Capitolo 49

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Astrid
Dire che ho passato una domenica di merda è riduttivo. Per fortuna c'erano Asia, Veronica e Megan a tirarmi su di morale. Anche se non è servito a molto. Ho pianto tutto il giorno, sono crollata davanti mio figlio che cercava di consolarmi e continuava a chiedermi dove fosse suo padre.

Stamattina ho fatto di tutto per non crollare di fronte a Jason. Il fatto che creda che tutta la colpa sia mia mi fa stare male. Ieri non si è fatto sentire neanche per sbaglio, per questo, questa mattina ho messo su il mio sorriso più falso. Sono stata un libro aperto per lui da quando ci siamo rivisti. Non gli ho mai nascosto i miei sentimenti e non ho cercato di nascondere che volessi tornare con lui. Ma adesso, dopo i suoi continui e numerosi rifiuti, ho capito che la miglior cosa è lasciar perdere. L'ho sempre ripetuto a me stessa, ma non ho mai seguito il mio consiglio. Per questo ho deciso di rivoluzionare la mia vita e lo farò tra meno di due ore. Detto così fa sorridere, ma dopo continue indecisioni, ho deciso di scrivere a Justin e gli ho mandato un messaggio . E non ne sono pentita, anzi sarà un modo per andare avanti nella mia vita Lo vedrò al nido e sono sollevata del fatto che oggi Jason non ci sia perché sarebbe stato piuttosto imbarazzante.

***

Dopo aver timbrato il cartellino di uscita e aver recuperato Elia dall'asilo, rimango delusa nel non vedere Justin. Mi ha assicurato che ci sarebbe stato, almeno per un saluto.

Da quello che ho capito venerdì è molto impegnato con il lavoro, ma riesce a prendere tutti i giorni un permesso che gli permette di prendere la sua bambina. Per questo ogni volta arriva qui in camice e attira anche l'attenzione. Ha poco meno di trent'anni e un sguardo magnetico. I suo occhi grigi mi hanno subito colpita come anche la sua storia. È un papà single, abbandonato dall'ex ragazza che, dopo aver partorito ha deciso che era troppo giovane per prendersi una responsabilità simile, letteralmente scomparsa dalla faccia della terra, è stato impossibile rintracciarla, lasciando Justin praticamente da solo. Ovviamente si è trovato i suoi genitori che, con il loro supporto, l'hanno aiutato a crescere la piccola Susanne. E poiché è molto impegnato con il lavoro, cerca di sfruttare fino all'ultimo secondo il tempo libero che riesce a ritagliarsi durante la giornata per potere stare con sua figlia. La prende tutti i giorno all'asilo e la porta dai suoi genitori che si occupano di lei mentre lui lavora. Solo che oggi non si vede da nessuna parte.

Decido di andarmene quando sento la sua voce chiamarmi.

«Ehi, bella segretaria».Sorrido quando sento pronunciare quelle parole, perché sono le stesse che ha usato nel messaggio di questa mattina.

Lo vedo venirmi in contro, sorridente.

«Ehi, bel dottore» rispondo a tono, scherzando.

«L'ho capito subito che eri una persona simpatica» dice avvicinandosi sempre più, facendomi sorridere sempre di più. «E tu chi sei?» chiede al bambino tra le mie braccia.

«Eliaaa» risponde il mio piccolino. «E tu chi seiii?».

«Io sono Justin. Piacere di conoscerti, ometto. Ma quanto sei bello?!».

«Come Jason» risponde Elia.

Non ci posso credere che l'abbia detto. Lo ripete in continuazione e non riesco a farlo smettere. Ricevo un'occhiata interrogativa da Justin e gli spiego che Jason è suo padre. Ovviamente si ricorda di lui perché l'ha visto spesso qui al nido con me e una volta ci siamo incontrati al parco. Venerdì gli ho spiegato che tra me e Jason non c'è nulla, se non il bambino che condividiamo. Justin non è sembrato turbato e ha continuato a chiacchierare tranquillamente senza tornare più sull'argomento.

«Sembri più... più adulta» dice guardandomi per bene.

«Più adulta?» chiedo.

«Sì, sei una bellissima mamma in carriera».

Sono leggermente imbarazzata. Mi ha fatto complimenti da quando mi ha vista e continua ancora. Un po' mi intimidisce. Forse perché non lo conosco o forse per la differenza di età.

«Oh, allora è per questo. Perché oggi sono vestita meglio»

«Non fraintendermi, venerdì eri perfetta, ma oggi sei uno schianto» afferma compiaciuto. Non posso fare a meno di arrossire. Mi odio per questo, perché sembro una stupida quindicenne.

«Sei sempre così diretto?».

«Non sempre. Solo quando ne vale la pena e fidati se ti dico che ne vale la pena. Non mi aspettavo di ricevere il tuo messaggio stamattina, ma sono contento che tu l'abbia fatto» dice sorridendomi sinceramente.

«Volevo salutarti e quale migliore occasione di questa?».

«Hai fatto bene. In realtà pensavo che non l'avresti mai fatto, per questo voglio invitarti a cena. Questa sera. Io e te».

«Stasera?» chiedo improvvisamente nervosa, mordendomi il labbro. «Non so se posso. Con così poco preavviso... non saprei come organizzarmi. A chi lasciare il bambino. O come raggiungerti ovunque tu abiti».

«Astrid, calma. Potresti lasciare il bambino a suo padre, sempre che non abbia impegni. E non dovresti raggiungermi tu, ti verrei a prendere io a casa tua e poi ti riaccompagnerei».

«Sei gentile, Justin».

«È un sì?» chiede speranzoso.

«È un ti farò sapere» dico sincera.

Perché ho sul serio voglia di uscire con lui.

«Bene, il mio numero ce l'ha».

***

Quando torno a casa non faccio altro che pensare alla conversazione con Justin. Mi piace la sua schiettezza e il suo venire subito al sodo. Mi serve questo nella mia vita, qualcuno che non abbia dubbi su di me e qualcuno che mi apprezzi senza tanti giri di parole. Mi servono sicurezze che, da parte di Jason, ad oggi, non ho. Sono stata per troppo tempo da sola, ho vissuto sulla mia pelle cosa vuol dire rimboccarsi le maniche e guadagnarsi da vivere da sola e adesso sento l'esigenza di avere qualcuno che si prenda cura di me. È non parlo di un fattore economico, sento il bisogno di avere nella mia vita qualcuno che mi dia amore. È egoista da parte mia? Ho pensato per troppo tempo alla persona sbagliata e adesso il fato ha portato sulla mia strada un paio di occhi grigi bellissimi. Voglio davvero provare a costruirmi una nuova vita, i presupposti ci sono tutti e bisogna solamente provarci nonostante la mia mente vada sempre nella stessa direzione.
Sono affetta da una malattia chiamata "Jason" e la mia cura potrebbe essere il dottore. Almeno spero.

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