Fragore

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Sulpicia bazzica solitaria per il Palazzo dei Priori di primo pomeriggio. È passato solo un giorno dell'ultimo scontro verbale criptico e spaesante. Non ho lasciato uscire la donna dall'area di azione dei miei sensi sviluppati, ascolto da ore il suo silenzioso vagare nei corridoi in pietra. Sembra meditabonda, magari proprio per quello che ci siamo dette; come lei medito a mia volta seguendola come un'ombra oscura e minacciosa.

Sono sicura la moglie di Aro si sia accorta della mia insistente presenza dietro l'angolo del corridoio appena percorso. Non mi dice nulla né corre a denunciarmi per stalking; la moglie di Aro incrocia Athenodora e Heidi alcune volte scambiando due chiacchiere apparentemente innocue e prive di secondo fine ma forse sono solo parole in codice.

Il sole irradia Volterra con i suoi raggi coraggiosi, tiepido e brillante porta una nuova ventata di vita, freschezza e gioia sulla capitale dei vampiri; la primavera sta giungendo. Sospiro appollaiata sul muretto del portico, le gambe accavallate mentre non stacco gli occhi di dosso all'elegante vestito in velluto verde smeraldo della moglie di Aro. Mi chiedo se lei, come Lui, ha un guardaroba immenso e quanto possano essere costati gli abiti che indossa dato che li cambia circa due volte al giorno. I tessuti sembrano tanto raffinati nell'impreziositi da dettagli, pizzi, merletti e pietre preziose.

Mi sento la copia italiana e dimezzata di Mea ed Eriko; sembra esserci stata una rotazione di ruoli e ora la moglie del leader interpreta la mia parte e Aro ha preso il posto di Kaito. Vorrei ridere sinceramente davanti a questa constatazione, magari anche con un pizzico di soddisfazione all'idea di poter far provare a Sulpicia le stesse emozioni che ho vissuto io sul monte Tate. La mia presenza era chiaramente indesiderata, l'evidente l'inospitalità inizialmente riservatami generava un malessere pressante e la scorta delle due linci non faceva altro che farmi sentire di troppo e insieme intrappolata in una gabbia.

Non do particolare peso allo sguardo intenso di Sulpicia, alla fine i suoi occhi rosso scuro si sono posati con insistenza su di me, probabilmente è scocciata dal mio poco velato controllo ma questo non mi importa affatto. Per sottolineare la mia opinione le sorrido freddamente fingendo un'espressione amichevole, con un piccolo cenno del capo le invio il gesto fino all'altro lato del cortile senza battere ciglio. Voglio che le sia ben chiaro che le starò esattamente con il fiato sul collo. La donna accoglie il mio segnale con un sospiro bonario e un roteare stancamente amorevole di occhi, poi si muove risoluta nella mi direzione come fosse intenzionata a parlarmi, magari per chiedermi di smettere con questa silenziosa persecuzione.

"Mi stai tenendo sott'occhio per Lui" sentenzia con voce allegra aprendo il viso in un sorriso divertito. Quella di Sulpicia non è una domanda ma una constatazione, il tono sembra sinceramente allegro e straordinariamente innocente. La donna pare quesi intenerita dal mio atteggiamento sinceramente protettivo nei confronti di Aro, tanto da arrivare a dubitare delle intenzioni di chiunque nei suoi confronti.

È una bravissima attrice.

Accavallo le gambe con un altro sorriso freddo che ha tutto il sapore di una gelida e decisa conferma silenziosa. Non mi interessa cosa pensa o che mi abbia scoperta, dopotutto non mi stavo neanche nascondendo nei miei modi. Non mi interessa cosa possa dire o fare perché non smetterò di pedinarla e sono certa che lo possa capire molto bene guardandomi negli occhi.

Una breve pausa permette ai nostri sguardi di intrecciarsi con profondità. Se anche Aro le attribuisce il magico potere di leggergli l'anima io sono matematicamente certa la donna non abbia alcuna dote, lascio che la sua spiccata sensibilità raccolga la conferma alle sue considerazioni. Per una frazione di secondo l'aria pare fermarsi attorno a noi, l'atmosfera è immobile e insieme elettricamente carica pronta ad esplodere; poi vedo la scintilla. Un piccolo sorriso risoluto schiocca sul viso della donna per sparire un istante dopo, è stato un gesto fugace e forse sfuggito al controllo ferreo delle sue espressioni facciali.

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