Capitolo 61

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Forse eravamo arrivate troppo in anticipo, dato che nella palestra c'erano due o tre persone sedute sugli spalti e la squadra di basket che si allenava.
Arianna cercò lo sguardo di Michael, che però era troppo impegnato a dire qualcosa ai suoi compagni di squadra.
"Che posti prendiamo?" chiesi alle mie amiche, ma solo Federica mi ascoltò, Greta sembrava distratta.
"Quelli in alto, così saremo in grado di vedere tutto" mi rispose lei "Iniziamo a sistemarci"
Michael ci notò in quel momento, o meglio, notò Arianna. Ci venne incontro correndo, facendomi sentire freddo solo a guardarlo: aveva la canottiera e i pantaloncini da basket ed era anche un po' sudato "Ehi"
Arianna sfoggiò il suo migliore sorriso "Ciao"
Io, Greta e Federica ci guardammo e decidemmo silenziosamente che forse avremmo dovuto lasciarle un po' di privacy, così iniziammo a prendere posto, quando Shawn ci raggiunse e iniziò a parlarci, fu come essere investiti da un'onda di energia. Alla fine solo io e Federica andammo a sederci, Greta rimase a parlare con Shawn, ma solo per un paio di minuti.
"La gente inizia ad arrivare" dissi per riempire il silenzio, temendo in parte che Federica aprisse un discorso che non volevo affrontare per il momento.
"Ne verrà sempre di più" mi rispose, con la voce un po' tesa. Evidentemente stavamo entrambe cercando di ignorare un determinato argomento.
Greta ci interruppe "Ragazze! C'è una festa dopo la partita! La faranno comunque, anche se perdono, ho detto a Shawn che ci andiamo"
"Certo! Tanto domani non abbiamo lezione" Federica parve entusiasmarsi all'idea di una festa "Oh mio Dio" dopo questa sua esclamazione, sia io che Greta ci voltammo e seguimmo la direzione del suo sguardo.
Michael aveva messo le mani sulle guance di Arianna e la stava baciando, erano così teneri. Si allontanò poco dopo, lui tornò dai suoi compagni di squadra e lei tornò da noi, un po' arrossata in volto "Perchè mi guardate così?"
Alzai le sopracciglia, sorridendo "Come perchè? Michael ti ha baciata!"
Anche lei sorrise "Ha detto che era per avere la fortuna a suo favore, era una cosa assolutamente pragmatica" era divertita dalle sue stesse parole.
"Oh, sicuramente" commentò Greta, guardandosi attorno "Oh, sembra che anche la ragazza pazza vi abbia visti"
Arianna scrollò le spalle "Cassie? Chi se ne importa, lasciala guardare"
Annuii, soddisfatta della sua risposta "Ben detto!"
Dopo circa una mezz'oretta, gli spalti erano pieni, erano arrivate anche Josie, Lizzie e Vicki. Quest'ultima era arrivata dopo le altre due e aveva fatto il suo ingresso gridando qualcosa come "Battiamo quegli stronzi!". La squadra di basket, sentendo quelle parole, iniziò a ridere e le batté le mani, gesto a cui Vicki rispose con un inchino un po' goffo.
Dopo raggiunse tutte noi, che nel frattempo avevamo iniziato a parlare con Lizzie e Josie "Salve!" ci salutò ad alta voce "I miei capelli sono più blu oggi, o è solo una mia impressione?"
"Uhm" Federica la guardò un po' indecisa "Forse è la luce!"
"Probabilmente!" continuava a parlare ad alta voce, ma il vociare di tutte le persone presenti riusciva a sovrastare la sua voce "Quando inizia la partita? Non vedo l'ora di partecipare alla festa"
"Dovrebbe iniziare tra poco" rispose Arianna, che aveva parlato con il capitano della squadra.
Io me ne restai seduta tra Federica e Greta, tranquilla e in silenzio. Mi concentravo su quello che loro stavano dicendo, ma non mi andava molto di parlare.

Non ero mai stata un'esperta di basket, così lasciai che Josie mi spiegasse le basi in modo un po' frettoloso, giusto per farmi capire cosa stessi vedendo. Gliene fui grata.
La partita era quasi finita, ma le due squadre avevano lo stesso punteggio, Cambridge e Oxford volevano assolutamente fare dei punti prima che finisse il tempo, mancavano meno di due minuti.
Arianna era come ipnotizzata: seguiva Michael in tutti i movimenti che faceva e aveva esultato più di tutti quando, nel corso della partita, aveva segnato dei punti.
Mancavano circa quindici secondi, un ragazzo coi capelli biondi passò la palla a Shawn, che iniziò a correre verso il canestro della squadra avversaria.
Quando la palla entrò nel canestro, si scatenò l'inferno: tutti iniziarono ad esultare, ad urlare e ad abbracciarsi. Anche io mi unii all'entusiasmo generale, urlando come una pazza.
