Quel sabato non iniziò nel migliore dei modi: la sveglia non suonò e fui svegliata dal rumore del telefono che vibrava sulla scrivania per le continue chiamate delle mie amiche, che mi stavano aspettando al bar vicino alla scuola.
I miei genitori erano usciti presto per fare delle commissioni importanti e siccome era sabato, mia sorella non andava a scuola, perciò stava ancora dormendo nella sua stanza.
Erano le otto meno cinque ed io ero ancora nel letto, in pigiama e stordita.
Quando mi resi conto di essere davvero in ritardo, mi alzai di scatto, aprii l'armadio e presi il primo jeans e la prima felpa che mi capitarono davanti. Dopodiché andai subito in bagno portandomi dietro i vestiti e spogliandomi contemporaneamente, andando persino a sbattere contro un muro nel mentre.
Il mio telefono continuava a squillare.
Mi lavai il più in fretta possibile ed impiegai meno di dieci secondi per vestirmi. Le scarpe più veloci da infilare erano gli stivaletti ed erano anche i più vicini a me.
Indossai la mia giacca blu e presi lo zaino assieme alle chiavi di casa e al telefono, che non squillava più. Scrissi un messaggio sul gruppo con le mie amiche mentre ero sull'ascensore.Eve, 8:03: Sono in ritardo, non mi sono svegliata.
La loro risposta non tardò ad arrivare: mi mandarono un audio dicendo che loro stavano per entrare in classe.
Iniziai a pensare a come fosse meglio andare a scuola: taxi o a piedi? C'era traffico quella mattina, perciò iniziai a camminare, anzi, a correre.
Realizzai che non mi ero nemmeno pettinata, ma il vento avrebbe scompigliato nuovamente i capelli, perciò avevo evitato una perdita di tempo.
Arrivai in classe che la Chianura non aveva ancora fatto l'appello e siccome non facevo mai ritardo, chiuse un occhio. Però mi interrogò in filosofia e riuscii a cavarmela con un sette e mezzo, non male dato che non l'avevo ripassata il giorno prima.
Non appena arrivò la ricreazione, mi accasciai sulla sedia per rilassarmi "Che brutto risveglio" commentai tra me e me, ma Arianna, seduta al mio fianco, mi sentii.
"Ma almeno ti sei tolta filosofia!" mi disse mentre mangiava un pezzetto di torta al cioccolato, facendomi realizzare che avevo dimenticato di prendere qualcosa da mangiare.
"Già, vediamo il lato positivo" le feci un sorriso, poi ci alzammo per raggiungere Federica e Greta che parlavano con Filippo.
"Secondo me non ha senso!" stava dicendo il ragazzo corvino "E mi sono fatto raccontare da Giorgio della 5A l'accaduto, ma..." non ascoltai quello che stava dicendo, sia perchè non avevo idea di cosa stesse parlando e sia perchè non mi interessava.
Mi distaccai dal gruppo e andai da Sam che chiacchierava con Raffaele "È un film fantastico!" stava dicendo Sam "Come fa a non piacerti?"
"È troppo complicato!" rispose Raffaele.
"Di che film parlate?" mi intromisi io.
"Inception" mi illuminò Sam, per poi rivolgersi di nuovo a Raffaele "Il bello di quel film è..." la conversazione andò avanti fino al suono della campanella che segnava l'inizio delle due ore di italiano, per poi concludere in bellezza con storia dell'arte.
Siccome la maturità era alle porte, tutti noi avevamo il buonsenso di prestare seriamente attenzione alle lezioni, ma la Longo utilizzò la prima delle sue due ore per parlare della scuola. Problemi, tra l'altro, di cui noi eravamo al corrente, ma nessuno la stoppò.
Mentre lei parlava, appoggiai la testa sul palmo della mano e mi sentii scivolare nel sonno, ma Arianna mi salvò dandomi una lieve gomitata e facendomi svegliare.
"Secondo te a Greta piacerà il regalo che le abbiamo fatto?" mi sussurrò la mia compagna di banco.
"Sì" le risposi semplicemente.
Io, le ragazze, Mario, Alessio, Cosimo e Sam avevamo raccolto dei soldi per comprare a Greta un profumo di Chanel che desiderava da tanto. Glielo avremmo dato lunedì alla sua festa.
"Sembri pensierosa" mormorai ad Arianna "Tutto bene?"
"Tutto bene" replicò "Sono solo scocciata, preferirei essere altrove"
"Anche io" concordai "Tra due ore e mezza saremo fuori"
La Longo aveva iniziato a parlare della disorganizzazione della scuola.
"Hai più sentito Henry Cooper?" quella domanda mi colse alla sprovvista.
"No" non riuscii a capire se quello nella mia voce fosse dispiacere "Ma me lo aspettavo: siamo usciti, ha perso interesse e addio. Chissà cosa si aspettava da quell'uscita"
Lei scrollò le spalle "Non lo so, tu sei quella che ci ha parlato"
"Non mi interessa granché, ora abbiamo cose più importanti a cui pensare" stavo mentendo e ne ero consapevole.
La Longo ci interruppe e sinceramente non ne ero proprio dispiaciuta "Greco! Rossi! Smettetela di chiacchierare"
Non appena la professoressa si girò, Arianna fece una smorfia che mi fece ridere, attirando l'attenzione della Longo "Greco! Rossi! Ultimo avvertimento"Bassi era assente, perciò niente ora di storia dell'arte! Tutti esultammo perchè pensavamo che ci avrebbero fatti uscire prima, ma invece ci affibbiarono un supplente, anch'esso insegnante di arte, che volle aiutarci a ripassare per la maturità. L'entusiasmo generale si affievolì con la stessa velocità con cui si era diffuso.
Mario e Nicolas erano quelli che rispondevano alla maggior parte delle domande, con qualche intervento di Cosimo.
Alessio iniziò a raccontare a me ad Arianna di una ragazza che aveva visto a scuola, ma non sapeva che classe frequentava "Secondo voi ho qualche possibilità?"
Alessio, coi suoi occhi celesti, i suoi capelli castano chiari e il suo metro e ottanta di altezza, non si poteva di certo dire un brutto ragazzo. In più aveva anche una bellissima personalità, cosa che batteva tutto.
"Certo che ce l'hai!" gli risposi "Dobbiamo scoprire la sua classe, però"
"Non ci vorrà molto" Arianna prese il cellulare senza farsi vedere dal supplente e aprì il file con l'annuario dell'anno prima "Cercala qui"
Il ragazzo la ringraziò, prese il telefono e iniziò a cercare, scoprendo che era una ragazza che frequentava il quarto di scienze applicate.
Dopo dieci minuti suonò la campanella e fummo tutti felici di andarcene. Nella mia scuola c'erano due porte: quella più grande, ovvero la principale, e una più piccola, dalla quale uscivano due o tre classi, ma entrambe le porte si affacciavano sullo stesso lato del cortile.
Io e i miei amici facemmo un piccolo pezzo a piedi per raggiungere il cancello, Sam iniziò a dirci cosa aveva in programma per noi quella sera, facendo delle battute che fecero ridere tutti quanti mentre oltrepassavamo il grande cancello.
Mentre ridevo lanciai uno sguardo alla strada e ciò che vidi mi fece inchiodare. Arianna, che camminava dietro di me, per poco non cadde.
Henry Cooper, in tutto il suo splendore, era in piedi dall'altra parte della strada stretta, appoggiato ad un auto nera che aveva l'aria di essere molto costosa. Aveva le mani nelle tasche dei jeans neri, indossava una maglietta bianca e sopra una giacca di pelle marrone scuro.
Non riuscivo a credere che fosse lì.
Per un attimo credetti di essere pazza e che fosse tutto nella mia testa, ma quando sentii qualcuno dietro di me mormorare "Quello è Henry Cooper!" ebbi la conferma di non essere pazza.
Aveva degli occhiali da sole neri che gli coprivano gli occhi, ma sapevo che mi stava guardando. Lo si capiva dal sorrisetto che aveva stampato in viso.
"Ma che cazzo" il commento di Sam descrisse appieno il mio stato d'animo.
Alessio mi spinse leggermente avanti "Forse ti sta aspettando"
"Che ci fa qui?" fece Federica.
"Non ne ho idea" le risposi senza staccare gli occhi dall'uomo davanti a noi, che si stufò di stare là ad aspettare in piedi ed iniziò a camminare nella nostra direzione.
"Viene qui" disse Cosimo "Penso che voglia parlare con te"
"Con chi altro vorrebbe parlare?" chiese retoricamente Greta, poi Henry percorse la breve distanza che c'era tra di noi e si avvicinò.
Tutti si stavano girando verso di lui, alcuni perchè lo riconobbero e alcuni perchè erano ammaliati dal suo fascino.
Come dare loro torto.
"Che ci fai qui?" gli chiesi non appena fu abbastanza vicino.
Si tolse gli occhiali da sole, permettendomi di ammirare i suoi occhi blu "Volevo darti la possibilità di salutarmi in una maniera più decente"
"Come?" gli chiesi confusa.
"Buona vita" ecco a cosa si riferiva "Buona vita? Seriamente?"
"Che dovevo dire? Pensavo che non ti avrei più rivisto"
I miei amici osservavano la scena in silenzio, come se fossero al cinema.
"E tu, invece?" continuai "Altrettanto, come se ti avessi augurato un buon pranzo!"
"Cercavo di non riderti in faccia" mi guardò fastidiosamente divertito.
"Ma come sei gentile" risposi sarcastica, incrociando le braccia al petto "E come hai fatto a scoprire dove vado a scuola?" poi però lo interruppi prima che mi rispondesse "No, aspetta" feci "Non voglio saperlo"
Tanto mi avrebbe risposto con "Ho le mie fonti" senza essere specifico.
"Sei libera stasera?" mi chiese rimettendosi gli occhiali da sole.
"No" risposi io.
"Sì, è libera" fece invece Samuel, guardandomi male.
"Ma-" iniziai a protestare, però il mio amico mi interruppe di nuovo "Libera come il vento"
"Ti passo a prendere alle nove"
"Come sai-" mi bloccai e sospirai "Non voglio saperlo" ma lui stava già attraversando la strada, per poi entrare nella sua auto e sfrecciare via.
Ormai non c'era quasi nessuno vicino alla scuola, se non io e il mio gruppo di amici.
Io continuavo a fissare l'angolo dietro il quale era sparita la sua auto, incapace di metabolizzare l'accaduto.
"A quanto pare gli piaci" commentò Arianna.
"Gli piaci molto" intervenne Cosimo.
"Credo di divertirlo soltanto" scrollai le spalle e mi spostai uno dei ciuffi laterali che mi dava fastidio agli occhi "Forse è quello ciò che vuole: divertirsi"
Mario mi diede una pacca leggera sulla spalla "Lo scoprirai stasera"
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Le sfumature del tramonto
RomanceHenry ed Evelyn. Lui CEO di una delle società più importanti di Londra. Lei una studentessa italiana prossima ad entrare nella prestigiosa università di Cambridge. Due persone, due vite, due menti e due cuori, che verranno fusi da un sentimento fo...