Diamanti al Sole

152 13 9
                                    

Il pomeriggio del mio compleanno mi dirigo obbediente verso lo studio di Marcus. Solo ora mi interrogo su quanto possa essere a conoscenza della mia piccola scampagnata fuoriporta e quanto possa essere furibondo con me.

Il mio umore è piuttosto buono, ho rielaborato il piccolo contatto con Aro. Sono giunta alla conclusione che la nostra situazione è un po' difficile ma insieme quel bacio sulla fronte mi ha inondata inondata di speranze e aspettative per il futuro. Non credo che tra noi sia finita ma penso ci sia però molta strada da fare.

Dalla mia trasformazione sono molto cambiata è ho concluso che tra me ed Aro deve esserci un periodo di lento riavvicinamento, entrambi abbiamo bisogno di riacoprirci un poco alla volta.

Do un lievissimo colpetto di nocche sulla porta in legno, dunque faccio il mio ingresso senza attendere un invito diretto da parte del vedovo malinconico. Quest'oggi Marcus è tornato alla sua tela, nuovamente scorgo la sua immensa figura ammantata in stile medioevale china davanti al cavalletto. Con educato silenzio scivolo nella stanza buia diretta alla sedia degli ospiti. Non voglio mettergli fretta di concludere l'opera dunque mi osservo attorno con fare neutrale e rilassato.

Colgo l'occasione per studiare ulteriori dettagli della stanza disordinata e affollata da arredi perennemente nella penombra. Mi dirigo curiosa verso una spessa, lunga e pesante tenda che copre una finestra impedendo a raggi solari o lunari di filtrare nello studio probabilmente da secoli. Lascio scivolare lo sguardo sul tessuto grezzo, il colore originale è chiaramente il nero ma la polvere accumulata sulle fibre rende il tutto più grigiastro al mio sguardo immortale.

Il drappo ha un'altezza considerevole, copre l'intera zona dell'infisso dal soffitto fino al pavimento dove è lievemente ammucchiato garantendo una potenziale zona d'inciampo a chiunque non sia un immortale. La trama è perfettamente conservata anche se chiaramente vecchia, non è stata toccata o consumata nel tempo, come se la tenda non venisse scostata dall'esatto istante in cui è stata issata all'asta di ferro battuto.

Mi dirigo placidamente alla libreria su cui sono collocati tomi antichi rilegati in pelle consunta. Osservo le coste prive di titoli mentre il mio udito fine capta il dolce sfregare delle setole dei pennelli di Marcus sulla tela ruvida.

Il vedovo è ancora immerso nella pittura e decido di farmi coraggio aprendo delicatamente un tomo. Trovo così un gran numero di spartiti musicali scritti con penna d'oca e pennino stilografico, ogni riga dello spartito è stata tracciata a mano e le note sono state collocate successivamente con gran precisione e cura.

Non sono assolutamente esperta di musica, non saprei riconoscere la melodia o anche solo le singole note ma credo siano tutti spartiti tracciati da Marcus stesso.

"Fai musica?" chiedo in un sussurro.

"Talvolta" sospira apaticamente. Non sembra offeso dal mio curiosare, sono certa avesse già intuito con cosa stessi armeggiando alle sue spalle ma non mi ha fermata.

Ricolloco il libro delicatamente al suo posto e mi sposto al grande tavolo rotondo ricoperto di scartoffie, tomi, pergamene, calami e sigilli per lettere ma anche archetti da violino con crine sfibrate, bastoni da passeggio, tonache buttate alla rinfusa e delle fialette trasparenti.

Il tutto cela ai miei occhi la superficie circolare del grande tavolo in ebano; inizio ad alzare qua e là alcuni elementi per scorgervi al di sotto il disegno. Infine intuisco una decorazione circolare in oro e lo stemma dei Volturi al centro. La superficie è circondata da tre scranni del medesimo legno ricco e pregiato, le zampe e la testa di leone rispettivamente come pedi e conclusione dei braccioli. Le decorazioni sono coperte d'oro consumato, la seduta imbottita e coperta di un velluto porpora consunto in più punti.

La Corona del ReDove le storie prendono vita. Scoprilo ora