Capitolo 29: Compito

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Lui mi afferrò la mano, ero indecisa se uscire o buttarlo dall'acqua. Lo guardai negli occhi ed era arrabbiato perciò decisi di uscire. Feci per allontanarmi da lui ma mi afferrò e mi baciò. Io ricambiai subito senza nemmeno pensarci. Iniziai a tremare dal freddo.
«se domani non vieni perché avrai la febbre ti uccido» disse dandomi la sua felpa
«grazie» la indossai subito
«vieni qui» disse sedendosi, io non ci pensai neanche, mi lasciai abbracciare da lui.
Seduta così, tra le sue braccia, sentivo più caldo. Continuavo a tremare ma con lui stavo bene.
«sei proprio una cretina» disse accarezzandomi i capelli
«lo sono» risi
«però sei una bella cretina» disse baciandomi.
Mi infilò le mani sotto la felpa e iniziò a toccarmi, dopo non molto gli slacciai i pantaloni e glieli feci abbassare. Ne avevamo bisogno entrambi. Dopo essersi abbassato i pantaloni e i boxer io mi tolsi le mutande e mi sedetti su di lui. Iniziai a muovermi lentamente ma intensamente. Lui ricominciò a baciarmi dopo di che mi fece sdraiare sotto di lui e iniziò a muovere più velocemente. Io ansimai. Si stava muovendo sempre più velocemente. Mi faceva male ma era un dolore piacevole.
«ti sto facendo male?» mi guardò
«no, continua» sorrisi e lo baciai.
Lui continuò fino a quando non venimmo entrambi.
Restammo così abbracciati fino a quando non ripresi a tremare.
«torniamo in macchina, stai tremando»
«scusami»
«per cosa?»
«non volevo rovinare la serata»
«smettila» mi baciò «sono stato benissimo».
Mi vestii e tornammo in macchina.
«vuoi tornare a casa?»
«non ancora» dissi rimettendomi i miei vestiti e la sua felpa
«allora andiamo in centro ci prendiamo un the caldo» disse ripartendo
«come i vecchi» risi «sto bene ora»
«sicura?» mi guardò
«la smetti di preoccuparti per me?»
«non posso»
«perché?»
«perché ci tengo a te» sorrise.
Ad un certo punto squillò il suo telefono
«pronto?» rispose, «Veronica» rise, «ti richiamo dopo» disse prima di riattaccare.
«potevi continuare a parlarci» dissi
«non mi andava»
«non sembrava»
«ora ricominci a rispondermi di merda?» mi guardò infastidito
«non ti sto rispondendo di merda»
«però mi stai rispondendo a cazzo»
«ti sto trattando come mi tratti tu, se mi avesse chiamata Giacomo e gli avrei detto che l'avrei richiamato più tardi tu cosa avresti detto?»
«nulla, sono cazzi tuoi»
«ora chi è che sta rispondendo di merda?»
«non è la stessa cosa»
«riportami a casa dai»
«ora che fai, ti arrabbi?»
«non sono arrabbiata, dopo una bella serata stiamo discutendo per delle cazzate, non mi va di continuare»
«quindi sei stata bene?» sorrise
«non cambiare il discorso»
«stai zitta» mi baciò
«la smetti di baciarmi per farmi stare zitta?» risi dopo essermi staccata
«trovami un altro modo per farti stare zitta»
«quindi ammetti di avermi baciata solo per farmi stare zitta?»
«ti ho baciata perché volevo farlo».

Dopo essere tornata a casa mi lavai e mi misi a letto.
La mattina dopo mi svegliai con la febbre ma andai a scuola lo stesso.
«ma sei scema?» mi chiese Laura
«domani se sto ancora così non vengo, oggi volevo fare il compito»
«senti ma se ceniamo insieme, quando starai meglio ovviamente»
«certo» risposi
«si ma non solo io e te, io, te, Giacomo e Lorenzo»
«stai scherzando?» la guardai
«devo farglielo conoscere, se vieni tu starà più tranquillo»
«va bene dai» risi
«buongiorno» disse Marcello entrando in classe «siete pronti?» chiese prendendo dei fogli
«come no» rise Laura
«non era una risposta ironica spero» la guardò sorridendo
«certo che no».

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