Capitolo 77

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Jason
Astrid e io arriviamo a lavoro in anticipo e ci dirigismo subito nel mio ufficio.
Inalo il suo dolce profumo quando, scostandole i capelli, la espongo totalmente a me. Bacio il suo collo come se fosse il mio dolce preferito. Le mani vellutate di Astrid raggiungono la mia camicia e iniziano a sbottonarla, bottone dopo bottone. Il cuore rischia di uscirmi dal petto. Questi baci mi stanno facendo impazzire. Lei ansima contro il mio orecchio e non perdo tempo a baciarla. Le nostre bocche si fondono il una sola. I suoi morsi mi eccitano e spingo il bacino contro di lei, facendole sentire quanto la voglio. E la voglio in questo momento. Sembriamo due adolescenti arrapati che non vedono l'ora di dare libero sfogo ai loro istinti.

«Sei perfetta» dico, ansimando contro la sua bocca.

«Sei perfetto» dice lei, di rimando.

Accarezzo freneticamente la sua schiena e poi passo alla sua camicetta, imitandola. Sta per succedere e fremo all'idea che succeda. Vedo il suo petto scoperto che non fa altro che farmi eccitare ancora di più. Non faccio in tempo a sbottonare l'ultimo bottoncino che...

«NO! No, no, no! Non contro la mia scrivania!» si lamenta Matt.

«Cazzo» impreco, cercando di nascondere Astrid dietro il mio corpo.

«Perché ci interrompono sempre sul più bello?» frigna lei, iniziando ad abbottonarsi

Sorrido alla sua battuta e la bacio sul naso. La aiuto ad alzarsi e mi abbottono a mia volta la camicia.

«Vado» mi sussurra all'orecchio.

La bacio di nuovo e lascio che torni al suo posto senza mai staccare gli occhi da quel corpo sexy.

Questa mattina, dopo aver lasciato Elia con Veronica, Astrid e io ci siamo catapultati subito in ufficio. In auto non sono riuscito a tenere le mani al mio posto. Eravamo in anticipo di mezz'ora. Credevo che avremmo avuto un po' di tempo per noi, ma non avevo considerato Matt. O meglio, ero talmente estasiato all'idea di stare insieme ad Astrid che ho dimenticato che il resto del mondo esistesse.

Rivolgo la mia attenzione a Matt che adesso mi guarda fisso senza dire una parola. La sua espressione non sembra stupita, anzi sembra un misto tra "lo sapevo" e "era ora!".

«Dimmi» lo esorto a parlare.

«Finalmente, eh?» dice, sorridendomi.

«Sì».

Non so che espressione abbia in viso, ma deve essere qualcosa che somiglia ad un sorriso beota.

«Sono contento per voi. Quantomeno adesso la smetterai di gonfiarmi la testa con i tuoi problemi da adolescente paranoico. Ma Jason, ti giuro che se vi becco a farlo di nuovo sulla mia scrivania vi licenzio»

«Non lo stavamo facendo sulla tua scrivania» ribatto.

«No, ma ci stavate arrivando».

"E che sarà mai?! Io non ti ho detto nulla quando hai braccato Veronica alla sua scrivania. Vedi che anch'io potrei licenziare voi".

«Il discorso è diverso. Noi non abbiamo fatto nulla» si giustifica lui.

«Lo sai quant'è frustrante avere un bambino che ti interrompe sul più bello? E lo sai quanto lo diventa ancora di più quando il tuo socio fa lo stesso?».

Adoro i battibecchi con Matt. Mi ricordano quanto siamo legati e che non mi può licenziare, né io licenziare lui.

Inizio la mia giornata lavorativa, lanciando occhiate continue al di fuori del mio ufficio. E lei è lì che mi aspetta. Ricambia i miei sorrisi e continua a lavorare con professionalità fino alla fine del turno.

Il tuo cuore lo porto con meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora