Capitolo 76

885 26 0
                                    

Mancava una settimana all'evento di beneficienza, io e Vicki ci saremmo dovute incontrare quel pomeriggio per provare la nostra canzone. Alla fine avevamo scelto Every Breath You Take, avremmo cantato la versione del Live Aid del 1985, cantata da Phil Collins e Sting.
Avevamo già provato nei giorni scorsi e, con Vicki al piano ed io alla chitarra, ci eravamo dette di non fare poi così schifo.
"A che pensi?" mi chiese Henry spostandomi una cioccia dalla fronte, la luce naturale iniziava a scarseggiare e l'oscurità si insidiava dentro la camera da letto.
"Alla canzone che io e Vicki canteremo" gli risposi, continuando a fissare il soffitto "Ora che abbiamo capito di non fare pena, non vedo l'ora di esibirmi"
Dopo un'intensa attività fisica, ci eravamo rivestiti e ristesi su letto ad oziare, godendoci la compagnia l'uno dell'altro. Mi piaceva passare il tempo in quella casa a Cambridge, mi dava una sensazione di intimità.
"Pensi positivo"
"È il mio stile di vita" mi stesi sul fianco sinistro "Rimani qui stanotte, non dormiamo insieme da..." feci una pausa "Non mi ricordo nemmeno l'ultima volta che abbiamo dormito insieme"
"Devo tornare a Londra" sospirò "Per poter passare dei giorni in Italia con la tua famiglia senza lavorare, devo accelerare il ritmo in questi giorni"
"Sei uno stacanovista senza speranza"
"Disse quella che se un pomeriggio non studia, crolla il mondo"
"Ehi!" corrugai la fronte "Non ho intenzione di studiare durante Natale! Per questo mi sono anticipata un po'di-" mi bloccai, vedendo Henry alzare le sopracciglia divertito "Okay, okay... La smetto, ma io devo studiare, tu sei il CEO... Non puoi semplicemente delegare il lavoro?"
"Preferisco fare più cose possibili" si mise a sedere "Così ho la conferma che tutto è fatto bene"
"Sei poco arrogante, vedo" scherzai, sedendomi anche io e posando i piedi sul pavimento "Mi riaccompagni al campus? Devo provare con Vicki"
"Ma lei non è la tua amica drogata?"
Corrugai la fronte "Non chiamarla così"
"Ma è la verità"
"In questo periodo è rimasta pulita, perciò confido in un miglioramento. Ci impegniamo a tenerla d'occhio"
"Pensi positivo?" questa volta lo disse come una domanda.
"Penso positivo, ora muoviamoci"
"Muoviamoci? Come osi darmi degli ordini?" fece un'espressione falsamente adirata "Ora devo punirti"
Roteai gli occhi "Sono già in ritardo"
Lui mi afferrò per la vita e mi ributtò sul letto, per poi iniziare a solleticarmi il ventre "No, no, no!" iniziai ad urlare tra una risata e l'altra "Lasciami"
"No"
"Ti prego" iniziai a divincolarmi "Ti uccido!"
"Puoi provarci, ma non ti garantisco il successo"
"Non respiro!"
Lui allentò la presa e io ne approfittai per sfiorargli il fianco destro con le dita, ma non ottenni una reazione "Non soffri il solletico!" esclamai sconcertata "Com'è possibile?"
"Sono semplicemente invincibile, non puoi farci niente"
"Idiota"
"Debole"
"Arrogante"
"Chiacchierona"
"Non è un difetto!"
"Sì, se sono le due di notte ed io sono stanco morto"
"Non mi apprezzi" feci finta di offendermi "Dovresti essere onorato di parlare con me!"
"Tu parli come una macchinetta"
"Non chiamarmi macchinetta"
"Non è vero che non ti apprezzo, molte volte i tuoi discorso sono più efficaci dei sonniferi"
Iniziai a ridere "Ammettilo che in realtà ti piace sentirmi parlare"
Lui inarcò un sopracciglio "Non lo ammetterei nemmeno sotto tortura"
"Però è così"
"Forse, ma non ne avrai mai la certezza" si alzò dal letto e mi tese la mano "Andiamo, macchinetta. Non eri in ritardo?"
Mi misi in piedi sul letto e lui fu costretto ad alzare la testa per guardarmi "Che stai facendo?" mi chiese divertito.
Allungai le mani verso le sue spalle e lo feci girare "Portami sulla schiena"
"Andiamo..." iniziò a lamentarsi, ma io gli ero già saltata addosso.
"Fai le scale, schiavo!"
Sistemò le mani sopra le mie cosce, coperte dal tessuto ruvido dei jeans "Ricordami perchè sto con te"
Assunsi un tono grave, come se stessi recitando una tragedia "Perchè la tua vita sarebbe vuota senza di me" gli mordicchiai dolcemente la pelle del collo "E perchè sono strepitosa"
"È tenero che tu ne sia convinta"
"Sei odioso"
"Lo prendo come un complimento" eravamo arrivati al piano terra e mi fece scendere dalla sua schiena.
Continuammo a battibeccare scherzosamente per tutto il tragitto fino al campus, stare in sua compagnia mi aiutava a rilassare la mente e a dimenticare ogni sorta di preoccupazione.
Una volta arrivati, mi sistemai la tracolla della borsa sulla spalla destra mi voltai verso di lui "Buon viaggio fino a Londra"
Feci per uscire, ma lui mi trattenne afferrandomi velocemente il polso "Ehi"
Mi girai di nuovo a guardarlo "Che c'è?"
Allungò il braccio e lo appoggiò sullo schienale del mio sedile "Prima scherzavo, tu sei sensazionale"
"Certo che lo sono" mi sporsi verso di lui "Chiamami quando ti liberi"
"Come sei pretenziosa" ritornò ad avere il suo tono scherzoso e mi baciò, mettendomi una mano dietro la mia nuca.
"Sempre" ogni volta che mi baciava in quel modo, perdevo ogni cognizione del tempo e dello spazio.
"Cerca di non rompere qualche vetro quando canti"
"Come sei supportivo"
Henry mi sorrise sghembo "Sempre"

"Era ora!" fu la prima cosa che mi disse Vicki quando entrai dentro l'aula musica "Sei in ritardo"
Controllai l'orologio sul polso sinistro "Scusa, ero con Henry e..."
"Capisco, capisco" si sedette sullo sgabello dietro il piano "Ora muoviamoci, dopo ho un appuntamento"
"Uh" esclamai sorridente, allungando la u "Chi è il fortunato?"
"Una ragazza che studia filosofia. Spero solo che sia meno logorroica del mio ultimo ragazzo"
"Beh" scrollai le spalle "Studia filosofia, secondo me inizierà a parlarti di metafisica e gnoseologia"
"Gnose-cosa?"
Ridacchiai "Niente, lascia stare"
"Sarà meglio, iniziamo a provare"
In pratica io ero Sting mentre lei Phil Collins, avevamo deciso di rimanere fedeli alla versione originale della loro esibizione al Live Aid. Modificarla sarebbe stato come disegnare una grossa X rossa sulla Primavera di Botticelli.
Non avevamo il sassofono, ma ce la cavavamo comunque: Vicki ed io avevamo aggiunto un breve duetto tra pianoforte e chitarra per sostituirlo. Quella era l'unica, piccola modifica che avevamo fatto.
Provammo la canzone quattro volte, sorprese da quanto ci fosse venuta bene. Alla fine continuammo a provarla solo per sentircela cantare, perchè stava venendo fuori davvero una bella esibizione.
"Lasceremo tutti di stucco!" dissi alla fine, passandomi sopra la testa la tracolla della chitarra e appoggiando questa al muro.
"Ci saranno tantissimi altri ad esibirsi" disse Vicki "Ma noi saremo le migliori!"
Allungai la mano destra davanti a lei "Ottimo lavoro, collega"
Vicki me la strinse energeticamente "Li faremo piangere tutti!"
La sera dell'evento, infatti, qualcuno avrebbe pianto, ma non per la nostra canzone.

Le sfumature del tramontoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora