Capitolo 45

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Jason
Vedo Astrid che ancheggia - completamente nuda - mentre attraversa la mia camera. Osservo tutto quello splendore e il mio unico pensiero è quello di stare con lei in tutti i sensi. Non la vedevo così da tanto tempo e non riesco a pensare lucidamente, mentre si stiracchia tra i miei cuscini e fa scorrere le sue cosce tra le lenzuola. Mi sembra di sentire il suo profumo delizioso. Ha i capelli scompigliati, come se avessimo appena fatto l'amore. La osservo mentre appoggia delicatamente la testa sul mio cuscino e si addormenta beata e soddisfatta. Decido di sdraiarmi accanto a lei, quando vedo aprirsi la porta del bagno. Ne esce un tizio mezzo nudo che va a prendere il mio posto. La rabbia mi assale, ma non riesco a muovermi. È come se avessi i piedi piantati a terra. Sono completamente paralizzato, costretto a vedere il momento in cui lui la prende tra le braccia a inizia a baciarla sul collo. Risvegliandola dal suo torpore e lei ricambia baciandolo.

Vengo svegliato dal suono insistente del campanello. Il mio cuore sembra impazzito mentre ripenso all' ncubo appena fatto. Cerco di riprendermi dallo shock e mi accorgo che sono sdraiato tutto storto nella cameretta del piccolo Elia. Il campanello continua a suonare. Do un'occhiata all'orologio e vedo che sono quasi le due. Astrid. Deve essere lei. Ma cosa cavolo ha fatto tutto questo tempo fuori? Mi sono addormentato senza accorgermene quando avrei dovuto stare più attento all'orologio. Il campanello suona ancora e raggiungo il citofono per aprirle la porta, dopo essermi accertato che sia lei.

Quando entra in casa la prima cosa che fa è togliersi i tacchi per non fare rumore.

«È tardi» affermo.

«Sì, scusami. Credevo di riuscire ad essere di ritorno prima. Dov'è Elia?» chiede.

«In camera sua».

La seguo mentre raggiunge nostro figlio e, quando entra, si blocca per un momento. Ovviamente, vedere la nuova cameretta, l'ha lasciata stupita.

«Tutto questo è bellissimo» dice, girandosi nella mia direzione sorridendomi.

Ricambio il sorriso nonostante sia nervoso per la sua uscita e per il suo rientro a quest'ora. So che il mio atteggiamento non ha senso e che non vanto alcun diritto su di lei ma, detesto ammetterlo, sono geloso di lei.

«Come faccio a tornare a casa?» chiede a se stessa, mentre osserva Elia. «Non ho neanche un'auto».

«Puoi rimanere qui. Ho comprato delle lenzuola nuove per te e non conviene svegliare Elia. Domattina vi porterò a casa. O anche domani pomeriggio».

«Sicuro? Possiamo andarcene subito».

Sembra nervosa, ma la rassicuro. «Astrid, sicuro. Te l'ho già detto. Non crearti nessun tipo di problema. Sono suo padre e tu sei sua madre. La scelta migliore per tutti e tre è che rimaniate qui per stanotte».

L'idea di averla in casa tutta la notte è allettante. La prima volta che sono entrato in questo appartamento ho immaginato noi due in questa casa piena di bambini. Adesso siamo qui, ma non stiamo insieme. Diciamo che è un bel passo avanti se sono riuscito a mettere da parte la rabbia e a permetterle di dormire qui, no? O solamente il mio egoismo la vuole qui con me.

«Grazie, Jase».

«Non ringraziarmi» lo faccio perché ti amo e perché ti voglio con me, penso nella mia testa. «Vado a prenderti qualcosa per dormire».

Astrid
Aspetto Jason che esca dalla stanza per potermi cambiare, ma lui non si muove.

«Io dovrei...» dico alzando la sua t-shirt per fargliela vedere.

«Uh, scusami».

Scompare oltre la porta e la chiudo per avere un po' di privacy. Non che mi vergogni di farmi vedere in biancheria - tanto non c'è nulla che non abbia già visto - ma mi sentirei molto in imbarazzo pensando a cosa è successo l'ultima volta. Cioè assolutamente niente. Mi cambio velocemente, notando con mio gran piacere che la magliettina mi copre il sedere. E poi, ha un profumo così buono... Profumo di pulito misto a Jason. Quando stavamo assieme dormivo sempre con le sue t-shirt e ne ho una che conservo gelosamente, che indosso solo nei momenti peggiori. È come un portafortuna per me. Quando la indosso mi sento protetta, come quella notte che ho scoperto di aspettare due bambini, o quando mi hanno dato la notizia che uno dei due... Non riesco neanche a pensarci. Scaccio il pensiero per non cadere nello sconforto e asciugo le lacrime, sperando di non avere la faccia sconvolta.

Quando vado in cucina per bere un bicchiere d'acqua, trovo Jason sul divano ancora vestito.

«Non vai a dormire?» chiedo, raggiungendolo. Mi siedo leggermente più lontana da lui e copro le cosce con un cuscino.

«Pensavo di parlare un po' con te» dice un po' a disagio.

«A quest'ora? Okay. Volevi sapere qualcosa in particolare o...?».

«No, volevo solo essere sicuro che ti fossi divertita».

Sembra più una critica, in realtà. Comunque credo che essermi divertita è un parolone. La serata è iniziata perfettamente come volevo. Non mi aspettavo di entrare in una discoteca e di rimanere da sola per quasi tutta la sera ad annoiarmi, ma l'ultima ora è stata abbastanza piacevole, tant'è che ho perso totalmente la cognizione del tempo.

Sia Jason che Brad avevano ragione: il dottore, Justin, voleva una scusa per avvicinarsi. Sono rimasta sorpresa di come mi sia venuto naturale chiacchierare con lui. Diciamo che è un tipo alla mano, semplice e affascinante. Un bell'uomo con cui ho diverse cose in comune. Comunque, a fine serata sono tornata a casa con una sensazione di benessere e il suo numero. Non ha voluto il mio perché mi avrebbe chiamata subito - parole sue - dicendomi che l'avrei fatto io quando avrei voluto. Il fatto che non voglia pressarmi è già una cosa che apprezzo e, vedendo in quale situazione mi trovo adesso con Jason, credo che farò quella chiamata molto presto.

«Ho passato una bella serata» mi limito a dire.

«Hai fatto nuove conoscenze?» chiede.

«Nessuna nuova conoscenza. Solo, ho incontrato una persona che conoscevo già».

«E cioè?» insiste ancora.

Inarco le sopracciglia guardandolo in silenzio. Non capisco la sua insistenza e non ho assolutamente intensione di dargli una risposta. Poi, dice: «Scusami, non ho il diritto di chiederti niente. Mi sa che è ora di andare a dormire».

Alzandosi, Jason mi lascia da sola senza darmi il tempo di dire niente. E io che credevo che volesse parlare per tutta la notte. Dopotutto, è sempre andata così con lui, quando qualcosa non gli conviene, scappa.

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