Capitolo 14

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Io e le ragazze stavamo facendo le valigie e nessuna di noi parlava. Eravamo felici di tornare dalle nostre famiglie, ma di certo non eravamo entusiaste di lasciare Londra.
Era vero che saremmo ritornate in Inghilterra tra qualche mese, ma saremmo state solo noi: niente Sam, così come Alessio, Cosimo e Mario. Quella era stata un'esperienza in comune che avremmo ricordato con piacere, ma come la maggior parte delle cose, anche quella doveva finire.
Mia sorella mi chiamò al telefono e le risposi dopo aver chiuso la valigia che andava in stiva "Ciao Jenna" la salutai.
"Ciao, a che ora dobbiamo essere in aeroporto?" mi chiese, sentii dei rumori di sottofondo. Forse era al centro commerciale.
"Il mio aereo atterra alle cinque" sistemai la valigia vicino alla porta, accanto al trolley che avevo già chiuso prima "Ma lo avevo già detto a papà, perchè me lo chiedi?"
"Perchè sono in giro" non mi piaceva il suo tono vago "E non mi andava di chiederlo a papà, altrimenti mi avrebbe chiesto se avevo qualche impegno"
"E tu hai qualche impegno?" Arianna si voltò a guardarmi, così come Federica e Greta.
"Devo uscire con uno della mia classe, ma avrò finito per quell'ora"
"Con uno?" sospirai "Chi?"
"Dario"
"Dario?" ripetei, facendo un cenno a Greta. Sua sorella, Aurora, era una compagna di classe di Jenna.
"Dario?" mimò Greta con le labbra, un po' schifata.
"Non usciamo in quel senso!" si difese prontamente mia sorella "Ci hanno messo in coppia per un progetto e dobbiamo andare a comprare qualcosa, sono al centro commerciale ora"
Guardai l'orologio: erano le due e mezza di pomeriggio "E perchè non lo hai detto a mamma e papà?"
"Sai com'è papà" in effetti non aveva tutti i torti "Sarebbe stato tutto il tempo con noi e volevo evitare l'imbarazzo"
"Ma Dario è lì con te?"
Greta fece una smorfia.
"È andato un attimo in bagno"
"Devo finire di prepararmi" le dissi infine "Ci vediamo dopo"
"A dopo" chiuse la telefonata ed io guardai le mie amiche.
"Che cosa ci faceva Jenna con Dario il brufoloso?" domandò subito Greta.
"Un progetto di scuola" scossi la testa "Lasciamo perdere"
Aiutai le altre a finire di preparare le valigie, io e Arianna ci sedemmo su quella di Federica che non ne voleva sapere di chiudersi. Quel giorno pioveva e faceva molto, molto freddo, così ci eravamo infilate felpe su felpe, anche con lo scopo di alleggerire i bagagli.
Mentre aspettavamo che Greta finisse di prendere le sue cose, mi misi a pensare alla mia uscita con Henry Cooper. Ne avevo parlato con le mie amiche non appena rientrata nella stanza del college, sentenziando che non lo avrei più rivisto e ne ero ancora sicura, però l'idea mi metteva di cattivo umore.
Ero fermamente convinta che mi sarei scocciata i primi cinque minuti insieme a lui, ma non era stato così: mi era piaciuto passare la serata assieme a lui, sembrava una cosa così naturale.
Dopo aver realizzato e accettato come mi sentivo al riguardo, iniziai a domandarmi se anche lui si fosse sentito così, ma ne dubitavo fortemente.
La cosa migliore da fare era non pensarci più.
"Pronta!" esclamò Greta alzandosi dal pavimento "Diciamo addio a questa camera?"
"Era così bella" commentai.
"Mi mancherà dormire insieme a voi" fece Federica "Ma rivivremo questa esperienza a Cambridge"
"Nel dormitorio a Cambridge avremo camere separate" la informò Greta "Però avremo il salotto in comune"
"Almeno staremo insieme" presi Arianna a braccetto "Ora raggiungiamo gli altri e diciamo arrivederci a Londra"

Il volo procedette in modo sereno, senza turbolenze. L'unica cosa negativa era l'aria piena di angoscia, persino da parte della Palumbo.
Sam era seduto accanto a me nel volo di ritorno e dopo circa venti minuti, iniziò con il suo monologo deprimente "E ora dovremo preoccuparci della maturità... Non che prima non fossi preoccupato, sia chiaro, ma chi lo sente Carbone? Non ho voglia di farmi l'interrogazione di chimica non appena torniamo in classe. Anche se sono le ultime, non voglio farle. La Longo ci ammazzerà. Ci ammazzerà coi suoi temi di italiano" continuò fino a quando non passarono le hostess con il cibo, così si ingozzò per la tristezza, lamentandosi dei suoi addominali che sarebbero spariti dato che stava mangiando troppo per lo stress. Alla fine gli concessi il mio iPod e lo lasciai ascoltare le canzoni più deprimenti della mia playlist. 
Dopo aver superato la sicurezza, rivedemmo i nostri familiari nell'ingresso dell'aeroporto. Camminai il più velocemente possibile verso i miei genitori e mia sorella, che mi abbracciarono "Ci sei mancata tanto!" mormorò mia madre "Come è andato il volo? Hai sentito freddo? Ti sei messa la sciarpa che ti avevo messa in valigia?"
"Carol" fece mio padre ridendo "Lasciala respirare"
"Grazie papà" gli sorrisi, poi abbracciai meglio mia sorella "Sono felice di vederti"
"Anche io" replicò.
"Ora mi devi raccontare tutto" mi sussurrò nell'orecchio, senza farsi sentire da mamma e papà.
"D'accordo" le sorrisi, le scompigliai un po' i capelli giusto per darle un po' di fastidio e poi, dopo aver salutato tutti, andammo verso l'auto.
Stavo ritornando a casa.

Le sfumature del tramontoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora