America

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La discesa del transatlantico si rivela abbastanza contorta a livello burocratico ma il tutto scivola come olio senza alcun intoppo. Aro si preoccupa di parlare con chi di dovere e mostrare tutti i documenti necessario al nostro sbarco e alla nostra permanenza in America, il suo parlato è sciolto e privo di qualunque accento straniero. Io rimango affiancata alla sua figura elegantemente avvolta di nero per tutto il tempo, la lunga giacca di pregiatissima lana cotta è il mio unico riferimento in una terra sconosciuta e lontana.

Non sono mai stata in America. Ho viaggiato sempre nel continente europeo o nell'africa settentrionale, dunque Giappone e America sono le mete più lontane che abbia raggiunto in tutta la mia esistenza mortale e immortale. Seguo la figura del leader portando con facilità estrema la mia pesante valigia, Aro sta ignorando la mia pessima recitazione volutamente perché non credo si sia lasciato sfuggire il dettaglio. Lascio scorrere lo sguardo sulla sua persona, ascolto affascinata il ritmico ticchettio delle sule rigide e il dolce colpetto dell'elegante bastone da passeggio in lucente legno nero.

"Una piccola visita a New York?" rompo il silenzio mentre ci avviamo in quello che sembra essere un capannone adibito a posteggio affittabile. Faccio la proposta che mi frulla in testa oramai da qualche ora mentre lascio scorrere lo sguardo distrattamente attorno a noi. Non c'è nessuno nei paraggi se non una distesa di lussuose macchine di ogni tipo, marca e forma. Sicuramente solo i clienti più facoltosi possono permettersi di pagare l'affitto di un posto d'auto praticamente dentro ad un terminal crocieristico americano.

"Assolutamente no" ribatte irremovibile il leader. Non c'è rimprovero nel suo tono ma capisco chiaramente che non ci sarà spazio per questa visita o altre tappe di piacere.

Giungiamo vicini ad un SUV nero lucente con finestrini oscurati, piuttosto alto e dalle linee grintose ma insieme eleganti e morbide. Un equilibrio tra eleganza e possente aggressività da terreno difficile.

"Niente Ferrari o moto? Colpa delle valigie?" domando in un misto di perplesso divertimento. Avevo pensato che Aro fosse un uomo da sole macchine sportive ma poi l'ho visto a cavallo di una moto rossa fiammante e ora alla guida di un SUV tirato a lucido, forse Aro può ancora stupirmi parecchio nonostante tutto.

"Andremo molto a nord, c'è la neve" telegrafa disattivando l'antifurto dell'auto che lascia lampeggiare le luci nel capannone con un piccolo fischio promettente. Il Maestro non è scontroso o arrabbiato, solo molto concentrato sui suoi obbiettivi e forse positivamente risoluto nel raggiungere il prima possibile la sua meta. Capito il suo umore decido di arrendermi all'evidenza che il nostro viaggio sarà silenzioso e privo di soste, faccio per caricare il mio bagaglio ma Aro mi ordina di abbandonarlo e salire direttamente al posto di guida.

"Non sono sicura sia una saggia idea farmi guidare" evidenzio storcendo il naso. Non ho mai guidato un SUV di questa stazza e questo valore, tantomeno non ho mai guidato in America e certamente non ho la minima idea di dove dovrei andare.

"Mi hai rubato la Ferrari" sospira aprendo la portiera posteriore per poi sfilarsi il soprabito e depositarlo nei sedili insieme al bastone da passeggio. Lo imito tenendolo sotto stretta sorveglianza, sfilo la giacca color cammello rivelando definitivamente il pantalone e la camicia che mi ha gentilmente offerto per la fine di questo viaggio in mare "Sono certo ti abituerai pesto" sorride in un misto di freddo e punzecchiante divertimento aprendo la portiera del passeggero e facendo il suo ingresso nell'abitacolo.

Con un sospiro arrendevole prendo posto al sedile di guida cercando di prendere confidenza lo spazio circostante. Luci, specchietti, il cambio nuovamente sequenziale e i mille tasti per gli infiniti optional assolutamente essenziali per Aro Volturi.

"Dove siamo diretti?" chiedo allacciando la cintura e pigiando sul bottone d'accensione della Lamborghini Urus appartenente alla nobile casata.

"Non so esattamente" rivela il leader e io lo fulmino con lo sguardo immediatamente. Abbiamo fatto cinque giorni di viaggio in mare senza sapere quale sarebbe stata la metà finale "Sicuramente non sono più nella Penisola Olimpica, potrebbero essersi trasferiti in Alaska dai cugini di Denali, oppure ad Anacortes nel nord Washington" specifica facendo spallucce con tranquillità estrema mentre è preso da un qualche ragionamento.

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