Capitolo 9

1.4K 44 1
                                    

"Come sto?" chiese Federica per la terza volta, indossando un jeans e il maglioncino rosa cipria che le avevo prestato "I capelli legati o sciolti?"
"Sciolti" le risposi uscendo dal bagno "E vestita così stai bene"
Mi infilai dei pantaloni neri stretti e un dolcevita aderente color crema. Siccome i miei capelli arrivavano fino alle spalle (toccandole a malapena) non li legai. Una cosa che mi piaceva dei miei capelli era il loro essere naturalmente ondulati, non dovevo fare niente in particolare per avere quell'effetto.
Arianna si legò i capelli castani in una coda bassa e decise di mettersi una gonna lunga nera infilandosi dentro una maglietta bianca aderente e coprendosi le braccia nude con un maglioncino, anch'esso nero. Greta si mise dei jeans larghi che le aveva prestato Arianna e ci abbinò un maglione nero.
"Siamo pronte?" chiese Greta prima di uscire.
"Decisamente sì" le rispose Arianna prendendo lo zaino nero.
Mi infilai il cappotto lungo nero che Greta mi aveva prestato, mentre lei si era presa la mia giacca blu per quel giorno. Tutte noi ci scambiavamo spesso vestiti, avendo più o meno tutte la stessa taglia.
Uscimmo dalla nostra camera e prendemmo l'ascensore per raggiungere la hall del college, dove Michelle ci avrebbe fatto un discorsetto prima di partire per le società di Foster e Cooper.
"Oggi vedremo Henry" Federica mi diede una gomitata mentre entravamo nell'ascensore "Non sei felice?"
"Non vedi come si è vestita bene?" Arianna sorrise beffarda "Anche se non lo ammette, non vede l'ora di andare lì"
"Ma non è vero!" mi difesi sistemandomi lo zaino turchese scuro sulla spalla destra.
"Facciamo finta di crederti" Greta alzò gli occhi al cielo.
Arrivammo nella hall e Samuel ci venne incontro, guardandoci attraverso le lenti dei suoi occhiai da sole "Siete arrivate in ritardo"
"Come in ritardo?" feci io.
"Nessuno a parte la Palumbo se n'è accorto, Michelle ha già fatto il suo discorso, ora stiamo andando verso le navette"
"È arrabbiata?" chiese Federica.
"Le ho detto che ad una di voi era venuto il ciclo e si erano sporcati i vestiti" rispose Samuel "Lo so, sono un migliore amico fantastico"
"Grazie" Arianna gli sorrise riconoscente "Che ha detto Michelle?"
"Solo di comportarci bene, di non parlare ad alta voce e di non fare domande a meno che non ci diano esplicitamente il permesso" roteò gli occhi "Che noia"
Iniziammo a camminare verso le navette e ci ricongiungemmo alla Palumbo, che ci guardò preoccupata "Va tutto bene ragazze?"
"Ora sì" rispose prontamente Greta facendo una finta espressione di dolore "Solo un po' di mal di pancia, ma sopportabile"
"Fammi sapere se ti senti male" la Palumbo le sorrise e si mise accanto all'ingresso della navetta, aspettando che entrassimo tutti.
Ci vollero tre navette, giacché una poteva portare solo otto persone ed eravamo più di una ventina, fortunatamente noi cinque andammo in quella senza la Palumbo, assieme a Mario, Alessio e Raffaele.
"Sei felice di fare questa gita oggi?" mi domandò Sam guardandomi malizioso "Henry Cooper"
"Non sono né felice né contrariata, è una gita come le altre" risposi io, mentendo spudoratamente. Mentii sul fatto di essere indifferente a quella visita: ero nervosa, ma non riuscivo a capire se lo ero per la contentezza immotivata di rivedere quell'uomo o per la paura di fare una qualsiasi altra figura.
"Che c'entra Henry Cooper?" chiese ingenuamente Mario.
"Diciamo che Eve ha avuto un flirt" gli rispose Samuel ridacchiando.
"Sul serio?" si intromise Alessio.
"No!" mi affrettai a dire "Assolutamente no, nessun flirt" su quello era sicuro.
"E come lo conosci?" insistette Mario.
"È una lunga storia" fece Federica.
"No, non lo è" intervenni "È una storia così irrilevante che non vale nemmeno la pena parlarne"
Raffaele mi guardò scettico, ma non disse niente. Non nutrivo molta simpatia nei suoi confronti, non era una persona di cui fidarsi e, inoltre, era nella cerchia ristretta di Nicolas, cosa non molto a suo favore.
"Se lo dici tu" dopo che Samuel ebbe parlato gli diedi una gomitata facendogli male, almeno così avrebbe smesso di fare battute.

La visita alla società di Foster non fu un granché: il CEO non c'era per non si sa quale motivo e il suo vice parlò soprattutto della rivalità con la società di Henry Cooper, non facendoci nemmeno capire bene esattamente loro cosa facessero. Una cosa positiva, però, furono tutti i gadget che ci diedero in omaggio: bloc-notes, penne, spille e portachiavi, tutti con il marchio della loro società. Sam, io e le mie amiche ne prendemmo in abbondanza, infilando tutto negli zaini.
Andammo a piedi fino all'altissimo palazzo della società di Henry Cooper, il cui marchio si notava da lontano, affisso sulla parte centrale dell'esterno del palazzo.
Cercai di scacciare il nervosismo ricordando video divertenti che avevo visto su Instagram la sera prima, la maggior parte contenenti gatti. Ripensandoci, avevo sempre voluto un gatto, però i miei non me lo avevano mai comprato.
"A che stai pensando?" mi chiese Greta proprio mentre riflettevo su quale nome avrei dato al gatto che non avevo.
"A niente" risposi e, come una nuvola investita dal vento, l'immagine del gatto nella mia testa sparì.
L'insegnante della scuola che ci faceva da guida si fermò nella hall, prendendo dei tesserini alla reception per farci passare le sbarre di metallo elettroniche.
"Ragazzi" l'insegnante, Beth, ci chiamò una volta superate le sbarre "Andremo al diciannovesimo piano, che è quello dove ci sono tutte le sale riunioni. Il piano con gli uffici del CEO e dei soci più importanti è il ventesimo, visiteremo velocemente anche quello. Abbiamo solo un'ora, mezz'ora la impiegheremo per visitare il piano degli uffici e poi il CEO dovrebbe essere disponibile per rispondere a delle domande"
Samuel mi guardò malizioso per l'ennesima volta, così come le mie amiche. Evitai di stabilire un contatto visivo con loro e mi concentrai su Beth.
Siccome per usare l'ascensore serviva un tesserino che avevano dato solo a Beth, lei attivò gli ascensori per tre gruppi diversi, aspettando l'ultimo gruppo per salire anche lei.
Mi concentrai sul movimento dei miei piedi per non cadere davanti a tutte quelle persone, dato che le sale riunioni avevano le pareti frontali di vetro e alcune di queste stanze erano stracolme di gente che discuteva.
Federica si guardava in giro scrupolosamente e noi sapevamo benissimo chi stesse cercando: Luke Williams. Continuava a dire che non le interessava, ma ieri l'avevo beccata a cercarlo su Instagram, peccato per lei che avesse il profilo privato.
Beth iniziò a spiegarci quali fossero gli argomenti delle discussioni che avvenivano in quelle stanze: di solito si parlava del budget, di fusioni e ogni tipo di azione da intraprendere per la società.
"Mi sento inappropriato qua dentro" mi sussurrò Samuel nell'orecchio "Sono tutti così eleganti, potevo evitare di mettermi una misera felpa"
"Hai la giacca che ti copre e, comunque, ricorda che siamo qui come studenti, quindi non si aspettano di vederci con abiti eleganti" lo rassicurai.
"Parla per te, sembri uscita dalla copertina di Vogue, ti sei persino messa gli stivaletti neri"
"Ad eccezione dello zaino, che non è affatto elegante" risi "A proposito, non ho spazio per altri bloc-notes"
"Tienili in mano, allora"
"Shh!" Beth ci guardò male ed io e Samuel per poco non ci mettemmo a ridere, ma riuscimmo a controllarci.
In tutto il piano c'era solo una sala riunioni che era stata riservata a noi. Mentre ci dirigevamo verso la stanza, Beth ci fece fermare per assicurarsi che sapessimo il tipo di domande da fare e per ricordarci di essere educati e rivolgerci al CEO in modo appropriato.
Nemmeno fosse una divinità pensai un po' irritata dall'insegnante di fronte a noi.
Mentre Beth parlava, Arianna tirò per la manica me e Greta per farci avvicinare, mentre Federica era già accanto a lei "Senza farvi notare troppo, guardate nella sala riunioni vicino alla nostra"
Ci girammo lentamente e nel modo più discreto possibile.
Nella sala riunioni accanto alla nostra vuota c'erano alcuni uomini e alcune donne seduti lungo un grandissimo tavolo di vetro. Uno degli uomini, seduto con il busto rivolto nella nostra direzione, era proprio Luke Williams che sembrava immerso nell'ascolto di una discussione abbastanza animata tra un uomo seduto accanto a lui e un altro uomo in piedi che ci rivolgeva le spalle.
Federica si mise a fissarlo, poi lanciò uno sguardo a Beth che stava ancora parlando "Secondo voi posso fare una foto?"
"Sbrigati però" le rispose Greta, girandosi verso Beth.
Federica aprì la fotocamera del suo telefono e sistemò il telefono più o meno all'altezza della sua vita, per poi schiacciare il tasto per scattare la foto. Ciò di cui non si curò, però, fu il flash che non era stato disattivano.
La luce riflesse sul vetro della parete, attirando l'attenzione di alcune persone presenti nella sala riunioni che alzarono lo sguardo, tra cui Luke Williams. Fortunatamente Federica aveva messo via il telefono prima che potessero notare che fosse stata lei a far partire il flash, ma era tutta rossa in viso e rigida come un palo, come un bambino che era stato beccato a rubare delle camerelle dalla dispensa.
Williams continuò a guardarla anche quando tutti gli altri abbassarono lo sguardo, tornado alla discussione tra i due uomini. Federica sostenne il contatto visivo per qualche secondo, poi si sbloccò e si girò di profilo, iniziando a camminare insieme a tutti gli altri verso la sala riunioni vuota.
"Che figura di merda" sussurrò mentre entravamo nella stanza contenente un tavolo di vetro identico a quello della stanza accanto, circondato da sedie nere imbottite. In fondo alla stanza c'era una lavagnetta bianca ancora sporca di quello che era rimasto delle scritte tracciate con un pennarello nero. Nelle altre sale avevo visto delle LIM o dei proiettori insieme a teli bianchi, in pratica ci avevano dato la sala riunioni più povera, forse per paura che potessimo rompere qualcosa.
Al centro del lungo tavolo di vetro c'erano diversi gadget con sopra il marchio di quella società. Anche lì, come nella società di Foster, ci vennero dati in omaggio bloc-notes, penne, spille e portachiavi. L'unica cosa in più che c'era era una brochure della società, ma non la prese praticamente nessuno.
Prima che io e i miei amici ci fiondassimo sui gadget, sentimmo una voce proveniente dalla stanza accanto che diceva in inglese ad alta voce "O cambi atteggiamento o te ne vai, hai un'ultima possibilità!" poi si sentì il rumore di qualcosa, forse dei fogli, sbattuto sul tavolo di vetro.
Conoscevo quella voce
Il rumore di una porta che si chiudeva, il rumore di dei passi veloci.
Henry Cooper entrò nella sala riunioni dove ci trovavamo come una furia, allacciandosi il bottone della giacca del suo completo grigio ferro, abbinato ad una camicia bianca e una cravattata blu.
"Ho solo cinque minuti" disse un po' bruscamente.
Mi resi conto che quella era la prima volta che lo sentivo parlare inglese. Lo avevo sentito anche all'Hard Rock mentre discuteva con i suoi amici, però questa volta si stava rivolgendo a me, o meglio, al mio gruppo.
Non appena entrò distolsi lo sguardo e guardai un punto sulla parete di vetro che separava la stanza dal corridoio.
Beth notò il suo cattivo umore e lo guardò incerta su cosa dire "I ragazzi erano interessati nel sapere che tipo di lavoro che svolgete in questa società"
"Cerchiamo di esportare prodotti high-tech in tutto il mondo, favoreggiando anche le persone meno fortunate" mentre parlava feci l'errore di posare gli occhi su di lui. Fu un errore perchè anche lui guardò nella mia direzione.
All'inizio sembrava uno sguardo vagabondo, come quando si parla davanti a molte persone e si guarda vagamente il pubblico, senza osservare qualcuno in particolare.
Il suo all'inizio fu uno sguardo vago, ma mi riconobbe subito. Non accennò un sorriso e non fece alcun cenno, ma sapevo che mi aveva riconosciuta, perchè dopo fece cadere più volte lo sguardo su di me.
Ci diede le classiche informazioni che potevamo sicuramente trovare su internet, poi aggiunse infine un piccolo discorso su le qualità necessarie per lavorare in una società di successo. Oggettivamente, la sua voce bassa e profonda era davvero bella da ascoltare. Le labbra non troppo sottili ma nemmeno carnose si muovevano svelte mentre parlava e mi sorpresi a chiedermi se fossero morbide da baciare.
In tutta la mia breve vita avevo baciato soltanto un ragazzo, Alessandro, mio fidanzato di pochi mesi di quando facevo il terzo liceo, lui faceva il quinto all'epoca. Ci eravamo lasciati perchè lui voleva portare la nostra relazione ad un altro livello, ma io non ero pronta e lui non era disposto ad aspettarmi.
Quando mi accorsi che gli stavo fissando le labbra distolsi immediatamente lo sguardo, ma fortunatamente lui aveva finito di parlare. A quanto pare quei cinque minuti erano passati.
"Ragazzi avete qualche domanda?" fece Beth con un grande sorriso.
Nicolas fece per alzare la mano, ma non parlò perchè Henry Cooper guardò Beth e le disse serio "Perdonatemi, ma devo correre nel mio ufficio"
A quanto pareva, eravamo venuti in una giornata così piena di lavoro che non aveva nemmeno il tempo di parlare con noi per più di cinque minuti. O forse non aveva la voglia.
"Oh, certamente" Beth annuì "In ogni caso è stato molto esplicativo, non penso che ci fossero domande"
Nicolas guardò male Beth, che si rimise davanti a noi non appena Cooper uscì dalla sala riunioni. Una volta fuori dalla stanza, si girò un'ultima volta e mi lanciò uno sguardo, durato forse meno di un secondo. Io continuai a fissare la porta, nonostante lui fosse già andato via.
Beth ci disse che avremmo fatto una pausa di cinque minuti e poi saremmo andati a vedere il piano degli uffici "Però non ci tratteremo molto" aggiunse.
"Io devo andare in bagno" mormorò Greta.
"Anche io" fece Arianna.
Federica alzò la mano per chiedere a Beth il permesso, che lei ci diede con un sorriso spiegandoci dove fossero i bagni.
"Prendete i gadget o finiranno" ci consigliò Samuel.
Le altre presero tutti i tipi di gadget a disposizione, mentre io presi quattro bloc-notes (avendo una mezza discussione con il ragazzo tedesco) che portai a mano, perchè non avevo spazio nello zaino.
I bloc-notes mi erano sempre utili quando studiavo: scrivevo riassunti, facevo mappe o ci scrivevo delle liste. Dato che avevo l'occasione di prenderne un sacco gratis, perchè non approfittare?
Io e le ragazze ci dirigemmo verso i bagni di quel piano, ma li trovammo tutti occupati. Una delle tante segretarie ci disse che ci conveniva andare al piano superiore, ma avremmo dovuto prendere le scale siccome non avevamo il tesserino per l'ascensore.
Federica e Greta camminavano davanti a me e Arianna, quest'ultima volle camminare lungo la parte del muro perchè aveva paura che la ringhiera in vetro potesse cedere, così io e Federica eravamo quelle che camminavano, secondo Arianna, rischiando di morire.
Mentre salivamo le scale chiacchieravamo animatamente, anche se Federica e Greta erano più avanti rispetto a me e ad Arianna.
Ad un tratto un uomo scese le scale di corsa, urtandomi per sbaglio e facendo cadere i bloc-notes che avevo in mano sulle scale. All'inizio non avevo visto chi fosse perchè stavo guardando Arianna che mi parlava, poi però fermandomi e piegandomi sulle ginocchia per raccogliere i bloc-notes, vidi il volto dell'uomo, che si era piegato a sua volta per aiutarmi a raccogliere i fogli.
Henry Cooper raccolse due bloc notes (gli altri due li avevo già presi io), vide il marchio della sua società e, porgendomeli, mi guardò beffardo "Sei a corto di carta?"
Ora era tornato a parlare in perfetto italiano, nessuna traccia del suo accento, sembrava un italiano che parlava senza l'accento di alcuna regione.
Non gli risposi e mi alzai afferrando i bloc notes.
Lui si alzò contemporaneamente. Nonostante fosse più in basso di due gradini, era sempre qualche centimetro più alto di me e delle mie amiche.
"Quindi, non solo sei una ruba-caffè, ma rubi anche la carta" si mise le mani nelle tasche dei pantaloni, continuando a guardami con quel sorrisetto strafottente.
"Lo sai che erano in omaggio" dissi sulla difensiva "E non chiamarmi ruba-caffè!"
"Sì, penso proprio che ti chiamerò ruba-carta"
Aggrottai le sopracciglia "Il CEO di una società non dovrebbe prendere l'ascensore?" incrociai le braccia al petto cercando di guardarlo con superiorità.
"Erano tutti occupati" mi rispose senza togliersi quel sorrisetto dal viso "E in ogni caso quello che faccio nella mia società non ti riguarda"
Sbuffai col naso e strinsi gli occhi, innervosita. Le mie amiche osservavano la scena come se loro fossero delle spettatrici e noi un film.
Cooper sembrava divertito dal vedermi irritata. Fece per andarsene, ma si rivolse a me per l'ultima volta "Ciao, ruba-carta"
"Non-" mi interruppi, perchè era già andato via.
Per qualche secondo nessuna di noi si mosse, poi mi girai verso di loro e superai tutte salendo le scale "Non dite niente" le avvertii, ancora nervosa.
Nessuna di loro parlò.

"Eve?" mi chiamò Arianna quella sera nella nostra stanza nel college, proprio mentre stavo per salire sul letto.
"Sì?"
"Secondo me gli piaci"
"Pft" incrociai le braccia "Figurati, si diverte ad irritare la gente solo perchè pensa di poterlo"
Alla fine ci sedemmo tutte per terra, io e Greta appoggiate con la schiena ad un letto e Arianna e Federica davanti a noi, nella stessa posizione.
"Però ha irritato solo te" Greta mi diede una gomitata.
"E ti ho vista fissargli le labbra!" questa frase di Federica mi fece arrossare.
"Anche tu hai fissato Luke Williams" replicai.
"Sì, ma io almeno ammetto di essere interessata" mi sorrise vittoriosa.
"Sei interessata?" insistette Arianna.
"Io... L'avrò visto tre volte! E la conversazione non molto piacevole di oggi è stata la più lunga tra tutte"
"Eve" Greta sospirò "Siamo noi"
Mi portai le ginocchia al petto e avvolsi le braccia attorno alle gambe "Beh, ha il suo fascino"
"Alleluia!" esclamò Federica "E?"
"E cosa? Ha il suo fascino, tutto qui"
"Domani lo vedremo al Gala, ne sei felice?" domandò Arianna.
"Non lo so" ammisi "Di certo non ne sono contrariata"
"E tu vedrai Williams!" fui felice del cambio di discorso di Greta.
"Tanto lo sappiamo che non riceverò mai una gioia" Federica scrollò le spalle.
"Che ne sai" Arianna si voltò verso di lei.
"Tu hai lo svedese che ti va dietro!" stesi le gambe sul pavimento.
Arianna fece una smorfia "Tanto non ha speranze, è troppo biondo per me"
Ridemmo tutte, poi decidemmo che era meglio andare a letto se non volevamo sembrare degli zombi l'indomani mattina, così spegnemmo le luci e ci augurammo la buonanotte tra una risata e l'altra.

Le sfumature del tramontoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora