Capitolo 35

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Lo yatch dei ragazzi non era grandissimo, ma di certo non piccolo. Era di una dimensione giusta per tredici persone.
Io e le ragazze eravamo raggruppate vicino alla ringhiera della coperta, mentre i ragazzi alcuni si tuffavano in acqua e alcuni, tra cui Henry, erano nella parte più alta dello yacht, accessibile attraverso una corta scala a pioli, ad ammirare il panorama.
Quella mattina non avevamo avuto il tempo di parlare da sole, così le mie amiche approfittarono di quel momento per parlarmi "Allora? Com'è stato?" esordì Greta.
"Bello" risposi "Molto bello, mi sono sentita benissimo"
"E lui? Come si è comportato?" domandò Federica guardandomi curiosa "Che tipo è?"
"In che senso?"
Arianna si intromise, forse un po' troppo ad alta voce "Dimensioni, Evelyn!"
Nate, che stava per tuffarsi di nuovo, si voltò a guardarci sentendo Arianna parlare, ma dato che stavamo parlando in italiano, per fortuna non capì.
"Ah" feci con un sorrisetto "È messo bene" poi aggiunsi "Molto bene"
"Non fate le principesse e buttatevi anche voi!" ci urlò Cosimo, interrompendo la conservazione "O avete paura dell'acqua?"
Greta, alla quale era venuto il ciclo proprio quella mattina, rimase ferma dov'era e gli rispose con un dito medio.
La voce di Henry mi fece alzare la testa per guardarlo "Ma Logan è vivo? Si è immerso due minuti fa!"
Un cenno della mano di Logan, ancora sott'acqua, ci confermò il suo stato vitale "Abbiamo scommesso cento sterline che riesce a resistere tre minuti" spiegò Chris galleggiando sulla superficie dell'acqua cristallina.
Sam salì la scala a pioli ed uscì dall'acqua, andando verso il suo zaino "Voglio farmi un tiro" disse prendendo il pacco di sigarette.
Henry, che nel frattempo si era avvicinato a noi assieme a Dylan, prese un pacco di sigarette vicino a lui e glielo lanciò "Sono migliori queste"
Non avevo mai sentito l'odore del tabacco quando lo baciavo, ma forse perchè non fumava spesso e, le volte in cui lo faceva, non era con me. Fumare era una sua scelta personale, ma non mi piaceva: faceva male alla salute e pensare ad un Henry malato mi metteva di cattivo umore.
Dylan prese due sigarette, offrendone una ad Henry, che accettò senza esitare.
I due iniziarono a fumare in compagnia di Sam "Stasera c'è una festa" ci disse Dylan dopo un po' esalando del fumo "Delle ragazze ieri sera lo hanno detto a Nate, invitandolo"
Ieri sera.
Il ricordo delle labbra di Henry sul mio corpo mi fece sorridere, cosa che ad Henry non sfuggì.
"Dammi cento sterile, ora!" urlò all'improvviso Logan facendoci sobbalzare.
"Fottiti" gli rispose Chris ridendo mentre, risalendo sullo yatch seguito da Logan, prendeva il portafoglio.
"Dicevo..." riprese Dylan "Per la festa"
"Ah sì!" si intromise Nate affacciandosi su di noi dalla parte superiore dello yatch "Siete tutti invitati ovviamente, più siamo meglio è!"
Dylan lanciò una lunga occhiata a Greta, ma lei guardò altrove mentre parlava "Dov'è questa festa?"
"In spiaggia"
"Mi sembra una buona idea" il vento mi scompigliava i capelli "A che ora?"
"Alle nove"
Alessio, che era andato a farsi una nuotata, tornò giusto in tempo per sentire l'ultima parte della conversazione "Domani dobbiamo partire" ci ricordò "E dobbiamo svegliarci presto"
"Che sarà mai una festa!" fece Federica "Ce ne andremo via prima"
Henry aveva finito la sua sigaretta e posò ciò che ne restava nel posacenere, così come Sam e Dylan.
Alla fine tutti fummo d'accordo nell'andare a questa festa e Logan ci raccomandò di vestirci di bianco, visto che c'era il dress-code.
Dopo il gruppo si disperse di nuovo: chi in acqua e chi ad ammirare il paesaggio, ed io ed Henry rimanemmo da soli a parlare "Domani te ne vai" disse sovrappensiero.
"Ma tra poco andrò a Cambridge, potremo vederci più spesso"
"Finalmente" mi sorrise e si chinò per baciarmi.
Incrociai le braccia dietro il suo collo, lasciando che le mie mani toccassero la sua schiena nuda.
Sorrisi a mia volta "Finalmente"

La festa aveva un codice d'abbigliamento: il bianco.
Greta, avendo il ciclo, si lamentò per un po' dicendo che fosse una trovata stupida. Alla fine indossò dei pantaloncini neri e sopra una lavorata camicetta smanicata bianca, gliel'aveva prestata Arianna.
Fortunatamente nella valigia avevo messo un vestito bianco che mi arrivava fino a metà coscia, con una scollatura a V e smanicato. L'unico punto di colore era lo spesso elastico che faceva aderire il vestito alla vita: era composto da piccole perline blu, gialle e rosse che formavano una decorazione curvilinea.
Mentre mi infilavo i sandali bassi, il mio cellulare iniziò a squillare.
Era mia madre.
"Ehi, mamma!" la salutai sentendomi subito in colpa: erano giorni che non la chiamavo.
"Evelyn" fece lei col suo solito tono amorevole "Come sta andando la vacanza?"
"Bene, stiamo per andare ad una festa in spiaggia" mi alzai dalla sedia e andai verso lo specchio dell'entrata "Domani torno"
"Lo so che torni, anche se non mi hai chiamata molto"
"Scusa" abbassai lo sguardo, sentendo il peso dei suoi occhi nonostante fosse lontana da me "È che in una giornata succedono così tante cose che"
"Non devi giustificarti, sei con i tuoi amici e ti stai divertendo. Come è andato il concerto di ieri sera?"
Sono stata con Henry, mamma. Tu però non sai nemmeno della sua esistenza.
"Benissimo, subito dopo abbiamo fatto il bagno in spiaggia ed è stato stupendo" alla fine anche quella era la verità.
"Good" ci fu una pausa "C'è tua sorella che ti vuole parlare, ci sentiamo domani"
"A domani"
"Aspetta che vado in camera mia" mi disse Jenna prima di ricominciare a parlare qualche secondo dopo "Ho visto le storie Instagram dei tuoi amici. In un video ho intravisto Henry!"
"Anche lui è qui con i suoi amici, abbiamo solo passato un po' di tempo tutti insieme"
"Ha degli amici carini"
"Sono troppo grandi per te, scordatelo" dissi secca "Non l'hai detto a mamma e papà, vero?"
"Sono scema secondo te? Certo che non l'ho detto!"
Il campanello della nostra casa suonò ed io, essendo la più vicina alla porta, la aprii trovandomi davanti Henry e i suoi amici.
Sembravano un gruppo di cantanti, tutti vestiti più o meno nello stesso modo. Henry aveva dei pantaloni color sabbia e una camicia di lino bianca che risaltava sulla sua pelle abbronzata.
"Jenna, ti devo lasciare" mi spostai per farli entrare, ma Henry rimase fermo accanto a me "Ti scrivo dopo"
La sentii sbuffare "A dopo"
Chiusi la telefonata e mi dedicai alle persone in mia compagnia. Gli amici di Henry si erano fiondati in salotto e avevano iniziato a chiacchierare con i miei amici.
"Pensavo che ci saremmo incontrati davanti alla spiaggia" commentò Arianna uscendo dal bagno.
"Sì" le rispose Dylan "Poi però abbiamo realizzato che questa è la vostra ultima sera qui, meglio approfittare di ogni secondo, no?"
Greta gli lanciò una lunga occhiata che non riuscii a decifrare, non sembrava irritata e questo era positivo.
Henry mi attirò a sé mentre parlava "Ed eccoci qui"

La spiaggia era stata coperta da dei piccoli falò circondati da piccole circonferenza di pietra. C'era una postazione bar mobile, della musica che veniva da non si sa dove e un sacco di persone riunite attorno ad un grande falò.
Iniziai a chiedermi se tutti quei fuochi fossero permessi.
Una ragazza bionda ci venne in contro "Chris! Ce l'hai fatta!" parlò in inglese con accento americano "E hai portato degli amici, fantastico!" continuava a sorridere mentre teneva un bicchiere di carta bianco in mano "Divertitevi, ragazzi"
Alla fine Chris ci disse che quella festa l'avevano organizzata la bionda e alcune sue amiche. Il come l'avessero organizzata rimase a noi ignoto, ma non volevo farmi troppe domande.
Dei ragazzi ci misero in mano un bicchiere ciascuno con all'interno della birra. Sam e Greta buttarono giù il contenuto nel bicchiere in pochissimo tempo.
"Che si fa?" fece Federica guardandosi intorno.
Scrollai le spalle "Si socializza"
"E si rimorchia" Logan ci fece l'occhiolino "Henry, vieni a farmi da spalla!"
Henry lo guardò inarcando un sopracciglio "E che dovrei fare?"
"Devi elencare le mie qualità migliori"
"Quindi devo stare zitto" Henry scoppiò a ridere e poi diede una pacca sulla schiena al suo amico.
Logan cercò il mio aiuto "Evelyn! Digli di aiutarmi"
Gli sorrisi "Se non riesci a convincere Henry, come convincerai una ragazza a venire a letto con te?"
Henry mi guardò divertito e Logan sbuffò "Siete fatti l'uno per l'altra"
Henry scosse la testa, rideva ancora "Andiamo"
I due si allontanarono ed io e Federica ci mettemmo a parlare con delle ragazze spagnole. Io provai ad usare la loro lingua madre, ma ero un po' arrugginita: lo avevo studiato alle medie e avevo fatto dei corsi per i primi due anni del liceo, ma non lo praticavo da allora.
"Si vede che lo sai parlare" cercò di incoraggiarmi una delle ragazze "Devi solo ricominciare a parlarlo"
Lanciando uno sguardo alla mia destra, vidi Greta e Dylan parlare. Lei aveva le braccia incrociate e si teneva distante da lui, mentre Dylan aveva le mani in tasca e muoveva velocemente le labbra.
Greta rispondeva con dei monosillabi, o almeno così sembrava da lontano.
Arianna raggiunse me e Federica "Lei non lo sta insultando, è un passo in avanti"
"Credo che sarà anche l'ultimo" commentò Federica.
"Non dire così" replicai "Magari alla fine..."
"Impossibile" Arianna scosse la testa con vigore "Non succederà mai"
"Chissà" sorrisi "Non si può mai sapere"
"Ho più possibilità io con Luke Williams che Dylan con Greta, e questo la dice lunga" non credevo che Federica pensasse ancora a Luke Williams, ma a quanto pare uno dei soci della società di Henry le era rimasto impresso.
Arianna e Federica accompagnarono le spagnole a prendere della birra ed io mi avvicinai alla riva per osservare il mare. Quella sera era piatto come una tavola, la Luna si rifletteva su di esso.
All'improvviso sentii due braccia circondarmi la vita e, capendo subito chi fosse, chiusi gli occhi sospirando. Henry, con il suo torace ancorato alla mia schiena, mi baciò in mezzo ai capelli.
Stare tra le sue braccia mi infondeva un'immediata sicurezza.
"Evelyn?"
"Sì?"
"Ti ricordi quando ti ho detto che eri come tutte le altre ragazze?"
"Me lo ricordo" la nostra prima uscita a Londra era ben impressa nella mia memoria.
"Mi sbagliavo"
Cercai di ignorare il battito del mio cuore che accelerava "È la cosa più dolce che tu mi abbia mai detto"
"Non abituarti" sapevo che stava sorridendo.
"Che antipatico" inspirai ed espirai "Tu invece non sei diverso da tutti gli altri" scherzai "Ma se vuoi ti dico il contrario, se ti fa stare bene"
"Grazie, altrimenti il mio orgoglio non ne uscirebbe bene"
"Non c'è di che"
"A che ora devi andare via, domani?"
"Presto" mi affrettai a parlare prima che potesse rispondermi "Ma non voglio che tu mi venga a salutare, altrimenti mi sembrerà come se non dovessimo vederci per tanto tempo"
"E non è il nostro caso"
"No, non lo è" con tutto il corpo mi girai verso di lui per guardarlo dagli occhi, ma Henry continuò a stringermi la vita con le braccia. Ero intrappolata.
"Ci saranno tutti gli altri, però" si lamentò lui poco dopo "Non potrò salutarti per bene"
"Allora salutiamoci adesso"
All'inizio mi guardò scettico, poi però accettò l'idea davanti alla mia ostinazione.
"Ci vediamo" fui io la prima a parlare, avvicinando il suo viso al mio.
Eravamo in una parte un po' in penombra della spiaggia, vicino agli scogli. Se qualcuno ci avesse voluto vedere, avrebbe dovuto avvicinarsi.
"Ci vediamo" mi rispose Henry, i nostri nasi si stavano sfiorando, così come le nostre labbra "Fai buon viaggio"
"A presto" mentre parlavo, Henry premette le sue labbra sulle mie accarezzandomi la schiena con le mani.
E come ogni volta che ci baciavamo, le gambe si fecero improvvisamente molli.
E come ogni volta che ci baciavamo, il mondo attorno a noi sparì.

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