Regalo

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Discesa dala Torre Campanaria il primo amico che incontro nei corridoi è Karim. Il ragazzotto sempre aperto a due chiacchiere è molto gentile e disponibile quando si ha bisogno di aiuto. Sorrido incrociandolo nel corridoio mentre ci salutiamo e proseguiamo alcuni passi, fingo di essermi appena ricordata di dovergli dire qualcosa voltandomi verso le sue spalle.

"Karim, posso chiederti una cosa?" lo fermo alzando una mano. Il solito sorriso caldo e radioso si apre scoprendo i denti candidi in contrasto con la carnagione decisamente più scura della mia. Sembra felice di potermi offrire il suo aiuto e io non potevo sperare in nulla di meglio.

"I Volturi sono una grande e potente famiglia ma in che modo viene gestito il denaro? Se dovessi comprare qualcosa, per esempio, come potrei fare?" la butto con tono curioso e vago, Karim esplode in una risata acuta e sincera.

"Mi stai chiedendo dei soldi o se siamo stipendiati?" la mia occhiata accigliata lo convince a trattenersi almeno un pochino "Non siamo pagati, semplicemente se abbiamo bisogno di qualcosa chiediamo alla segretaria che preleva la somma per noi, semplice" sorride tranquillo.

"Ma ora non c'è la segretaria..." borbotto imbronciata. Mi rendo conto che il piano potrebbe andare a rotoli a questo punto.

"Ho dei soldi in camera, te li do io" fa spallucce "A cosa ti servono?" sussurra avvicinandosi complice. Sono tentata di tenere la faccenda per me, voglio bene a questo ragazzo ma è davvero un chiacchierone e non vorrei la cosa giungesse alle orecchie, o mani, di Aro. D'altra parte il compagno di Nicolas sta letteralmente foraggiando il mio acquisto e negargli ogni informazione sarebbe davvero scortese e sospetto, dunque decido di trovare un equilibrio.

"Domani è il mio compleanno e vorrei prendere un regalo, tutto lì" rivelo innocentemente, abbasso lo sguardo un pochino imbarazzata dalle mie motivazioni certa che il mio viso non possa però imporporarsi.

Gli occhi del giovane brillano come rubini al sole, sembra emozionato e felicissimo dei miei progetti. Inutile dire che nel giro di dieci minuiti le mie tasche sono stracolme di denaro in contante che mi preoccupo riporre in camera prima dell'allenamento pomeridiano con il leader vedevo.

L'antro polveroso di Marcus è sempre buio e freddo, il leader mi accoglie ritto in piedi mentre lancio l'ennesima curiosa occhiata in giro. Come ogni volta la stanza è molto disordinata e confusa, all'apparenza abbandonata con questi oggetti accatastati in giro alla rinfusa.

Marcus non inizia immediatamente l'allenamento lasciandomi alcuni minuti liberi. Non capisco a cosa serva questa piccola parentesi temporale, forse ad ambientarmi o semplicemente lasciarmi studiare il suo ufficio. Magari ha notato come faccio vagare curiosamente lo sguardo su ogni oggetto cercando di capire qualcosa di lui. L'ipotesi più plausibile è che questo sia il suo modo per darmi il tempo di conoscerlo un pochino; non mi parla e non interagisce con me ma lascia aperto uno spiraglio di interazione attraverso l'ambiente che si è costruito attorno.

Profumo di pergamena e polvere riempie lo spazio disponibile, come se questa fragranza fosse oramai parte dell'arredo o elemento essenziale del locale. Questa stanza così trascurata, impolverata e rovinata mi mette sempre una certa malinconia.

Il segno dell'artigliata sul muro evoca profonda tristezza ogni volta che vi scorro sopra le iridi, come se qualcosa fosse successo tra queste pareti rendendo l'atmosfera pesante e cupa.

Malinconica mi volto verso Marcus. Questo antro è solo una piccola proiezione della tempesta silenziosa e lontana nelle sue iridi perchè lo studio rievoca perfettamente il suo stato d'animo. Ora sono certa si sita lasciando conoscere.

"Non deve più ripetersi quello che è accaduto ieri" sussurra stancamente, il tono è però inflessibile mentre si riferisce alla mia azione criminale sventata sul confine di Volterra. Un mio piccolo cenno d'assenso vorrebbe rassicurarlo che mi impegnerò al massimo per evitare tutto ciò.

La Corona del ReDove le storie prendono vita. Scoprilo ora