"Arianna! È la quarta volta che te lo spiego" si lamentò Samuel sbattendo le mani sul libro di filosofia.
"Ma Heidegger non lo capisco!" Arianna, in tutta risposta, sbatté le mani sul libro.
Io e le ragazze ci eravamo riunite a casa di Greta per ripassare un po' di argomenti per la maturità e Sam si era unito in seguito, raggiungendoci dopo delle richieste di aiuto. Lui nel gruppo era quello bravo in filosofia e storia.
"Nemmeno io, se per questo" commentai mentre leggevo un paragrafo di storia.
Federica sbuffò "Questo svizzero poteva starsi zitto"
"Heidegger è tedesco!" Sam sembrava sull'orlo dell'esasperazione "A quale corrente di pensiero appartiene?"
"All'esistenzialismo ontologico e fenomenologico" Greta sembrava sorpresa di sapere la risposta, infatti sgranò gli occhi e controllò subito il libro per accertarsi di aver risposto bene.
"Un progresso, finalmente!" Sam alzò le braccia al cielo e continuò a fare domande a Greta che, a quanto pareva, aveva capito molto bene il filosofo.
Arianna sbuffò "Fammi altre domande, ma non su Heidegger"
"Ma se è quello l'argomento che non sai, forse dovresti continuare a ripassarlo" le suggerii, ma non ottenni una risposta.
"Cos'è l'estetica?" le chiese Sam, con un briciolo di speranza negli occhi.
Arianna, questa volta, rispose immediatamente "L'estetica è un settore della filosofia che si occupa della conoscenza del bello naturale o artistico"
Sam la guardò soddisfatto "Bene! E-"
"Mi sono stufata" fece Federica "Sono ore che studiamo, voglio una pausa"
Guardai l'orologio: erano le sette meno un quarto, avevo promesso a mia sorella che saremmo uscite noi due da sole quel pomeriggio e dovevo muovermi.
"Veramente io devo andare" chiusi il libro di storia e lo rimisi nello zaino "Devo uscire con mia sorella"
Nessuno avrebbe ripreso a studiare: stavano tutti mettendo i libri negli zaini, tranne Sam che libri non ne aveva portati. Greta si alzò dal letto e andò verso la scrivania, dove stava caricando il cellullare "Domani ci siete, vero?" ci chiese mentre scriveva un messaggio.
"Dove?" chiese Sam curioso, non essendo incluso nell'invito.
Tutte rispondemmo di sì "A che ora ci vediamo?" domandai mentre mi sistemavo lo zaino sulle spalle.
"Alle cinque?" propose Federica "I negozi aprono a quell'ora"
"Mi dite dove andate?" insistette Sam.
"Dobbiamo comprare i vestiti per il ballo della scuola" gli spiegò Arianna.
Sam alzò gli occhi al cielo "Non vi chiedo nemmeno di potermi unire, mi annoierei a morte"
Greta si risedette sul letto accanto a Federica "Non ci metteremo molto comunque"
Arianna si alzò dal pavimento "Le ultime parole famose"
"Sapete già cosa prendere?" Sam si alzò assieme ad Arianna.
Scrollai le spalle "Niente di eccessivo, dei vestiti normali per una festa. Ora vado, ci vediamo domani in classe"
Dopo i saluti, mi avviai verso casa mia per prendere Jenna e lasciare lo zaino. Le temperature miti erano passate ed era arrivato il caldo torrido che faceva mancare il fiato, ma per fortuna verso la sera si alzava sempre un venticello che portava un po' di freschezza.
Non impiegai molto ad arrivare a casa, Jenna era già pronta ed era seduta sul divano assieme ai miei "Finalmente!" fu la prima cosa che mi disse "Pensavo che non saresti più venuta"
"Stavamo studiando. Sai com'è, ho la maturità" le buttai un bacio, salutai i nostri genitori e poi andai in camera, dove buttai lo zaino in un angolo.
Mi cambiai la maglietta grigia con una camicetta rosa cipria smanicata, ma non volli cambiarmi i pantaloncini neri. L'antidolorifico che avevo preso per i dolori mestruali stava facendo effetto, mi sentii sollevata perchè Jenna voleva camminare e coi dolori non ce l'avrei fatta.
Presi la borsa a secchiello nero, sistemando la tracolla sulla spalla destra, e ci misi dentro tutto ciò di cui avevo bisogno. Mentre uscivo dalla stanza mi soffermai qualche secondo sul calendario appeso al muro bianco: era il cinque giugno, la maturità si avvicinava. Scossi la testa e tutto il corpo come per togliermi di dosso quel pensiero e raggiunsi mia sorella, che era in piedi davanti alla porta d'ingresso col telefono in mano.
"Mangiate fuori?" ci chiese mia madre "Perchè devo sapere se cucinare anche per voi"
"Sì!" fece Jenna proprio mentre io stavo per rispondere no.
"Serata tra sorelle, mi piace" commentò mio padre sorridendo mentre mi dava dei soldi "Per le undici vi voglio a casa"
"Saremo a casa alle undici meno cinque" gli sorrisi a mia volta e lo abbracciai, facendo lo stesso con la mamma.
Uscimmo di casa e prendemmo l'ascensore.
"Vuoi mangiare una pizza?" le chiesi poco prima che le porte si aprissero nell'atrio.
"Mangiamo sushi, invece?"
Arricciai il naso "Lo sai che non mi piace"
"C'è il pollo fritto, se vuoi"
Sospirai "Va bene"
Jenna esultò e mi aspettò mentre chiudevo il portone del palazzo.
Lei mi prese a braccetto e iniziammo a camminare. Mia sorella, nonostante i nostri quattro anni di differenza, era solo qualche centimetro più bassa di me.
Per un po' camminammo alternando momenti di silenzio a momenti in cui parlavamo del più e del meno. Dopo un po' di minuti volli parlare di qualcosa di più profondo "A settembre inizi il liceo linguistico"
"E tu te ne vai" replicò lei abbassando lo sguardo, dovetti strattonarla per non farla sbattere contro un palo.
"Puoi venirmi a trovare quando vuoi" le sorrisi anche se non mi stava guardando "Potremmo passeggiare per Cambridge proprio come stiamo facendo ora, e sono sicura che c'è un ristorante di sushi anche lì"
"Mhm"
"Cosa c'è che non va?"
"Mi fanno male i piedi"
"C'è una panchina, sediamoci"
Ci sedemmo con calma, lei aveva un'espressione un po' triste "Jen?"
"Sì?"
"Non andrò su un altro pianeta"
"Possiamo cambiare argomento?" mi chiese un po' troppo bruscamente.
"Okay" arricciai le labbra, pensando a qualcos'altro su cui conversare "Sei ansiosa per l'esame di terza media?"
"No, però Aurora sì"
"Ti ha detto qualcosa?"
"Solo che ha paura di andare male, anche se lei è tra le più brave della classe"
"Anche Mario teme sempre di prendere un brutto voto" risi "E poi è quello che va meglio, fa irritare un po' tutti ma alla fine ci siamo abituati"
"Spero di capitare in classe con lei al liceo, così avrei già un'amica"
"Ti farai molti nuovi amici" le scostati una ciocca di capelli dal viso "È quella la parte più bella"
Un'intera famiglia di turisti si fermò davanti a noi e iniziò a discutere. Parlavano in inglese e stavano cercando di mettersi d'accordo su dove andare a mangiare. Alla fine il figlio più piccolo propose di mangiare ad un ristorante vicino all'Arena di Verona e la famiglia, dopo aver discusso animatamente per interi minuti, acconsentì senza troppe lamentele.
Iniziai a chiedermi se io e i miei amici avessimo dato la stessa impressione a Londra ogni volta che discutevamo sui posti da visitare.
"Mi brontola lo stomaco" Jenna mi strappò dai miei pensieri "Andiamo a mangiare?"
"Andiamo a mangiare"Jenna stava mangiando qualcosa col salmone di cui non ricordavo il nome, mentre io mi stavo gustando il pollo munito di patatine, era tutto fritto.
Jenna mi stava guardando in un modo strano da quando avevamo iniziato a cenare, così quando arrivai alla metà del pollo, sospirai e ricambiai il suo sguardo "Cosa vuoi dirmi?"
"Lo sai che tra sorelle ci si dice tutto, vero?"
"Lo so, sorellina" le sorrisi e continuai a mangiare il pollo.
Lei mi guardò con la bocca semi aperta.
"Che c'è?" ingoiai un boccone e ne presi un altro "Ti sei fidanzata? È questo quello che vuoi dirmi?"
"Che faccia tosta!"
"Come?" presi una patatina fritta e la mangiai.
"Io non mi sono fidanzata" enfatizzò molto l'io.
Ridacchiai "Papà ne sarà sollevato"
"Tu non vuoi dirmi niente?"
Scossi la testa e la guardai confusa, avevo finito le patatine fritte "Lo sai già che vado a Mykonos con i miei amici dopo la maturità"
"Cosa c'entra?"
Anche il pollo era finito, mi restava solo l'acqua nella mia bottiglietta "Non lo so! Sei tu che mi confondi"
"Ti sei messa con un ragazzo?"
Per poco non mi strozzai con l'acqua "Come?!" il volto di Henry mi si proiettò davanti e sbattei le palpebre per farlo sparire.
"Rispondimi"
"No!" aggrottai la fronte e iniziai a ridere "Oh, Cielo! Era questo quello che ti tormentava?"
Lei non sembrava soddisfatta "E allora chi è quel ragazzo che ti ha riaccompagnata a casa qualche sabato sera fa?"
Deglutii "Nessuno di speciale"
"Sei arrossita, non è nessuno di speciale"
"Noi non-" mi bloccai e sbuffai, non sapendo nemmeno io cosa dirle "Non te lo so spiegare" dissi infine.
"Fai un tentativo" era davvero curiosa.
Sbuffai di nuovo per la frustrazione "Smettila"
"Vi siete conosciuti a Londra?"
"Sì"
"Dimmi di più"
Sospirai e provai a farle un breve riassunto (cercando di evitare tutti i commenti a sfondo sessuale delle mie amiche e di Sam) su come ci eravamo incontrati più volte e della notte del Gala. Le raccontai altrettanto brevemente della nostra prima uscita, di quando si era presentato qui a sorpresa a Verona e delle nostre uscite il sabato e la domenica.
"E vi siete baciati?"
"Sì"
"E poi non lo hai più visto"
"L'ho visto quando sono andata a mare con gli altri"
"A mare?"
"Sì, lui era a Venezia ed è passato a salutarmi"
"E ti ha baciata?"
"Mi ha baciata" confermai con un mezzo sorriso.
"E dopo tutto questo dici che non state insieme?"
In effetti non aveva molto senso, ma non riuscivo a spiegarglielo "Sinceramente non mi sono nemmeno posta il problema, non mi piace farmi troppi complessi e non è così importante mettere un'etichetta"
Anche lei finì di mangiare, la conversazione sembrava finita e ne ero sollevata. Andai a pagare ed uscimmo dal ristorante, iniziando a camminare verso casa.
Il mio errore, però, era stato credere di aver finito il discorso "Al ballo vai con lui?"
"Non gliel'ho nemmeno accennato, è una cosa troppo sdolcinata. E poi sarà una festa piena di adolescenti, non gli interesserebbe nemmeno"
"Quanti anni ha?"
"Deve farne ventisei"
"Quando?" era accanita come non mai.
"Non lo so, Jenna! Quante domande che fai"
"Non sai quando è il suo compleanno?"
"No! Perchè non stiamo insieme!" avevo alzato un po' la voce "E sinceramente non avevo più pensato a lui fino a quando non me l'hai chiesto" era una mezza bugia, ma lei non doveva saperlo.
"Vi siete sentiti per telefono dopo che l'hai visto al mare?"
"No" sbuffai di nuovo "Sono troppo presa dallo studio per gli esami e sono anche troppo nervosa. Poi sicuramente Henry sarà preso dal lavoro"
"Ah!" Jenna mi puntò l'indice contro "Hai detto il suo nome con un tono diverso!"
"Oddio, inizi a darmi fastidio" bisognava camminare ancora per molto prima di arrivare a casa, ma forse una delle due non sarebbe arrivata viva.
"Ti piace" non era una domanda.
"Sì" sospirai "Mi piace" mi misi a fissare i lampioncini che si illuminavano di giallo.
"E tu piaci a lui"
Alzai le spalle "Sarebbe una contraddizione dire il contrario, no?"
"Quindi lui abita a Londra" si mise le mani nelle tasche dei jeans "Lo potrai vedere spesso quando studierai a Cambridge"
Approfittai subito e cambiai discorso "Pensavo che non volessi parlare di Cambridge"
Lei si rabbuiò improvvisamente "Non è che non ne voglio parlare" mi prese la mano "È che quando ne parliamo, mi ricordo che tu ne andrai e che mi mancherai tantissimo"
La strinsi a me, cingendole le spalle con un braccio "Oh, tesoro mio" le baciai la testa "Anche tu mi mancherai tanto, ma te l'ho detto che potrai venire ogni volta che vuoi"
"Lo intendi davvero?"
"Certo! Dormiremo insieme nella mia stanza del dormitorio e guarderemo serie tv fino all'alba. Ti farò vedere l'università e-"
"E mi farai conoscere per bene Henry" mi guardò maliziosa ed io le diedi una spintonata.
"Inizio ad odiarti"
"Non è vero!"
"Già" tornai a cingerle le spalle "Sei esasperante, ma ti adoro comunque"
"Cosa dirai a papà riguardo ad Henry?"
"Non c'è niente da dire" la guardai stringendo gli occhi, sperando che il messaggio le arrivasse.
"Ricevuto" si strinse a me ancora di più "Sarà un nostro segreto"
"Un nostro segreto"
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Le sfumature del tramonto
RomanceHenry ed Evelyn. Lui CEO di una delle società più importanti di Londra. Lei una studentessa italiana prossima ad entrare nella prestigiosa università di Cambridge. Due persone, due vite, due menti e due cuori, che verranno fusi da un sentimento fo...