Capitolo 49

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"Secondo te sto bene vestita così?" era circa la quarta volta che mi cambiavo, nervosa perchè quel pomeriggio saremmo andati a trovare la nonna di Henry. Avevo indossato dei jeans neri con una camicia bianca e un maglioncino rosso scuro.
"Ti preferisco senza vestiti" lui non faceva altro che prendermi in giro, dicendomi di mettermi addosso quello che volevo.
Dato che ero vicino al letto, presi un cuscino e glielo lanciai con forza "Sono seria"
Lui afferrò al volo il cuscino, tirandomelo indietro "Evelyn, per la centesima volta, stai bene. Ora vogliamo andare?"
"Dammi altri cinque minuti"
Henry roteò gli occhi "È mezz'ora che lo ripeti"
"Dobbiamo stare lì per le cinque, non siamo in ritardo"
"No, ma-" sbuffò spazientito "Altri cinque minuti, poi ti prendo di peso e ti metto in auto"
"Dovresti solo provarci" feci una risatina, avvicinandomi a lui dandogli un bacio veloce sulle labbra.
Henry uscì dalla stanza, approfittandone per controllare le email, io invece finii di pettinarmi e mi truccai con un filo di mascara e del lucidalabbra.
Raggiunsi Henry in salotto, in piedi vicino alla porta "Alleluia" esclamò vedendomi, prese una chiave e mi aprì la porta.
"Che galante"
"Ho solo paura che tu corra di nuovo a cambiarti"
Attraversammo il piccolo atrio ed entrammo nell'ascensore. Chissà se altre persone abitavano in quel palazzo o se Henry avesse acquistato ogni singolo piano.
Quando arrivammo nel garage, mi meravigliai di nuovo di quante auto ci fossero. C'era anche qualche moto, ma le macchine erano più numerose.
"Non devi essere nervosa" mi disse Henry mentre ci sistemavamo in una Lamborghini.
"Non sono nervosa" la mia voce mi tradiva "È solo che lei è la tua famiglia e voglio piacerle"
Prima di mettere in moto, Henry mi fece un sorrisi e posò la mano sulla guancia, sopra i miei capelli, scompigliandoli "Le piacerai, perciò smettila di agitarti"
Sua nonna abitava a Barnes, un quartiere di Londra, in una di quelle casette tutte adiacenti e uguali, che da lontano sembravano un unico edificio. Il cielo quella mattina era grigio e quasi sicuramente prossimo alla pioggia.
Henry parcheggiò davanti al cancelletto, osservando dubbioso la casa della nonna.
"Va tutto bene?" gli chiesi scendendo dall'auto.
"Sì, è solo che il cancelletto è aperto"
"E quindi?"
"Lei non lo lascia mai aperto, da piccolo mi ha fatto certe scenate solo perchè non l'avevo chiuso"
Rose, affacciandosi alla finestra del piano terra, ci vide e ci aprì immediatamente la porta, con un sorriso stampato sul suo volto rugoso "Buon pomeriggio, ragazzi!"
"Salve" le feci un sorriso e avanzai verso di lei, mi chiesi quanti anni avesse: si vedeva che era anziana, ma al tempo stesso era piena di vita.
"Ciao, nonna" Henry assunse di nuovo il suo tono di voce accondiscendente e pacato "Il cancelletto era già aperto"
Rose guardò oltre le spalle di Henry "Credo sia difettato, la chiusura non scattava ed io non avevo la forza per continuare a provarci"
Henry, sentendo le parole della nonna, andò verso il cancelletto e con una potente spinta, lo chiuse facendo scattare la chiusura "Ecco fatto"
"Entrate, fuori si gela!"
Era vero, fuori faceva davvero freddo e il calore dell'interno di quella casa mi fece immediatamente rilassare, così come l'odore di biscotti appena sfornati.
Henry appese il suo cappotto ad un attaccapanni nello stretto ingresso, io feci lo stesso col trench "Come stai, nonna?" domandò Henry, percorrendo l'ingresso e andando a finire in un piccolo ma accogliente salottino, con dei divani in tessuto beige ricoperti da plaid colorati.
