Capitolo 67

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Il palazzo di Henry dall'esterno era così imponente ed elegante che quasi incuteva timore, sembrava così classico quando in realtà dentro era modernissimo. Avevo chiesto ad Arthur di accompagnarmi a casa di Henry, ma il portiere del palazzo, un ometto paffutello e calvo sui cinquant'anni, mi aveva detto che il signor Cooper non era ancora rientrato e che molto probabilmente si trovava a lavoro. Cercai di mantenere un atteggiamento positivo quando vidi che Arthur se n'era andato, accompagnando la nonna di Henry a casa.
"Bene" pensai "Un occasione per usare la metropolitana"
Una volta entrata nella stazione metropolitana di Piccadilly Circus, notai che il treno per Holborn era già partito, così ritornai in superficie e camminai fino a lì, per poi prendere un altro treno per andare alla Bank Station. Entrando nel treno, per poco non caddi di faccia a terra, ma fortunatamente il treno era quasi deserto e nessuno vide il mio agitare la mano in aria nel tentativo di afferrare un palo di metallo.
Stavo sudando così tanto che mi dimenticai che fosse novembre, ma il freddo pungente di Londra me lo fece ricordare una volta uscita dalla stazione della metro. Mi strinsi nel cappotto nero lungo e pensai che il maglioncino verde che indossavo fosse troppo leggero.
Quando arrivai al palazzo della società di Henry, gli stinchi mi facevano male per la velocità a cui avevo camminato e grondavo di sudore, il che non andava molto bene, visto il freddo che faceva.
Entrando dentro il palazzo, la prima cosa che notai fu il riscaldamento acceso e mi fermai un attimo per riprendere fiato. Avrei voluto togliermi il cappotto, ma avevo delle chiazze di sudori enormi e, vedendo lo sguardo altezzoso della segretaria dietro il bancone all'ingresso, decisi che forse era meglio tenerlo addosso, morendo di caldo.
Feci un bel respiro e mi avvicinai al bancone, scoprendomi scocciata dal fatto che non ci fosse Grace, che avevo conosciuto il giorno del compleanno di Henry: lei mi avrebbe riconosciuta e non mi avrebbe fatta aspettare, invece la ragazza davanti a me mi rivolse uno sguardo irritato, inarcando appena un sopracciglio alla mia richiesta di salire al ventesimo piano.
"Lei lavora qui?" mi chiese con un tono che trasudava altezzosità.
Prima di rispondere, la guardai a lungo, contando fino a dieci nella mia testa per non usare un tono brusco.
Sta solo facendo il suo lavoro ripetei a me stessa mentre contavo, probabilmente lei iniziò a pensare che avessi qualche problema, perchè iniziò ad assumere un'espressione ancora più scocciata.
"No" risposi infine, a voce bassa "Non lavoro qui"
Sono la fidanzata del tuo capo aggiunsi mentalmente, sorpresa di come fosse inviperita la mia voce mentale. Era il caldo che stavo provando a farmi comportare così, ma cercai di correggermi subito con un sorriso gentile "Sono qui per vedere Henry Cooper"
"Lo sa che Henry Cooper è il CEO, vero?"
Questa ragazza, che doveva avere forse venticinque anni, ce la metteva tutta per farmi innervosire "Sì, lo so" scandivo bene ogni parola.
"Lei non ha un accento inglese" lei, invece, quando parlava dovevo sforzarmi per capirla: apriva a malapena la bocca.
La guardai accigliata, chiedendomi come quello fosse importante in quel momento "Perchè non sono inglese" le dissi seccamente "Henry Cooper è qui?"
"Evelyn!" sussultai, sentendomi chiamare, e voltandomi, mi ritrovai Logan davanti che mi sorrideva mentre si passava una mano tra i capelli corvini "Che ci fai qui?"
"Logan!" sorrisi e gli andai incontro, abbracciandolo per salutarlo.
Non potevo negare di provare un minimo di appagamento, vedendo lo sguardo sbigottito della ragazza dietro il bancone, doveva averla sorpresa che io abbracciassi uno dei migliori amici del suo capo.
"Sono qui per vedere Henry" gli dissi, la segretaria era sempre più sorpresa "Ma è bello vedere anche te! Come stai?"
Logan mi fece un sorriso "Benissimo, sono passato per dire ad Henry di venire a casa mia, stasera ho organizzato una serata tra noi ragazzi"
"Oh, è una bella idea!"
Corrugò la fronte "Spero di non averti rovinato i piani, però"
"No, no" lo rassicurai "Volevo solo salutarlo, poi devo ritornare a Cambridge"
"Oh, bene" sospirò "Una sere di queste, però, devi assolutamente venire! Nate e Chris non ti vedono da..."
"Da Capri?" completai la frase per lui "Sì, sono d'accordo! Dobbiamo vederci"
La segretaria aveva la bocca semiaperta per lo stupore, ma non lo trovavo più così divertente come prima.
"Anche Greta potrebbe venire, dato che sta con Dylan"
"Decidete voi quanto, noi ci saremo"
"Domani? Visto che è sabato" fece allegro "Chiedilo anche al resto del vostro gruppo, più siamo meglio è"
"Gli altri sono rimasti in Italia" era carino da parte sua invitare anche loro "Ma sono sicura che Arianna e Federica vorranno venire"
"Ti mando un messaggio con l'indirizzo, ma penso che vi accompagneranno Henry e Dylan, non avrete problemi! Ora devo andare, vi aspetto!" iniziò a camminare verso l'uscita.
"Ci saremo" gli urlai dietro, per poi rigirarmi con un sorriso verso la segretaria, che impiegò circa cinque secondi per riprendersi da tutto quello sbigottimento.
Parlare con Logan era stata una boccata d'aria fresca, ora ero di umore certamente migliore per affrontare una conversazione con Henry.
La segretaria mi fece una faccia del tutto diversa da quella altezzosa di prima e, con un sorriso presumibilmente falso, mi diede un badge per superare i tornelli meccanici e raggiungere il ventesimo piano.
Fortunatamente avevo smesso di sentire caldo e iniziai a muovere la testa a tempo con la musichetta che veniva riprodotta nell'ascensore. Non ero nervosa, anzi, non vedevo l'ora di abbracciare Henry. Rispetto all'ultima volta che ero stata lì, c'erano molte più persone e molto più frastuono. Forse non avevo scelto il momento adatto, probabilmente Henry era impegnato e anche stressato, non volevo che perdesse tempo a parlare con me, se aveva tante cose da fare.
Intravidi Luke Williams, che si stava spostando da una stanza all'altra, ma anche lui mi notò, in piedi davanti all'ascensore. Non salutarlo mi pareva maleducato, ma non mi andava di parlare con lui.
Gli feci un cenno a mo' di saluto, sperando di risolvere in quel modo la questione, ma lui mi si avvicinò sostenendo spavaldo il mio sguardo "Ciao" mi disse.
"Ciao" assunsi un'espressione amichevole, anche se avrei voluto prenderlo a schiaffi.
Nessuno dei due disse niente per qualche secondo, poi io ruppi il silenzio "Tutto bene?"
Luke non rispose alla mia domanda e cambiò argomento "So che sono stato sgarbato"
Se si stava riferendo alla disastrosa uscita a quattro, sì, era stato molto sgarbato, ma mi limitai a fissarlo e aspettare che continuasse. Di certo io non gli avrei detto "Ma tranquillo, già dimenticato!", avrei potuto farlo, ma non volevo. Che si sentisse pure in colpa.
"Non ho ancora parlato con Federica, sta bene?"
Non l'hai chiamata e ti sei comportato da stronzo, come potrebbe stare secondo te?
"Potresti benissimo chiederlo a lei"
Luke mi guardò risentito "Se la chiamo, sono convinto che litigheremo ed io non voglio litigare con lei"
"Quindi non la chiami solo perchè pensi che potreste litigare? A me sembra solo una scusa"
Ora sembrava infastidito "Dimmi solo se sta bene"
"No"
"No non me lo dici, o no non sta bene?"
Strinsi appena gli occhi "Non ti sei comportato bene e lei ci è rimasta male, ovviamente"
"Ah" non voleva darlo vedere, ma i suoi occhi sembravano dispiaciuti.
Sospirai "Parlale"
Luke mi fece un ultimo cenno e poi se ne andò. Ricordavo la strada fino all'ufficio di Henry ed iniziai a camminare, tutti erano troppo occupati per badare a me.
Crystal, seduta alla sua postazione davanti all'ufficio di Henry, alzò la testa di scatto e mi sorrise "Ciao, Evelyn!" mi aveva visto forse solo una volta, ma era sempre così gentile "Henry non mi aveva detto che saresti venuta"
"Perchè non lo sa" sbirciai alle sue spalle e vidi che l'ufficio di Henry era vuoto, ma nascosi la delusione "Sono venuta per parlargli, ma non voglio disturbarlo se è impegnato in qualcosa di importante"
Crystal guardò fugacemente un punto alle mie spalle "Lui è-"
"Qui" continuò una terza voce, quella di Henry.
Mi girai e mi ritrovai Henry davanti, in tutta la sua altezza, era così vicino che dovetti inclinare la testa per guardarlo negli occhi "Oh" esclamai "Ciao"
Cercai di studiare il suo sguardo, ma era impassibile.
"Avete cinque minuti, poi hai una riunione" disse Crystal rivolta ad Henry.
Lui fece un passò indietro e distese un braccio verso la porta del suo ufficio, che attraversai in tutta fretta. Non appena anche lui fu dentro, mi avvicinai al muro e premetti il pulsante per oscurare i vetri. Non tanto perchè volevo della privacy, ma perchè mi piaceva vedere i vetri che diventavano opachi.
Henry si appoggiò alla sua scrivania, incrociando le braccia al petto "Come sei venuta a Londra?"
"Tua nonna ed Arthur mi hanno dato un passaggio"
Lui cercò di trattenere un sorriso divertito "Cosa?"
"Ho incontrato tua nonna a Cambridge, siamo state in un locale a bere thè e cioccolata calda e poi sono venuta da te"
Questa volta Henry si fece scappare una risata e anche io iniziai a ridacchiare "Sono stata a casa tua, ma il portiere mi ha detto che eri a lavoro" gli dissi, entrambi divertiti "Poi ho preso la metro ma ho perso il treno, così ho dovuto fare una camminata da Piccadilly fino a Holborn"
"Hai faticato molto"
"A tratti pensavo di perdermi" abbassai la testa, scossa da un altra risata.
Ero stata così tanto presa dal raggiungerlo che non avevo pensato affatto a che cosa dirgli, così improvvisai "Credo che ci siamo tenuti il broncio per abbastanza tempo"
"Io non ho intenzione di litigare a causa di Luke Williams" mi disse, ritornando serio.
"Nemmeno io" feci un passo verso di lui.
"So che mi sono comportato male" si raddrizzò e mi si avvicinò "Non ricapiterà"
Annuii debolmente, incrociando il mio sguardo con il suo "Lo so"
"Se la cosa può farti piacere, io e Luke ci siamo detti scusa a vicenda qualche giorno fa"
"Perchè non me l'hai detto prima?"
"Perchè volevo vedere la tua faccia mentre te lo dicevo" sorrise "Che è ridicolmente divertente, tra parentesi"
Sorrisi anche io "Sono fiera di te"
Allungò una mano e me la mise dietro la nuca, cambiando argomento "Perciò hai passato il pomeriggio con mia nonna"
"È una donna molto simpatica, abbiamo avuto una conversazione... Illuminante"
"Illuminante? Di cosa avete parlato?"
"Cose tra donne, non ti riguardano"
Lui alzò le sopracciglia divertito ed io continuai a parlare "Inoltre, ho incontrato Logan all'ingresso. Abbiamo organizzato la serata di domani"
"Appuntamento galante tra voi due? Posso fare il terzo incomodo?"
"Credo che sarei io ad essere il terzo incomodo tra voi due"
"Non volevo rivelartelo così, Eve... Ma a quanto pare l'hai scoperto da sola"
Scoppiai a ridere e intrecciai le mani dietro il suo collo "Abbiamo realizzato che non ci vedevamo da tanto, così domani sera ha detto che possiamo vederci tutti a casa sua. Io, tu, lui e il resto dei tuoi amici. Anche le mie amiche sono invitate, perciò domani tu e Dylan verrete a prenderci a Cambridge"
"Mi piace come idea" si chinò e mi baciò sulle labbra "Stasera devo raggiungere i ragazzi, ma se vuoi..."
"Tranquillo" lo interruppi "Devo tornare a Cambridge"
Fece un passo indietro e prese il telefono dalla tasca "Chiamo Arthur e gli dico di accompagnarti"
Crystal entrò nella stanza "Henry, devi andare"
Lui le fece un cenno mentre parlava con Arthur al telefono, che era già qua davanti.
Il momento di calma era finito e si ritornò alla fretta, Henry mi diede un bacio veloce e poi dovette scappare, gridandomi un "A domani" che fece voltare tutti quelli attorno a lui.
Litigare era odioso, ma fare la pace era una delle sensazioni più belle al mondo.

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