Jason
Mi dispiace vedere il volto ferito di Astrid quando le sbatto in faccia i suoi errori, ma non riesco ad essere meno duro con lei. Voglio che capisca quanto è stata grave la sua azione e quanto profondamente mi ha ferito.
Continua a ripetere che le dispiace e le credo, ma il mio pensiero va sempre a quel bambino nascosto che non avrei mai potuto conoscere. Stento a contenere la rabbia che monta dentro di me. In particolar modo perché è stata lei la fonte della mia delusione. La donna che io ho deluso profondamente, mi ha colpito alle spalle senza pensarci.Non le parlo da questa mattina e, nel tragitto dal lavoro al nido, prende lei per prima la parola.
«Jason, so che ho sbagliato, ma ti prego, parlami. Ci sto male».
«È buffo sentirlo dire da te, dopo il modo in cui ti sei comportata. Comunque, non voglio litigare e non voglio farmi vedere da nostro figlio con la faccia sconvolta dalla rabbia. Perché, credimi Astrid, il pensiero di ciò che hai fatto mi fa innervosire, e non poco».
Le lancio una breve occhiata, tanto che basta a farmi vedere che annuisce e asciuga una lacrima che le riga il viso.
Questo è quello che non vorrei vedere perché, nonostante sia arrabbiato e deluso, mi dispiace vederla in questo stato. Vedo che sta soffrendo anche lei, ma non riesco a comportarmi diversamente. Ho un blocco che non mi permette di andare avanti con lei. Forse un giorno le cose si sistemeranno, ma al momento voglio solo instaurare un bel rapporto con mio figlio. Consapevole del fatto che lei ci sarà sempre.
Seguo Astrid fino all'asilo e mi accorgo da solo che la mia espressione cambia quando vedo Elia. Ecco da dove nasce la mia rabbia: quando vedo questo bambino –il mio bambino- penso sempre a quanto tempo mi è stato negato di passare con lui.
Sento la mia espressione cambiare quando vedo l'amore che lo lega alla madre. Come la chiama «mammina» e come la riempie di coccole tra le sue braccia.
Mi scoppia il cuore di gioia quando Elia mi vede e urla il mio nome. Sono colpito da fatto che si ricordi di me. Ci siamo visti questa mattina, sì. Ma c'erano parecchie probabilità che non si ricordasse.
«Ciao, piccolino» lo saluto, toccandogli la guancia e sorridendogli a mia volta.
I suoi occhietti luccicano di felicità e sono spiazzato nel momento in cui allunga i braccini per farsi prendere in braccio.
Che dovrei fare adesso?
«Dai, prendilo. Vuole essere preso in braccio» mi incoraggia Astrid.
Avevo capito le intenzioni del bambino. Ma come devo fare? Cioè, non ho mai tenuto in braccio un bambino prima d'ora, ma voglio provarci, perché non voglio deludere mio figlio la prima volta che mi chiede qualcosa.
Allungo le mani nella sua direzione ed Elia mia si butta addosso, baciandomi sulla guancia. Sono stupito dall'affetto che mostra, nonostante sia la seconda volta che mi vede.Astrid mi guarda con malinconia. Vedo nei suoi occhi... speranza?
«Così?» chiedo, incerto se sto facendo bene o meno.
«Sì» sussurra. Continua a fissarmi. È così vicina che la bacerei. Ma a cosa servirebbe? Non posso buttarmi tutto alle spalle. Baciarla non risolverebbe niente. Distoglierebbe la nostra attenzione dai problemi e rimarrebbe tutto in sospeso.
Non voglio dar niente per scontato. E neanche lei dovrebbe farlo. Voglio risolvere tutto, ma per adesso non me la sento.
Ci incamminiamo verso casa mentre ascolto Elia che racconta alla madre di una bambina con cui gioca spesso ultimamente. Non posso fare a meno di sorridere, ma il fatto che continua ad agitarsi tra le mie braccia, mi rende inquieto.
Per fortuna Astrid si accorge della mia difficoltà e si fa porgere il bambino, che non vuole sentire di stare in braccio a nessuno.
«Vuoi camminare, amore?» chiede Astrid, premurosa.
Elia annuisce, da la manina alla madre, ma non inizia a camminare finché non prendo la manina che mi porge .
Astrid
Visti da fuori possiamo sembrare una famiglia felice. Elia saltella mentre cammina. Jason lo guarda con ammirazione e io... be', io sto pensando a quanto sarebbe bello tutto questo se fosse reale, ma la realtà è ben diversa.
I miei sentimenti per lui sono reali. Il fatto che non mi degna minimamente di una sguardo è reale e il suo odio nei miei confronti è palpabile.Sono profondamente delusa da me stessa. L'ho ferito e non lo dimenticherà facilmente. E come dargli torto? Mi sono comportata da vera stronza solo perché mi ha abbandonata ma che, tra parentesi, mi ha distrutta. A quel tempo mi è sembrata la cosa giusta da fare, ma è affrontando i problemi che ti rendi conto di cosa è giusto e cosa sbagliato.
Non sono stata in grado di tenermelo stretto tre anni fa, figuriamoci adesso. Vorrei tutto di lui, ma il modo in cui ha scoperto di avere un figlio è stato selvaggio. Sarebbe cambiato qualcosa se glielo avessi detto io?
Probabilmente no, ma questo non posso saperlo, dal momento che ho fatto tutto al contrario. O meglio, dal momento che non ho fatto proprio niente perché lo ha scoperto per puro caso.Per un momento, poco fa, ero completamente persa nei suoi occhi. L'ho visto nei panni di un padre che voleva far bene il suo lavoro, nonostante la prima incertezza. Non riuscivo a staccare gli occhi dai suoi e per un momento mi è sembrato di vedere nel suo sguardo gli stessi miei pensieri.
L'avrei baciato e non mi sarei mai più staccata dalle sue labbra. Come faccio a soffocare i miei sentimenti in sua presenza?! È chiaro che non vuole avere niente a che fare con me e me lo ricorda ogni qual volta che ne ha la possibilità.
Devo tenerlo ben a mente perché, a un mio passo falso, un suo rifiuto mi farebbe morire e non posso permettermi di cadere ne baratro della depressione, non per l'ennesima volta. Non posso permettermelo per Elia.© TUTTI I DIRITTI RISERVATI.
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Il tuo cuore lo porto con me
Romance✓ 𝗖𝗢𝗠𝗣𝗟𝗘𝗧𝗔 Si dice che il tempo guarisca ogni ferita, ma per Astrid e Jason non basta leccarsele e prendersene cura. Hanno lasciato qualcosa in sospeso, hanno lasciato una storia senza un finale o almeno senza uno gradevole. Due vite nuove...