Shawn corse un altro po' dopo aver tirato e poi si fermò, cercando lo sguardo di Greta e facendole l'occhiolino.
Greta, davanti a quel gesto, si irrigidì, accennò un sorriso e poi aggrottò la fronte, improvvisamente pensosa.
Scendemmo dagli spalti, Josie andò dritta verso Caleb e gli stampò un bacio sulle labbra, mentre Arianna si rivolse a Michael, che era già abbastanza vicino a noi.
"Potevate pure avvicinarvi" scherzò lui, bevendo dalla sua borraccia "Vi siete sedute sui posti più lontani!"
"Eravamo più in alto" gli rispose Arianna "Siete stati bravi"
"Merito della fortuna" Michael fece un sorriso sghembo "Venite alla festa? Una vittoria va assolutamente festeggiata"
"Non ci perderemmo mai una festa" intervenne Greta "Scusatemi un attimo" si allontanò per un tempo di circa tre minuti, giusto per raggiungere Shawn, congratularsi con una pacca sulla spalla e poi tornare da noi, nel frattempo Michael aveva raggiunto i suoi amici e Arianna premeva per andare alla festa il prima possibile. Ignorammo gli sguardi che Cassie lanciava ad Arianna, che era così gongolante da mettere di buon umore chi era vicino a lei.
A me non andava particolarmente di partecipare alla festa, ma non volevo che le altre si preoccupassero per me, rovinandosi il divertimento, così le seguii in silenzio, ascoltando Arianna dirci come fosse entusiasta. Ero felice per lei, così come tutte noi, e ascoltai le sue parole con sincero piacere.
La festa si sarebbe tenuta al Valerie's, così colmo di persone che sembrava sul punto di scoppiare. Forse avrei dovuto mettermi qualcosa di meglio rispetto a quella felpa, ma con tutte le persone che c'erano, nessuno mi avrebbe notata ed era esattamente ciò che volevo in quel momento.
La squadra, al centro del locale, iniziò ad urlare parole in favore di Michael, sollevandolo persino in aria per circa dieci secondi.
"Ti abbiamo odiato per settimane, amico!" urlò Dave "Ma alla fine ci hai fatto vincere!"
Michael iniziò a ridere, tenendosi la pancia con le mani e buttando la testa all'indietro, poi si fece mettere con i piedi per terra e diede una pacca sulla spalla a Shawn "Lui è quello che dobbiamo festeggiare! Ha segnato i punti finali!" Michael e Shawn si guardarono con lo stesso affetto di due fratelli, dovevano essere molto legati.
Shawn sollevò la propria birra "Siamo i migliori!"
Un coro, stranamente coordinato, ripeté alzando le proprie birre "Siamo i migliori!"
Anche io e le mie amiche partecipammo al coro, poi la folla che si era accumulata attorno alla squadra di basket si disperse e le persone iniziarono a dividersi in gruppetti.
Caleb, Dave e Shawn, come al solito, ci raggiunsero, solo che questa volta c'era anche Michael "Complimenti ancora" disse Lizzie "Siete stati bravissimi in campo!"
Michael le fece un cenno "La fatica ha premiato, ora però voglio solo divertirmi!"
"È così strano sentirlo dire da te!" scherzò Caleb "Michael Miller che si diverte: una notizia sconvolgente"
Michael rise ancora, sembrava più piccolo quando lo faceva "Mi piace sorprendere la gente!"
Mentre i ragazzi attorno a me ridevano e scherzavano, mi resi conto di essermi isolata come se fossi una narratrice esterna.
Iniziò a farmi male la testa e mi sentii improvvisamente stanca, erano circa le undici di sera e la festa sarebbe andata avanti per un altro paio d'ore. In un momento di tranquillità, quando Michael e Shawn si allontanarono un attimo per andare a prendere da bere, mi sporsi verso le mie amiche, dicendole che sarei tornata nel nostro alloggio.
"Va tutto bene?" mi chiese Arianna, assumendo un'espressione preoccupata.
"Sì, sì" le risposi "Sono solo un po' stanca, voglio dormire" feci un sorriso per convincerle "Ci vediamo domani, voglio sapere tutto!" strizzai l'occhio e con un lieve cenno del capo, accennai a Michael che si stava riavvicinando.
Mi alzai dai divanetti e una ragazza prese subito il mio posto, dato che le sedute scarseggiavano a causa di tutte le persone presenti.
Anche Federica si alzò "Vengo con te, anche io sono stanca"
Dopo aver salutato tutti, uscimmo dal Valerie's e ci avviammo verso il nostro alloggio, il tragitto non era poi così lungo.
Non c'era nessuno in giro e, una volta lontane dal locale, il silenzio iniziò a dominare la scena e mi chiesi se tornare in alloggio fosse la cosa migliore da fare: il rumore era il miglior rimedio per scacciare i pensieri. Alla fine, però, non mi stavo divertendo molto ed ero stata abbastanza assente per tutta la serata, e poi ero davvero stanca, l'unica cosa che desideravo in quel momento era il mio pigiama caldo e il mio letto.
"Eve" Federica catturò la mia attenzione "Cosa è successo con Henry?"
Mi voltai verso di lei, poi ritornai a guardare i miei piedi "Niente di che, abbiamo litigato"
"Ma è grave?"
"No, non è grave" la sicurezza e la velocità con cui avevo risposto mi rassicurarono "Però deve capire che non può fare sempre quello che vuole" feci una pausa "E che non può andarsene così"
"In che senso?"
Le raccontai molto velocemente di come si era svolto il litigio e di come se n'era andato, citandole la sua frase d'uscita.
"È stato un po' stronzo" affermò lei "Poteva evitare"
"Già" sospirai "Poteva evitare"
Federica rimase in silenzio ed io sentii il bisogno di parlarne con qualcuno "Insomma, cosa voleva dire con quella frase? Ho cose più importanti da fare" aggrottai la fronte "Non si può dire una cosa del genere durante una discussione, è davvero di cattivo gusto. Discutere è normale, alla fine non può andare sempre tutto rosa e fiori, però se è questo il modo in cui lui affronta una discussione..." lasciai sospesa la frase, non volendo continuare "So che risolveremo, ma oggi mi ha dato parecchio fastidio"
"Deve chiederti scusa" replicò Federica.
"So che lui voleva solo aiutarmi" aggiunsi "Ma voglio che tenga più in considerazione quello che io gli dico, tutto qui"
"Lascia che sbollisca anche lui la rabbia e riparlatene quando sarete più calmi" non era un brutto consiglio "Ora quello che devi fare è rilassarti, sei stata tesa tutto il giorno"
"Davvero? Ho provato a sembrare rilassata"
Federica iniziò a ridacchiare, eravamo arrivate al nostro alloggio "Forse ti sei sforzata un po' troppo"
Anche io risi "Non potevi dirmelo prima?"
"Era divertente, a tratti sembrava quasi che dovessi andare al bagno"
La risata che feci fu così forte che temetti di svegliare le persone che alloggiavano nel nostro stesso corridoio, ma probabilmente erano tutti alla festa.
Sia io che Federica ci mettemmo il pigiama, lei rimase in salotto a vedere una serie tv sull'iPad, mentre io andai direttamente a letto.
Mi infilai sotto le coperte calde e, stesa sul fianco sinistro, alzai lo sguardo verso la finestra, in uno spazio tra la tenda e il vetro, riuscivo a vedere la Luna in alto nel cielo notturno.
Passai non so quanto tempo a fissare il cielo e iniziai a sentire gli occhi pesanti, così accolsi il sonno che stava per raggiungermi con grande gioia.
Purtroppo, però, dovetti aspettare per addormentarmi, perchè un fascio di luce illuminò parte della stanza, a causa della porta che era stata aperta.
Mi stesi supina, rivolgendo lo sguardo alla porta, pensando che fosse Federica. Ma non era lei.
Henry era in piedi, appoggiato allo stipite della porta e mi guardava con le braccia incrociate al petto.
Mi misi a sedere "Come sei entrato?" fu la prima cosa che mi venne in mente di chiedergli.
"Federica" disse semplicemente lui, continuando a guardami.
"Non avevi cose più importanti da fare?" gli chiesi puntigliosa, incrociando anche io le braccia al petto, coperto in parte dal piumone.
Lui mi guardò, il rimorso dipinto nei suoi occhi blu "Non dovevo dirlo"
Scrollai le spalle "Non è stato molto carino"
In parte ero ancora arrabbiata con lui, ma già il fatto che fosse ritornato a Cambridge era un passo in avanti e mi addolcii un po'.
Rimanemmo a fissarci per un po', io seduta sul letto e lui in piedi vicino alla porta. Speravo che avesse capito di aver sbagliato, ma non mi andava di tenere aperta la questione ancora a lungo.
"È tardi" dissi alla fine "Perchè non ti stendi?" mi spostai, avvicinandomi di più al muro per fargli spazio.
Henry si tolse la giacca e si sfilò le scarpe mentre si avvicinava al letto, si sedette su di esso e si voltò verso di me "Mi perdoni?"
Avrei voluto fare una battuta, ma ero troppo stanca per pensare "Tu hai capito?"
"Sì"
Si stese accanto a me ed io mi stesi sul fianco sinistro, Henry mi abbracciò da dietro "Allora ti perdono"
Udendo quelle mie parole, lo sentii rilassarsi e, alla fine, entrambi accogliemmo con piacere il sonno.

Le sfumature del tramontoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora