Lisbona

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Il mio sguardo è fisso all'orizzonte, il cielo plumbeo non promette nulla di buono e il mare lo rispecchia perfettamente rendendo l'atmosfera pesante attorno a me. Le raffiche di vento non sono rabbiose ma iniziano a cambiare di direzione e, appena le nuvole pesanti e cariche di pioggia giungeranno qui, sicuramente il vento schiaffeggerà la costa con un bel temporale. L'odore di salino satura l'aria completamente, il moto ondoso si infrange contro la banchina in cemento armato generando schiuma bianca e lasciando vorticare nell'aria piccole goccioline salate.

I miei pensieri non sono certamente più leggeri della coltre di nuvole, lo sguardo scarlatto e sazio è fisso all'orizzonte dopo gli avvenimenti della mattina precedente. Ripercorro per l'ennesima volta i miei ricordi sentendo che ogni dettaglio è stato marchiato a fuoco nella mia memoria infallibile. L'idea di non poter dimenticare neanche un pochino cos'è successo mi dà l'improvvisa sensazione che verrò perseguitata da queste immagini in eterno.

Aro ed io avevamo indossato le lenti a contatto prima di scendere al piano inferiore e abbandonare casa di Stefano. Il leader mi precedeva nella discesa elegante e formale da una scala di fattura industriale, Aro si sistemava il gilet con gran cura ed eleganza, la solita nota di superiorità nell'espressione piatta e il meno un poco alzato. La mia sete era intensa e decisa, forse nella mia vita immortale non ero rimasta così a lungo senza cibarmi dati i miei problemi di autocontrollo, riuscivo a mantenere il movimento degli arti sotto la mia volontà con un immenso sforzo di concentrazione.

Ricordo perfettamente che trattenevo il fiato, i miei occhi erano sbarrati e tutti i muscoli tesi e contratti mentre il battito cardiaco di mio fratello rimbombava nella mia mente vuota e nera come fosse l'unica cosa esistente sulla faccia della Terra. Mi ero bloccata a metà della scala come se Stefano fosse un ostacolo insormontabile perché sentivo di non potermi avvicinare un centimetro di più alla sua persona oppure avrei perso il controllo. La gola in fiamme reclamava ciò che le spettava secondo maledizione, le fibre del mio essere sembravano tremare e agitarsi nella direzione dell'umano davanti ai miei occhi.

Aro si era fermato alla fine della scala dato che Stefano si era parato vicino a lui con sguardo corrucciato, i suoi occhi verdone guizzavano sospettosi e un poco preoccupati tra me impalata ad occhi sgranati a metà scala e un Aro disinvolto dal sorriso tagliente e gelido.

"Non ci rivedremo mai più ma avrai il mio sostegno economico per terminare i tuoi studi. Buona fortuna, Stefano" aveva sorriso educatamente l'uomo in nero a mio fratello, poi un'occhiata di intesa era stata lanciata nella mia direzione. Aro si stava assicurando che cogliessi la sua totale e completa collaborazione limpida nel nostro accordo.

'Vedi, nessun inganno' dicevano le iridi celate del leader. Il suo modo di fare era certamente rassicurante ma io avevo ben altri problemi tra le mani in quel momento, avevo una sete tremenda e mio fratello stava per diventare la portata principale del mio pasto. 

"Non li voglio i tuoi soldi" aveva sibilato mio fratello in tutta risposta. Sembrava indignato e sdegnato dalle parole di Aro ma sapeva che sotto c'era anche il mio zampino e un'occhiataccia nera me l'ero beccata pure io "Lascia stare mia sorella" aveva sibilato Stefano e sarebbe risultato effettivamente minaccioso se non avesse afferrato il bavero di un immortale tanto potente e influente.

Per un istante il gesto disperato e avventato di mio fratello mi ha scaldato il cuore di marmo. Potevo capire quel modo di agire tanto folle e disperato da apparire determinato e fermo, sapevo che un panico viscerale gridava a Stefano di scappare il più lontano possibile da Aro e anche da me probabilmente, ma lui zittiva quell'urlo giustificato e tirava fuori uno sconsiderato coraggio che forse ci contraddistingue come famiglia. Un moto di panico per quello che avrebbe potuto fare Aro è stato un lampo di lucidità nel mare di sete ardente che riempiva il cranio, sembrava acido nel cervello e fuoco in gola.

La Corona del ReDove le storie prendono vita. Scoprilo ora