Capitolo 4

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Quella mattina ci svegliammo tutte e quattro alle sei. Ci lavammo a turno nel bagno e ci vestimmo. Indossai gli stessi jeans stretti del giorno prima e mi misi anche le stesse scarpe. L'unica cosa che variai fu il sopra: al posto della felpa di ieri, mi infilai un maglioncino color carta da zucchero.
Greta indossò dei pantaloni larghi neri, gli anfibi e un maglione rosa, anche Arianna e Federica si misero gli anfibi e i loro jeans erano dello stesso modello dei pantaloni di Greta, però indossarono rispettivamente una felpa blu e un maglione rosso scuro.
Alle sette e mezza uscimmo di casa e andammo da Starbucks, che era molto vicino al college. Saremmo ritornate in tempo per le nove.
"Secondo voi come scriveranno i nostri nomi?" chiesi alle ragazze mentre camminavamo per strada.
"Il tuo nome è inglese, lo scriveranno bene" Arianna si mise gli occhiali da sole per coprirsi gli occhi.
Prima di entrare da Starbucks dissi alle ragazze di fermarsi, così facevo a tutte e tre una foto, poi Federica fece di no con la testa e mi fece avvicinare a loro, in modo da aprire la telecamera frontale e fare una foto dove c'eravamo tutte e quattro.
Non c'era molta gente dentro Starbucks, per fortuna: almeno così avremmo fatto presto. C'era soltanto un uomo che stava aspettando la sua ordinazione in piedi, ma davanti alla cassa non c'era nessuno così ne approfittammo: io presi un semplice caffè, Arianna e Greta una cioccolata calda e Federica un cappuccino. Tutti da portare via.
"Sono un po' nervosa per oggi" fece Arianna ad un certo punto "Cioè so che andremo bene, però sono comunque nervosa"
"La cosa migliore da fare è non pensarci" le dissi mettendole una mano sulla spalla "Non viverla male, pensa che sia solo una verifica di inglese, come quelle che facevamo in secondo prima di iniziare letteratura"
"Wow Evelyn, dovresti lavorare in una agenzia che offre supporto morale" commentò sarcastica Greta.
Alzai gli occhi al cielo sorridendo "Ehi, io ci provo!"
"Ragazze" si intromise Federica "Vi va se ci sediamo a quel tavolo? Tanto siamo in anticipo, è inutile andare di fretta"
"Okay" fu la risposta di tutte e tre, però aspettammo di prendere le ordinazioni prima di andarci a sedere.
L'uomo che stava aspettando quando eravamo arrivate era ancora lì, però ora noi stavamo aspettando accanto a lui.
"Sono curiosa di sapere come hanno scritto i nostri nomi" Federica spostava il suo peso da un piede all'altro "E sono anche curiosa di sapere se ci faranno andare a quel Gala"
"Ma ti pare?" intervenne Greta "È qualcosa di troppo sofisticato, poi se andassimo noi dovrebbero andare anche tutti gli altri studenti che hanno partecipato allo scambio, poi siamo troppi"
"In realtà no" fece Arianna "Siamo noi che siamo arrivati in quattordici, però gli altri studenti stranieri saranno in totale sei o sette, perchè alcuni sono venuti in coppia o altri hanno fatto lo scambio individualmente"
"Ah" esclamai "Siamo noi che abbiamo fatto le cose in grande, quindi"
"Già" Greta rise e poi si rivolse di nuovo a Federica "Secondo me non andiamo"
"Io sono ottimista" Arianna annuì convinta "Poi la Palumbo ha detto che dipende da come ci comportiamo"
"Ma forse le hanno detto così giusto per non dirle no" ipotizzai "Tanto anche se non ci andiamo non penso che ci perderemo qualcosa"
"Ma hai visto le foto che ci ha fatto vedere Sam?" Federica abbassò la voce "Non penso che ci perderemo qualcosa... Parla per te"
La guardai divertita "Comunque lo sapremo venerdì, quando ci daranno la tabella con le attività della settimana prossima"
"Ma tu ci pensi che circa dieci giorni fa stavamo festeggiando il tuo compleanno parlando di questo viaggio e ora siamo qua?" mi disse Federica.
L'uomo che stava dietro il bancone disse ad alta voce che il caffè era pronto e mise il bicchiere di Starbucks con il coperchio sul bancone. Lo presi subito e iniziai a berlo, tornando a sentire Arianna che parlava di una serie tv che aveva iniziato qualche giorno fa.
Dopo qualche sorso feci una smorfia "Il caffè italiano però è più buono"
"Peccato che quello fosse il mio caffè" a parlare non era stata nessuna delle mie amiche, ma era una stata una profonda voce maschile.
Mi voltai lentamente verso l'uomo alla mia destra, che mi stava guardando. Guardai il bicchiere pieno di caffè e notai che effettivamente non c'era il mio nome sopra. Non c'era scritto nessun nome, in realtà.
"Ah" dovevo davvero un espressione imbarazzata, iniziai a sentire le guance arrossarsi "Scusami, io..." non sapevo che dire "Aspetta"
Mi infilai le mani in tasca dove avevo messo delle monete e non appena ne vidi una con un 2 scritto sopra, gliela porsi "Ecco"
Volevo ripagargli il caffè, ma lui sembrava non voler accettare "No, tranquilla" alzò una mano e scosse appena la testa "Vado di fretta"
Era alto circa un metro e ottantacinque, o forse di più, e indossava un completo elegante grigio, coperto in parte da un lungo cappotto nero. Era sicuramente inglese (lo si vedeva dal portamento), ma mi stava parlando in perfetto italiano, pronunciava persino le r, cosa che gli inglesi solitamente non facevano quando parlavano la nostra lingua.
"No, davvero, ti prego" insistetti con la moneta e la misi sul bancone, dove il barista aveva messo le ordinazioni delle mie amiche, ma non la mia.
Probabilmente perchè ti sei fregata quella di qualcun altro.
Non mostrava più di venticinque o ventisei anni ed era sicuramente affascinante con quei capelli corti e mossi e gli occhi blu scuro, ma ero troppo imbarazzata per farci caso.
L'uomo misterioso continuò a guardarmi mezzo divertito "Non c'è biso-"
"Accetta" lo interruppi decisa "E scusami ancora" prima che la conversazione si dilungasse, lasciai il caffè che avevo ordinato sul bancone e uscii da Starbuck seguita dalle altre, che nel frattempo avevano preso le loro ordinazioni. Cercai di ignorare il presentimento che lui mi stesse seguendo con lo sguardo.
"Che imbarazzo!" esclamai con un sospiro una volta uscite.
"Perchè hai lasciato il caffè?" mi chiese Arianna.
"Perchè mi sembrava brutto uscire con l'ordinazione di un altro" mi coprii la faccia con le mani "Che imbarazzo, che imbarazzo"
"Eve, non vorrei dire ma da esterno faceva molto ridere" sapevo che Federica voleva tirarmi su, però non fece altro che aumentare l'imbarazzo che provavo in quel momento.
"Che figura di merda" tolsi le mani dal volto "Ed è solo il primo giorno"
"La prossima volta entra con gli occhiali da sole addosso, così non ti riconoscono" scherzò Arianna.
"Ma voi non lo avete riconosciuto?" fece all'improvviso Greta.
"No, chi era?"
"Chi sia non lo so, però è quello che ho mandato a quel paese ieri pomeriggio in metropolitana"
"Quello che ti ha dato una spallata?" chiesi io.
"Sì"
"Allora se l'è meritato!" affermò convinta Federica "E ora ritorniamo al college, ci aspetta il test d'ingresso"
Iniziammo a camminare e dopo circa cinque minuti esordii con "Mi sembrava di averlo già visto da qualche parte, però"
"Forse lo hai visto in giro" mi rispose Arianna "Ora sinceramente l'unica cosa a cui penso è quel test"
"Sì, infatti" replicai "Concentriamoci su qualcosa di importante e dimentichiamo quello che è appena successo" però, nonostante le mie parole, io non riuscii affatto a concentrarmi.

Le sfumature del tramontoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora