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Curtis Johansson's pov

Aprii la porta della palazzina e, con il peso della ragazza sulla parte sinistra del corpo, schiacciai il pulsante del piano inferiore al nostro dopo aver guardato l'ora sull'orologio al polso.
«Speriamo bene, sono le cinque. Dai che mi fido delle mie abilità mnemoniche.» ripetei più a me stesso che a qualcun'altro, l'ascensore si aprì e io mi ritrovai di fronte ad una porta già aperta.

L'intera palazzina era avvolta nel silenzio, quel piano meno degli altri. Sorrisi quando vidi la gentilissima donna con cui avevo parlato qualche volta chiudere la porta di casa sua, lei si girò verso di me e guardò confusa la ragazza sulle mie spalle. «So che devi andare al lavoro, ma mi servirebbe un favore.» lei corrugò la fronte e chiuse a chiave la sua porta.
«Dimmi Curtis.»

«Questa mia amica ha bevuto troppo e dovrebbe dormire a casa mia, non credo però che un vestito del genere sia poi molto comodo.» la signora mi sorrise e premette il pulsante dell'ascensore nuovamente.
«Ha dei vestiti di ricambio?» sorrisi sollevato. Non avrei voluto cambiarla io per rispetto nei suoi confronti e sapevo che una delle nostre vicine di casa usciva alle cinque del mattino per andare a lavorare.

Arrivammo al mio piano e, dopo aver aperto la porta, appoggiai delicatamente la ragazza sul divano portando alcuni miei vestiti puliti mentre io mi rintanai in camera mia per cambiarmi a mia volta. Aspettai qualche minuto prima di ritornare in salotto e quando lo feci, vidi la signora che apriva la porta d'ingresso.
«Quando le servirà qualcosa non esiti a chiedere. Un po' di zucchero, sale, aceto o olio... Quello che più le serve.» lei sorrise, uscì di casa e vidi la ragazza sul divano muoversi.

°°°

Due ore dopo Davina si era traumaticamente svegliata, correndo verso il bagno per vomitare il mondo mentre io ero in accappatoio dopo la doccia. Lei non mi notò nemmeno così raggiunsi camera mia e mi cambiai velocemente per poi tornare in bagno per tirarle su i capelli.

Si sedette nel pavimento con la schiena contro il muro e mi guardò con un'espressione assonnata e curiosa.
«Dove siamo?» sorrisi e tirai giù l'acqua mentre lei si puliva la bocca con la carta igienica.
«A casa mia.» si guardò intorno e inarcò un sopracciglio.
«E come ci siamo finiti a casa tua?» mi sedetti vicino a lei e la guardai con la coda dell'occhio.

«Ti ho trovato ubriaca alla festa di Dave e ho deciso di portarti qui.»
«Aura?» finsi un sorriso e spostai lo sguardo verso la porta davanti a noi.
«È a casa di Nate, era ubriaca e non sapevamo dove fossero le sue chiavi di casa.» cercai di formulare una scusa il più credibile possibile e per il momento mi sembrò che lei ci avesse creduto.

«Di chi sono questi vestiti?» mi indicai, facendo forza sul braccio destro per alzarmi e provai ad aiutarla a tirarsi sú.
«Sono i miei.» lei prese le mie mani e si alzò da terra.
«Mi hai cambiata tu?» indietreggiò di colpa e io scossi la testa.
«Ho chiamato la donna del piano inferiore, andava a lavorare.»

«Dai Curtis, che figure di merda che mi fai fare.» si passò una mano tra i capelli e si avvicinò allo specchio.
«Eh, preferivi che ti cambiassi io?» lei sgranò gli occhi e aprì l'acqua per lavarsi la faccia, cercando di non rovinare il trucco ancora piuttosto intatto a parte le due linee nere che aveva ad inizio serata.

«No.» sorrisi.
«Vuoi qualcosa? Non so... Una tisana, un'aspirina?» Dav mi seguì nella stanza principale della casa.
«Un bottiglietta d'acqua e un'aspirina.» annuii e iniziai a cercare la medicina mentre la ragazza si sistemò nel divano con la coperta di Jaden addosso, provai ad avvertirla ma non me ne curai più di tanto. Era solo una coperta tanto!

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