Mentre cercavo qualcosa da mettermi, continuavo a ripetermi "Ma perchè?" in continuazione, fino allo sfinimento.
Era l'undici maggio, la sera fuori si stava bene e mettersi il maglione era escluso. Peccato, per me i maglioni erano delle ancore di salvezza ogni volta che non sapevo cosa indossare.
E così, rimasi seduta sul mio letto davanti all'armadio solo in biancheria intima, aspettando una qualche illuminazione che mi mostrasse cosa indossare.
Iniziai ad innervosirmi: perchè dovevo preoccuparmi così tanto del mio aspetto? Non era un appuntamento, non dovevo mettermi in ghingheri.
Mia sorella entrò nella stanza senza bussare "Ti rendi conto che sei in ritardo?"
"Non sono in ritardo" replicai.
"Come vuoi tu" fece "Mi presti la tua giacca di jeans?"
"No, oggi serve a me" era l'unica cosa che ero sicura di indossare quella sera.
"Con chi esci? Ho visto una storia Instagram di Sam, i tuoi amici sono in giro a divertirsi"
"Cose da grandi" sorrisi sapendo quanto la infastidiva questa risposta "Ora esci, devo vestirmi"
Jenna andò via e finalmente decisi cosa mettermi: dei jeans con una maglietta nera con la schiena coperta dal pizzo. Infilai la giacca di jeans, degli stivaletti neri e misi nella borsetta dello stesso colore delle scarpe tutto il necessario.
Le nove erano passate da tre minuti, ma il mio ritardo si prolungò incontrando mia madre in corridoio "Come sei bella!" mi disse col suo accento inglese "Vuoi conquistare un ragazzo per caso?"
"Mamma!" esclamai "No, per niente"
"Meglio così!" intervenne mio padre seduto sul divano, scherzando solo in parte.
"Devo andare" feci "Ho le chiavi di casa, ma non farò molto tardi"
Salutai i miei genitori con un bacio ciascuno e poi uscii dalla porta. Osservai il mio riflesso nello specchio dentro l'ascensore: in effetti non ero niente male, mi chiedevo come si fosse conciato Henry Cooper.
Mi arrivò un messaggio sul gruppo che avevo con tutti i miei amici, i quali mi chiedevano in un audio se fossi pronta per la serata.
Registrai a mia volta un messaggio vocale "Sono nell'ascensore, sto per raggiungere Cooper"
Inviai il messaggio e le porte dell'ascensore si aprirono, dando sul piccolo ma elegante atrio del palazzo. Il portone era in legno, perciò non riuscii a vedere se Henry fosse già lì.
Prima di aprire il portone feci un respiro.
Chissà come andrà questa serata, forse sarà piacevole come quella a Londra.
Volevo che lo fosse.
Uscii dal palazzo, guardandomi intorno per cercare Henry.
"Buonasera" non l'avevo visto, ma me lo ritrovai accanto.
"Ciao" lo salutai, eravamo distanti una cinquantina di centimetri "Wow, allora hai altri vestiti oltre alla giacca e cravatta" una battuta mi sembrava il modo adatto per iniziare la serata, anche se avrei dovuto pensare ad una migliore.
Era vestito come quella mattina, ma al posto della maglietta bianca ne aveva una nera.
"Sì" stette al mio gioco "Sono qui solo per usarli un po', non volevo che rimanessero ad impolverarsi nell'armadio"
"Ah, capisco" annuii "Sarebbe un peccato, in effetti, perchè ti donano"
Merda pensai Non dovevo dirlo ad alta voce.
"Credo che sia la prima cosa carina che ti sento dire, ruba-carte"
"Ancora con quel soprannome?" intersecai le braccia "Ormai è diventato banale"
"Stai usando quei bloc-notes, almeno?"
"Sì, li uso con le penne che ci ha dato la società di Foster" sorrisi soddisfatta della mia risposta, ma lui non fece trapelare alcun fastidio. Probabilmente non ero nemmeno vicina ad irritarlo.
"Colpo basso, ragazza" fece ridacchiando "Dove si va?" prese le chiavi della sua auto.
"Hai la patente italiana?" non ci avevo pensato quella mattina, ero troppo sorpresa.
"Sto facendo colpo?"
"Neanche lontanamente" camminai verso la portiera del passeggero che era dalla parte della strada, senza aspettare che lui l'aprisse per me.
Entrò anche lui nel veicolo e mise in moto l'auto che, tra l'altro, era silenziosissima "Neanche tu sei niente male"
Alzai le sopracciglia e mi girai a guardarlo "Era un complimento? Seriamente?"
"Che c'è?" fece.
"Neanche tu sei niente male" gli feci il verso "Se esci con una ragazza, sforzati con i complimenti"
"Volevi che ti facessi dei complimenti migliori?" disse trattenendo una risata.
"A me non piacciono i complimenti forzati" scossi la testa "Te lo dico come consiglio per le tue prossime uscite col gentil sesso"
"Me lo appunterò, grazie. Altre cose da modificare?"
"Lo vedremo" mi voltai verso di lui, poi verso la strada "Ma hai una vaga idea di dove stai andando?"
"Assolutamente no" la sua risposta mi fece scoppiare in una risata.
"Segui le mie indicazioni, conosco un posto che ti piacerà"
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Le sfumature del tramonto
RomanceHenry ed Evelyn. Lui CEO di una delle società più importanti di Londra. Lei una studentessa italiana prossima ad entrare nella prestigiosa università di Cambridge. Due persone, due vite, due menti e due cuori, che verranno fusi da un sentimento fo...