Capitolo 34

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Prima di andare a cena, pensammo che fosse opportuno lavarci e prepararci per il concerto. Fortunatamente nella nostra casa c'erano due bagni, così facemmo prima. Feci una doccia veloce, non curandomi di asciugarmi per bene i capelli, che rimasero con le punte bagnate. Per il bagno di mezzanotte, scelsi un bikini con il sotto blu notte e il sopra argentato e coi brillantini, ma le mie mani litigarono un po' con i due fili che andavano legati dietro la schiena.
Coprii il costume con un vestito celeste con la scollatura a V e con delle fantasie floreali rosse e bianche. Si infilava come se fosse una camicia smanicata e aveva alla vita due fili che servivano per chiuderlo. Intrecciai i fili in un fiocco laterale, chiudendo per bene il vestito.
Stranamente tutto il mio gruppo riuscì ad essere pronto giusto in tempo per incontrare davanti casa nostra il gruppo di Henry, la cui abitazione non era molto distante dalla nostra.
Allegra e di buon umore, mi precipitai fuori e saltai addosso ad Henry, baciandolo.
"Mhm" sorrise inspirando nei miei capelli "Hai un buon odore"
"Il potere dello shampoo" buttai la testa all'indietro per guardarlo, i miei piedi non toccavano la strada: lui mi stava tenendo in braccio cingendomi la vita.
Lui rise alla mia battuta e mi diede un altro bacio.
"Dov'è Greta?" quella domanda posta da Dylan catturò l'attenzione di tutti. Henry mi rimise per terra.
"È uscita subito dopo essersi fatta la doccia" spiegò Arianna con una scrollata di spalle "Dovrebbe arrivare a momenti"
Greta arrivò circa dieci secondi dopo, accompagnata dal bagnino che aveva un braccio attorno alle spalle.
"Oh-oh" mormorò divertito Logan, vedendo l'espressione di Dylan.
Henry diede una pacca sulla spalla al suo migliore amico, poi si rivolse al bagnino in inglese, pensando che non fosse italiano "Grazie per avercela riaccompagnata"
"Non parlo bene l'inglese" rispose il bagnino.
Qualcuno doveva aver tradotto in inglese quella risposta a Dylan, che borbottò "Se non lo parli, come fai ad interagire con gli stranieri?"
Il bagnino, non capendolo, sorrise e basta.
Greta, invece, capendo le parole di Dylan, gli lanciò un'occhiataccia "Almeno lui è simpatico"
Il bagnino si congedò rapidamente, dando un ultimo bacio alla nostra amica bionda, che ci chiese di aspettarla perchè doveva andare un attimo al bagno.
Dylan si mise le mani in tasca e si imbronciò, nonostante le battute che Nate faceva per rallegrarlo.
"Sto bene" diceva lui "Sento solo il mio cuore che si infrange"
"Non pensi di esagerare?" fece Henry "Sai che non state insieme, vero?"
Dylan non sarebbe stato un cattivo ragazzo per Greta. Segretamente io, Arianna e Federica speravamo che lei gli desse una possibilità, ma forse non sarebbe mai successo.
L'argomento non venne più toccato, sia per non mettere Dylan di cattivo umore sia perchè Greta ci raggiunse.
Dopo una passeggiata di cinque minuti, durante la quale i ragazzi parlarono del calcio e della squadra, secondo la loro opinione, migliore, arrivammo alla pizzeria.
Dal nostro tavolo sulla terrazza, si poteva vedere il mare e anche l'enorme piazza nella quale ci sarebbe stato il concerto, in quel momento si vedevano delle persone sul palco ma non si capiva cosa stessero facendo.
Alessio e Logan si sedettero alle due estremità del tavolo rettangolare, Dylan, Henry, io e Arianna eravamo seduti dietro uno dei lati lunghi mentre Nate, Federica, Sam, Cosimo e Greta dietro l'altro, però loro stavano più stretti di noi essendo in cinque.
Sam, sentendosi generoso, decise di offrire un giro di birra a tutti e fu la prima cosa che chiese alla cameriera, poi a turno ordinammo le pizze e Greta aggiunse all'ordine una porzione grande di patatine fritte.
"Sono stato a quella partita!" stava dicendo Henry bevendo la sua birra dalla bottiglia di vetro "Nate, ti ricordi quell'ubriaco che si è tolto i pantaloni davanti a tutti?"
Nate scoppiò a ridere "Cazzo, certo che me lo ricordo! E mi ricordo ancora il suo culo" scosse la testa con disgusto ed Henry iniziò a ridere mentre allungava il suo braccio sullo schienale della mia sedia.
"Non sono mai stata ad una partita di calcio" affermò Greta "Non che mi interessi"
"Non ti piace il calcio?" le chiese Dylan un po' stupito "Avrei giurato di sì"
"Perchè?" replicò lei.
"Non lo so" Dylan riprese a bere la birra "Una sensazione"
"Io sono stata alle partite di calcio di mio fratello" intervenne Arianna ridacchiando "Ma ci andavamo soprattutto per i suoi compagni di squadra"
Che ricordi che aveva fatto riemergere: Mattia, il fratello di Arianna, ora ventenne, aveva dei compagni di squadra così belli da togliere il fiato, andavamo a vedere le partite solo per poterli ammirare. Stessa storia per il fratello di Federica, ora ventiquattrenne, con la sola differenza che lui giocava a pallavolo. Quando i loro fratelli avevano capito il motivo del nostro entusiasmo verso lo sport, iniziarono a prenderci in giro.
"Oddio!" esclamò Federica pensando ai bei vecchi tempi "Vi ricordate i compagni di squadra di Carlo?"
"Come scordarseli!" replicai, per poi arricciare il naso in uno sforzo di memoria "Come si chiamava il biondo?"
Greta mi indicò simbolicamente con un dito "Christian! Che ben di Dio che era..."
"Ora però vogliamo i dettagli" scherzò Nate.
Alessio scosse la testa "Oh no, non li volete"
"Perchè? Hanno ucciso qualcuno?" domandò divertito Henry, senza spostare il braccio dalla mia sedia.
"Perchè loro quattro sembravano delle pazze. Hanno persino scoperto il numero di telefono di uno"
"Evelyn" precisò Arianna "Evelyn l'ha scoperto"
Per le risate, buttai indietro la testa, appoggiandola momentaneamente sul braccio di Henry "Ehi! Era Federica che lo voleva, io le ho solo fatto un favore"
Nel frattempo arrivarono le patatine.
"A volte erano come ossessionate" commentò Sam "Greta forse era la più calma di tutte"
"Perchè si era messa assieme ad uno stronzo e non badava agli altri ragazzi!" Arianna riempì il suo piattino di ketchup e maionese.
Greta alzò gli occhi al cielo "Non era uno stronzo, era solo palloso"
"Pallosamente... stronzo" mentre parlavo misi una mano sul ginocchio di Henry, senza una particolare ragione.
"Vogliamo parlare di Francesco?" mi sfidò Greta divertita "Forse il tuo momento più buio"
"Oh, no" disse Federica "Alessandro è stato il suo momento più buio"
Sam fece una smorfia "Quello non piaceva a nessuno di noi, ancora mi chiedo perchè tu ti ci sia messa insieme"
"Uh! Ex-fidanzato! Henry, tappati le orecchie" Dylan rise mentre dava una gomitata all'amico.
"Non sono geloso" affermò lui, il suo braccio ancora lì "Sto solo cercando di rintracciarlo per ammazzarlo... Arianna, sto scherzando, non guardarmi così"
Ridemmo tutti, poi Logan spostò l'attenzione su Nate "E tu, amico? Che dice la tua ragazza?"
"Meglio non parlarne" Nate roteò gli occhi "Mi sta facendo impazzire, è troppo possessiva! A malapena mi lascia andare a lavoro, dice che non le dedico abbastanza tempo"
"Ma è scema?" esclamò Henry con la fronte aggrottata "Hai rinunciato ad eseguire uno degli interventi più importanti della tua carriera perchè era il suo compleanno"
"Non è abbastanza, così dice lei"
"Forse è ora di chiuderla, Nate" gli disse Logan, questa volta serio "Poi essere scapolo è così bello! Ogni notte una storia diversa, senza impegno e senza sentimenti"
Sam lo guardò allegro "Qualcuno che la pensa come me!"
Avevamo finito le patatine, ma per fortuna arrivarono le pizze.
Greta sorrise "Come col bagnino" borbottò in italiano, a quanto pareva si era divertita.
Mentre i presenti discutevano sui vantaggi delle sveltine, Henry si voltò verso di me e si chinò per sussurrarmi nell'orecchio "Sei bellissima stasera"
"E stamattina non lo ero?" replicai io sorridendogli beffarda.
Per tutta la durata della cena avevamo parlato in inglese e questo breve scambio di battute in italiano mi ricordò di quanto lui parlasse bene la mia lingua madre.
"Non accetti mai un complimento senza scherzare, vero?"
"Scherzare è il mio passatempo preferito"
Nessuno stava badando a noi, erano tutti presi dalla discussione del momento.
Mentre ci guardavamo negli occhi, iniziai a farmi delle domande. Volevo sapere di più su di lui, volevo sapere quale fosse il suo colore preferito, volevo sapere cosa amasse fare nel tempo libero. Mi interessava sapere di più sulla sua infanzia, sul perchè avesse deciso di fare il lavoro che faceva.
Mi resi conto di quanto poco lo conoscessi ma al tempo stesso mi sembrava di conoscerlo da una vita.
Quando arrivò il momento di pagare, Henry e il suo gruppo di amici vollero offrirci la cena, nonostante le nostre proteste.
"Ma avevo detto che vi avrei offerto io la birra!" si lamentò Sam "Ora mi farete passare per un bugiardo"
"Niente da fare" Nate scosse la testa "Vogliamo ringraziarvi della giornata, in più voi oggi ci avete offerto il pranzo"
Henry chiuse gli occhi, sognante "Quei panini erano deliziosi"
Prima di andare al concerto, io e le ragazze andammo un attimo a casa per andare al bagno, dato che dopo il concerto, il mare sarebbe stata la tappa seguente.
Raggiungemmo i ragazzi e andammo verso la piazza che era stracolma di persone, fortunatamente Chris ci accolse davanti ad un ingresso secondario e ci fece posizionare nella zona delimitata dalle transenne, assieme ad altri "ospiti speciali" dei cantanti.
Il concerto iniziò poco dopo.
Il primo cantante non lo conoscevamo, ma ballammo comunque al ritmo delle sue canzoni pop. Più che ballare, saltavamo o ondeggiavamo, urlando di tanto in tanto mischiandoci alla folla che cantava a squarciagola le sue canzoni. Il ragazzo che cantò dopo, Guido Bali, era più famoso e fortunatamente conoscevamo qualche sua canzone.
Vidi Henry fare delle mosse divertenti coi suoi amici, ma il più comico di tutti erano sicuramente Logan e Dylan. Nel frattempo, il cantante cambiò e salì sul palco una ragazza che aveva da poco iniziato a fare successo, le sue canzoni erano più dolci rispetto a quelle sentite prima.
Non ci si poteva ballare sopra, ma erano piacevoli da ascoltare. La prima che cantò fu una canzone d'amore "Guardami negli occhi, dimmi cosa vedi" mi ritrovai immobile, ad ascoltare le sue parole "Dimmi cosa vedi, dimmi cosa provi" anche il resto delle persone si era fermato "E se non sei pronto, aspetterò. Ti aspetterò"
Tutti si erano immobilizzati, tutti ascoltavano le parole cantate di quella ragazza.
"Da quando sei nella mia vita" un violino iniziò a suonare "C'è luce dove prima c'era ombra"
Istintivamente, come se fosse un riflesso meccanico, mi voltai verso Henry. Anche lui mi stava guardando coi suoi occhi magnifici. Occhi blu come l'oceano.
E tutto sparì, tutto.
Era come se il nostro gioco di sguardi stesse creando una barriera che ci isolava dal mondo esterno. Senza parlare, comunicavamo.
Senza toccarci, ci abbracciavamo.
La voce di Sam nell'orecchio mi fece sussultare "Mi piace questa canzone!"
Non mi ero accorta che la dolce melodia era stata sostituita da una canzone rock. Canzone che, tra l'altro, era già finita.
L'attenzione di tutti si spostò subito su Chris, che era appena salito sul palco "Buona sera a tutti!" farfugliò in italiano, probabilmente aveva imparato quelle parole un secondo prima di salire. Iniziò subito a cantare, accompagnato dalla sua chitarra. Era un cantante splendido. La sua voce era graffiata e dolce allo stesso tempo e riusciva a variare da un registro all'altro con nonchalance.
Mentre cantava la seconda canzone che aveva preparato, volli fargli un video, così mi avvicinai ad Arianna per prendere il mio telefono dal suo zainetto, nel quale noi tutte avevamo messo telefoni e documento d'identità. Arianna era l'unica a cui andasse portarsi appresso uno zaino e noi ne avevamo approfittato.
Tuttavia, non appena misi le mani nello zaino, realizzai che avevo dimenticato la carta d'identità a casa. Probabilmente non mi sarebbe servita, ma averla con sé era sempre meglio e, siccome non avremmo avuto tempo dopo il concerto di tornare a casa, dissi ad Arianna le mie intenzione e mi allontanai, dicendo alla guardia della sicurezza che sarei tornata subito. Nessuno mi notò mentre andavo via e, fortunatamente, mi ritrovai davanti un uomo gentile che mi disse che mi avrebbe fatta rientrare senza problemi.
Nei momenti in cui non c'era nessuno per strada, iniziai a correre per fare prima, grazie al cielo casa nostra non era lontana dalla piazza.
Entrai con le chiavi che avevo preso dallo zainetto di Arianna e andai nella mia camera, trovando la carta d'identità sul comodino.
Approfittai del momento per sistemarmi i capelli ondulati, scompigliati dal vento. Ormai avevano superato le spalle di due o tre centimetri. La musica del concerto si sentiva persino lì, nella mia camera, ma non era più Chris a cantare.
"Tutto bene?"
Per poco non caddi per lo spavento, pensando di essere sola.
"Sì" dissi ad Henry, appoggiato allo stipite della porta della mia camera "Perché?"
"Ti ho vista andare via all'improvviso, pensavo ti fossi sentita male"
Mi rilassai e gli sorrisi dolcemente "Sto bene" era carino per essersi preoccupato "Ho solo dimenticato qui la carta d'identità"
Alzò le sopracciglia divertito "Dovrebbero arrestarti, allora"
"Non sono una criminale" incrociai le braccia al petto e ricambiai il suo sguardo.
"Beh..." sorrise a labbra chiuse "Mi hai derubato due volte"
"Ancora con quella storia?" alzai la voce, ma non ero arrabbiata "La prima volta è stata uno sbaglio e la seconda..." sbuffai "La seconda non vale, quei bloc-notes erano in omaggio!"
"Se dirlo ti fa dormire meglio..."
Scossi la testa sorridendo "Sei terribile"
"Sì" per un attimo mi guardò serio "Lo sono"
Seguì un momento di silenzio, nel quale io analizzai la nostra situazione: eravamo da soli in una camera da letto. Nessuna interruzione era possibile.
Ogni fibra del mio corpo si sentiva attratta da lui.
"Io inizio ad andare" fece dopo un po', raddrizzandosi.
Non lo toccai, ma la mia voce fu sufficiente per bloccarlo "No" mi affrettai a dire "Non voglio che tu te ne vada"
Avvicinai la mano destra all'estremità del fiocco che chiudeva il mio vestito e la tirai, lasciando che l'abito si aprisse a vestaglia, facendo vedere il costume da bagno.
"Non andare" ripetei con voce ferma e sicura senza staccare i miei occhi da lui.
Henry per un po' sostenne il mio sguardo, poi i suoi occhi indugiarono sul mio corpo prima di togliersi anche lui la maglietta. Il suo torace sembrava scolpito nella pietra.
In due passi fu vicino a me e, attirandomi tra le sue braccia, mi baciò con una passione che, se tramutata in energia, avrebbe potuto illuminare la casa.
Mentre il mio vestito cadeva a terra, io ed Henry iniziammo ad indietreggiare e quando sentii il polpaccio toccare il letto, girai attorno ad Henry in modo da poterlo spingere.
Mi guardò divertito ed eccitato quando mi misi a cavalcioni su di lui, poi riprese a baciarmi sistemandomi dietro l'orecchio i capelli che mi cadevano sul viso.
Mi allungai per aprire il cassetto e prendere uno dei preservativi che avevo portato da Verona.
Non si poteva mai sapere cosa sarebbe potuto succedere in vacanza.
Di nuovo, mi guardò divertito e dopo le sue labbra finirono prima sul mio collo e poi sulla clavicola, mordicchiandomi la pelle di tanto in tanto. Chiusi gli occhi per il piacere che stavo provando.
Una sua mano scivolò dietro la mia schiena e sciolse il fiocco del costume che lo ancorava al mio corpo, nel frattempo io gli lasciavo baci un po' dappertutto: sul viso, sul collo, sulla spalla...
Dopo sciolse il fiocco dietro al collo e mi tolse il costume, che finì da qualche parte sul pavimento, assieme al resto dei nostri vestiti. Le sue labbra indugiarono sul resto del torace ed io gemetti.
Le nostre labbra si ricongiunsero come delle vecchie amiche, i nostri corpi aderivano perfettamente l'uno con l'altro. Le mie mani esploravano il suo corpo studiandone ogni centimetro, così come le sue.
Henry si fermò per un momento e alzò la testa per guardarmi in viso. Mi sistemò di nuovo una ciocca dietro l'orecchio sinistro e le sue labbra si piegarono in un sorriso, il più delicato e dolce che gli avessi mai visto.
Ancora a cavalcioni su di lui, gli sorrisi a mia volta.
Cos'erano le parole? In quel momento non sarei stata in grado di pronunciare una frase di senso compiuto, ma non era importante: comunicavamo con gli sguardi.
Mi persi di nuovo nei suoi occhi, che mi ricordavano l'oceano.
Dopo questa piccola pausa, Henry mi baciò di nuovo ma in modo più delicato. Mi prese per i fianchi e mi fece stendere supina sul letto, sistemandosi sopra di me e finendo di spogliarsi al tempo stesso.
Mi aiutò a sfilarmi il pezzo inferiore del costume e mi inarcai sotto le sue labbra che iniziavano a scendere lungo il mio corpo. Quando arrivò alla parte più delicata, mi fece perdere ogni parte razionale che mi era rimasta.
Dopo un po', risalì e tornò a guardarmi negli occhi.
Era arrivato il momento.
Non ero nervosa e non ero tesa: in quel momento sembrava la cosa più naturale del mondo. E lui non mi chiese se fossi sicura o se fossi pronta, lo sapeva anche senza sentirmelo dire.
Le parole non erano nulla.
Un lieve dolore iniziale fu sostituito immediatamente dal piacere.
Chiusi gli occhi quando Henry iniziò a baciarmi l'incavo del collo. Avevo conficcato le unghie delle mani dietro la sua schiena e di tanto in tanto alzavo la testa per lasciargli dei baci sulla spalla destra.
Mi sentivo così bene, così in paradiso. Non riuscivo a smettere di sorridere.
Il piacere non smise mai di aumentare, fino a quando non esplose. Esplosione nella quale io ed Henry venimmo coinvolti contemporaneamente.
La passione si trasformò in dolcezza e la musica del concerto in lontananza, prima coperta dai nostri gemiti e anche dalle nostre urla, ritornò a farsi sentire.
Henry si stese alla mia sinistra ed io rimasi a fissare il soffitto, ancora in estasi. Era come se la mia mente si fosse svuotata. Era come se fossi ubriaca, ubriaca di Henry.
Ero inebriata dal suo odore, ero ancora in fibrillazione per il suo tocco e, soprattutto, ero felice per averlo lì con me.
Non sapevo se quello che avevamo noi fosse amore, ma sicuramente era qualcosa che ci andava vicino. Sicuramente era qualcosa di forte e travolgente come una tempesta.
E questo affetto che ormai ci legava non mi faceva paura, come poteva spaventarmi qualcosa che mi rendeva felice?
Girai la testa verso di lui ed Henry mi stava guardando.
Quando mi guardava o quando era semplicemente con me, mi sentivo più forte. Invincibile.
"Forse smetterò di chiamarti ruba-carta" mormorò Henry, accarezzandomi  la guancia destra.
"Finalmente" replicai con l'ombra di un sorriso sul mio volto "Io però non smetterò di chiamarti straniero"
"Mi sta bene. È eccitante"
Aggrottai la fronte "Per te ogni cosa è eccitante"
"Trovo eccitante te e tutto ciò che ti riguarda" mi guardò soddisfatto della sua risposta "E ti trovo anche bellissima"
Gli feci un largo sorriso, non me lo aveva mai detto.
Mi avvicinai un po' di più a lui e appoggiai la testa sulla sua spalla "Possiamo rimanere qui per il resto della serata?" scherzò lui "Quel bagno a mezzanotte è così essenziale?"
"Non lo salto il bagno a mezzanotte" feci ridendo "E nemmeno tu. Forse dovremmo raggiungere gli altri"
"Mhm" emise un lamento gutturale senza senso "Gli altri? Non li conosco"
"Cretino"
"Malefica"
"Malefica?"
"Malefica" ripetette "Vuoi farmi alzare da questo letto comodissimo per andare a tuffarmi in acqua, assieme agli altri, mentre qui posso stare con te e solo con te"
"Lasceresti solo Dylan"
"Oh" iniziò a ridere "Sono sicuro che non sentirà la mia mancanza"
"Potrebbe esserci lui tra le tue braccia" ironizzai "Formereste una bella coppia"
"Lo ucciderei, è troppo logorroico"
"Sei terribile"
Sorrise e chiuse gli occhi "Mi trovi d'accordo"
"Andiamo, mister Terribile" mi liberai dalla sua stretta e mi misi seduta "Dobbiamo andare"
"Mhm"
"Andiamo"
"Mhm"
"Dove hai buttato il mio costume?"
"Secondo te ci ho fatto davvero caso?"
"Trovato" gli buttai il suo pantaloncino a costume, che gli arrivava fino alle ginocchia "Vestiti"
"Malefica. Ecco il tuo nuovo soprannome"
Guardai l'ora sul display del telefono: erano le undici e quaranta.
"Dobbiamo sbrigarci" gli dissi mentre mi infilavo il costume.
Finalmente si decise ad alzarsi e a vestirsi, nonostante preferissi di gran lunga vederlo senza vestiti in tutta la sua bellezza scultorea.
Eravamo entrambi vestiti, ma nessuno di noi due usciva da quella stanza "Solo un altro bacio" mi disse lui bloccandomi per le braccia "Uno e poi andiamo"
Non protestai, ma poi furono due baci e quei due diventarono tre, tutti molto lunghi e in grado di sciogliermi le gambe.

Raggiungemmo i nostri amici in spiaggia alle undici e cinquantasette precise dopo aver amoreggiato un altro po'.
La luna si rifletteva sulla superficie dell'acqua.
Per arrivare prima della mezzanotte avevamo corso tra una risata e l'altra, consapevoli e incuranti che i nostri amici avrebbero capito subito in cosa eravamo impegnati.
Rimisi il telefono, le chiavi di casa e il documento d'identità nello zainetto di Arianna e poi sia io sia Henry, continuava a lanciarmi occhiatine che non mancavo a replicare, ci affrettammo a toglierci i vestiti e a rimanere in costume da bagno.
Anche le mie amiche mi guardavano insistentemente, avendo sicuramente compreso ciò che era accaduto. Mi limitai a sorridere e a scrollare le spalle, di certo quello non era il momento più adatto per parlarne.
C'erano un sacco di gente pronte a farsi il bagno e quando scoccò la mezzanotte, una grande massa di persone si buttò in acqua, al buio.
Io ed Henry eravamo e rimanemmo vicini, con tutti i nostri amici e le persone attorno a noi che si divertivano come dei pazzi. L'unico suono che si sentiva era quello delle urla e delle risate.
Alla fine ne valeva la pena farsi quel bagno e divertirsi assieme al nostro gruppo. Guardai Henry per dirglielo senza parlare e lui, prima di partecipare alla lotta in acqua che i nostri amici avevano iniziato,  ricambiò il mio sguardo e annuì.
Le parole non erano nulla.

Le sfumature del tramontoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora