Capitolo 11

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"Non è possibile che uno come lui non abbia Instagram!" disse Arianna, per l'ennesima volta in quella settimana. Aveva controllato e ricontrollato ogni account con il nome Henry Cooper, ma nessuno di loro era quello che conoscevamo noi.
"È da venerdì scorso che lo dici" mi lamentai.
"Luke ce l'ha" disse Federica "Ma non lo seguo"
"Ma se avete passato tutta la serata a parlare!" fece Greta.
"Capirai..." Federica si accasciò sulla panchina del St James's Park che avevamo monopolizzato da circa un'ora "Tanto domenica prossima torniamo a casa e comunque lui non è uno da relazioni, si è solo divertito a flirtare"
"Almeno te ne sei resa conto"
"Greta!" esclamammo io e Arianna contemporaneamente.
"Scusa" fece la finta bionda, ritornando al suo quaderno pieno di appunti della lezione di quel venerdì mattina.
Sospirai e ripresi a guardare il laghetto che avevamo davanti: era uno spettacolo della natura. Mi lasciavo cullare da tutti quei suoni della natura presenti in quel parco, cercando di pensare al nulla più assoluto.
La mattina dopo il Gala, io e le mie amiche avevamo parlato a lungo: Federica ci aveva raccontato di come Luke provasse a fare colpo parlando dei più svariati argomenti, aggiungendo di tanto in tanto qualche allusione sessuale che lei non aveva capito in un primo momento. Non le dissi che Henry mi avesse detto di lasciarlo perdere, soprattutto perchè avevo intuito che quel "consiglio" (se si poteva chiamare tale) era dettato da un'antipatia che non mi spiegavo. Forse avevano avuto un litigio così forte da incrinare i loro rapporti, degenerando in un'antipatia reciproca (non avevo nemmeno ignorato le occhiatacce che Luke lanciava ad Henry). In ogni caso, ero felice che la cosa non mi riguardasse.
Solo dopo che Federica finì di raccontarci la sua serata, dissi alle ragazze di come io ed Henry ci fossimo salutati e loro tre, sentendo il mio Buono a sapersi al suo Preferisco le italiane, mi fecero i complimenti e fecero i complimenti soprattutto all'alcool che mi aveva spinta a dargli quella risposta.
La settimana seguente l'avevamo trascorsa tra lezioni ed escursioni. Tutti avevamo adorato il museo delle cere e la gita alla Torre di Londra era stata molto suggestiva.
Il venerdì non avevamo lezione il pomeriggio, così io e le ragazze avevamo deciso di prendere un panino e mangiarcelo lì, sedute su quella panchina.
"Che vuol dire flabbergasted?" chiese Greta ad un certo punto controllando i suoi appunti.
"Sbalordito, credo" le risposi, ma non del tutto sicura "Ah, Fede? Cosa voleva tuo fratello alla fine?"
"Niente, voleva solo sapere come stesse andando il viaggio"
"Come sta?" chiese Arianna.
"Bene, è sommerso di cose da studiare, ma è ostinato nel voler diventare un medico e quindi non si abbatte" il fratello di Federica, Carlo, studiava medicina a Padova "Tra un po' fa ventiquattro anni, devo comprargli un regalo"
"Tra un po'... Sai quanto manca al trentuno maggio?" Greta chiuse il suo quaderno.
"Meglio pensarci prima che dopo!" le rispose Federica "Eve? Chi è quel numero che ti sta chiamando?"
Ero così sovrappensiero che non mi ero nemmeno accorta che il mio cellulare stesse squillando "Non lo so... Non sembra un numero italiano"
Senza nemmeno pensarci, misi il vivavoce e risposi alla chiamata "Pronto?"
"Hai rubato qualcosa oggi? Perchè ruba-carta è diventato vecchio come soprannome" la voce di Henry risuonò attraverso gli altoparlanti del mio telefono.
Tolsi immediatamente il vivavoce e mi portai il telefono all'orecchio mentre mi alzavo, cercando di ignorare gli sguardi ansiosamente curiosi delle mie amiche "Come hai avuto il mio numero?"
"Ho i miei contatti"
"Questa si chiama violazione della privacy" iniziai a fare avanti e dietro davanti al laghetto.
"Possiamo anche chiudere la telefonata se vuoi"
"Perchè mi hai chiamata?" chiesi cercando di opprimere la curiosità nella mia voce.
"Voglio incontrarti. Oggi, alle sette. Verrò io davanti al tuo college"
"Cosa?" aggrottai le sopracciglia, se fosse stato davanti a me lo avrei guardato male "Chi ti dice che io lo voglia?"
"Lo vuoi?"
"No"
Bugiarda.
"Credo che tu stia mentendo"
"Non sapevo che leggessi nella mente" commentai sarcastica.
"Oggi, alle sette" chiuse la chiamata, lasciandomi interdetta.
Prepotente.
Ritornai a sedermi sulla panchina "Cosa ha detto?" mi chiese Arianna.
"Che vuole vedermi, oggi alle sette" sbuffai "Non me l'ha nemmeno chiesto! Assurdo!"
"Ci andrai?" fece Federica.
"Io... Io" iniziai a balbettare "Non lo so"
"Quindi ci andrai" concluse Greta "Dopo tutte quelle occhiate o battutine, me lo aspettavo"
"Anche io" si intromise Arianna "E comunque lo sappiamo tutte che ti piace"
"Non lo disprezzo, è diverso" mi alzai di nuovo.
"Vorremmo tanto crederti" commentò Federica scuotendo la testa "E ora dove si va?"

Durante il pomeriggio passeggiammo nei pressi del nostro college, non avevamo voglia di andare lontano. Le ragazze continuavano a stuzzicarmi dicendo che sarei uscita con il bel Henry Cooper, che la maggior parte delle ragazze voleva e sognava.
Verso le sette meno cinque eravamo di nuovo nella nostra stanza "Non ti cambi?" mi chiese Arianna "O vuoi uscire così?"
"Io non uscirò" annunciai, più sicura che mai.
"Come?" esclamò Federica "Perchè?"
"Perchè me l'ha chiesto prepotentemente!" dissi come se fosse ovvio "Quasi come se fossi un cane a cui dare ordini"
"Ora non esagerare, dai" fece Greta "Penso che  il comportarsi come se il mondo gli appartenesse faccia parte del suo carattere"
"Mi infastidisce" le risposi guardando il display del telefono "Sono le sette, torno subito"
Arianna inarcò un sopracciglio "Pensavo che non volessi uscire con lui"
"Infatti, scendo solo a dirgli che non uscirò con lui"
Greta soffocò una risata "Diccelo che lo vuoi vedere comunque, anche se per poco"
Incrociai le braccia al petto "Rendete tutto così complicato"
"Ma non è vero" Federica rise "E ti capiamo, alla fine è un bello spettacolo per gli occhi"
È vero.
Sbuffai e aprii la porta, sentendo Greta dire "Non dimenticarti la giacca!"
"Non me la metto la giacca! Ci impiegherò meno di due minuti!" le gridai come risposta mentre uscivo.
Dovevo ammettere che, sì, volevo vedere il suo volto anche se per poco, ma non sarei uscita con lui. Era una questione di principio: doveva chiedermelo con gentilezza, se proprio voleva. Ma forse non ci teneva nemmeno molto, forse voleva solo un'avventura di una notte e aveva scelto me perchè gli sembravo interessante. In ogni caso non sarei stata la sua avventura di una notte, per niente al mondo. Avevo sempre sostenuto che la mia prima volta dovesse essere con un ragazzo che amavo e di cui mi fidavo e sicuramente Henry Cooper non era la persona giusta.
Oh, no. Non era affatto la persona giusta.
Non appena arrivai nella hall, lo vidi attraverso la grande porta di vetro dell'ingresso. Mi dava le spalle, però lo riconobbi comunque.
Lo raggiunsi all'esterno con passo fermo e deciso, facendolo girare non appena aprii la porta di vetro.
"Hello" mi salutò, per poi passare all'italiano "Non ti sei portata una giacca? Oggi fa piuttosto freddo"
Si mise le mani nelle tasche del suo lungo cappotto nero.
"No" gli risposi "Perchè non mi serve, dato che non uscirò con te"
Mi guardò sorpreso, ma non si toglieva dalla faccia quel sorrisetto mezzo divertito che aveva sempre "Ma sei qui"
"Solo per dirti che non uscirò con te" incrociai le braccia al petto "Se vuoi uscire con me, me lo devi chiedere" dissi "Non sopporto la prepotenza"
"Mhm" restava davanti a me senza cambiare espressione, come se stesse aspettando che io finissi per replicare.
"Non devi dare per scontato che una ragazza voglia uscire con te solo perchè sei tu"
"Mhm" sembrava sapere già come rispondermi.
"E il mio numero di cellulare dovevi chiedermelo se lo volevi! Non voglio nemmeno sapere come tu l'abbia ottenuto"
"Finito?"
"Finito" ero curiosa di sentire come avrebbe replicato.
"Vuoi uscire con me?" quel sorrisetto, nonostante fosse molto bello, iniziava ad innervosirmi.
Alzai le sopracciglia, guardandolo scettica "Fai sul serio?" pensavo che dopo quelle mie parole si sarebbe girato e se ne sarebbe andato ridendo fra sé e sé.
"Non ripeterò la domanda"
Strinsi gli occhi e riportai le braccia lungo i fianchi "Non lo so, ti farò sapere"
Iniziai a sentire freddo, ma non tremai.
Forse si aspettava che gli rispondessi direttamente di sì, il suo volto mi fece scorgere della sorpresa per qualche secondo, ma si ricompose e mi fece un lieve cenno col capo, come per salutarmi "Hai già il mio numero"
Non gli risposi e tornai nella hall, con Henry Cooper che mi seguiva con i suoi occhi blu. Feci le scale di corsa e tornai nella camera dove le mie amiche stavano aspettando impazienti "Allora?" fece Arianna "Raccontaci immediatamente tutto!"
Raccontai loro cosa fosse successo e l'esito della conversazione, cercando di includere ogni dettaglio per soddisfarle.
"Cioè..." disse Federica ad un certo punto "Quindi ti ha chiesto di uscire!"
"Sì, alla fine sì. Non me lo aspettavo" ammisi "Pensavo che avrebbe perso interesse e che mi avrebbe lasciata stare" era tempo di fare un'altra confessione "Ma non era quello che volevo, dentro di me speravo che me lo chiedesse"
"Finalmente l'hai ammesso!" esclamò Greta buttando le braccia all'aria "Ora però devi chiamarlo e dirglielo"
"Quanto tempo è passato da quando sono tornata?" domandai.
"Quarantadue minuti, per l'esattezza" mi rispose Federica.
"Va bene" sospirai e presi il telefono, cercando tra le chiamate recenti il suo numero.
Il telefono squillò un paio di volte e quando sentii che aveva accettato la chiamata, non gli lasciai il tempo per parlare "Venerdì prossimo alle otto, davanti al mio college" chiusi la chiamata prima che potesse rispondere.
"Alla faccia della prepotenza" fece Arianna.
Scrollai le spalle "Così capisce cosa si prova"

Le sfumature del tramontoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora