare l' appuntamento. Quindi la bella notizia è che saremo tutti insieme per il compleanno di Elia».

«Ma è fantastico, Jase!» esulto, buttandogli le braccia al collo.

«Però dovrò comunque andare ad Atalanta. Domani».

«Cosa? Perché domani?» dico, contrariata, staccandomi dal suo abbraccio. Immaginavano che fosse tutto troppo bello per essere vero.

«Perché stanno accelerando alcuni processi interni e l' insediamento del nuovo Amministratore delegato avverrà domani stesso. Domani dovrei riuscire a far tutto ed eviterò persino di andarci una seconda volta. Quindi, non solo devo partire domani, ma devo farlo anche all' alba. E questa volta mi devo fermare per almeno quattro giorni. Forse pure cinque».

Sbuffo irritata perché, non solo deve partire subito dopo il mio trasferimento a casa sua, ma deve rimanere fuori anche più del solito. Non abbiamo avuto neanche il tempo di andare a convivere che rimango già da sola.

«Non fare così, piccola. Quattro giorni passano in fretta» mi rassicura, accarezzandomi i capelli. Mi rilasso, abbandonandomi al suo tocco delicato.

«Lo so, Jase. Ma neanche il tempo di abituarmi alla nuova casa e già vai via. Mi sentirò da sola. Potrei rimanere qui in quei giorni e...».

«Assolutamente no! Abbiamo portato quasi tutto nell' attico. Qui hai solo il letto, Astrid. Per non parlare del fatto che abbiamo già dato la disponibilità per vendere l' appartamento. Questa sera dobbiamo andare in agenzia a consegnare le chiavi».

Sbuffo ancora per la frustrazione. Mi salgono persino le lacrime agli occhi e non riesco nemmeno a trattenerle. Conosco benissimo questa sensazione... la stanchezza, il sonno, le emozioni impazzite... Avevo in mente di dirglielo questa sera. Ma non voglio condividere con lui quest' emozione sapendo che poi non possiamo gioirne assieme. Aspetterò il suo ritorno da Atlanta e per ora me ne sto da sola con il mio ritardo di quindici giorni, nell' attesa che quattro giorni passino in fretta. 

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