Capitolo 44

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Henry arrivò in un elegante Maserati nera davanti all'ingresso del campus, fuori si congelava e fu un sollievo trovare il riscaldamento acceso.
"Sei in ritardo" gli dissi mentre chiudevo la portiera, l'orario sul display della macchina segnava che le cinque di pomeriggio erano passate da quindici minuti.
"C'era un incidente sulla strada" si giustificò lui "E ti avevo detto di aspettarmi nel tuo alloggio, perchè sei qui fuori?"
"Arianna e Federica sono uscite, in casa con me c'erano Dylan e Greta" misi lo zaino ai miei piedi "Era evidente che volessero un po' di privacy"
Henry ridacchiò "Ecco perchè non risponde al telefono" mi lanciò un'occhiata e vide il mio zaino "Sembra pesante"
"Ci sono dei libri"
"Libri?"
"Per studiare, sai che vado all'università?"
Henry scosse la testa divertito "Vuoi studiare oggi?"
"Cerco di studiare almeno un'ora ogni pomeriggio, così non mi ritrovo indietro"
"Perchè non hai studiato prima?"
"Mi sono addormentata" ammisi con un sorrisetto innocente "E poi ho passato il resto del tempo a decidere cosa avrei studiato"
"Hai sicuramente più attitudine di quanta ne avevo io"
Alzai gli occhi al cielo "Fammi indovinare: studiavi poco e avevi voti alti"
Henry scrollò le spalle con un sorrisetto che confermò le mie parole.
Iniziò a piovigginare e le piccole gocce d'acqua iniziarono a scorrere lungo i finestrini, il cielo grigio faceva da sfondo agli edifici antichi ed eleganti di Cambridge; come tutte le volte che osservavo la città nella quale ora vivevo, mi meravigliai e mi sentii grata.
"Dove stiamo andando?" chiesi ad Henry non riconoscendo la strada che stava percorrendo.
Iniziai a vedere una sfila di case a schiera.
"Abbi pazienza"
"Ma questa è una zona residenziale"
"Lo so"
Inarcai un sopracciglio e guardai l'ambiente fuori dalla macchina "Henry, se pensi che fare irruzione in una casa possa rafforzare il nostro legame..."
Lui scoppiò a ridere "Non è un'irruzione se la casa è tua"
Realizzai ciò che aveva detto circa un minuto dopo, quando si fermò davanti ad una casa rivestita in mattoni che si alternavano dal color terracotta al marroncino chiaro. Si alzava su due piani e l'unica cosa che la divideva dalle case attaccate accanto era un alto recinto fatto con gli stessi mattoni della casa.
Deglutii, sentendomi sbiancare "Hai comprato una casa?"
Henry, nonostante avesse spento l'auto, aveva le mani ancora sul volante "Sì" sembrava prendere la questione molto alla leggera "Le tue amiche mi stanno simpatiche, ma voglio passare del tempo da solo con te e nel tuo alloggio è difficile"
"Hai comprato una casa" ripetei, aprendo la portiera ed uscendo dalla macchina.
"Calmati" anche lui uscì dal veicolo "Non ti sto mica chiedendo di andare a vivere insieme, questo è solo un posto in cui possiamo andare quando vogliamo stare da soli"
Iniziai a calmarmi "Quindi tu continuerai a vivere a Londra"
"Sì" mi stava guardando stranito "Ma quando verrò a Cambridge, possiamo stare qui"
Non mi sembrava un'idea così brutta, alla fine. Come se quel posto fosse un posto sicuro, lontano dai problemi.
Henry si avvicinò e mi mise saldamente le mani sulle spalle, accennando un sorriso "Perchè sei così sconvolta?"
Storsi la bocca prima di rispondere, cercando le parole adatte "Non sono sconvolta, ma tu parli di acquistare auto o case con la stessa leggerezza con cui io ti dico che mi sono comprata una maglietta"
"Forse avrei dovuto trovare un modo migliore per dirtelo" mi lasciò andare le spalle e prese dalla tasca sinistra dei pantaloni un mazzo di chiavi "Ma ora vuoi vederla?"
Gli feci un sorriso, poi presi il mazzo di chiavi e mi avviai verso il cancelletto in legno, che permetteva l'accesso ad un piccolo giardinetto vicino all'ingresso "Voglio vedere come l'hai arredata"
"Non l'ho arredata io"
"Come?" sbuffai "Se non arredi tu una casa, quella rimarrà senza personalità"
"Ho visto come era stata arredata e mi piaceva!" si difese lui mentre chiudeva il cancelletto "La tua camera al campus non ha nemmeno una decorazione"
"Ma io sono lì solo da un mese" ribattei "E sono stata impegnata"
"Come no" Henry ridacchiò "Quanto ci vuole a comprare un mobile?"
Aprii la porta dell'ingresso, ma prima di entrare mi voltai verso Henry "Bisogna prendere le misure, sceglierlo con cura, pensare a come starebbe nel complesso della stanza... Non è una cosa da niente!" sospirai platealmente "Non sai proprio niente di arredamento"
"Mi sono perso nell'Ikea da bambino, credo che c'entri qualcosa"
"Traumi repressi, che tragedia"
Henry iniziò a scuotere la testa, con un sorrisetto stampato sul viso "Muoviti ed entra"
"Ma che gentile"
Con un passo, fui dentro la casa, ma mi bloccai immediatamente come se una forza invisibile mi stesse trattenendo. Ero rimasta ammaliata dall'interno di quella casa, così elegante ma al tempo stesso così confortante.
Il legno marrone chiaro, il mio preferito, era l'elemento prevalente, costituiva gli infissi e delle finte trabeazioni che erano state messe come decorazione lungo parte del soffitto. Il pavimento non era in moquette, ma in dei mattoni beige opachi, alternativa che senza dubbio preferivo.
Non era grande, ma per due persone andava benissimo. Accanto all'ingresso c'era una scala stretta che girava su se stessa per salire al piano di sopra.
Se si proseguiva dritto, invece, ci si ritrovava direttamente nel piccolo ma accogliente salotto, con due divanetti da due posti ciascuno, posizionati in maniera perpendicolare l'uno rispetto all'altro, davanti ad un caminetto in mattoni.
In un angolo non molto lontano c'era una televisione forse da quaranta pollici, appoggiata su un tavolino in legno, anch'esso chiaro. Anche davanti ai divani c'era un tavolino, ma questo aveva solo le gambe in legno, il centro era in vetro.
Finalmente mi sbloccai ed iniziai a camminare, per esplorare il resto del primo piano: alla sala da pranzo si accedeva tramite un arco a tutto sesto in fondo al salotto, questa non era grandissima e si componeva di un tavolo in legno al centro della stanza, con quattro sedie attorno ad esso. C'era una finestra dalla quale era possibile vedere il giardino sul retro, verde e curatissimo, al quale si poteva accedere attraverso una porta in vetro che avevo visto prima nel salotto.
La sala da pranzo era un rettangolo, e sul lato corto sinistro c'era un altro arco che portava alla cucina, grande più o meno come la stanza da pranzo.
La cucina forse sarebbe stata la stanza che avremmo usato di meno.
Henry era rimasto in silenzio nel soggiorno, attendendo che finissi di studiare quella casa; ritornai da lui con le braccia incrociate sul petto, continuando a guardarmi attorno.
Chiunque aveva arredato quella casa, aveva fatto un buon lavoro: c'erano abbastanza mobili e decorazioni in modo da farla sembrare accogliente, ma nemmeno troppi, che l'avrebbero fatta sembrare un ammucchiarsi caotico di cose.
"Niente male" gli dissi, rompendo il silenzio.
"Ti faccio vedere una cosa" iniziò a salire le scale per il primo piano ed io lo seguii.
Non appena finimmo di percorrere le scale, vidi una porta di fronte a noi, una a sinistra e una a destra. Due di quelle porte erano sicuramente la camera da letto e il bagno.
Henry andò a destra e aprii una porta. Mi ritrovai in uno studio che amai al primo istante.
In fondo c'era un ampia finestra con seduta che dava sulla strada, da lì riuscivo a vedere l'auto di Henry. Al c'entro della stanza c'era una scrivania, munita di cassetto, in legno, mentre sul muro laterale c'era una libreria, in legno anch'essa, con dentro alcuni libri, anche se c'erano molti spazi vuoti sugli scaffali.
Accanto alla scrivania c'era una luce la cui struttura nera procedeva dritta verso il soffitto, per poi piegarsi in un angolo acuto in direzione della scrivania.
"Puoi venire qui a studiare, quando vuoi" mentre Henry parlava, io osservavo i libri presenti nella libreria, erano tutti di economia.
"I libri erano inclusi nella casa?" gli chiesi.
"No" si grattò la nuca "Sono dei libri che ho usato all'università, potrebbero esserti utili"
Accennai un sorriso "È un pensiero gentile"
Henry scrollò le spalle "Dovevo fare spazio"
Alzai gli occhi al cielo e mi avvicinai a lui, dandogli un bacio leggero sulle labbra "Grazie"
"Per i libri?"
"Per tutto"
Questa volta anche lui mi sorrise, ma non mi rispose.
Lo superai per vedere le altre stanze. Il bagno, la porta al centro, era un normale bagno. In fondo c'era una vasca da bagno che poteva diventare doccia, per il resto era come tutti gli altri bagni.
La camera da letto fu l'ultima stanza che vedemmo. Non appena si entrava, ci si ritrovava di fronte al letto matrimoniale, posizionato sotto alla finestra che dava sul giardino sul retro.
In un angolo c'era un armadio in legno e accanto alla porta c'era un cassettone, anche questo in legno, sotto ad uno specchio gigante ancorato al muro. Inoltre c'era anche un'altra finestra che dava sulla strada.
La luce naturale che entrava dalle finestre era incredibile.
"Spero che tu abbia almeno provato il materasso" commentai mentre camminavo verso il letto.
"È comodo" mi disse lui mentre io mi sedevo "Vuoi provarlo?"
Il suo sguardo malizioso mi diceva che per provarlo non intendeva solo stendersi sopra.
"Ma fa freddo" protestai "Non ho intenzione di spogliarmi, congelerei"
"Ho già acceso il riscaldamento" si avvicinò a me e si mise sulle ginocchia, posizionandosi tra le mie gambe. Iniziai a sentire un formicolio lungo tutto il corpo.
Mi morsi inconsapevolmente il labbro inferiore "Improvvisamente non ho più tanto freddo" come tutte le volte che Henry era così vicino, mi sentii mancare il fiato.
"Mhm" le labbra di Henry iniziarono a sfiorare le mie, senza toccarsi mai del tutto.
"Questa casa è bellissima" ammisi.
"Ed è tutta nostra"

Io ed Henry eravamo aggrovigliati tra le lenzuola, che ci coprivano parzialmente.
"Wow" esclamai con un sospiro felice "Mi eri mancato"
Henry inspirò ed espirò rumorosamente, poi si stese sul suo fianco destro e con le dita tracciò il contorno del mio viso "Potremmo venire qui tutti i fine settimana, che ne pensi?"
"Sarebbe fantastico" sorrisi "Ma se qualche volta volessi approfittare della tua casa a Londra?"
"Potremmo fare a settimane alterne, una volta qui e una volta a Londra" si chinò su di me e mi baciò "Possiamo fare tutto quello che vogliamo, quando vogliamo"
Con una mano gli accarezzai la guancia "Mi sembra una bella prospettiva"

Le sfumature del tramontoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora