La mattina di Natale, a svegliare me e Henry furono le voci di mia sorella e dei nostri genitori che parlavano. Io e Henry avevamo dormito nella stessa posizione in cui ci eravamo addormentati: stretti l'uno all'altro.
"Era più comodo questo letto?" commentò mio padre una volta svegliati.
"Ehm" mi grattai la nuca, sicuramente rossa in viso "Stavamo parlando e ci siamo addormentati"
"Tuo padre ti prende in giro, vero Pietro?" intervenne mia madre.
Mio padre roteò gli occhi e borbottò "Sì, come no"
Henry mi guardò soffocando una risata ed io lo fulminai con lo sguardo: se lui si fosse messo a ridere, io non sarei stata in grado di trattenermi e avrei riso anche io.
Facemmo colazione con tranquillità prima di lavarci e vestirci. Per quella giornata, indossai una gonna beige scamosciata e un maglioncino nero aderente, per poi coprirmi le gambe con dei collant neri sottilissimi. Mi infilai ai piedi degli stivaletti neri col tacco e mi appesi al collo la collana di Tiffany che mia madre mi aveva regalato tempo fa, aggiungendo all'indice della mano sinistra un anello argentato sottile con un piccolo spicchio di Luna luccicante fissato sull'anello.
Henry era più elegante del giorno precedente: indossò dei pantaloni beige, una camicia e sopra un maglione blu avio scuro e una cravatta dello stesso colore.
"Che eleganza" commentai vedendolo, i miei genitori si stavano ancora vestendo, Jenna invece era assorta dal suo telefono.
"Neanche tu scherzi, ti sei messa d'impegno!"
Feci una giravolta simbolica "Sono meravigliosa, lo so"
"Scendi dal piedistallo, stellina" si intromise mia sorella "Se le tue mani hanno un aspetto decente, è merito mio!"
In effetti, il pomeriggio del giorno precedente Jenna mi aveva fatto una vera e propria manicure, tingendomi le unghie di blu scuro, anche se a me sembrava più nero. Tuttavia, ero stata io a truccare entrambe: entrambe ci eravamo messe il mascara e del fard, io però avevo aggiunto al mio viso un po' di ombretto e un rossetto rosa chiaro.
"Le sorelle minori esistono per essere sfruttate!" scherzai.
Henry scosse la testa "Certe volte sono felice di essere figlio unico"
I miei genitori ci raggiunsero "Pronti per andare?" mia madre indossava un vestito bordeaux a maniche lunghe, delle calzamaglie nere e degli stivali alti fino al ginocchio. Si era legata i capelli in una coda, mettendo in evidenza gli orecchini pendenti. Mio padre, invece, aveva dei pantaloni blu, una polo elegante a maniche lunghe bordeaux (a volte ai miei piaceva vestirsi abbinati) e si era spruzzato la colonia che mamma gli aveva regalato per il compleanno.
Henry, invece, usava sempre la stessa acqua di colonia da quando lo avevo conosciuto e il suo odore mi era sempre piaciuto.
"Oggi conoscerai la parte della famiglia di cui non andiamo fieri" sussurrò Jenna a Henry mentre uscivamo dall'appartamento per raggiungere quello di nostra nonna "Non spaventarti"
"Niente mi spaventa" le aveva risposto Henry ed io soffocai una risata: ancora non aveva capito chi avrebbe affrontato.
Nell'appartamento dei nonni c'erano solo zio Gabriele, zia Sonia e i figli. Ci augurammo tutti il buon Natale con baci e abbracci. Henry e Davide si batterono il pugno per salutarsi e mio cugino iniziò subito a parlargli di un videogioco che aveva ricevuto per Natale.
Zia Sonia mi abbracciò, posandomi la sua guancia sulla mia per sussurrarmi "Il tuo fidanzato è magico, Davide ieri pomeriggio ha parlato di lui per un'ora intera dopo che ve ne siete andati!"
Ero felice di sentirlo "Henry è... Henry" non c'era un'altra spiegazione, non c'era un aggettivo adeguato per descriverlo. Lui era Henry. E Henry era speciale.
Il nonno disse che avremmo dovuto aspettare zio Gabriele e la famiglia per scambiarci i regali, cosa che provocò il dissenso generale dato che loro erano sempre in ritardo. Non ero molto entusiasta di rivederli, ma bisognava comunque essere civili, perciò mi sarei stampata un gran sorriso in viso e avrei fatto finta di non sentire tutte le frecciatine di mia cugina.
Quando arrivarono, io e Jenna ci scambiammo un'occhiata di rassegnazione, abbandonando ogni speranza di non incontrarli.
Notai che, quando mia cugina entrò nell'appartamento, lei e Henry si scambiarono un'occhiata sorpresa, ma negli occhi di Zoe c'era anche un po' di imbarazzo.
"Ah, siete già qui!" disse con un'aria falsamente contenta mio zio Gabriele "Ciao, Pietro"
"Gabriele" mio padre e mio zio si scambiarono un abbraccio goffo e privo di affetto "Ciao, Camilla"
Mia zia, sempre sprezzante, accennò un sorriso ma si trattenne per non abbracciare nessuno di noi "Buon Natale"
"Buon Natale" rispose mia madre, che non era stata salutata apertamente da nessuno di loro tre.
Spinsi Jenna in avanti senza farmi vedere dagli altri, per mandarla da mio zio e scampare il saluto.
Zoe si mise le mani nelle tasche dei jeans "Ciao a tutti" andò a salutare prima Alice e i fratelli abbracciandoli, mentre a me e a Jenna riservò solo un debole cenno del capo.
"Ciao, Zoe" le dissi invece io "Buon Natale!"
Lei mi guardò aggrottando la fronte, ma lo sguardo di mia nonna la fece rinsavire "Buon Natale, Evelyn... E Jenna"
Era arrivato il momento che temevo: Henry stava porgendo la mano educatamente "Buon Natale, sono Henry, lieto di conoscervi"
Mio zio Gabriele inarcò appena un sopracciglio "E così tu sei l'amico di Evelyn?"
Notai che mia madre si trattenne dall'alzare gli occhi al cielo.
Henry riportò la mano lungo il fianco, dato che nessuno gliel'aveva stretta "Sì, sono io"
"Veramente è il mio fidanzato" incrociai le braccia al petto fingendo un sorriso "Non è solo un'amico"
Zia Camilla fece un sorriso falso "Harry! Siamo felici di accoglierti in casa nostra"
Il mio sorriso si affievolì e guardai stranita mia zia, mentre Henry, anche lui con la mia stessa espressione, le diceva "È Henry, in realtà" ma mia zia si era già voltata per togliersi la giacca.
Mio padre lanciò uno sguardo a Henry di scuse, io invece gli andai vicino e gli diedi una piccola pacca sulla spalla "Inizi a capire?" gli sussurrai.
Lui annuì appena, Zoe continuava a fissarlo di sottecchi "Inizio a capire"
I nonni richiamarono tutti attorno all'albero per l'apertura dei regali. Ad Alice, Christian e Davide piacquero i regali che avevamo fatto loro, mentre Zoe finse non troppo bene dell'entusiasmo, rimettendo subito il suo nella busta.
Zio Gabriele e zia Camilla avevano regalato a me e a Jenna un set di calzini colorati, mia sorella era sul punto di urlare "Che schifo!" ma io le diedi una tempestiva gomitata per incitarla a ringraziare.
Zio Domenico e zia Sonia, invece, a Jenna avevano comprato una palette di trucchi che mia sorella desiderava, mentre a me un trattamento di bellezza per la pelle.
Approfittai del momento in cui gli altri aprivano i propri regali per prendere Henry in disparte nel corridoio che portava alle camere da letto e fargli una domanda "Ma tu e mia cugina vi conoscete?"
Lui soffocò una risata "Ti ricordi la ragazza che ieri mattina ci aveva provato con me al bar?"
Alzai appena le sopracciglia, cercando di non ridere "No..." esclamai incredula e divertita allo stesso tempo "Non ci credo"
"Non farmi sedere vicino a lei, potrebbe farmi delle avance"
"Smettila!" gli diedi una manata sulla spalla, non riuscendo a respirare per le risate.
"Quindi è lei la cugina cattiva?"
"Già"
"Più cattiva di te quando non voglio portarti sul London-Eye?"
"Molto più cattiva"
Fece un'espressione fintamente inorridita "Quindi supera Darth Vader!"
"Io ti uccido" cercai di stoppare le risate, ma mi faceva male la pancia "Torniamo di là, o mio nonno tirerà fuori uno dei suoi coltelli antichi"
Era ora di pranzo e mia nonna servì la lasagna che aveva iniziato a fare già dal giorno prima.
Il tavolo era stato allungato e apparecchiato minuziosamente, con la precisione di un ristorante importante.
Ci sistemammo come il giorno precedente, zio Gabriele si mise accanto a Davide, Zoe si sistemò accanto a zia Sonia e zia Camilla accanto a zio Domenico.
I primi cinque minuti furono dominati da un religioso silenzio: tutti contemplavamo la lasagna di mia nonna.
Io e Henry di tanto in tanto ci lanciavamo qualche sguardo accompagnato da un sorriso.
"Allora, papà, la gamba ti fa ancora male?" domandò mio padre.
"Sono in perfetta forma, meglio di tutti voi messi assieme"
La nonna si intromise "Ma se ieri ti ho aiutato a salire le scale!"
"Cara..." il nonno guardò la nonna scuotendo la testa "Ti avevo chiesto di non dire niente"
"Evelyn, la lasagna è come piace a te?" mia nonna cambiò discorso.
"Nonna, è perfetta! L'unico difetto è che prima o poi finisce"
"E noi ne facciamo dell'altra!" mi disse il nonno.
"Henry, a te piace?"
"Non ho mai mangiato una lasagna così buona" commentò Henry sorridendo, aveva quasi finito la sua porzione.
Dopo, il nonno iniziò a raccontare di come avesse incontrato dopo cinquant'anni un suo amico d'infanzia che aveva perso di vista perchè si era trasferito in Germania. Il nonno era bravissimo a raccontare le storie: la sua voce attirava tutti e a volte sembrava che ci stesse narrando una favola. Ogni tanto aggiungeva delle parti in dialetto che non capivo benissimo, ma era comunque bello ascoltarlo.
Finito il suo racconto, l'attenzione si spostò su Christian e su come stesse andando l'università, per poi passare ad Alice con le sue poesie e a Zoe. Davide non era molto loquace, specialmente in presenza di zio Gabriele.
"Tuo padre mi ha detto che hai lasciato l'università" iniziò mia nonna "Studiare è importantissimo!"
"Mi sono solo presa un anno sabatico" rispose Zoe leggermente irritata "Per decidere cosa voglio fare"
Zoe non era una persona facile con cui andare d'accordo, i nonni le volevano bene ma non riuscivano a parlarci per più di cinque minuti, dopo un po' Zoe iniziava a roteare gli occhi e a rispondere male.
"Evelyn, come è andata a finire per quello stage di cui mi parlavi?" mi chiese zio Domenico "Alla fine dove andrai?"
"Lo saprò a febbraio" risposi "Per ora non si sa niente"
"Potresti andare da Henry?" fece Alice mentre finiva la sua lasagna.
"No, ho chiesto di non assegnarmi alla sua società"
"È per evitare situazioni scomode" spiegò Henry "Così lei potrà fare lo stage nella più totale neutralità"
Zio Gabriele aggrottò le sopracciglia "Ma tu che lavoro fai?"
Io e Henry ci voltammo contemporaneamente verso di lui. Dal modo in cui Henry aveva irrigidito la mano sul tavolo capii che il modo in cui mio zio si era rivolto a lui non gli piaceva "Sono il CEO di una società"
Mio zio parve vederlo per la prima volta "Ah, sì? Interessante"
Zoe scrollò gli occhi mentre il nonno lanciò uno sguardo a mia nonna, per poi guardare Henry "Dato che è passata la giornata di pace che mia moglie ti aveva concesso, ora è arrivato il momento delle domande"
Henry inspirò e fece un sorriso "Me lo aspettavo, chiedete quello che volete"
"Vivi anche tu a Cambridge?" iniziò mio zio Domenico.
Si era attivata la parte protettiva della famiglia. Ovviamente zio Gabriele e la famiglia non volevano proteggermi, ma solo ricavare informazioni utili.
"No, vivo a Londra" rispose Henry "È lì la sede principale della mia società, ma ci siamo stabiliti anche in quasi tutta Europa" ero consapevole di guardarlo come se fosse l'ottava meraviglia del mondo, ma non potevo farne a meno "Anche se ultimamente pensavo di stabilirci anche nel Giappone, ma devo ancora discuterne con gli altri soci"
"Ma non sei tu che decidi?" gli domandò Christian "Non sei il capo?"
"È vero, ma certe decisioni devo essere discusse perchè sono importanti per il futuro della società"
"Evelyn" zia Sonia mi sorrise ridacchiando "Come diavolo hai fatto ad incontrare il CEO di una società? Sapevo che Cambridge era prestigiosa, ma in pochi mesi hai già fatto così tante conoscenze!"
"In realtà" iniziò a dire Henry, bloccato da una risata.
"No" mi girai verso di lui, anch'io ridendo "Non ricominciare"
"Scusa Eve, ma è tra le mie storie preferite da raccontare"
Scossi la testa "Ti diverte fin troppo"
"Ci siamo conosciuti ad aprile" iniziò Henry, cercando di trattenere le risate "Lei era in gita con la scuola a Londra"
"Sappiate che io ero in totale buonafede!" mi affrettai ad aggiungere prima che lui continuasse.
"Mi ero fermato da Starbucks a prendere un caffè da portare in ufficio" era assurdo come si sentisse a suo agio, persino con zio Gabriele e zia Camilla che lo guardavano torvi. Si vedeva che era abituato a parlare in pubblico.
"Ma non hai una segretaria per il caffè?" intervenne Alice.
"Sì, ma le avevo dato il giorno libero. Comunque, sto aspettando il mio caffè e quando finalmente arriva... Vedo una ragazza che lo afferra prima di me e che inizia a berlo"
Aggiungendomi al racconto, misi una mano sulla spalla di Henry e guardai i presenti "In mia difesa, anche io avevo ordinato un caffè d'asporto e credevo fosse il mio!"
"Ed è stato un colpo di fulmine?" mia zia Sonia era un'inguaribile romantica.
"No!" risposi "Per niente, io volevo allontanarmi il prima possibile per l'imbarazzo e non vederlo mai più"
"E abbiamo continuato ad incontrarci a caso" disse Henry "All'inizio ho pensato che mi stesse seguendo"
"Ma per favore!" mi voltai verso di lui "Sei tu che-" stavo per dire "Sei tu che hai scoperto l'indirizzo di casa mia, della scuola e il mio numero di telefono" ma mi trattenni, dato che alcune cose non le sapevano nemmeno i miei genitori.
Henry, sapendo che non potevo confutarlo in presenza degli altri, alzò le sopracciglia trionfante ed io sbuffai.
"Interessante" mio nonno intrecciò le proprie mani poggiando i gomiti sul tavolo "Quanti anni hai, Henry?"
"Ne ho compiuti ventisei ad agosto"
"Chi ha fatto il primo passo?" chiese zia Sonia, mentre Zoe fece uno sbuffo scocciato.
Io e Henry ci scambiammo uno sguardo perchè, in un certo senso, entrambi lo avevamo fatto: lui mi aveva chiesto di uscire, ma ero stata io a farmi avanti per baciarlo.
"Ha chiamato lui per primo" ammisi io.
Se qualcuno mi avesse mai detto che un giorno avrei parlato della mia relazione davanti a tutta la mia famiglia, probabilmente gli avrei riso in faccia. Eppure, era esattamente quello che stavo facendo in quel momento, ma non mi sentivo imbarazzata. Henry, con il suo charm naturale, rendeva tutto più facile.
"Però tu mi hai baciato per prima" aggiunse Henry e al nonno per poco non venne un mancamento, mentre zia Sonia batté le mani entusiasta "Che bello, ragazzi! Alice, tu quando mi racconti una storia del genere?"
"Mai!" rispose zio Domenico "Vero, Alice?"
Lei, in tutta risposta, roteò gli occhi e ridacchiò.
Un anno, Christian portò a pranzo una ragazza e ricevettero esattamente lo stesso trattamento: tutte le attenzioni erano su loro due.
"Sì, d'accordo, ma ora basta che altrimenti mi viene il diabete" si intromise Zoe con un tono di voce scocciato, supportata silenziosamente dai genitori.
"Tu non ce l'hai una famiglia, Henry?" iniziai ad odiare mio zio Gabriele che, con la sua domanda posta come un'accusa, fece rabbuiare per qualche secondo Henry.
"Gabriele!" esclamò mio padre verso il fratello minore "Ma un po' di tatto ti è rimasto?"
Lui scrollò le spalle "È solo una domanda"
"Ecco..." Henry si schiarì la voce "I miei genitori sono morti circa tre anni fa, mia nonna è venuta a mancare il mese scorso e sono figlio unico" in un'unica frase si era strappato tutti i cerotti più dolorosi e, per dargli un supporto di cui non aveva realmente bisogno, gli misi una mano sul ginocchio.
Con mia sorpresa, lui tolse la mano dal tavolo e strinse la mia, ma era più come per dire "Stai tranquilla"
La seconda portata venne spazzata via, così come il dolce. Mia nonna tornò a tavola portando il caffè e riempiendo le varie tazzine, nel frattempo si erano fatte le tre di pomeriggio.
Il resto del pranzo era stato occupato da zio Domenico che ci raccontò di un ragazzo che era stato arrestato per spaccio.
"Sai, Henry" zio Gabriele approfittò di un momento di silenzio "Una cosa devo concedertela... Parli l'italiano come un madrelingua"
Alzai di scatto la testa, capendo dove stesse andando a parlare. L'avevano capito tutti, in realtà, persino Henry che rispose a mio zio con un semplice cenno rigido.
"Ci sono altri, invece, che arrivano in Italia e pronunciano male persino le parole più facili!" concluse con una sonora risata, come se non avesse appena insultato mia madre in modo passivo-aggressivo.
Mia madre, infatti, abbassò la testa cercando di ignorare quel commento. Vedendola così, aprii la bocca per parlare e difenderla, ma Henry fu più veloce per me "Certe persone sono da ammirare, secondo me, perchè si approcciano ad una lingua nuova senza la paura inibente di sbagliare" il sorriso che aveva mantenuto mentre parlava, fece innervosire mia zia Camilla. Mia madre, invece, rivolse ad Henry un sorriso.
"È solo una questione di punti di vista" zia Camilla scrollò le spalle "Non è vero, Carol?"
Mio padre era pronto a rispondere a tono, ma il nonno gli mise una mano sulla spalla per zittirlo "Christian" fece mio nonno, fissando infuriato mio zio Gabriele "Prendi le chiavi del furgoncino, andatevi a fare un giro a mare"
Christian si alzò senza protestare e prese le chiavi del veicolo dalla tasca della giacca del nonno, appesa vicino all'ingresso.
"Andate tutti voi" ci disse il nonno "Non guardarmi così Zoe, vai anche tu"
Il furgoncino aveva due posti anteriori, mentre il resto dei sedili si trovata lungo i lati della parte interiore, come i posti delle navicelle spaziali che si vedevano nei film di fantascienza. Era l'unico mezzo come potesse portarci tutti contemporaneamente.
Jenna, io e Henry ci sedemmo lungo un lato del retro del furgoncino, mentre Zoe e Alice davanti a noi. Christian e Davide, invece, si sedettero davanti.
Ero così nervosa che Henry dovette aiutarmi a sistemarmi la cintura, perchè io non facevo altro che attorcigliarla. Incrociai le braccia al petto e guardai un punto sopra la testa di Alice, per calmarmi.
Jenna continuava a guardare male Zoe, che invece mi lanciava occhiatacce velenose.
Henry probabilmente si stava chiedendo in che razza di famiglia fosse capitato.
Il mare era a circa venti minuti di auto, ma non ero sicura di riuscire a resistere per così tanto tempo.
"Mio padre non ha detto niente che non fosse vero" disse Zoe, non comprendendo che in quel momento stesse rischiando la propria vita.
"Tuo padre non è altro che un maleducato" avrei voluto dire cose molto peggiori, ma riuscii a controllarmi "Che non ha la minima idea di cosa sia il rispetto!"
Zoe scrollò gli occhi "Fate un favore a tutti e non venite l'anno prossimo!"
"E tu fai un favore a tutti e crepa!" sibilò Jenna rossa in viso per la rabbia.
"Jenna!" esclamai, perchè per quanto nostra cugina non mi piacesse, non si doveva augurare a nessuno una cosa del genere.
Henry, invece, continuò a fissare Zoe, che stava dicendo "No, lasciala stare" il suo sguardo era così cattivo da farmi rabbrividire "Almeno lei non finge di essere perfetta"
"Cosa vorresti dire con questo?"
"Che sei solo una falsa" strinse gli occhi "Fingi di essere la figlia perfetta, la nipote perfetta, la fidanzata perfetta... Ci mancava solo che ti portassi dietro il fidanzato inglese, falso come te!"
Henry guardò male Zoe "Non eri di questo parere quando ieri ci hai provato con me"
"Non ti conoscevo ancora"
"Forse sei solo gelosa di Evelyn e l'unica cosa che puoi fare è disprezzarla"
"Henry" gli misi una mano sul ginocchio, per stopparlo "Non ne vale la pena"
Alice continuava a tenere la testa bassa, non volendo essere coinvolta.
"No" Henry scosse la testa "Per tutto il giorno ho notato le occhiatacce che le lanci e-"
"Henry" lo interruppi, con durezza nella voce "Basta"
Se al mio posto ci fosse stata Greta, probabilmente l'avrebbe già mandata a fanculo e avrebbe lanciato una lunga serie di imprecazioni, ma con mia cugina non facevano effetto, la infastidiva di più la freddezza.
Zoe era pronta a ribattere, ma non le diedi il tempo di parlare "Sai cosa, Zoe?" mantenni un'espressione imperscrutabile e un tono di voce pacato e gelido al tempo stesso "Non ho idea del perchè tu ci disprezzi così tanto, dato che io e Jenna non ti abbiamo mai fatto niente" se mia cugina avesse potuto uccidermi con gli occhi, a questo punto sarei già morta "Perciò risolvi qualsiasi problema tu abbia e lasciaci in pace"
"Ora ti metti pure a fare la filosofa?" scrollò gli occhi.
Ogni tanto, però, bisognava anche essere un po' come Greta "Zoe, fanculo te e tutti i tuoi complessi mentali"
Sentii Henry soffocare una risata, mentre mia sorella guardava nostra cugina trionfante. Alla fine, mi concessi anche io un sorrisetto vittorioso, ma solo perchè avevo finalmente zittito Zoe.
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Le sfumature del tramonto
RomanceHenry ed Evelyn. Lui CEO di una delle società più importanti di Londra. Lei una studentessa italiana prossima ad entrare nella prestigiosa università di Cambridge. Due persone, due vite, due menti e due cuori, che verranno fusi da un sentimento fo...