La Guardia

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I giorni successivi alla caccia si rivelano i più affrontabili. Il desiderio di sangue è sufficientemente placato da permettermi di mantenere un buon livello di lucidità.

Mi preparo per andare da Aro prima dell'ennesima lezione con Marcus. Vorrei fare allo scacchista le mie più sincere scuse per quello che è successo in camera, vorrei fargli capire che non ero completamente lucida anche se sono sicura l'abbia capito perfettamente da solo; vorrei almeno chiarire la situazione e riallacciare il rapporto.

Per questo si è arrabbiato.

Ho paura possa stancarsi di me, di queste mie difficoltà e che non voglia più vedermi, parlarmi, toccarmi.

Passeggio a velocità umana, non ho fretta e penso a come tirare fuori il discorso ma la verità è che non so da dove iniziare.

Giunta davanti alla porta in legno scuro sospiro capendo di aver finito il tempo di meditazione a disposizione, tendo l'orecchio per accertarmi di non disturbarlo eccessivamente. Un dolce grattare di penna d'oca su pergamena increspa le mie labbra com un sincero, dolce e umano sorriso.

Il piccolo movimento proviene dalla coscienza sincera e leale dalla Regina romantica combattiva, non viene però colto da nessuno. Non c'è alcun testimone quando mi perdo nell'umano ricordo di quanto fossi affascinanta da Lui mentre lo osservavo tracciarr le eleganti e ricamate lettere con inchiostro nero.

Scuoto il capo tornando alla realtà nonostante sia restia nell'abbandonare il bel ricordo. Con un colpetto di nocche annuncio il mio ingresso, non ricevo un invito ad entrare ma nemmeno una frase che mi scacci via dunque mi muovo per lo studio.

Immediatamente individuo la scacchiera che ho rotto poggiata su una mensola della libreria, sembra essere stata collocata lì perché oramai inutilizzabile e rovinata. Mi presento al leader con la fronte corrucciata per il dispiacere di aver rovinato anche quell'oggetto, che ritengo importante per noi e per il nostro rapporto.

Sto distruggendo tutto, pezzo dopo pezzo.

"Dimmi" sospira senza alzare gli occhi dalle carte.

"Se sei impegnato torno dopo" dico semplicemente.

Non intendo fargli le mie scuse senza che nemmeno mi guardi un istante, troppo preso dal suo lavoro. Aro depone le carte, mi dedica la sua attenzione poggiandosi allo schienale con fare maestoso mentre afferra i braccioli.

"Dimmi" ripete con un sorriso educato e attento.

"Volevo chiederti scusa per ciò che è successo in camera, mi dispiace il mio comportamento è stato..." inizio abbassando lo sguardo.

"Non eri tu, era la vampira. L'ho capito" mi rassicura rapido interrompendo il mio breve monologo.

"Volevi qualcos'altro da me ma non ti ho ascoltato, scusa" riassumo per fargli capire di aver compreso i miei errori e mi sfugge un sospiro affranto.

Aro mi osserva in silenzio, mi studia alcuni istanti e poi guizza davanti a me senza alcuna aria minacciosa. Si ferma invitandomi a porgergli la mia mano, il suo palmo forte dalle dita affusolate mi aspetta paziente rivolto verso l'alto. I miei occhi accarezzano la sua figura studiando dettagliatamente l'abito scelto per oggi.

La camicia scura come la notte è in un lucente rasatello, la cravatta bordeaux ha una trama intrecciata ed sigillata al collo con un nodo impeccabile. Il fermacravatta è d'oro lucente come uno specchio e i polsini di tessuto pregiato sono chiusi con gemelli d'orati con lo stemma dei Volturi.
I pantaloni eleganti appartengono ad un raffinato completo la cui giacca sono certa essere nei paraggi, le immancabili stringate in pelle nera sono lucidate a regola d'arte.

La Corona del ReDove le storie prendono vita. Scoprilo ora