La proposta

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Jason
Prendo Astrid tra le mie braccia e la faccio volteggiare in aria per tutta la stanza. La splendida notizia che mi ha appena dato, mi ha reso l'uomo più felice della terra. Il solo pensiero, che da lì a nove mesi, diventerò di nuovo padre mi rende ancora più felice. Farei di tutto per Astrid e per i nostri figli. Già immagino come sarà vivere la vita che verrà. Vivrò in prima persona la gioia di veder nascere una vita. Vivrò quello che mi sono perso durante la sua prima gravidanza. Vedrò Astrid cambiare sotto i miei occhi, vedrò una piccola vita crescere dentro di lei, vedrò nascere mio figlio, lo crescerò e potrò godermelo fin dal suo primo giorno di vita. Mettendola giù, le dico tutto, sperando di riuscire a trasmetterle tutta la felicità che mi ha dato pronunciando quella sola frase e poi, senza pensarci, parlando di impulso, guardandola con amore dritta negli occhi, le chiedo l'ultima cosa che ci rimane da fare.

«Sposami» dico.

I suoi dolci occhi mi sorridono felici, ma in poco tempo il sorriso le muore dalla labbra. In un movimento repentino, Astrid mi scansa e si dirige in bagno con la mano che le copre la bocca. La seguo e la trovo china sul water mentre vomitava ciò che è stato della colazione.

Non credevo che una proposta di matrimonio l'avrebbe fatta reagire in questa maniera. Anche perché credevo che le donne adorassero le proposte di matrimonio. Non pensavo che alla mia Astrid avrebbe fatto schifo.

La raggiungo, chinandomi in moda da poterle tenere i capelli dietro la nuca e le porgo un po' di carta igienica per pulirsi la bocca.

«Non so nemmeno se devo prenderla come un' offesa, baby» dico per sdrammatizzare. Non dico sul serio, ma un po' ci sono rimasto male.

«No!» esclama, guardandomi e asciugandosi le lacrime provocate dal vomito. «Non è per questo. È la gravidanza, Jase».

Giusto. Quante cose ignoro?!

Aiuto Astrid a tirarsi su e a sciacquarsi il viso e la bocca e, dopo essersi ripresa, la conduco in salotto dove la faccio sedere sul divano. Prendo posto accanto a lei e si accoccola con le gambe piegate sulle mie cosce. Automaticamente gliele accarezzo e lascio che si rilassi. Ma solo una cosa mi preme, non mi ha ancora risposto. Non capisco se se lo sia proprio tolto dalla mente o vuole completamente evitare l' argomento. Ma siccome non riesco a rimanere sul filo del rasoio glielo chiedo di nuovo.

«Astrid» la chiamo. Attirando la sua attenzione faccio ciò che non avrei mai pensato di fare, quindi mi metto in ginocchio e le prendo le mani, baciandogliele. «Mi vuoi sposare?».

La sua espressione è un misto di amore e malinconia. Scioglie il nostro contatto, mi prende il viso con le mani, avvicinandolo al suo e mi dà un leggero bacio sulle labbra. Poi, dolcemente, dice: «No».

No.

Mi prendo un secondo per realizzare. No. No significa che non vuole diventare mia moglie.

«Cosa significa "no"?» chiedo, deluso.

«Vuol dire che non voglio che mi sposi solo perché sono incinta» sussurra.

La guardo per un attimo in silenzio e capisco che le sfugge un particolare. Davvero pensa questo? Scoppio a ridere e mi lancia uno sguardo accigliato.

«Aspetta un attimo qui» dico, alzandomi per andare a recuperare l' anello che avevo acquistato qualche mese prima.

Quando ritorno da lei, la trovo in piedi. Prendo la scatolina e la apro, mostrandole cosa c' è al suo interno. Il suo splendido volto e stupito e alcune lacrime rischiano di sgorgarle dagli occhi.

«Questo l' ho comprato il giorno dopo che ci siamo rimessi assieme» dico, provocando il suo primo singhiozzo. Le asciugo una lacrima e vado avanti. «Ho sempre saputo di volerti sposare. Ho sempre visto solo e soltanto te nel mio futuro e se ti sto chiedendo di sposarmi non è perché sei incinta, ma perché ti amo. Non ti sto chiedendo di farlo domani. Ma voglio che un giorno diventi mia moglie. Voglio passare il resto della vita con te e con i nostri figli. Ma voglio la sicurezza che anche tu mi voglia nella tua vita».

Guardandola riesco a leggere tutte le emozioni che le attraversano il viso. Le lacrime adesso scendono copiose sul suo volto. «Quindi, Astrid Allen, mi concederesti il grande onore di diventare tuo marito?».

«Sì» esclama, buttandomi le braccia al collo.

Non posso fare altro che ricambiare il suo abbraccio, stringendola forte al mio petto.

«Ti amo così tanto, Jase» sussurra, tra un singhiozzo e l' altro.

«Ti amo anch'io piccola».

Una cosa è certa: non la lascerò mai più andare. E, mettendole l' anello al dito la rendo mia per sempre.    

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