Capitolo 14

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Jason
È così frustrante quando la tua mente formula un pensiero e la tua bocca ne pronuncia un altro. Per questo mi sono ritrovato a dire ad Astrid di far finta che non sia successo nulla. Non con questa parole, ma il senso era quello. Sul serio mi sono ridotto a essere un uomo di così poco spessore?
Quando si tratta di lei, non capisco più niente. Come quella volta che le ho offerto solo un'amicizia. Ricordo che me ne sono pentito mentre le pronunciavo quelle stesse parole. In quel periodo, pur essendo solo amici, stavamo sempre insieme. Il contatto fisico non mancava e le rubavo persino qualche bacio a stampo. Adesso, questo non posso farlo, non posso neanche pensare di farlo, anche se la voglia c'è ed è tanta. Del resto, lei è magnifica. Questi tre anni passati l'hanno resa meravigliosa. Il suo fisico è mozzafiato e il suo viso è meraviglioso. Anche le sue tette sono più grosse. Ho notato anche quello, sì. Sono pur sempre un maschio e ogni volta che la guardo i miei pensieri vanno in quella direzione. Le camicette eleganti, semitrasparenti lasciano poco all'immaginazione e valorizzano la sua figura. E quelle gonne che lasciano intravedere quelle belle gambe... È frustrante vedere tutte quelle forme non poterle toccare, è frustrante non poterla avere, in tutti i sensi. Ed è evidentissimo che l'attrazione che provo nei suoi confronti è rimasta immutata. Anzi, sono peggiorato dopo tre anni di "astinenza da Astrid". Ricordo tutte quelle notti quando, da ubriaco, andavo con una sconosciuta dopo l'altra a caso. Vedevo Astrid in ognuna di loro, ma mai nessuna era lei. I rapporti fisici mi aiutavano a dimenticarla momentaneamente, per poi pentirmene l'indomani perché sentivo come se la stessi tradendo, per questo è durata poco. Se non potevo avere lei, non volevo avere nessun'altra.

Comunque, neanche Astrid mi sembra propensa ad approfondire il motivo della nostra separazione e io non sono pronto a parlargliene, per cui credo che mi stia bene così. Ho detto che siamo colleghi e lei ha risposto di aver dimenticato tutto.

Penso a come fare per riaverla. Ma come faccio a riprendermela se non so cosa significa quell'uomo nella sua vita? È ovvio che ne devo sapere di più, ma non metterò sotto pressione Astrid, assillandola di domande, farò in modo che mi dica tutto lei. Non so ancora come, ma il piano è quello.

***

L'indomani, in ufficio, il nervosismo mi sta divorando vivo perché Nick, l'assistente, continua stare addosso ad Astrid. Si sporge nella sua direzione e continua a farle battutine a sfondo sessuale. Lei sembra in imbarazzo e si vede da lontano che non gradisce la sua compagnia, ma è troppo gentile per dirglielo. Il problema di noi maschi è che non capiamo fino a dove possiamo spingerci e Nick sta davvero oltrepassando il limite. In più, Astrid continua a lanciarmi occhiate, sintomo del fatto che vorrebbe il mio aiuto, quindi, il minimo che possa fare è toglierle quel cretino di dosso.

«Nick! »tuono. «Vieni qui. Subito!».

Vedo Astrid che mima un "grazie" con le labbra e mi sorride lievemente. Ricambio il sorriso e mi preparo per accogliere Nick.

«Chiudi la porta» dico, non appena entra nel mio ufficio. «Per caso, ti pago per flirtare con la segretaria?».

«No, Jason, ma ho finito tutto quello che mi hai chiesto di fare e stavo intrattenendo un po' la signorina Allen» risponde, alzando le sopracciglia con fare allusivo.

Cerco di mantenere il mio tono di voce il più calmo possibile e dico: «Anche Astrid ha del lavoro da sbrigare, quindi evita di essere inopportuno».

«Astrid»  mi fa il verso, «è un po' troppo tesa per i miei gusti. Quella ragazza ha proprio bisogno di una bella ripassata. E io gliela darei volentieri» sorride beffardo.

Non appena sento quelle parole, scatto dalla sedia e mi avvicino a Nick pericolosamente, guardandolo in maniera sprezzante per la frase appena detta.

«Non parlare di lei in questo modo. Non parlare con lei e non guardarla» gli intimo, a denti stretti. «Se ti becco un'altra volta a fare quello che hai appena fatto, sei licenziato e giuro su Dio che chiamo tua moglie» concludo.

Nick mi guarda con un'espressione corrucciata e spaventata mentre deglutisce, annuisce e non osa di altro. Lo guardo male fino a quando non esce dal mio ufficio e lo sento che si scusa con Astrid.

«Era proprio necessario?» chiede Matt, che nel frattempo si è goduto la scena.

«Tutto è necessario, quando si tratta di lei».

Nessuno può permettersi di parlare così della mia ragazza.

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