Capitolo 60

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Il venerdì mattina il nostro alloggio era in un subbuglio: Arianna continuava a lanciare in aria vestiti per decidere cosa indossare quel pomeriggio e nel frattempo io e le ragazze li afferravamo al volo per cercare di mantenere almeno una vaga idea di ordine.
Io e Federica dovevamo andare a lezione di Analisi Matematica, anche se avrei preferito continuare a subire l'isterismo di Arianna piuttosto che incontrare Smith.
"Ehi" dissi alla nostra amica prima di uscire "Fruga nel mio armadio se vuoi, magari c'è qualcosa che ti piace"
Anche Federica e Greta dissero lo stesso e lei si calmò un po', ma io e Federica uscimmo prima di verificare se questa calma fosse duratura o meno.
"Ho studiato tutta la notte, anche cose in più" dissi a Federica mentre camminavamo verso l'edificio dove si sarebbe tenuta la lezione "Se Smith prova a farmi una domanda, sarò pronta"
"Secondo me ti stressi troppo, tanto ciò che conta è come vai agli esami, e sono sicura che tu andrai benissimo"
"Andremo benissimo, vorrai dire" lo zaino che portavo era abbastanza pieno, perciò portavo dei libri in mano e non potevo abbracciarla, però le diedi una spallata leggera che sostituiva l'abbraccio.
Man mano che ci avvicinavamo all'edificio, entravamo nella mischia degli studenti che si affrettavano per prendere posto ed entrambe facemmo dei cenni di saluto ad alcuni ragazzi con cui scambiavamo qualche parola una volta ogni tanto.
Tuttavia, quei ragazzi stavano correndo inutilmente: Smith era fuori dall'edificio, fu Federica a notarlo per prima e mi fece fermare "Eve, quello non è Henry?"
"Cosa? No, lui è a Londra oggi" mi girai comunque per confermare le mie parole, ma mi trovai in torto: Henry era lì e stava parlando proprio con Smith.
Capii subito quello che stava facendo "Oh no" mormorai, poi mi allontanai da Federica e avanzai verso Henry, che si era accorto della mia presenza.
Fece un cenno a Smith e avanzò di due passi verso di me, non così lontano da Smith come avrei voluto "Che ci fai qui?" gli chiesi, cercando di mantenere un tono indifferente e pacato.
"Volevo venire a trovare un mio vecchio professore" sfoderò il suo sorriso da affari e lanciò uno sguardo fugace a Smith "Come stai?"
"Ieri non mi avevi detto che saresti venuto" gli dissi mentre mi lasciava un bacio sulla guancia.
"Volevo farti una sorpresa"
Smith, rimasto per tutto quel tempo immobile, toccò una spalla di Henry "È sempre bello vederti, Henry, ma devo andare a fare lezione" i suoi occhietti malefici si spostarono su di me "Non più di cinque minuti, signorina"
"Certo, mi scusi" dissi cercando di raccogliere nella mia voce tutto il rispetto possibile.
Federica era rimasta lì in piedi, poco distante da noi, ma non feci caso a lei. Iniziavo a sentire una rabbia crescere dentro di me, tuttavia aspettai comunque che fosse lui a parlare per primo.
"Tutto bene?" il suo tono ignaro mi fece arrabbiare ancora di più.
"Cosa credevi di fare?" sbottai, stringendo i libri tra le mie braccia.
Henry si mise le mani in tasca "Cosa crede-" inclinò lievemente la testa "Mi hai detto che questo professore ti dava la morte, volevo aiutarti"
Se fossi stata in un cartone animato, probabilmente del fumo mi sarebbe uscito dalle orecchie "Non ci posso credere"
Aggrottò le sopracciglia "Ma che hai?"
Lanciai uno sguardo dietro di me, per chiedere a Federica di lasciarci soli, ma lei era già entrata nell'edificio. Intorno a noi non c'era più nessuno, eravamo completamente da soli in mezzo al campus "Io-" sbuffai "Ti avevo espressamente detto di non fare niente!"
"Lo so, ma-"
"No!" corrugai la fronte "Non volevo che tu mettessi una buona parola per me!"
"Ma non sono stato così diretto! Gli ho solo detto che ero qui per venire a trovare la mia ragazza e quando mi ha chiesto chi fosse, gli ho risposto"
Inarcai un sopracciglio e lui aggiunse "E ti ho elogiata un po'... Lo so che mi avevi detto di non fare niente, ma volevo aiutarti"
Alzai la voce, inconsciamente "Ti avevo chiesto di starne fuori!"
"Evelyn..."
"No, Henry" mi morsi l'interno delle guance, per evitare di far parlare la rabbia al posto mio "Perchè non accetti mai un no?"
Henry lanciò uno sguardo alla sua destra "Cosa vorresti dire?"
"Quello che ho detto" lo guardai seria "Che non accetti un no: ti avevo detto di non fare niente, tu mi hai guardata negli occhi, mi hai assicurata che ne saresti rimasto fuori e poi hai fatto tutto il contrario!" la mia voce si alzava man mano che parlavo "E hai pure la faccia tosta di chiedermi Ma che hai?"
Henry si era allontanato di un passo e mi guardava anche lui molto irritato, non l'avevo mai visto fare quello sguardo "Sai una cosa? È vero, non ti ho ascoltata, ma non ti chiederò scusa per aver cercato di aiutarti!"
"Ma mi stai ascoltando?" la mia voce era salita di un'ottava "Io non volevo che mi aiutassi!" ringraziai il cielo che non ci fosse nessuno vicino a noi, era la prima volta che facevo una scenata in pubblico e non volevo che qualcuno assistesse.
Henry, in tutta risposta, sbuffò innervosito "Ho delle riunioni, non posso perdere tempo a litigare con te quando ho cose più importanti da fare"
Iniziò a camminare, allontanandosi da me, lasciandomi interdetta ed esterrefatta. E anche ferita.
Era la prima volta che litigavamo e lui se ne andava via così, non sapevo cosa pensare a riguardo. Forse la cosa migliore era non pensarci affatto, altrimenti mi sarei arrabbiata ancora di più.
Federica mi aveva tenuto il posto accanto al suo in terza fila, in modo da non essere troppo esposte ma nemmeno troppo indietro per riuscire comunque a seguire. Non avrei permesso che il litigio con Henry influenzasse le mie lezioni, nonostante fossero con odiosi professori. Feci un gran lavoro nel tenerlo fuori dalla mia mente per la prima ora, ma nell'ultima mezz'ora Henry sfondò la porta dei miei pensieri con un ariete.
"Non posso perdere tempo a litigare con te quando ho cose più importanti da fare"
Quelle parole colpivano più forte di un martello che cerca di fissare un chiodo. Io ero convinta che lui avesse solo buone intenzioni, ma non andava affatto bene che non mi ascoltasse: avevo espresso una volontà e lui l'aveva calpestata come se fosse una debole foglia, era questo che mi aveva fatta arrabbiare. Non poteva fare quello che voleva senza tenermi in considerazione.
"Eve?" la voce di Federica mi fece sussultare e notai che gli studenti attorno a noi si avviavano verso l'uscita "Andiamo?" lei era in piedi, con il suo zaino in spalla e i suoi libri in mano.
"Sì" presi anche io le mie cose ed insieme uscimmo dall'edificio, anche se io camminavo isolata da ciò che c'era attorno a me: cercavo di scacciare Henry dalla mia mente.
Federica doveva aver capito la situazione, d'altronde aveva assistito ad una parte del litigio, e camminò accanto a me in silenzio, fino a quando non incontrammo Dave, in tuta da basket, che ci veniva incontro "Ehi, ragazze!"
Fui sottratta dai miei pensieri e ne fui felice "Ciao!" lo salutai simulando allegria "Pronto per la partita di oggi?"
Dave alzò gli occhi al cielo "Sto scappando ora dagli allentamenti, Michael ci sta mettendo sotto pressione, così gli ho detto che avrei fatto una corsa per riscaldarmi, ma tra poco devo tornare"
"Verremo a fare il tifo per voi!" lo informò Federica con un sorriso "Sono sicura che questo vi farà vincere"
"Certo, a che servono gli allenamenti se ci siete voi?"
"Infatti" concordai soffocando una risata "Dovreste ringraziarci"
Dave sorrise divertito, poi guardò l'orario sul display del suo telefono "Devo ritornare in palestra, o Miller mi ucciderà"
Se ne andò molto di fretta ed io e Federica lo guardammo ridendo, proseguendo in silenzio il tragitto fino al nostro dormitorio.
Greta non appena ci vide, alzò gli occhi al cielo, sollevata "Meno male! Ditele che sta bene vestita così!"
Arianna indossava un paio di jeans a zampa d'elefante e un maglioncino aderente azzurro chiaro, che metteva in risalto i suoi occhi blu e i suoi capelli castani.
"Stai benissimo" le dissi "Davvero!"
"Sì, infatti" concordò Federica, posando a terra il suo zaino "Poi mancano ancora un paio d'ore, non è presto?"
"Devo studiare" ci spiegò Arianna "Grazie per la pazienza, ragazze"
"Siamo tue amiche! Questo è il minimo!" fece Greta andando nella sua stanza "Ma magari non lanciare i vestiti in aria la prossima volta"
Scoppiammo nuovamente a ridere, poi ognuna si chiuse nella propria stanza. Volevo tenere la mente occupata, così iniziai a studiare fino a quando la luce fuori non iniziò a diventare meno forte, avevo fatto una pausa solo per mangiare un panino a pranzo. La partita iniziava alle sei di pomeriggio, ma Arianna ci aveva detto di voler essere lì per le cinque, così intorno alle quattro e mezza iniziai a prepararmi. In realtà, non cambiai molto il mio abbigliamento: mi tenni i jeans che avevo indossato quella mattina e sostituii la felpa nera col cappuccio con una quasi identica, ma bordeaux e con la scritta Live Your Life in bianco. Mi infilai ai piedi le Adidas bianche con una striscia nera e rossa che le attraversava lateralmente e presi una giacca calda nera munita di tasche interne ed esterne con zip, così non avrei dovuto portare una borsa.
Fino a quel momento mi ero tenuta occupata e avevo evitato i miei pensieri, così continuai con questa tecnica raggiungendo le mie amiche che mi stavano aspettando in salotto "Sono l'ultima?" chiesi stupita.
"Sei diventata lenta" mi disse divertita Greta "Tutto bene, Eve? Hai una faccia strana"
Mi sforzai di assumere un'espressione allegra "Certo! Siete pronte ad andare?"
Arianna annuì con foga "Non vedo l'ora!"
Federica mi guardò di sottecchi, facendomi un lieve cenno col capo, forse per assicurarsi che stessi davvero bene.
Le risposi annuendo appena, non volevo ammazzare l'entusiasmo di Arianna con il mio umore, era per questo che per il momento non volevo parlarne.
In realtà, non volevo parlarne anche perchè così non ci avrei pensato e forse avrei dimenticato per un breve momento il modo in cui Henry mi aveva guardata.

Le sfumature del tramontoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora