Parte 1 CONCHIGLIA GALEOTTA

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"I sogni sono come le conchiglie sulla riva del mare, se le raccogli, ne ascolti la voce."

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Come tutti i giorni in cui si chiedeva cosa avrebbe fatto, Natalia si diresse verso la spiaggia ormai deserta di fine settembre. Si chinò ad osservare tra le pietre lasciate dalle onde sulla battigia, le conchiglie che tanto amava raccogliere. Si alzò e continuò a camminare per cercarne altre. Immersa nei suoi pensieri, non si accorse che qualcuno stava facendo la stessa cosa. Avvertì di non essere più sola e si girò. Un giovane alto, con i capelli raccolti in un codino, con i pantaloni di lino bianchi alzati a più risvolti e a piedi nudi, passeggiava con lo sguardo verso il mare. La sua camicia aperta fin sotto il torace, si muoveva e si allargava a causa del vento che spirava leggero, scoprendogli a tratti il petto. Non ebbe nemmeno il tempo di mettere bene a fuoco quella figura, che un gruppo di persone raggiunse il giovane e, con ombrelli e sedie, allestirono un set fotografico, di cui lui sarebbe stato il soggetto.  Sentì qualcuno chiamare "Can", ma pensò bene di allontanarsi e continuare a raccogliere le sue conchiglie nella direzione opposta. Camminava lentamente e si concedeva ogni tanto una sosta per osservare il movimento delle onde. Che tentazione, se non ci fosse stato nessuno in spiaggia si sarebbe immersa volentieri in acqua. Aveva avuto l'ennesima discussione con sua madre e sbattendo la porta di casa ne era uscita, riproponendosi di non farvi più rientro. Si era così trasferita da suo padre ad Istanbul, dove viveva per lavoro e stava cercando di adattarsi alla nuova città e a fare pratica per apprendere la lingua turca. Per trovarsi un lavoro doveva conoscere anche un po' di turco, altrimenti avrebbe dovuto pesare sulle spalle di suo padre e questo non lo voleva assolutamente.                                      Non si accorse di quanto tempo fosse trascorso e si chinò nuovamente a raccogliere una conchiglia dalla forma strana. Ancora abbassata, guardò meglio per cercarne altre, tese la mano per prenderne una di forma allungata dalle tonalità dorate, quando vide un'altra mano che la raccolse. Istintivamente alzò lo sguardo e si trovò di fronte il soggetto del servizio fotografico che si era abbassato proprio di fronte a lei. Le sorrise e le disse qualche parola in turco che lei non capì. Gli fece cenno di non aver compreso e, spontaneamente in italiano, gli disse  - " Non capisco". Una risata genuina uscì dalla bocca del giovane uomo che gli rispose -"Sei italiana?"  - " Sì," rispose Natalia,  -" Tu parli italiano?" - " Certamente! Mi chiamo Can, Can Yaman. Il tuo nome qual è?" - "Io mi chiamo Natalia, Natalia Pinar". Si strinsero la mano,  continuarono a camminare insieme e a raccogliere conchiglie. Le spiegò che si trovava in spiaggia per fare un sevizio fotografico e che adorava stare in quel posto senza confusione, infatti era rimasto lì solo, dopo che la troupe se n'era andata. -" Appena posso, vengo a fare delle belle camminate, mi rilassano e mi dà un gran senso di pace ascoltare il rumore dell'acqua del mare. Tu invece ami le conchiglie?"  - " Se mi trovo in spiaggia e le vedo, non riesco a non raccoglierle, ma le mie passeggiate in spiaggia sono diventate un'abitudine per me qua, ad Istanbul, solo nei giorni in cui penso di più a cosa dovrò fare."- Gli raccontò di suo padre che per lavoro si era trasferito in Turchia, che lei era rimasta in Italia con sua madre con cui non andava molto d'accordo e che, dopo l'ennesima lite, aveva deciso di trasferirsi ad Istanbul. Che sollievo poter parlare con qualcuno in italiano! Si sentì subito incoraggiata e gli chiese come mai parlasse così bene la sua lingua. Can rispose che aveva frequentato un liceo italiano per cinque anni e che aveva studiato tutte le materie in lingua italiana. -"Chissà io quando riuscirò ad imparare qualcosa in turco."- rise Natalia e guardò Can che rise con lei. -"Imparerai, imparerai, è solo questione di tempo." Si salutarono, aggiungendo, quasi all'unisono,  -" Ci vediamo".                                                                        -" -"Che strano, deve essere un personaggio famoso e parla anche l'italiano, chissà se lo incontrerò ancora",  pensò lei.                                                                                                                                                

CAN:

"E' bella quest'Italiana. Non me l'aspettavo un incontro così casuale e piacevole. E' leggermente più alta della media, ben fatta e snella, con i capelli corvini e un viso... che, se la vedesse il mio produttore direbbe che  cattura le telecamere. L'immagine di quegli occhi di velluto nero, i suoi zigomi alti, il nasino sottile all'insù e una bocca peccaminosamente attraente, sarà difficile da dimenticare. E poi non mi aspettavo il calore autentico del sorriso che mi ha rivolto, senza sapere chi fossi, né il candore disarmante del suo sguardo, quando i nostri occhi si sono incontrati. Sono abituato alle donne che mi guardano con desiderio, avidità, talvolta perfino con emozione, ma nessuna mi ha fatto questo strano effetto. Tutto in lei è naturalezza, straordinaria, in un mondo così diversamente ordinario, da sembrare irreale. Chissà se la rivedrò ancora".




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NATALIA E CANDove le storie prendono vita. Scoprilo ora