Capitolo 48

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Jason
Oggi ho avuto un assaggio di ciò che si prova a riempire casa con una famiglia tutta tua. Quello che ho immaginato la prima volta che ho messo piede in questo appartamento, oggi era tutto reale. Astrid ed Elia hanno riempito la mia giornata, portando un po' di felicità nella mia vita e nella mia casa, adesso vuota. Il silenzio è assordante adesso che sono da solo. I pensieri di poco fa si affollano nella mia testa, ricordandomi che quello che ha rovinato tutto sono io. Ho sempre dato la colpa ad Astrid per la nostra situazione attuale, ma è tutto partito dalla mia decisione sbagliata.

«Parli sempre di quanto tu sia ferito, ma ti sei mai fermato per un secondo a riflettere su quanto io sia stata ferita e quanto male tu mi abbia fatto andandotene?».

«Avevo solo bisogno di te, che tu fossi al mio fianco a prenderti cura di me e di Elia».

«Cosa cazzo ne sai tu di quello che ho dovuto passare durante la gravidanza, di quello che ho perso!».

Le parole di Astrid mi tormentano portandomi in mente il suo volto sconvolto, triste e deluso. Non ho saputo nemmeno ribattere perché so che ha dovuto affrontare tutto da sola. Me ne sono andato perché la amavo e volevo solo facilitarle la vita, non pensando minimamente a tutto il male che avrei potuto e ho causato ad entrambi.

«Com'è stato non avere nessun tipo di responsabilità?».

«Com'è stato trovare un bambino cresciuto di cui occuparsi?».

Lei non sa cosa ho dovuto passare io, invece. Non sa che ho fatto tutto per il suo bene e se le cose fossero state diverse, mi sarei preso cura di lei fin dal principio. Per questo le sue parole mi hanno ferito profondamente, come se avesse affondato la lama seghettata di un coltello dritta nel mio cuore. E, incapace di dire una parola, non solo l'ho accusata di rovinare sempre tutto, ma l'ho anche lasciata andare via in lacrime. Anzi, l'ho accompagnata a casa senza provare ad aggiustare un po' la situazione.

***

Lunedì, in ufficio, mi preparo ad affrontare Astrid. La cosa che mi lascia perplesso è la sua indifferenza. Come se sabato non fosse successo nulla. Ho evitato di vederla la domenica solo per lasciarla un po' in pace. Mi rendo conto di essermi comportato da perfetto egoista accusatore, quindi ho creduto che non volesse vedermi. Ovviamente non mi sono fatto sentire per tutta la giornata, nonostante avessi voluto vedere mio figlio. Dal canto suo, Astrid è rimasta anche lei tranquilla e non ho ricevuto né chiamate né messaggi da parte sua. Non la biasimo. L'ho accusata e le ho praticamente vomitato addosso il fatto che mi è impossibile perdonarla. Per questo mi stranizza il suo comportamento.

Questa mattina è entrata in ufficio con un sorriso smagliante e anche vestita abbastanza provocante, come se volesse farmi vedere ciò che mi sto perdendo. Purtroppo lo noto già da solo e per evitare di vederla, cerco di entrare in ufficio prima che posso e mi affretto immediatamente a chiudere la porta

«Ho bisogno che ti fermi in ufficio per la pausa pranzo» esordisce Matt.

«Buongiorno anche a te, socio» lo saluto.

«Dico sul serio, Jase. Abbiamo un appuntamento importante. I fratelli Summers sono molto esigenti e hanno chiesto la presenza di entrambi alla riunione di oggi».

«Va bene. Il tempo che prendo Elia dal nido e sarò in ufficio prima che arrivino».

«No, non ci siamo capiti. Hanno un appuntamento alle dodici e poi li portiamo a pranzo noi. Mi sa che vedrai tuo figlio più tardi».

Sono due giorni che non vedo Elia e non vedevo l'ora che arrivasse il momento per andarlo a prendere al nido. Oltre al fatto di trascorrere qualche ora in compagnia di Astrid. Bene, dovrò rimandare di qualche ora, ma non rinuncerò a vedere due delle persone più importanti della mia vita.

«Okay. Avverto subito Astrid».

A questo punto spero che la riunione non duri troppo.

Più tardi, verso le undici, esco dal mio ufficio per raggiungerla alla sua postazione. La trovo di nuovo con il cellulare in mano. Sul suo volto vedo un lieve sorriso e questa situazione non mi piace. È talmente distratta che non si accorge nemmeno che sono davanti la sua scrivania. Mi schiarisco la voce per attirare la sua attenzione e, quando alza lo sguardo nella mia direzione, sembra quasi in imbarazzo.

«Ehm... Jason!« dice nervosa. «Non ti avevo visto»

«Me ne sono accorto» dico.

«Scusami, ero distratta. Ti serviva qualcosa?» chiede.
Il sorriso sulle sua labbra e la sua tranquillità mi rendono sospetto. Dopo tutto quello che ci siamo detti sabato, mi sembra strano che non provi nessun tipo di rancore nei miei confronti. Da un lato non so cosa pensare, dall'altro credo che evitare discussioni sia la cosa migliore da fare. Dobbiamo andare d'accordo se dobbiamo crescere assieme un bambino.

«No, volevo solo dirti che ho una riunione importante tra un'ora e mi fermerò qui anche dopo pranzo. Posso passare alle sei se per te va bene».

«Okay» dice guardandomi.

Okay. Nulla, nella sua espressione indifferente, mi fa capire che sia un minimo dispiaciuta. Continua a guardarmi come se mi stesse chiedendo in silenzio di andarmene perché non ha più niente da dirmi. Ed è quello che faccio.

«Okay, allora» dico. Me ne ritorno in ufficio e ritorno a lavorare freneticamente. Voglio zittire tutti i pensieri che mi tormentano su di lei, lavorando. Distraendomi più che posso, occupando le mani e la mente. Purtroppo sono distratto dal mio stesso nervosismo e, inoltre, mi becco un cazziatone da Matt. Devo concentrarmi se voglio fare bella figura alla riunione.

***

Più tardi, sono presente alla riunione solo fisicamente. Sono un burattino in balia di pensieri stupidi, tant'è che Matt è costretto a richiamare la mia attenzione più volte. Non ho nessuno spirito di iniziativa in questo momento e parlo solo se sono interpellato. Il mio unico pensiero adesso è quello di vedere mio figlio e sapere cosa frulla nella testa di Astrid. Si comporta come se non fosse successo nulla e non prova nemmeno a rimediare o a sistemare la situazione tra noi. Il suo comportamento distaccato, e allo stesso tempo indifferente, mi insospettisce. È sempre stata - al contrario di me - ben disposta nei miei confronti a trovare un chiarimento. Per cui, non dovrebbe essere difficile farle cambiare idea, quando cercherò di mettere le cose a posto, no?

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