Bacio

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Mi rendo conto di star galleggiando da fin troppo tempo nello stato di incoscienza quando un grido acuto squarcia l'aria. Vengo risucchiata verso la superficie come se avessi i polmoni pieni d'aria e mi trovassi sott'acqua, il mare è però molto denso e scuro ma infine rompo il velo superficiale. Un movimento d'aria mi investe come se il portone della palestra di Caius fosse stato spalancato con foga, il cigolio disperato e offeso dei cardini è così acuto che potrebbe perforare le mie sensibili orecchie. Finalmente la nebbia si dirada attorno ai miei sensi e alla coscienza, mi irrigidisco spaventata e intimorita scontrando gli occhi di Caius.

Gli occhi sembrano brace esausta, come se i tizzoni ardenti si sono infine spenti rimanendo immobili e profondamente assetati davanti a me.
L'espression è contratta in modo molto strano, la rabbia pare congelato come se Caius si fosse davvero tramutato in una statua davanti alla mia persona. Il naso arricciato e i denti scoperti sembrano pronti a cacciare fuori un ringhio mostruoso, se questa fosse una statua l'artista avrebbe certamente immortalato l'istante di massima sofferenza e fatica del biondo.

Un fremito di panico mi pervade quanto mi rendo conto che le mie mani sono sul suo viso furioso. Ho paura possa animarsi e darmi una morsicata perché Caius è certamente eretto davanti a me e non sembra apprezzare il mio tocco. La mia presa si fa presto gentile e pronta a lasciarlo andare il prima possibile, vorrei allontanarmi da lui ma una stana idea si insinua in me.

Gelata dal timore faccio scivolare lo sguardo sui suoi tratti. Dal naso cade sulle labbra che scoprono i denti candidi in un ringhio silenzioso, scorro sul collo per trovarlo inquietantemente scollegato dal resto del corpo.

Il mio unico desiderio è di lasciare la presa e urlare per il panico, insieme buttare via il suo viso mi sembra irrispettoso e temo Caius possa ancora vedermi e sentirmi mentre lo butto al suolo. Non che un trattamento premuroso ora possa convincerlo a non condannarmi a morte appena avrà rimesso insieme i suoi pezzi.

Il viso dell'uomo mi viene sottratto con rapida cattiveria, in un gesto che tradisce panico e furia nei miei confronti. Dal canto mio rimango congelata ancora in stato di shock per quanto appreso.

Avessi del sangue nelle vene questo si sarebbe certamente gelato oramai, so di dover pensare a qualcosa in modo rapido e concreto ma non posso far altro che ascoltare le emozioni di panico e angoscia nel mio petto. Vedo Athenodora abbraccia con cura il viso del marito sibilando furiosa e disperata nella mia direzione. La sua espressione è contratta per il dolore causato dalle mie azioni e la fronte perfetta è profondamente accartocciata dalla sofferenza per la sorte del marito. Un gridolino isterico si trasforma in un soffio e poi un singhiozzo mal trattenuto mentre la bella dama bionda indietreggia. Lo sguardo lampeggia orrore e timore per la mia prossima mossa.

Improvvisamente la consapevolezza delle mie azioni crolla sulla testa, sembra un'incudine da mille chili. Finalmente il mio cervello pare sbloccarsi e mettere in successione due ragionamenti logici.

Felix. Fuga.

Appena realizzo di dover correre più veloce del vento lancio lo sguardo oltre il portone spalancato e un po' sgangherato. Sul fondo del corridoio vedo l'intera armata giungere svolazzante in mantelli neri per la mia esecuzione, l'unica figura moderna e un Aro che capeggia la spedizione.

Se avessi del sangue gelato nelle vene ora starebbe sicuramente sublimando per il puro panico alla vista del capo del Potere Giudiziario. Un'onda della sua furia mi investe propagandosi nello spazio che ci divide.

Percepisco lo sbuffo profondo e corto uscire dalla pantera feroce, il petto gonfio sbuffa aria dalle narici allargate; con braccia contratte, i pungi serrati e il passo rigido il leader marcia verso la mia condanna a morte senza cedere il ritmo. Gli occhi scarlatti di Aro sprizzano scintille di furia e folgora la mia figura come fosse Zeus sull'Olimpo.

La Corona del ReDove le storie prendono vita. Scoprilo ora