Capitolo 13

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Astrid
Tutto mi sarei aspettata, tranne ricevere chiamata da parte di Jason. So che deve parlarmi e posso immaginare cosa cosa abbia da dirmi, ma vorrei rimandare la conversazione il più tardi possibile perché ho paura che l'argomento "Elia" possa uscire fuori nel modo sbagliato. Ho sudato freddo nel momento in cui Jason ha sentito urlare il bambino e ho fatto di tutto per zittire mio figlio che continuava a ripetere il nome di suo padre. Per fortuna, in mio soccorso è intervenuto Brad che, con una scusa banale, ha distratto Elia che ha smesso di parlare.

Comunque, ho chiuso la chiamata con Jason in maniera brusca perché iniziava a darmi su i nervi. Distolgo momentaneamente l'attenzione dai miei pensieri per osservare Elia che gioca con Brad. Quando sono assieme non posso fare a meno di pensare a quanto mio figlio sia felice o notare quanto gli sorridono gli occhi. Non voglio immaginare come sarebbe con un padre che lo amerebbe più della sua stessa vita, una figura maschile fissa che gli è sempre mancata, due genitori, anche se non stanno insieme, che si prendono cura di lui.
Devo dirglielo. Devo parlare a Jason di Elia e viceversa. Voglio il meglio per mio figlio, anche se dopo tutta questa storia di certo anche il mio rapporto con Jason cambierà
Cosa mi aspetterà quando dirò tutta la verità su questi tre anni? Cosa ne sarà delle mie speranze? Cosa sarà Jason per Elia? Mi è impossibile farmi certe domande perché nulla è dato per scontato in questa vita.
Inoltre, questa bugia, ha coinvolto anche altre persone. Ho messo nel mezzo persone vicine a Jason, a partire da Asia e Luke; anche Lauren avrebbe potuto dire qualcosa, ma le ho fatto promettere di non dirlo neanche a Matt. Insomma, con Jason così vicino, la cosa potrebbe venire fuori anche involontariamente e non posso permettere che lo venga a sapere da qualcun altro.

***

L'indomani, arrivo in ufficio con un quarto d'ora di anticipo. Con mia grande sorpresa, Jason è già nella hall. Ad aspettarmi?

A quanto pare sì, perché quando mi vede mi chiama subito. «Astrid» dice, venendomi in contro.

«Ciao» lo saluto educatamente. Ho deciso di mettere da parte il rancore stamattina perché, riflettendoci, quella che l'ha combinata grossa in questi tre anni sono stata io. Quindi, dal momento che sono un'adulta posso benissimo comportarmi da persona civile.

Timbro il cartellino e raggiungo la mia scrivania senza aggiungere altre parole, aspettando che sia lui a parlare per primo. Quando sento che mi afferrala mano, intrecciando le sue dita alle mie, il mio corpo va in fibrillazione e rimango del tutto scioccata da quel tocco inaspettato.
Realizzi, con tristezza, che le cose non sono affatto cambiate, per me almeno. Sapevo di amarlo ancora quando l'ho rivisto dopo anni e credo di non aver mai smesso. Poi, avere suo figlio nella mia vita, me lo ricorda in continuazione. E il suo tocco non fa altro che riconfermare l'ovvio. Chiudo gli occhi per un momento, assaporando i brividi di quell'attimo. È incredibile, come un semplice contatto, rivanghi tutto il passato, passato che non ho mai dimenticato, sentimenti che non sono mai scomparsi e persone che oggi non avrei mai creduto che potessero fare parte del mio presente.

Osservo le nostre mani unite prima di sciogliere mal volentieri quel contatto e poi fisso i miei occhi nei suoi.

Jason guarda con aria malinconica, come se fosse dispiaciuto. Solo non mi spiego il fatto che mi guarda e basta. Si dice che il silenzio valga più di mille parole, io questo non lo comprendo ma, nonostante ciò, continuo a fissarlo a mia volta. Gli occhi sono quelli di sempre, il taglio di capelli sembra dargli un'aria più adulta, i tratti del suo viso mi fanno sentire a casa. Bello lo è sempre stato, ma in questi tre anni lo è diventato ancora di più. Sposto il mio sguardo a quelle sue labbra piene perché anche se è passato del tempo provo ancora attrazione nei suoi confronti.
Mi accorgo solo qualche secondo dopo che mi sto mordendo il labbro con forza quindi distolgo li sguardo dalla sua figura e parlo per prima, cercando di uscire da quella impasse: «Volevi dirmi qualcosa?».

Il tuo cuore lo porto con meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora