Capitolo 3

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I miei genitori e mia sorella mi accompagnarono all'aeroporto e insieme a loro raggiunsi tutta la mia classe che si stava preparando per fare il check-in. Avevamo tutti un trolley, uno zaino e una valigia più grande da mettere in stiva. Eravamo tutti così elettrizzati: il momento che aspettavamo da più di un anno era arrivato.
Mia sorella corse verso la sorella di Greta, Aurora, per salutarla siccome erano compagne di classe anche loro. Mi sistemai gli occhiali da sole sulla testa e andai verso le mie amiche che stavano parlando in gruppo "Ehi!"
Salutai anche i loro genitori, che iniziarono a parlare con mia madre e mio padre.
"Siete pronte?" fece Arianna dondolandosi sui piedi "Non vedo l'ora di salire su quell'aereo"
"Avete visto Nicolas?" Federica si avvicinò ulteriormente per parlare a bassa voce "È arrivato assieme a Giulio e a malapena hanno salutato"
Mi voltai leggermente per non fissarli in maniera palese "Lasciateli perdere, tanto a Londra staremo con loro solo a scuola e nelle uscite che faremo con la Palumbo, ma durante il nostro tempo libero non dobbiamo vederli"
"Samuel non è ancora arrivato?" chiese Greta guardandosi intorno "Ah no, eccolo" fece un cenno col capo e tutti guardammo in quella direzione "È quello che corre come un pazzo"
Una volta arrivato vicino a noi si fermò quasi perdendo l'equilibrio "Sono..." aveva il fiatone "Sono in ritardo?"
"No, Sam" gli risposi ridendo "Non sei in ritardo"
"Ah, bene" si piegò e appoggiò le mani sulle ginocchia, per riprendere fiato. Suo padre arrivò pochi secondi dopo, portando con lui la valigia da mettere in stiva.
Dopo facemmo il check-in e successivamente i controlli della sicurezza per passare nell'area sterile dell'aeroporto. Salutare i nostri genitori fu emozionante, però l'entusiasmo per la partenza superava ogni cosa. Non vedevamo l'ora di imbarcarci.
I controlli della sicurezza filarono lisci e andammo subito a sederci davanti al nostro Gate, sistemando le valigie tutte assieme; la Palumbo continuava a ripeterci di andare in bagno se ne avessimo sentito il bisogno, così ci organizzammo ed andammo a turni. Io e le ragazze andammo per prime, anche perchè io e Federica avevamo il ciclo e sentivamo davvero il bisogno di andare in bagno.
Non c'era nessuno in quel bagno e così, mentre facevamo quel che si doveva fare in bagno, io e le ragazze ci mettemmo a parlare.
"Sono troppo emozionata" sentii Federica dire "L'ultima volta che sono salita su un aereo avevo dieci anni"
"Voi dove siete sedute?" chiesi io uscendo dal bagno "Io sono 26A" mi lavai le mani e me le disinfettai con l'amuchina che avevo nello zaino, i bagni degli aeroporti erano sempre sporchi e persino la maniglia della porta era piena di germi. Ero felice di essere seduta accanto al finestrino, quello era il mio posto a sedere preferito.
Passai il disinfettante anche alle altre "Io 24C" fece Arianna sistemandosi i capelli allo specchio.
"26B!" Federica mi guardò sorridendo "Siamo vicine! Tu dove sei seduta, Greta?"
"Uccidetemi" rispose la finta bionda "Sono seduta accanto a Nicolas"
"Il posto?" le domandai.
"24D"
"Ma siamo vicine! C'è il corridoio in mezzo a noi però siamo vicine"
"Almeno" Greta scrollò le spalle "Però accanto a me ci sono Nicolas e la Palumbo"
"Non è una cosa negativa" Federica si rimise lo zaino in spalla "Se c'è lei, tu e Nicolas non parlerete molto e lui non potrà essere fastidioso come al solito"
Dopo esserci fatte un paio di foto allo specchio, ritornammo dagli altri, che erano già andati in bagno. A quanto pare eravamo rimaste là dentro più del previsto.
Dopo circa mezz'ora chiamarono il nostro volo e l'entusiasmo prese di nuovo il controllo: nessuno di noi riusciva a rimanere fermo in fila, soprattutto Samuel che continuava a parlare senza fermarsi.
"Stiamo per lasciare l'Italia" Federica era davvero entusiasta.
"Per un mese!" aggiunsi io gongolante.

Il volo fu molto tranquillo, per tutto il tempo non smettemmo di parlare di come sarebbero state le nostre camere nel college, delle lezioni e di tutto quello che avremmo visitato.
Samuel e Cosimo erano particolarmente entusiasti di visitare il British Museum, essendo entrambi appassionati di storia e arte. Io e le mie amiche invece volevamo andare a vedere il Museo della scienza ed eravamo felici di visitare il Madame Tussauds, ovvero il museo delle cere di Londra.
Arrivammo a Londra alle tre di pomeriggio italiane, ma a causa del fuso orario lì erano le due di pomeriggio.
Fuori dall'aeroporto c'erano due navette nere, da otto posti ciascuna, che ci aspettavano per portarci nel college. Io, le mie amiche, la Palumbo, Samuel, Mario e Fabrizio entrammo nella prima navetta, mettendo le valigie da stiva nel bagagliaio e cercando di non schiacciarci le gambe con i trolley che mangiavano tutto lo spazio disponibile sulla navetta.
La Palumbo iniziò a parlare in inglese con l'autista per chiedergli informazioni sul college e sulle strade di Londra. L'autista non era particolarmente eloquente: rispondeva principalmente con Yes o No.
La Palumbo ci disse che, una volta arrivati al college, avremmo dovuto partecipare ad una piccola riunione con gli insegnati che volevano salutarci e conoscerci prima delle lezioni. Ci disse per l'ennesima volta che avremmo partecipato alle lezioni assieme ad altri ragazzi provenienti da altri paesi che avevano partecipato a quello scambio, perciò dovevamo comportarci in una determinata maniera.
Inoltre ci disse che dopo questa piccola riunione con gli insegnanti, potevamo farci un giro da soli, però alle otto di sera avremmo dovuto incontrarla davanti al college ed eventualmente saremmo andati in giro con lei dopo quell'ora.
Arrivammo al college e una graziosa signora dai tratti orientali ci diede le chiavi delle nostre camere, eravamo due gruppi da quattro e due da tre, io e le ragazze eravamo nella stessa camera ovviamente.
La prima cosa che notammo furono i letti a castello e tutte e quattro corremmo a prendere i posti che volevamo. Io e Arianna decidemmo di prendere i letti superiori, mentre Federica e Greta presero quelli inferiori. Ammassammo le valige vicino ai letti ed osservammo la stanza: le pareti erano bianche, mentre per terra c'era una moquette grigio topo. Non era piccola come camera: c'erano due armadi grandi con appendiabiti e cassetti. Avevamo anche il bagno in camera, nel quale mancava il bidet, ovviamente, però c'era una doccia lunga quanto una vasca da bagno con i panelli in vetro. Nel bagno c'erano delle mattonelle dello stesso colore della moquette e le pareti erano sempre bianche.
La grande finestra in fondo alla camera dava sul giardino della scuola e intravedemmo alcuni ragazzi seduti sotto gli alberi che leggevano o parlavano.
"È bellissima!" Arianna fu la prima a dire qualcosa "Staremo in questa stanza per un mese! Guardate lo specchio dell'armadio quanto è grande E la doccia? L'avete vista?"
"I letti sono comodi" commentò Greta stendendosi sul suo.
Poco dopo bussarono alla nostra porta, così andai ad aprire e Samuel entrò nella stanza con il sorriso di un bambino che aveva appena ricevuto un nuovo giocattolo "Questa camera mi sembra più grande!" disse guardandosi attorno "Oggi pomeriggio dove andate dopo la riunione? La Palumbo ha detto che il pranzo è incluso nel prezzo, ma per la colazione e la cena dobbiamo arrangiarci"
"Andiamo all'Hard Rock?" propose Federica "Ho visto le foto mentre eravamo sulla navetta, voglio assolutamente andarci"
"Magari ci andiamo un'altra sera, quando siamo in condizioni migliori" mentre parlavo mi piegai per allacciare le Adidas bianche, attraversate diagonalmente da una riga nera e una rossa appiccicate.
"Però non abbiamo pranzato ed io muoio di fame!" si lamentò Samuel "Cercherò su Trip Advisor, poi vi mando la posizione e ci raggiungete"
Feci a Samuel il pollice in su e dopo che uscì dalla stanza, continuammo a parlare "Dove andiamo dopo la riunione?" chiese Arianna.
"Io voglio andare in metropolitana, non mi interessa dove" Greta si alzò dal letto.
"Usciamo vestite così?" Federica si guardò allo specchio e si aggiustò la felpa verde senza zip.
"Tanto avremo le giacche addosso" presi lo zaino e tolsi le cose non necessarie per non appesantirlo. Lasciammo le giacche nella camera e raggiungemmo il resto della classe e la Palumbo. Anche la nostra professoressa aveva una camera lì, ma non sapevamo esattamente dove e sinceramente non ci tenevo a scoprirlo.
I professori ci accolsero in quella che sarebbe stata la nostra aula il giorno dopo. Arrivare di domenica era stato comodo, soprattutto per l'ora: avevamo ancora mezza giornata per ambientarci e, detto sinceramente, non vedevo l'ora di iniziare delle lezioni.
Tutta la conversazione con i professori si svolse in inglese, nessuna parola in italiano era ammessa.
"Siamo felici di sapere che il viaggio è andato bene, io sono Michelle Anderson" ci disse una donna sulla sessantina, un po' in carne e con degli occhiali rettangolari "Questa sarà la vostra scuola per il prossimo mese, parteciperete alle lezioni con altri studenti internazionali. Le lezioni iniziano alle 9:00, Allie vi distribuirà una tabella con tutti gli orari e le attività della scuola della prima settimana. Venerdì, l'ultimo giorno delle lezioni della settimana, vi verrà distribuita una tabella con gli orari e le attività della settimana dopo" Allie era la signora dai tratti orientali che avevamo visto all'ingresso "Vi faremo fare un test d'ingresso per capire il livello d'inglese più adatto a voi" io e le mie amiche ci guardammo entusiaste "Tra una settimana e l'altra potreste essere spostati nel caso il vostro livello migliorasse o..." fece una pausa e ridacchiò "Peggiorasse, ma non penso che accadrà"
Nessuno commentò e la lasciammo finire di parlare "Dato che siete tutti maggiorenni, potete tornare qui nelle vostre stanze all'una di notte, ma non oltre"
Alcuni ragazzi della mia classe sbuffarono, incluso Samuel, ma io non lo vedevo come un grosso problema: ci saremmo divertiti comunque, a prescindere dall'orario.
Ormai le cose importanti le aveva dette, così dopo aver presentato uno ad uno i professori, ci congedò augurandoci una buona continuazione e ricordandoci di arrivare puntuali l'indomani per il test d'ingresso.
La nostra insegnante le disse che in Italia noi eravamo a scuola già alle otto di mattina, perciò arrivare alle nove era un lusso per noi.
Io e le mie amiche ritornammo in camera per prendere le giacche e uscire. Dato che a Londra faceva molto freddo, mi ero portata una giacca blu molto calda con il cappuccio, che aveva due tasche esterne e due interne, tutte chiuse da una zip. Era corta e mi arrivava proprio sopra il sedere ed era anche abbastanza aderente, però mi teneva davvero al caldo. Mi infilai alle mani dei guanti neri e aspettai che anche le altre fossero pronte.
Uscimmo dalla camera dopo aver chiamato i nostri genitori; la prima cosa che volevamo vedere era, ovviamente la Parliament Square, il Big Ben, il London Eye...
Greta insistette nel prendere la metropolitana, così scendemmo le scale della metro della stazione vicino al nostro college. La scuola ci aveva fornito una travel-card con cui avremmo potuto viaggiare su tutti i mezzi pubblici.
Aspettammo sulla piattaforma della metropolitana due minuti e poi arrivò. Mentre salimmo iniziammo a ridacchiare come i bambini a Natale "Non c'è nemmeno un posto libero" commentai io salendo sulla metro "Dovremo aggrapparci"
"Quante fermate sono prima di Piccadilly Circus?" chiese Federica.
Arianna osservò lo schema delle fermate sul muro della metro "Tre"
Le porte si chiusero dietro di noi e ci stringemmo, aggrappandoci tutte allo stesso palo "Ragazze, io potrei mettermi a piangere" Federica perse quasi l'equilibrio quando la metro partì, ma continuò a sorridere.
"Anche io" feci "Sono troppo felice, soprattutto perchè siamo insieme"
"Credo che lo stare insieme sia una delle cose più belle di questo viaggio" tutte ci girammo a guardare Greta.
"Che bello quando ti metti a fare la dolce!" replicò Arianna "Io ve lo dico, dobbiamo farci delle foto carine"
Dietro di noi sentii una voce maschile che parlava arrabbiata al telefono (in inglese ovviamente), per la confusione riuscii solo a sentire "Rotta" e "Sto arrivando"
Feci per girarmi per capire chi fosse a parlare, ma Federica mi chiamò "Eve! Mi hai sentita?"
"No, scusami, ero distratta"
"Al museo delle cere dobbiamo farci la foto con Robert Pattinson, non mi importa quanta fila ci sia" ripeté lei serissima.
"Ai tuoi ordini"
Continuammo a chiacchierare fino a quando non arrivammo a Piccadilly Circus. Le porte si aprirono e noi, essendo vicinissime ad esse, ci affrettammo ad uscire, però proprio quando scesi dalla metro inciampai e per poco non caddi a terra, ma per fortuna le ragazze mi presero in tempo.
"Eve, cerca di non morire in questo mese" Arianna mi guardò scherzosa e risi anche io, le altre due si aggiunsero alla risata immediatamente.
Proprio mentre stavamo per ricominciare a camminare, un uomo ci camminò accanto bruscamente, dando una spallata a Greta e facendola sbilanciare, ma non cadde a terra.
Greta continuò a guardarlo e disse a voce alta "Ma vaffanculo"
Forse l'uomo l'aveva sentita, o forse no, lui continuò a camminare imperterrito.

Io e le ragazze facemmo le turiste per un po', fino a quando Samuel non ci inviò verso le otto di sera la posizione del McDonald vicino al Waterloo Bridge e così andammo in quella direzione, tanto eravamo abbastanza vicine.
Lui, Mario, Alessio e Cosimo ci stavano aspettando fuori "Beh? Che ve ne pare di Londra?" ci chiese Cosimo.
"Bellissima" Federica sembrava quasi drogata: non aveva smesso di sorridere nemmeno per un secondo.
"Ho letto sulla tabella che ci hanno dato che venerdì ci portano a fare una visita del British Museum" ci informò Mario "E sabato alla National Gallery"
"Bene!" non avevo prestato molta attenzione alla tabella, in realtà, ero troppo su di giri per l'esplorazione di quel pomeriggio e volevo uscire da quella camera il prima possibile.
"Vogliamo continuare a parlare al freddo o vogliamo mangiare?" Greta batté le mani per attirare la nostra attenzione.
Arianna la indicò in modo solette "Greta ha ragione! Mangiamo, altrimenti per la fame potrei prendere in considerazione l'idea di mangiarvi"
"Io ho sempre pensato che tu fossi un po' psicopatica" Samuel le cinse le spalle con un braccio e poi entrammo tutti insieme nel McDonald.
Nessuno di noi riusciva ad aspettare l'arrivo del giorno successivo.

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