Capitolo 62

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Astrid
«Mi sembri un po' strano» esordisco.

Sono a cena con Justin, ma tutto nella sua espressione mi fa capire che c'è qualcosa che non va. Continua a guardare il menù, senza prestarmi molta attenzione mentre gli parlo, quindi chiedo: «C'è qualcosa che non va?».

«No, va tutto bene» dice.

Non mi convince questo suo comportamento. Questa sera Justin ha detto sì e no venti parole contate e questo non era mai successo prima d'ora.

«Non ti credo» affermo, decisa.

«Hai ragione» dice, sbuffando irritato. «Ieri sera c'era Jason al Blue Smoke. Ed era parecchio ubriaco».

«E questo cos'ha a che vedere con il tuo muso lungo?».

«Niente. Astrid dal primo momento che ti ho incontrata ho letto nel tuo sguardo che c'era qualcosa che non andava. Avevi quegli occhi così tristi... che però si illuminavano tutte le volte che andavi a prendere tuo figlio a scuola. Mi straniva il fatto che fossi sempre da sola, ma non ho mai avuto il coraggio di venirti a parlare. A volte perché ero spaventato, altre perché credevo che non avessi lasciato avvicinare nessuno a te. Però avevo voglia di toglierti quell'espressione triste dalla faccia, quindi mi sono fatto coraggio e ho deciso di venirti a parlare. Pensavo che forse avrei potuto renderti felice. Poi Jason è spuntato dal nulla e tu sei cambiata. Alternavi momenti di felicità a momenti di tristezza assoluta e mi hai mandato in confusione. Quando ci siamo incontrati quel venerdì sera - dopo aver saputo che tra te e Jason non c'era nulla - ero l'uomo più felice della terra. Finalmente sapevo cosa fare. Ho voluto provarci nonostante sapessi che avrei corso un rischio: sapevo che avrei avuto un rivale. Vedevo il modo in cui lui ti guardava e come tu guardavi lui. Ho voluto buttarmi in questa cosa e nonostante tutto ho voluto provarci perché tu mi piaci, Astrid. Sei bella, giovane, non ti manca nulla! Ovviamente Jason ne è consapevole e ieri sera mi ha accusato di avergli rubato la sua "futura sposa", ti ha chiamata così».

Sposa.

Ricordo ancora quel giorno le parole che Jason mi sussurrò all'orecchio: «Anch' io un giorno ti metterò un anello al dito». Queste furono le ultime parole felici che mi disse prima di lasciarmi. Adesso le ha dette anche a Justin, per quale motivo?
Ho un sussulto a quella frase perché è l'esatto opposto di quello che ha sempre detto a me. Ha sempre ribadito il fatto che si sentiva troppo ferito per lasciarsi tutto alle spalle. Perché adesso dice queste cose?

«Mi ha anche detto che ti ama ancora e che avete passato un momento intimo, l'altra notte. So che non stiamo insieme, ma non voglio né dividerti con qualcuno, né perdere tempo in una cosa a senso unico».

Jason mi ama ancora?

Mi sento come se mi avessero colpito al cuore. Non riesco a credere che il sentimento sia reciproco. Ho sempre pensato di aver sbagliato tutto con lui, ma sono sempre stata confusa dai suoi comportamenti altalenanti e poco chiari. Cosa ci impedisce di stare assieme se ci amiamo? Cosa ci faccio seduta a questo tavolo con un altro uomo?

...avete passato un momento intimo, l'altra notte.

Se n'è accorto anche Jason allora. Abbiamo condiviso dolore, la perdita di nostro figlio. Un piccolo bambino mai nato che ci ha fatto soffrire e ci ha uniti nella sfortuna.
Sono stata in silenzio fino a questo momento perché non riesco a credere a quello che non mi ha mai detto. Ma sento il bisogno di giustificare il concetto di "momento intimo".

«Noi non... noi non siamo stati insieme in quel senso» dico.

Non voglio che Justin pensi male e probabilmente non lo fa perché la sua espressione sembra solo rassegnata. Non c'è un filo di rabbia nei suoi occhi, solo rammarico.

«Anche tu lo ami ancora, vero?» mi chiede.

Annuisco. «Justin, scusami io...».

«Non devi scusarti perché ami un altro uomo. Il padre di tuo figlio, poi. Pensavo che davvero tra noi potesse nascere qualcosa di bello. Sei bella dentro, Astrid e mi dispiace solo non averti incontrata prima. Forse avrei potuto farti innamorare di me e renderti felice. Jason è fortunato ad averti e anche tu lo sei perché vi amate alla stessa maniera».

«Grazie Justin. Anche tu sei una brava persona. Spero che un giorno troverai qualcuna che meriti il tuo cuore».

Jason
Astrid e Justin dovrebbero essere qui a momenti. Questa mattina la mia testa stava scoppiando e, ragionando lucidamente, ho realizzato che ho detto una marea di stronzate. Non sul fatto che amo ancora Astrid o che avevo intenzione di sposarla, ma ho decisamente sbagliato i modi e toni con cui mi sono rivolto a Justin. Gli devo delle scuse e non posso far altro che aspettare che arrivino.

Quando vedo la Bentley arrivare - da masochista quale sono - aspetto che si salutino. Deve entrarmi in testa che ormai per noi non ci sono più speranze.
Justin come al solito va ad aprirle la portiera. Li vedo parlare un po' e poi si abbracciano. Non si baciano e Justin non ha intenzione di salire, perchè si dirige in macchina e, entrando nell'abitacolo, riparte.

Osservo Astrid che guarda l'auto allontanarsi e dopo un po' eccola che spunta dall'ingresso. Il suo volto sembra normale.

«Com'è andata?» chiedo.

«Bene» si limita a dire.

Quindi questo vuol dire che Justin ha tenuto la bocca chiusa su ieri sera. Gliene sono grato.

La osservo mentre si toglie le scarpe e, scalza, raggiunge la camera da letto dove Elia sta dormendo, e la seguo. Dopo essersi accertata che il nostro piccolo dorme e sta bene, ci spostiamo in cucina.

«Rimani qui stanotte?» chiede, poi.

«No, credo che tornerò a casa. Ho un po' di lavoro da sbrigare» dico, ma subito dopo me ne pento.

Avrei potuto dormire sul divano ma la tentazione sarebbe stata quella di andare in camera sua. In realtà, non riuscirei a condividere il letto con lei sapendo che già sta uscendo con qualcun altro. L'altro giorno è stato un momento particolare per entrambi, non riuscivo a pensare lucidamente e quindi mi sono accoccolato al suo fianco quando me l'ha chiesto e poi lei ha fatto lo stesso quando gliel'ho chiesto io. Avevo bisogno di lei. E anche lei di me.

«Senti...» chiede un po' esitante. «Domani hai da fare?».

Scuoto la testa in segno di diniego.

«Volevo andare in centro domani» dice, sempre in imbarazzo.

«Hai bisogno di un passaggio?» chiedo, divertito per la sua esitazione.

È così dolce e bellissima quando esita per chiedermi qualcosa. Non vuole darmi disturbo ma lo chiede perché ha davvero bisogno del mio aiuto. Vorrei che le venisse naturale chiedermi un favore. Qualsiasi cosa. Per lei farei di tutto.

«Sì. Scusa, Jase. Volevo andare a comprare quell'auto di cui ti parlavo e mi serve il tuo aiuto. Non solo per il passaggio, anche per un parere di uomo che se ne intende di macchine e motori. Speravo tanto che tu potessi aiutarmi. Non saprei chi altro chiedere».

E Justin?

Decido di non chiedere di lui e le do immediatamente la mia disponibilità. Ci mettiamo d'accordo sull'orario e quando arrivo a casa mi addormento subito nella speranza che questa notte passi subito per poter passare l'intera mattinata con lei ed Elia. E spero di riuscire a trascorrere con loro l'intera giornata.

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