Capitolo 73

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Jason 
Mi ero quasi abituato a trascorrere ogni momento libero della mia giornata con Elia e Astrid. Mi sembra persino strano essere di nuovo al Blue Smoke con Matt. Da un'ora mi riempie la testa di Veronica. Dai suoi racconti mi sembra di essere stato presente nelle loro "avventure/disavventure". Vorrei poter far finta di nulla, ma sono troppo sobrio per non ascoltarlo. In più è brutto ignorare un amico, soprattutto perché Matt mi è stato a sentire per anni e anni. Gli devo almeno questo.

«È come se fosse stata abituata per tutta la vita a scappare da qualcosa e adesso vuole fuggire via da me» afferma, come se non ci fosse un'apparente giustificazione logica.

Sorseggio la mia birra analcolica prima di rispondergli: «In teoria sono mesi che le corri dietro senza... concludere. Quindi non credo che sia corretto dire che ti sfugge».

«Sei sempre il solito stronzo».

«No, Matt, non sono stronzo, sono solo sincero. Guarda che è strano vederti così per una donna. Di solito, non le usi e le butti via come dei fozzeletti usati?».

«Lei è diversa. Veronica filtra con me e questo non fa altro che farmi impazzire. Quando faccio qualche passo nella sua direzione, si ritrae prima che possa iniziare a fare qualcosa. Credimi se ti dico che è frustrante».

«Amico, non dirmelo nemmeno. Quando sono con Astrid mi capita lo stesso. Sta lì a casa tutto il giorno a sventolarmi sotto il naso il suo corpo sexy e non posso fare altro che guardare. Anche perché la sera non mi chiede mai di rimanere a dormire da lei».

«Nel tuo caso è diverso. Sei tu il fesso. Lei ti vuole e non l'ha mai nascosto. Tu hai quell'orgoglio del cazzo che ti impedisce di buttarti tutto alle spalle e guardare avanti. Sappiamo tutti quello che provi, quindi non vedo il motivo di privare te stesso di una cosa che entrambi volete»

«Matt, Astrid si è arresa. È perfetta con me, ultimamente, ma non si sbilancia più di tanto. Come faccio a capire se devo avvicinarmi di più a lei, se rischio di fare la cosa sbagliata?» chiedo.

«Fallo e basta» afferma, facendo spallucce. «Se va' sei fortunato. Una donna come Astrid è difficile da trovare. È la madre di tuo figlio. Pensa come stareste bene tutti e tre assieme».

«Lo vedo tutti i giorni e non verrei altro dalla vita».

«E secondo me dovresti pure sbrigarti. Ti ricordo che l'ultima volta te la stavi facendo portare via da un medico. E si sa, le donne impazziscono per i dottori» dice, divertito. «E guarda chi c'è!» esclama, guardando alla mie spalle.

Quando mi giro, vedo proprio Justin davanti i miei occhi.
Al nido mi ha sempre evitato, impedendomi di parlargli. Abbiamo una questione in sospeso e devo risolverla e questa mi sembra l'occasione ideale per risolverla.

Mi alzo dallo sgabello e gli vado incontro, lasciandomi Matt che sbraita alle mie spalle. Non lo sto ad ascoltare perché so che cosa direbbe.

Quando mi vede, l'espressione di Justin, cambia e lui cambia anche direzione, dandomi le spalle.

«Justin!» lo chiamo. «Aspetta».

Quando vedo che non si volta lo raggiungo a grandi falcate.

«Ehi» continuo ancora.

«Jason, un padre che beve tutti i venerdì e rientra a casa ubriaco non è un buon padre» ribatte, girandosi.

Ho tutte le buone intenzioni di questo mondo, in questo momento, ma se dice questo vuole spaccata la faccia. Riesco a trattenermi a stento e dico: «Sono sobrio».

«Capisco».

La sua espressione non sembra rancorosa. Solo un po' annoiata dal fatto che gli stia davanti. Vorrei chiudere il discorso con lui prima possibile e cerco di sbrigarmi prima che si stanchi ulteriormente.

«Ascolta, lo so che mi sono comportato da stronzo l'ultima volta che abbiamo parlato. Per questo volevo solo scusarmi con te per il mio comportamento».

«Scuse accettate» dice.

Sembro un po' interdetto dalla facilità con cui mi abbia liquidato, ma non capisco se l'abbia fatto perché è sincero o perché vuole solo liberarsi di me.

«Sul serio? Niente pugni sul naso o altra roba?» chiedo.

«Sì, Jason, sul serio. Sapevamo entrambi come sarebbe finita» afferma, forse con un po' di rammarico sul viso.

Non avrei mai pensato di... pensare una cosa del genere, ma un po' mi dispiace per Justin. So cosa vuol dire perdere una donna come Astrid – anzi, perdere proprio Astrid – quindi lo capisco.

«Non era poi così scontato» dico. «Io e lei abbiamo avuto un percorso breve ma intenso. Quando sei comparso nella sua vita, mi sono spaventato. Non potevo rischiare di perderla per davvero. Tu eri qualcuno che a lei sarebbe piaciuto sul serio».

«Non sarebbe successo, fidati. Però se fossi arrivato prima che comparissi di nuovo tu, non l'avrei lasciata andare facilmente» mi rassicura.

Decido di ignorare l'ultima parte della sua affermazione e continuo: «Volevo anche ringraziarti per non averle raccontato tutto, quella sera. Il mio comportamento è stato davvero pessimo. Posso solo scusarmi un'altra volta. Il pensiero che avresti potuto portarmela via mi ha annebbiato il cervello».

«Forse non lo noti, ma il modo in cui ti guarda, il modo in cui vi guardate...». Justin non termina la frase e il silenzio tra noi inizia a farsi sentire.

«Io...» inizio.

«Siete perfetti insieme. Spero per voi che tutto vada per il meglio. Dovresti stare più tranquillo adesso che è tua» dice, con un lieve sorriso sulle labbra.

«In realtà non è proprio così» confesso.

La cosa che mi stupisce di più è che sto dicendo questa cosa proprio a lui, l'uomo che si è baciato la mia donna.

La sua espressione stupita sembra sincera. «Cosa? Dopo tutto quello che hai fatto non sei riuscito ancora a prendertela?».

«Forse non vuole farsi prendere».

«Forse sì e tu stai ancora perdendo tempo» afferma.

«Continuate a dirmelo tutti»i dico, sorridendo per l'assurdità del momento.

Io dovrei odiare quest'uomo solo per le sue intenzioni. Adesso mi ritrovo a parlargli amichevolmente dei miei problemi e lui si sta perfino dilettando a darmi dei consigli su come riprendermi la donna che ha desiderato. Vorrei sbattermi la testa al muro fino a riuscite ad odiarlo, ma mi sa che è impossibile. Justin è davvero una brava persona.

«Sei... bravo» dico, leggermente in imbarazzo.

«Bravo?» chiede, inarcando un sopracciglio.

«Sì, insomma... Una brava persona, un bravo padre, un bravo dottore...».

«Okay, okay. Ci siamo capiti. Anche lei me l'ha detto».

Justin mi da una pacca sulla spalla e chiude la conversazione. Mi chiede di Elia e parliamo anche della piccola Susy. Dopo aver fatto un altro po' di conversazione, ritorno da Matt che aspetta spiegazioni.

«Spero che, quantomeno, questa volta gli hai parlato con rispetto».

«Ho dovuto per forza. Avevi ragione, Matt. Justin è davvero un tipo apposto».

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