I primi giorni di novembre andarono avanti molto tranquillamente, io ed Henry passammo una giornata e mezzo nella casa che lui aveva comprato a Cambridge, fu bello trascorrere dei momenti solo tra noi due.
Non lo vedevo da quando si era presentato davanti al Valerie's, una sera in cui ero uscita con i miei amici. Ci eravamo sistemati sul divano ed io mi ero avvolta in una coperta bordeaux, il camino e il riscaldamento erano accesi, ma avevo comunque freddo.
Gli raccontai della festa di Halloween e dell'incontro con quella ragazza, Cassie, che aveva intimato Arianna di farsi da parte. Henry scoppiò a ridere, definendo il tutto come "Cose da ragazzini"
"Ehi!" replicai "Non è che tu sei poi tanto più vecchio, hai ventisei anni"
"Ma dai! Litigare così per un ragazzo? Che stupidaggine, questa ragazza dovrebbe farsi aiutare secondo me"
Iniziai a ridere e mi avvicinai ulteriormente a lui, che pareva sentire caldo: si era arrotolato le maniche della camicia fino ai gomiti e si era tolto la giacca del completo "Ma non hai freddo?" gli chiesi un po' stranita, io stavo gelando.
"Sto benissimo"
"Forse è il ciclo" arricciai il naso "Odio avere il ciclo"
"È la natura, non puoi farci niente"
Bevvi un sorso della cioccolata calda che mi ero preparata "Come sono stati i tuoi viaggi?" a volte lo invidiavo tanto: anche io avrei voluto viaggiare tanto come lui, ma promisi a se stessa che anche io, in futuro, avrei viaggiato più di quanto fosse possibile.
"Ti ho preso una cosa" mi disse con un mezzo sorriso.
Anche io sorrisi "Cosa?"
Infilò la mano destra nella tasca del pantalone e mi porse un portachiavi con la scritta Amsterdam in giallo, con la m e la d rosse e blu. Come decorazione, c'era anche una foglia di marijuana.
Scoppiai in una risata fragorosa "Wow!"
"Volevo ricambiare il bellissimo regalo di compleanno che mi avevi fatto" anche lui iniziò a ridere "Ho scelto davvero il portachiavi più bello, c'è anche la marijuana!"
"Che dettagli... Tu sì che sai cosa regalare ad una ragazza" presi il portachiavi e gli diedi un bacio sulla guancia "Me ne hai portato uno anche da Stoccolma?"
Lui esitò un po', giusto per creare suspense, poi prese un altro portachiavi dalla tasca, questa volta uno con la bandiera svedese, un disegno dello skyline di Stoccolma e la scritta "Stockholm" in bianco.
Appesi anche quello alle chiavi dell'alloggio di Cambridge, vicino a quello di Amsterdam "È bellissimo!"
"Visto? Sono bravissimo a fare i regali"
Henry mi baciò la tempia e mi cinse le spalle con un braccio, trasmettendomi il calore del suo corpo.
"Promettimi di portarmi un portachiavi nuovo ogni volta che parti" improvvisamente mi ero fatta seria, ma continuavo a sorridere "Potrebbe essere una bella tradizione"
"La nostra tradizione" ci rifletté "Sì, mi piace"
Avvicinai il mio viso al suo e lo baciai dolcemente "Devi andare tra poco, vero?"
Lui prima ricambiò il bacio, poi sospirò "Sì, devo ritornare in ufficio"
Mi stesi sul divano appoggiando la testa sulle sue gambe "E se ti legassi e ti costringessi a rimanere qui?"
"Non credo sia legale, poi tu non dovevi studiare?"
Sbuffai "Non ricordarmelo... Domani ho lezione con Smith e mi deprimo solo a pensarci"
"Mhm" non commentò oltre, ma non mi andava di parlare ancora di quel professore, così chiusi anche io il discorso "Dai, ti riaccompagno all'alloggio... O vuoi rimanere qui?"
"No, accompagnami" a malincuore, mi tolsi la coperta da dosso ed entrambi iniziammo a prepararci, molto controvoglia.
Camminò a piedi assieme a me per tutto il tragitto dalla sua auto all'ingresso del dormitorio, ma non volevo che andasse via, quella giornata mi sentivo particolarmente lagnosa "Odio quando arriva questo momento" intravidi in lontananza Michael Miller, ma la mia concentrazione era tutta rivolta ad Henry.
"Mica ci stiamo separando per settimane" rispose lui, baciandomi sulle labbra "A presto"
Ricambiai il bacio "A presto" poi entrai nel dormitorio, senza guardarmi indietro, altrimenti non ce l'avrei fatta a lasciarlo andare.
Non appena entrai nell'alloggio, le mie amiche mi accolsero ed io mi buttai sul divano, completamente svogliata. Stavo per dire ad Arianna di aver visto Michael Miller, ma qualcuno bussò alla nostra porta e non riuscii a parlare, anche se sarebbe stato inutile: Michael era sull'uscio della porta, con la divisa da basket e molto sudato, come faceva a non avere freddo?
"Ciao" fece Michael ad Arianna, che aveva aperto la porta.
"Ciao" rispose lei, trattenendo a fatica un sorriso "Ti serve qualcosa?"
Appoggiò una spalla allo stipite della porta "Domani pomeriggio c'è una partita, è molto importante. Mi chiedevo se volessi venire"
"Oh" Arianna era spiazzata, evidentemente non se lo aspettava "Certo, verremo sicuramente"
Michael lanciò uno sguardo a noi altre, come se si fosse accorto della nostra presenza solo in quel momento "Oh, certo. Shawn ne sarà felice"
"Cosa vorresti dire?" intervenne Greta di scatto.
Michael inarcò un sopracciglio, guardandola "Niente, è che gli state simpatiche e serve sempre qualcuno in più per fare il tifo"
Greta si ammutolì di nuovo e Michael tornò a concentrarsi solo ed esclusivamente su Arianna "Devo tornare agli allenamenti, la partita è domani pomeriggio alle sei. Ti aspetto" se ne andò di corsa, non lasciando ad Arianna il tempo per replicare.
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Le sfumature del tramonto
RomanceHenry ed Evelyn. Lui CEO di una delle società più importanti di Londra. Lei una studentessa italiana prossima ad entrare nella prestigiosa università di Cambridge. Due persone, due vite, due menti e due cuori, che verranno fusi da un sentimento fo...