Capitolo 19

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Astrid
Asciugo le lacrime dal viso e vado in bagno per darmi una rinfrescata. Mi rendo conto di essere un disastro. Ogni volta che si tratta di Jason non so mai cosa fare. Sono stata stupida a farlo salire in casa mia. Cosa sarebbe successo se si fosse girato e avesse visto il cesto dei giochi di Elia, alle spalle del divano? E cosa sarebbe successo se fossimo andanti fino in fondo e mi avesse portata in camera da letto? Quella è anche la stanzetta del mio piccolino. Anche tutte le sue cose sono lì, il passeggino, i peluche, i suoi piccoli vestitini  poteva mai mancare una gigantografia con il sul suo sorriso da furbetto? Ovviamente no, ma quando si tratta di Jason non riesco a pensare lucidamente. Ricordo ancora il giorno in cui fu scattata quella foto: Il 15 aprile 2018, il giorno del primo compleanno di Elia. Quel giorno ho organizzato una piccola festa in compagnia della mia famiglia e Veronica. Il piccolino si è divertito tantissimo quando ha spiaccicato la torta in faccia al nonno. E il tempismo di Brad, con la sua immancabile macchina fotografica, è stato perfetto, ha catturato Elia nel momento giusto. In quel momento mi sono realmente resa conto di essere più che fortunata, non ero sola e mi stavo divertendo in compagnia di parenti e amici. Ero felice, non mi mancava niente.

In momenti come questo, invece, penso che mi manchi qualcuno, qualcuno che mi aiuti a crescere mio figlio, qualcuno a cui raccontare le mie giornate, qualcuno con cui andare a dormire la notte e o svegliarmi la mattina. Qualcuno che amo già... Ma poi realizzo che sono una donna forte, sono giovane e ho un bambino che mi ricorda tutti i giorni che ci bastiamo.

La mia faccia sconvolta dice tutto. È ora di prendere in mano le redini della mia vita e sistemare tutto il casino in cui mi sono cacciata. Non m'importa come reagirà Jason. Lui è libero di fare la sua scelta. Elia ha bisogno di un padre. Se Jason non lo vuole, me ne farò una ragione. Andrò avanti, senza di lui.

In questi anni sono riuscita a cavarmela da sola. Chi ha detto che per stare bene una donna deve avere al suo fianco per forza un uomo? O meglio, io un ometto già ce l'ho ed è insostituibile. Senza di lui, sarei sprofondata. Elie è la mia forza e la mia felicità.

Quando controllo il cellulare e trovo un messaggio di Veronica:

DOBBIAMO PARLARE DI JASON.. PASSO IO A PRENDERE ELIA AL NIDO E PRANZO DA TE! 😉

Così? senza chiedere il permesso? Sorrido e digito velocemente una risposta:

OKAY 👍🏻

Mi metto subito all'opera, quando sento il campanello. Quando apro la porta dell'appartamento, Elia mi si butta addosso.

«Mammina, mammina» mi chiama, alzando le manine per farsi prendere in braccio. Lo prendo e inizia a lasciarmi tanti bacini umidi sulla guancia.

Ecco, questo è il momento perfetto che per me vale più di mille altre cose.

«Amore della mamma» dico, facendogli le pernacchie sul pancino. Da quando ho scoperto che ne va matto, ogni occasione è buona per fargliele. «Che hai fatto oggi?» chiedo.

«Ho ocato con una bambina bella». Non posso fare a meno di sorridere perché sono sicura che sarà bello come Jason, da grande. Spero che non faccia stragi di cuori.

Prima di salutare Veronica, coccolo un alto po' Elia e dico: «Continua a cucinare tu, nel frattempo» la invito, sorridendole.

«In teoria sono l'ospite» si lamenta, Veronica.

«Mi casa es tu casa. Qui non sei un ospite di nessuno».

Porto Elia in bagno, dove può lavarsi le manine prima di mangiare. Oggi è di buon umore, a quanto vedo e sta schizzando acqua da per tutto, bagnandomi. Cosa posso dirgli? È così contento che contagia pure me, facendomi dimenticare gli avvenimenti di poco prima. È lui tutto ciò di cui ho bisogno. Il mio piccolo, dolce Elia.

«Asciughiamo le manine e poi andiamo a giocare con zia Nica».

«Sììììì» urla contento.

Dopo aver mangiato e giocato, Elia crolla sul divano. Ultimamente evito di nominare Jason quando c'è lui, perché tende a ripetere un po' troppo quel nome. E dal momento che non lo faccio io, ci pensa Veronica a nominarlo.

«Jason ti bacia e tu non me lo dici» esordisce.

«Chi te l'ha detto?» chiedo presa un po' alla sprovvista.

«Nessuno. Ho sentito Jason parlarne con Matt. Purtroppo è stata l'unica cosa che ho sentito, perché non mi hanno permesso di ascoltare altro. Allora, racconta» mi dice eccitata, sporgendosi oltre il tavolo per sentire meglio.

«Non c'è proprio nulla da raccontare. Mi ha baciata e basta» taglio corto, perché il solo pensiero mi fa arrossire. Perché, in realtà, non mi ha solo baciata, ci siamo baciati.

«Ti ha baciata e basta? Cioè, vorresti farmi credere che te ne sei stata lì, ferma?» chiede, inarcando un sopracciglio.

«Sì.. Cioè, no. L'ho baciato anche io. Ma che importa? È d'accordo con me sul fatto che non possiamo».

«E perché scusa?».

Giuro che sto odiando la mia migliore amica, in questo momento. Perche tutte queste domande? Giuro che non era mai stata così insistente e vedere che chiede le stesse cose che mi domando anche io in questi ultimi giorni , e di cui ancora non ho alcuna risposta, mi urta parecchio i nervi.

«Perché, perché... Non c'è un perché. Non possiamo e basta. Quando verrà fuori tutta questa storia di Elia, non mi vorrà più vedere. Devo contenere i danni».

Veronica mi sorride, scuotendo la testa. Come se mi prendesse in giro. «Secondo me siete solo due idioti. Ricapitolando: lui ti ha baciato e tu hai risposto al bacio. Lui dice all'amico che ti ha baciata e che ha rovinato tutto tra di voi».

«Ha detto così?» chiedo speranzosa, mordendomi il labbro. Dovrebbe essere una cosa positiva, no?

«Non interrompermi» dice alzando un dito per zittirmi. «Stavo dicendo, lui confessa tutto all'amichetto, con quella sua faccia dispiaciuta. Poi arrivo qui e vedo la tua di faccia che, tra parentesi, è tutto un programma e vorreste venirmi a dire che non potete?! Figlia mia, sei proprio stupida. Lasciatelo dire. E non tralasciamo il fatto che questa mattina si è presentato in casa tua per sapere come stavi».

«Un buon capo si preoccupa sempre della salute dei suoi dipendenti».

«Certo, un capo molto premuroso» dice in tono accondiscendente, come se parlasse con una bambina.

«Mi prendi in giro?».

«Certo che sì. Astrid, ti conosco da quasi tre anni. Ti ho sempre detto quale era la cosa giusta da fare. Ti adoro. Adoro Elia, ma non puoi continuare a tenere il segreto di Stato. Jason è il tuo capo. Lo vedi tutti i giorni e per di più lo stai prendendo in giro. È qui da un mese, su dai».

«Non lo sto prendendo in giro».

«Sì che lo stai facendo».

«Cosa devo fare? Sono così confusa». So cosa devo fare, ma ho troppa paura.

«Fa' la cosa giusta. Io ti sarò sempre accanto, qualunque cosa succeda. E se davvero è destino, Jason non se ne andrà più».

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