"Come stavo ieri" gli rispose Rose "Solo meno infreddolita, vado a prendere il thè! Evelyn, cara, accomodati pure... Henry, prendi i biscotti e poggiali sul tavolino"
Mi sedetti, mentre Henry raggiungeva  la nonna in cucina. Quella era una visione che non avrei mai pensato di avere: Henry Cooper con un piatto pieno di biscotti. Trattenni una risata e lui mi lanciò un'occhiata molto eloquente "Non commentare" mi sussurrò prima che la nonna tornasse.
"Allora, Evelyn, come ti trovi a Cambridge?"
"Molto bene" presi la tazza che mi porgeva con le mani tremanti "È una città splendida, ogni volta che esco dal dormitorio mi stupisco sempre della sua bellezza"
"È vero" Rose si sedette sulla poltrona davanti al divano sul quale eravamo seduti io ed Henry "Il mio dottore ora ha lo studio a Cambridge, quando ho una visita con lui ne approfitto sempre per fare una passeggiata... Cosa studi, cara?"
"Economia aziendale" non ero un amante del thè, ma lo bevvi comunque "Un giorno vorrei avere una società tutta mia"
"Il tuo inglese è perfetto!" esclamò con un sorriso sul volto "Ma non sei inglese, vero?"
"No, sono italiana. Però mia madre è di Liverpool, ci andavo spesso quando ero piccola"
"Liverpool è una splendida città... Vuoi un biscotto al miele, cara? Questi sono i preferiti di Henry, quando era piccolo mi implorava di cucinarli in continuazione"
Lanciai un'occhiata con un mezzo sorriso ad Henry, che nel frattempo stava masticando un biscotto.
Anche io ne mangiai uno "Rose, sono squisiti!" ne presi subito un altro, Henry sorrise divertito e distese il braccio dietro di me, sullo schienale del divano "La nonna è la maestra dei biscotti al miele"
"Sono solo tanti anni di pratica" fece lei "Quanti anni hai, Evelyn?"
"Nonna..." la richiamò Henry, con la fronte aggrottata.
"Che c'è? Sto solo cercando di conoscerla!"
Sorrisi "Ne ho diciannove, a marzo dell'anno prossimo ne farò venti"
"Oh, gioventù!" iniziò a ridacchiare "Ricordo ancora quando ero ragazza! Avevo qualche anno in meno di te quando incontrai il nonno di Henry"
"Come vi siete incontrati?" le chiesi sinceramente interessata.
"Hide Park" sospirò sognante "Io passeggiavo con mia madre e c'era questo ragazzo che non la smetteva di fissarmi" Henry nel frattempo continuava a mangiare biscotti "Ma è una storia così noiosa... Piuttosto, voi due come vi siete conosciuti?"
"Da Starbucks" rispose Henry "Lei voleva rubare il mio caffè"
"Non è-" scoppiai a ridere "Non è andata proprio così"
La nonna ci guardò mezza divertita e mezza confusa "Immagino che sia una storia divertente"
"Io stavo parlando con delle mie amiche" le spiegai "E quando ho sentito che il caffè era pronto, pensavo fosse il mio"
"Voleva rubarmelo" la voce di Henry era contagiata da una risata che si faceva largo nel suo petto "E la sua espressione era..."
"Alquanto imbarazzata" conclusi per lui, voltandomi e sorridendogli.
Anche Rose iniziò a ridere "E chi l'avrebbe detto che poi sareste finiti insieme?"
Già, chi l'avrebbe mai detto.
"Evelyn, vuoi vedere le foto di Henry da piccolo?"
Mi raddrizzai e la guardai entusiasta "Sì!"
Rose, ridacchiando, si alzò e andò a prendere degli album.
Henry si strofinò il palmo della mano contro la fronte, esasperato "Nonna..."
Sua nonna ritornò da noi, con un sorriso malizioso "Nelle sue prime foto è nudo, ma credo che tu lo abbia già visto senza vestiti, perciò niente imbarazzo, vero?"
"Nonna!" esclamò Henry scuotendo la testa "Ma che ti prende?"
"Sta zitto e lasciami imbarazzarti!"
"Già, Henry" mi aggiunsi "Sta zitto"
Henry mi guardò con le sopracciglia alzate e continuò a sorridere imbarazzato mentre la nonna mi faceva vedere le foto del suo primo bagno.

Le sfumature del tramontoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora