Capitolo 24

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Io ed Henry stavamo sfrecciando verso il luogo in cui si sarebbe tenuta la festa, a circa trenta minuti in auto da casa mia. Per l'occasione aveva preso una Ferrari nera.
Per i primi dieci minuti seguì Sam e Cosimo che erano nelle due auto davanti a noi, poi impostò la destinazione sul GPS dell'auto e lì superò entrambi, andando ad una velocità fin troppo elevata. Sembrava avere familiarità con la guida sulla destra ed io mi sentivo stranamente tranquilla con lui.
Aprii la borsa e presi uno dei due biglietti del ballo che avevo, gesto che non passò inosservato agli occhi di Henry "Dovevi incontrare qualcun altro?" mi chiese divertito, lanciandomi uno sguardo fugace.
Gli misi il biglietto sulla gamba destra "No" gli risposi "Ma così potevo avere due free drink"
Lui scoppiò a ridere ed io continuai a parlare mentre aprivo il finestrino, lasciando che l'aria fresca della sera mi punzecchiasse la pelle "Perciò, se vuoi venire, devi cedermi il tuo free drink"
il finestrino e lasciai che l'aria fresca della sera mi punzecchiasse la pelle.
"Il caffè, i bloc-notes e ora il free drink... Cos'altro vuoi?" mi lanciò un'occhiata inarcando un sopracciglio, le luci della strada si riflettevano nei suoi occhi blu.
Mi girai col viso e col busto verso di lui, nonostante la cintura di sicurezza limitasse i miei movimenti "Dammi la tua anima" provai ad imitare la voce dei mostri nei film horror, ma tutto ciò che mi uscì fu una voce bassa e roca che non faceva affatto paura.
"Che terrore" scherzò lui "Senz'anima si può guidare? Perchè altrimenti non saprei come potremmo arrivare sani e salvi"
"Ho la patente, guiderei io"
"Ora sì che ho paura"
Gli diedi un ceffone sul suo braccio destro col dorso della mano, ma non gli feci male "Dovrei essere io quella ad avere paura, hai visto come vai veloce?" stava andando a centoventi chilometri allora, quando il limite era novanta.
"Hai paura?" anche Henry aprì il finestrino e l'aria iniziò a scompigliargli i capelli così come stava facendo con me.
"No" distesi tutto il braccio destro e lo misi fuori dal finestrino, era una sensazione fantastica "Non ho paura"
Non mi ero nemmeno accorta di stargli sorridendo, era come un riflesso meccanico; anche lui sorrideva, ma i suoi occhi guardavano di nuovo la strada.
Sam e Cosimo ci avevano raggiunti, erano dietro di noi.
Passammo quindi minuti senza parlare, ma non fu un silenzio imbarazzante, anzi... Era un momento di pace e tranquillità. Un bel momento.
Appoggiai la testa al sedile e mi girai verso di lui, distogliendo lo sguardo dalla strada "Perchè sei venuto?" non che non ne fossi felice: ero solo curiosa di sapere le sue motivazioni perchè, sì, ci eravamo baciati due volte, avevamo parlato, seppur brevemente, al telefono, e di certo lui non era una persona prevedibile. Però il suo contattare Arianna mi aveva sorpresa, come se ci tenesse davvero a venire.
La mia era solo curiosità.
Scrollò le spalle "Mi annoiavo"
Roteai gli occhi "Quindi per divertirti vai alle feste piene di adolescenti?"
"Solo se a queste feste ci sei anche tu" lo disse come se fosse una cosa da poco, come se mi stesse dicendo cosa avesse mangiato a pranzo.
Non gli risposi subito: impiegai un paio di secondi per articolare una risposta "Per fortuna che avevo un secondo biglietto, allora" era la frase più sensata che riuscii a pensare, ma se mi fossi sforzata un po' di più mi sarebbe venuto in mente qualcosa di meglio.
"Già" mi sorrise "Per fortuna"

Giungemmo a destinazione e scendemmo dall'auto, ricongiungendoci con il resto del mio gruppo che era arrivato assieme a noi.
"Avete tutti i biglietti?" chiese Mario prendendo il suo dalla tasca.
Ognuno di loro aveva due biglietti: quello che avevano acquistato e quello che avrebbero usato per avere una bevanda gratis.
"Sì, capo" gli rispose Federica, mostrando i due pezzettini di carta.
"Mettiamoci in fila" disse Greta "Che stanno arrivando un sacco di persone"
Mi sporsi per vedere oltre il grande arco, davanti al quale c'era un grosso omone vestito tutto di nero che prendeva i biglietti, lasciandoci solo il pezzettino con su scritto Free Drink.
"C'è già tanta gente?" mi domandò Sam controllando il suo cellulare.
"Sembra di sì, ma è uno spazio molto ampio" c'erano molti gazebi, ma non riuscivo a capire se fossero tutti occupati o no.
Un gruppo di ragazze ci passò accanto e Alessio si mise a fissarne una in particolare: era la ragazza di quarto che gli interessava.
Cosimo gli diede una gomitata "È quella la ragazza?"
"Sì" lui sospirò "Dovrei chiederle di ballare secondo voi?"
"E ce lo domandi pure?" Arianna inarcò un sopracciglio "Certo che devi!"
"Prima chiedile il nome però" intervenne Greta ridacchiando.
Alessio scrollò le spalle "E se mi dice di no?"
"Non lo saprai mai se non glielo chiedi" questa volta fu Henry ad intervenire.
Lo guardai scettica allo stesso tempo "Tu non mi hai nemmeno chiesto di venire al ballo, ti sei presentato e basta"
Ricambiò il mio sguardo "Sono un ammiratore dell'effetto sorpresa"
Gli sorrisi divertita "Oh, questo spiega tutto"
Era arrivato il nostro turno e ci avvicinammo all'omone vestito di nero, che era alto circa un metro e ottanta come i miei amici, ma era più basso di Henry di forse dieci centimetri.
Non appena varcammo l'arco in legno, osservammo con ammirazione il grande spazio esterno che avevamo di fronte: c'era un grosso palco sul quale si trova una band che suonava, accanto ad una postazione di dj attualmente vuota e spenta, quella sarebbe servita dopo.
C'era un gazebo dopo l'altro lungo il perimetro del muro alto e bianco che delimitava lo spazio esterno, illuminato da delle luci da terra e da dei grandi massi bianchi in plastica illuminati di viola, celeste e tutte le loro sfumature. Alla luce prevaleva il buio, cosa che mi piacque molto: l'atmosfera era molto più bella.
Davanti a noi, ma molto in fondo, c'era una postazione con un bancone e degli scaffali pieni di bevande, anche questi scaffali erano illuminati di viola e di celeste.
Mentre avanzavamo verso uno dei pochi gazebi liberi, notai che dietro al palco c'era uno schermo gigante al momento spento.
Sotto il gazebo c'erano dei divanetti e un tavolino al centro, il colore prevalente era il bianco. I divanetti erano tre ed erano posti come per delimitare il perimetro del gazebo, lasciando vuoto un unico lato per andare verso la pista da ballo o la postazione delle bevande. Ogni divanetto conteneva massimo quattro persone e siccome noi eravamo in nove e i divanetti erano tre, stemmo molto larghi e comodi.
Io mi sedetti tra Arianna ed Henry, davanti a noi si sedettero Sam, Alessio, Greta e sul divanetto al centro si sedettero Mario, Federica e Cosimo.
"Hanno organizzato una cosa davvero carina!" commentò Arianna.
Henry si guardò attorno "I balli della mia scuola si svolgevano in una palestra"
"Com'è che si dice?" intervenne Sam "Italians do it better"
Henry accennò una risata "Non esageriamo"
"Ma che ne sanno gli inglesi!" iniziò a scherzare Federica "Noi sappiamo come divertirci"
"E lo facciamo a meraviglia!" aggiunsi sorridendole, davanti ai miei occhi si proiettarono le immagini di tutte le volte che io e i miei amici eravamo quasi morti per le risate. O quando eravamo quasi morti e basta, ma anche quello ci faceva ridere.
"Siete otto contro uno!" Henry mise le due mani davanti a lui come per parare un colpo "Ma gli inglesi si divertono quanto gli italiani"
"Vi divertite prima o dopo aver bevuto il tè?" la battuta di Cosimo fece ridere tutti, anche Henry.
"Dipende dal momento" gli rispose scherzoso "Io non lo bevo, in realtà, ma mia madre mi diceva sempre che il divertimento iniziava dopo il tè"
"Eve? Tua madre conferma?" mi chiese Mario.
Non riuscii a rispondergli perchè le mie tre amiche della 5B, Silvia, Lisa e Barbara, si erano avvicinate e mi avevano salutata tutte sorridenti.
"Ciao, ragazze!" mi alzai e salutai ognuna di loro con i classici due baci su entrambe le guance "Come state?"
"In ansia per la maturità" mi rispose Silvia aggrottando la fronte.
Barbara mi guardò il polso sinistro e sorrise "Indossi il bracciale che ti abbiamo regalato"
"Perchè mi piace molto! Ne avete scelto uno bellissimo"
Lisa guardò oltre la mia spalla e osservò il gruppo dietro di noi "C'è una faccia nuova" molto perspicace "Frequenti la nostra scuola?" gli chiese Barbara.
"No" le rispose Henry alzandosi e porgendole la mano "Henry, molto piacere"
Tutte e tre strinsero la sua mano e dissero il proprio nome, contemplandolo come si fa col David di Michelangelo.
Come dar loro torto.
Henry ritornò al suo posto continuando a discutere sugli altri su chi si divertisse meglio tra italiani e inglesi, mentre le tre ragazze della 5B mi fissarono "È il tuo fidanzato?" mi sussurrò Silvia, ma con un tono di voce abbastanza alto da farsi sentire dagli altri, Henry incluso.
Le fissai non sapendo bene cosa rispondere, così optai per una battuta "Lo sai che il mio unico fidanzato è James Franco" mi misi a ridere e le tre ragazze si unirono a me.
Barbara mi squadrò "Il tuo vestito è fantastico, comunque" si indicò la zona del petto e poi mi fece i pollici in su.
"Anche voi state benissimo!" indicai tutte e tre con entrambe le mani in un gesto plateale. Le tre ragazze che si ostinavano a lanciare delle occhiatine ad Henry. Non le biasimavo: erano curiose e oggettivamente lui era davvero un bell'uomo.
"Mi ha fatto piacere vedervi!" dissi per tagliare corto.
"Anche a noi!" rispose Silvia per tutte e tre, poi ci salutammo di nuovo e se ne andarono, permettendomi di tornare a sedermi con i miei amici. Nel frattempo un'altra ragazza, un'amica di Arianna che faceva il quinto del linguistico, si era seduta al mio posto.
Dovevo aver assunto un'espressione un po' seccata, perchè quando Henry si voltò verso di me trattenne a fatica un sorriso divertito. Non feci drammi e mi sedetti tra l'amica di Arianna ed Henry; accavallai le gambe e appoggiai la schiena allo schienale del divanetto.
Henry, da prima che io mi sedessi, aveva piegato il braccio e lo aveva appoggiato sullo schienale del divanetto, la sua mano destra penzolava sopra al mia spalla sinistra.
"Mi ha fatto piacere vedervi!" Sam mi fece il verso "Ma come fai a sopportarle?"
Aggrottai la fronte ed intersecai le braccia al petto "Sono simpatiche"
"In che sezione vanno?" domandò Federica.
"Nella B" mi guardai intorno, il posto si era riempito notevolmente.
"Ah!" Cosimo spalancò gli occhi e si mise a ridere, i nostri sguardi lo indussero a spiegarsi "Oh, niente! Ho solo avuto una... Cosa con una loro compagna di classe"
"Una cosa?" Arianna interruppe la sua conversazione con l'amica seduta tra me e lei "Spiegati meglio"
"Un'avventura di una notte" intervenne Alessio "Ecco cosa vuole dire"
Cosimo si strofinò il viso con una mano "È stata lei a propormelo, e tu rifiuti?"
"Certo che no! Vi ricordate al Gala con..." Sam si bloccò immediatamente ricordandosi della presenza di Henry. Da quel che avevamo capito, la società del padre di Jim Foster era rivale a quella di Henry.
Quando Henry capì di essere il motivo per il quale il discorso era stato bruscamente interrotto, guardò il mio gruppo con fare amichevole "Vai avanti, ora sono curioso"
Senza un motivo specifico, sorrisi anche se stavo guardando un punto sopra la spalla di Sam, di fronte a me.
"Con Jim Foster" proseguì Sam come se non fosse successo niente "Una sveltina non si rifiuta mai"
Greta scoppiò a ridere "Ma da quel che ho capito, non è stata chissà quale sveltina quella con Foster"
Sam fece dondolare la testa, ricordando l'esperienza "No, non è stata una grande avventura"
Notai che Federica si era persa nei suoi pensieri, sicuramente pensare al Gala le aveva riportato alla mente Luke Williams. Qualche settimana fa gli aveva mandato la richiesta d'amicizia su Instagram, che era stata accettata ma non ricambiata.
"Con Jim Foster?" commentò Henry guardando Sam con le sopracciglia aggrottate "Ti consiglio di aspirare a qualcosa di meglio, è risaputo che non sia in grado di soddisfare appieno qualcuno"
Mi voltai verso di lui, pronta a prenderlo in giro "E tu come lo sai?"
"Le voci girano, soprattutto tra rivali" ricambiò il mio sguardo, le nostre labbra erano terribilmente vicine.
Mario, che nel frattempo si era allontanato per rispondere al telefono, ritornò da noi "Di che parlate?" ci chiese risedendosi al suo posto.
"Delle sveltine che non si rifiutano mai" lo informò Cosimo.
Il sorriso di Sam era quello che faceva sempre prima di fare una battuta "Com'è che si dice? Una frittata è sempre una frittata"
"Te lo sei inventato tu ora" feci io.
"Frittata?" Mario lo guardò confuso "Perchè proprio la frittata?"
L'amica di Arianna stava ascoltando la conversazione in silenzio, forse si stava domandando con che razza di persone fossa finita.
"Ah... Perchè proprio la frittata?" Sam si sfregò le mani come se stesse per dire qualcosa di importante "Beh, si sbatte l'uovo... L'albume bianco..."
"Wow, un paragone davvero poetico" commentò ridendo Henry.
Arricciai il naso fingendo un'espressione disgustata "Oh, piantala!"
"Solo tu puoi uscirtene con certe cose, Sam" Federica imitò la mia espressione.
Sam guardò sia me sia Federica "Dite così solo perchè ancora non sapete cosa si prova" questa sua frase sarebbe passata inosservata se fossimo stati solo noi, non mi sarebbe importato e forse avrei anche riso. Ma in quel momento, con Henry accanto a me, mi sentii avvampare, soprattutto quando sentii gli occhi di Henry perforarmi la pelle.
Fortunatamente l'attenzione si spostò immediatamente su Alessio, che continuava a lanciare occhiatine a quella ragazza che gli interessava, asciugandosi continuamente le mani sui pantaloni come se fosse nervoso.
"Vai da lei" gli disse Arianna con un sorriso dolce.
Alessio, facendosi coraggio, si alzò e avanzò verso la ragazza.
"Vai a rimediarti una frittata!" urlò Cosimo ridendo assieme a Sam.
Vedemmo Alessio toccare la spalla della ragazza, parlarono per circa due minuti e poi si avviarono verso la pista. Erano davvero carini insieme.
"Fategli una foto! La vorrà come ricordo" disse con entusiasmo Federica ed io mi affrettai a prendere il telefono. Scattai un paio di foto, poi rimisi il telefono nella borsetta e sorrisi soddisfatta ai miei amici, nel frattempo l'amica di Arianna se ne andò.
Sam si alzò dal divanetto e porse la sua mano a Greta "Vuole ballare, milady?"
Greta si portò una mano al petto, mentre con l'altra afferrò la mano di Sam "Certamente, milord" tra una risata e l'altra anche loro andarono sulla pista da ballo.
"Anche io voglio ballare!" Arianna prese per mano Cosimo e lo condusse in un punto vicino a Sam e Greta, che avevano già iniziato a dare spettacolo facendo delle mossa di danza ridicole, che stonavano con la dolcezza della canzone cantata dalla ragazza sul palco.
Federica puntò i suoi occhi marroni come il cioccolato su di noi "Voi non andate a ballare?"
L'idea di stare appiccicata ad Henry non mi dispiaceva affatto, ma non ero mai stata una grande ballerina e non credevo che lui fosse un tipo da lenti, così come non lo ero io.
Henry fissò per qualche secondo Federica, poi mi afferrò saldamente la mano "Ma sì dai, andiamo" si alzò facendomi alzare assieme a lui.
Alzai le sopracciglia sorpresa "A tuo rischio e pericolo" scherzai mentre camminavamo verso la pista da ballo.
Fortunatamente Henry si fermò in un punto non centrale, ma nemmeno troppo periferico. Eravamo nel punto dove la maggior parte delle coppie erano ammassate.
Alzò la mano che ancora stringeva la mia e la fece fluttuare a mezz'aria, mentre con l'altra mi cinse la vita. Io feci passare il mio braccio attorno al suo, come se lo stessi abbracciando, e appoggiai la mano sulla sua spalla.
Ondeggiammo un po' sul posto, ma dopo nemmeno tre minuti gli pestai un piede "Scusa" mi affrettai a dirgli, guardando la sua scarpa lucida che avevo appena fermato "Immagino che avrai almeno una decina di scarpe come queste" fare una battuta era il mio modo per evitare di pensare all'imbarazzo o al disagio.
Lui mi guardò cupo, aggrottando la fronte "Queste scarpe me le aveva regalate mia madre prima di morire"
Cancellai il mio sorrisetto dal volto e lo guardai con un espressione più seria "Cosa?"
Aspettò qualche secondo, poi mi sorrise e scoppiò in una risata "Era una cazzata, dovevi vedere la tua faccia"
"Cretino" mormorai guardando un punto dietro di lui.
"Lo sai che sei uno schianto?"
"Mi fai un complimento per cambiare argomento?" sorrisi, le nostre guance si sfioravano. Ringraziai l'inventore dei tacchi: quelle scarpe avevano più o meno colmato la nostra differenza d'altezza, nonostante lui fosse ancora qualche centimetro più alto di me.
"Sei tu che mi avevi detto di migliorare quest'aspetto, ti faccio vedere i miei progressi" tolse la mano dalla mia vita e distese il braccio della mano che stringeva la mia, mi guardò dalla testa ai piedi con calma e gusto, per poi farmi fare una giravolta e tornare alla posizione iniziale "Sì, sei davvero uno schianto"
Avvicinai le mie labbra al suo orecchio "Lo so, per questo ho comprato questo vestito"
"Non è il vestito" mi sussurrò lui di rimando, facendo indietreggiare la testa per guardarmi negli occhi.
I nostri visi così vicini potevano portare solo ad una cosa: un bacio. Non fu un bacio passionale come quello che ci eravamo scambiati davanti al portone di casa mia.
Fu un bacio più veloce, ma allo stesso tempo dolce e apparentemente casto. Un bacio che, come i due precedenti, mi fece venire i brividi lungo tutta la lunghezza della schiena.
Quando fummo di nuovo guancia a guancia, sorrisi tra me e me senza che lui mi vedesse "Henry?"
"Mhm"
"Sono felice che tu sia qui" ed era vero, era così tremendamente vero.
La sua presenza aveva migliorato una serata che si prospettava già bellissima, mi sentivo sopra le nuvole. Non ero una gran conversatrice quando si doveva parlare di stati d'animo ed emozioni (così come non lo sembrava lui), però volevo che lo sapesse.
"Mi stai dicendo qualcosa di dolce, ragazzina?" dal movimento delle sue guance pareva che stesse sorridendo.
Roteai gli occhi "Non montarti la testa, straniero"
In quel preciso momento il dj, che doveva essere arrivato da poco, avvicinò le labbra al microfono ed iniziò a parlare "Movimentiamo un po' la serata, piccioncini e non? Trascinate in pista la persona che volete baciare! Sono qui per far sì che la vostra volontà si compia"
"Diamine!" esclamai forse un po' troppo ad alta voce "Me n'ero dimenticata"
"C'è un drone" notò Henry alzando la testa mezzo divertito. Capì di cosa si trattasse quando l'enorme schermo dietro il dj si accese.
"La kiss-cam" gli spiegai, anche se non ce n'era bisogno.
Lentamente e delicatamente iniziai a spingerlo per non rimanere davanti al dj; la prima coppia ad essere inquadrata fu quella formata da una ragazza e un ragazzo che non conoscevo.
Sia io sia Henry ridemmo guardammo divertiti lo schermo e ci facemmo scappare una risata quando vedemmo il primo piano di Sam e Greta che, anch'essi divertiti, si scambiavano un bacio a stampo.
Ogni bacio era seguito da un applauso.
Subito dopo fu inquadrata Arianna che in quel momento parlava, con un'espressione abbastanza scocciata, con Nicolas. Non erano sulla pista da ballo, ma furono inquadrati comunque.
Non appena Arianna notò il suo viso sul maxischermo, sgranò gli occhi e fece di no sia con la testa sia con entrambe le mani.
Risi così forte che mi faceva male la pancia e avvolsi entrambe le braccia attorno al collo di Henry per sostenermi.
La telecamera si spostò poco dopo e puntò due ragazze che si baciarono subito, poi non riuscii più a vedere il drone e pensai che il gioco fosse finito.
Ma il gioco non era finito.
Il drone si posizionò davanti a me e ad Henry, i nostri visi erano sullo schermo gigante ed io imprecai silenziosamente.
Henry guardò prima lo schermo, poi i suoi occhi si incatenarono ai miei rivolgendomi uno sguardo complice e divertito allo stesso tempo prima di mettermi una mano dietro la nuca, unendo le nostre labbra.
Anche in quel caso ci fu un applauso generale ed io scoppiai a ridere pochi secondi prima che le nostre labbra interrompessero il contatto, sia per l'imbarazzo sia perchè non credevo che Henry mi avesse baciata con i nostri visi inquadrati da una telecamera.
Stava continuando a sorprendermi e mi resi conto di non sapere poi così tante cose di lui.
Il drone si era allontanato e stava inquadrando un'altra coppia, però non mi interessava più guardare lo schermo. In quel momento l'unica persona che volevo guardare era Henry, che mi stava fissando compiaciuto.
"Devo bere qualcosa" fu quello che dissi, senza pensarci due volte.
Mi sentivo euforica e instancabile.
Mi sentivo bene.
Henry mi faceva stare bene, accanto a lui mi sentivo più viva e mi piaceva, mi piaceva molto questa sensazione.
Entrambi ci avviammo verso la postazione bar e ci mettemmo in fila.
Lui si mise le mani in tasca e guardò annoiato i ragazzi attorno a noi, ma i suoi occhi ritrovarono la vitalità quando si posarono di nuovo su di me.
La cosa non poté altro che farmi piacere.
Prima che uno dei due potesse dire qualcosa, qualcuno dietro di me mi spinse facendomi perdere l'equilibrio, fortunatamente Henry mi afferrò evitandomi una caduta imbarazzante.
Mi girai irritata "Stai più attenta" dietro di me c'era una ragazza che non conoscevo. Forse avevo reagito troppo bruscamente.
"Sei fatta di porcellana, per caso?" stavo per scusarmi, ma la sua risposta mi fece innervosire ancora di più.
Borbottai qualcosa di incomprensibile persino a me stessa e mi rigirai verso il bar, ma sentii la sua voce stridula e sgradevole che si rivolgeva di nuovo a me "Non rispondi nemmeno?"
Henry si voltò verso questa ragazza e le scoccò un'occhiata storta.
"Non ti rispondo perchè non finirebbe bene per te" replicai seccata, ma senza sembrare troppo alterata.
Lei strinse gli occhi e poi guardò Henry, cambiando totalmente umore.
"È il nostro turno" disse Henry mettendosi le mani in tasca e facendo un passo avanti. Lanciai un ultimo sguardo storto alla ragazza e poi presi le mie due bevande gratuite, iniziando a berne una lì sul posto.
Henry, man mano che ci allontanavamo, iniziò a sogghignare "Agguerrita come una gattina"
"Chi? Io o lei?" avevo già superato la metà del primo drink, ma non era molto forte.
"Tu, chi l'ha guardata lei?" lo disse come se fosse una cosa ovvia.
Mi fermai e mi voltai verso di lui "Se penso ad una gattina, non mi viene in mente l'aggettivo agguerrita"
"Immagina una gattina che tira fuori gli artigli e muove convulsamente le zampette"
"Come? Così?" possi la mano e il braccio liberi, posizionando le dita come se fossero artigli e graffiando l'aria. Nel mentre arricciai il naso provando ad imitare un gatto.
"Nella mia mente era più sexy... Ora sembri pazza"
Scoppiai a ridere rumorosamente "Forse sono davvero pazza. Forse ho scelto te per essere la mia prima vittima, sarebbe un grande scoop: Henry Cooper ucciso da una diciannovenne pazza"
"Quindi mi stai solo usando per intraprendere una carriera da assassina"
"Forse" sottolineai "Non lo saprai mai, fino a quando non verrà il tuo momento"
Si portò una mano al petto e si finse offeso "Mi sento un oggetto"
Guardai il mio drink: un sorso e sarebbe finito. Porsi il bicchiere ad Henry "Tieni, finiscilo pure"
"Ti senti in colpa per avermi rubato la bevanda gratuita?"
"No, mi sento in colpa perchè ho dimenticato il portafoglio a casa e dopo ti chiederò di offrirmi altri drink"
Bevve tutto ciò che rimaneva della bevanda e appoggiò il bicchiere sul primo tavolino che trovammo nella nostra strada "Opportunista"
"Sei tu che sei venuto senza dirlo a nessuno"
"A qualcuno l'ho detto" precisò "Arianna è stata una complice perfetta"
Iniziai a bere il secondo drink "Le hai chiesto anche il colore del mio abito? Perchè il tuo completo è dello stesso colore del mio vestito, è solo un po' più scuro"
"Evelyn, ti prego... Potrò aver cercato il tuo numero di telefono, il tuo indirizzo e la tua scuola, ma di certo non ho chiesto del colore del tuo vestito"
Alzai le sopracciglia e strinsi le labbra, cercando di trattenere una risata "E poi sarei io la pazza?"
"Forse sono io il pazzo qui e tutto questo fa parte del mio piano di rapirti"
"E se fossi io a rapire te?" fini di bere il drink e lo posai su un tavolo vuoto vicino a noi.
Ero di nuovo euforica e bramavo di nuovo le sue labbra "Solo per una decina di minuti" aggiunsi mentre iniziavo a camminare verso la stradina che portava ai bagni. Era una zona più buia e appartata, c'era un angolo infondo con un piccolo muretto del quale non capivo bene la funzione, visto che tutta la zona era circondata da un alto muro bianco. Forse era un residuo della ristrutturazione, ma non mi importava granché.
A poco a poco i miei occhi si abituarono al buio e riuscii a distinguere i tratti del volto di Henry "Un posto appartato" commentò lui.
"Un posto appartato" ripetei.
Henry si chinò immediatamente su di me e mi baciò con furore, accarezzandomi la schiena con le mani, io ricambiai subito il bacio mettendogli una mano dietro la nuca e una sulla sua spalla.
Gli passai una mano tra i capelli morbidi e corti, tirandolo sempre di più a me. Henry mi sollevò e mi fece sedere sul muretto e sistemandosi tra le mie gambe, che io avevo cinto attorno alla sua vita.
Euforia.
Entusiasmo.
Eccitazione.
Quel poco alcol che avevo in circolo stava amplificando tutte quelle emozioni, facendomi godere ancora di più quel bacio lungo, passionale e quasi famelico.
Henry mi sistemò i capelli dietro l'orecchio ed iniziò a baciarmi la guancia, poi lo zigomo e poi scese lungo il collo, fermandosi laddove c'era la spessa spallina del vestito, era troppo stretta per essere spostata.
Viva, mi sentivo viva.
Mi baciò di nuovo le labbra, ma facendo regolarmente delle pause per parlare "Prima..." mi disse "Il tuo amico, Sam, ha accennato al fatto che tu fossi..."
"Vergine?" finii la frase per lui "Ti crea qualche problema?"
Mi rispose prontamente prima di darmi un altro bacio "No" si fermò un secondo per baciarmi "Però non fare più quell'espressione da gattina agguerrita"
Risi buttando indietro la testa, dimenticandomi però che dietro di me avevo un muro e quindi, alla fine, sbattei la testa. Mi portai la mano dietro il capo facendo una smorfia "Ahia"
Henry si mise a ridere di gusto, anche lui buttò la testa indietro ma, al contrario di me, non aveva alcun muro alle spalle.
"Che cosa ridi!" esclamai soffocando una risata "Mi sono fatta male"
"Oh, poverina" sporse il labbro inferiore per simulare un'espressione dispiaciuta "Dopo ti offro un drink"
Gli puntai la mano aperta sul viso "Facciamo cinque"
"Sei costosa, kitten"
"Ora è così che mi chiamerai? Kitten?"
"Vuoi che ritorni a ruba-caffè?"
Feci un'altra smorfia "No"
"Va bene, gattina"
"Voglio il mio drink ora" gli sorrisi innocentemente "Lo andiamo a prendere?"
"E se troviamo la ragazza attaccabrighe?" mi chiese beffardo.
"Sfodererò gli artigli" feci nuovamente l'espressione da gatto arrabbiato e feci finta di tagliare l'aria.
Lui mi sorrise gongolante mentre mi aiutava a scendere da quel muretto freddo. Mi passai una mano sul retro del vestito per togliere la polvere.
La musica che usciva dalle casse era più movimentata, ciò voleva dire che i balli lenti erano finiti ed stava per arrivare il momento discoteca.
Entrambi iniziammo ad incamminarci, io però fui presa da un altro momento di euforia e mi fermai lasciando che Henry camminasse davanti a me. Gli misi le mani sulle spalle e gli saltai sulla schiena.
Perse per un attimo l'equilibrio, ma riuscì a rimanere saldo sulle gambe.
Gli avvolsi le braccia attorno al collo, udendole davanti al suo petto; le mie gambe, invece, erano attaccate ai suoi fianchi.
"Questi tacchi sono scomodi" gli dissi mentre appoggiavo il mento sulla sua spalla sinistra.
Per sostenermi mise le mani sulle mie cosce e iniziò a camminare "Perchè te li sei messa, allora?"
Sorrisi "Per essere sexy! Sai quanti bei ragazzi ci sono nella mia scuola?" lo stavo stuzzicando e lui rispose con lo stesso umorismo "Li conquisteresti facendo la tua faccia da gattina"
"Sicuramente" stavamo per raggiungere l'area illuminata "Se vuoi ti presento a qualche ragazza, ho molte amiche"
"Molto gentile da parte tua, mi daresti anche i numeri di telefono?"
"Quelli te li puoi procurare da solo, con tutte le tue spie pronte a darti tutto ciò che ti serve"
"Le mie cosa?" iniziò a ridere.
"Le tue spie" scesi dalla sua schiena e mi sistemai il vestito "Inoltre scommetto che tu abbia una stanza piena di persone sedute dietro ad una scrivania"
Stavamo camminando verso la postazione bar, talvolta le nostre mani si sfioravano mentre camminavamo ed ogni volta era come se stessi prendendo una scossa "E cosa dovrebbero fare queste persone?"
"Cercano tutto quello che ti serve, me li immagino al buio, con gli occhiali e con la schiena curva"
"Ma per chi mi hai preso?" ci fermammo dietro la fila di persone che desideravano degli alcolici.
Henry si voltò a guardare la cantante e le persone che suonavano assieme a lei "Sai, ho un amico musicista"
"Lo conosco?"
"Chris Bisset "
"Chris Bisset è tuo amico?!" avevo ascoltato solo qualche sua canzone, ma mi erano piaciute molto. Era un cantante che aveva raggiunto la fama solo pochi anni prima.
"È nella mia cerchia di amici più stretti, sì. È scozzese, qualche anno fa ha alloggiato nell'albergo di Dylan a Londra e ci siamo conosciuti"
"Lui era già famoso?"
"Stava acquistando fama, ma non ancora a livello mondiale"
"Wow" mi chiesi come ci si sentisse a conoscere qualcuno di famoso come un cantante.
Inoltre, il suo condividere spontaneamente questo piccolo aspetto della sua vita mi aveva fatto piacere: stava iniziando ad aprirsi.

Le sfumature del tramontoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora