Primavera

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Giorno 4
Alba

L'ultima speranza di ricostruire qualcosa da quel poco rimasto della nostra passata storia è appena svanita sbriciolandosi al suolo. Ho percepito il frastuono del disastro nel mio petto, ho visto l'eco attraverso le iridi di Aro. La sua compiaciuta freddezza è stata demolita in un viso attonito. Il leader ha barcollato incerto davanti a me, ha fatto un instabile passo indietro che poteva sembrare un debole e inutile tentativo di fuga dalle mie parole.

Sono immobile davanti a lui. Il silenzio è calato gelido tra noi, siamo avvolti dalla tenebra mentre il venticello fredda scosta i tendoni e scivola lungo il pavimento giungendo alle nostre caviglie. Il leader osserva il mio viso con sguardo smarrito, le iridi scarlatte sembrano dure come rubini dalle striature scure e pensierose.

L'ho davvero colpito, affondato e finito. Mi aspettavo ribattesse, esplodesse, andasse in escandescenza e invece è rimasto immobile a subire le mie parole. Il volto è rilassato e insieme indurito, i tratti ombreggiati sembrano più spigolosi del solito ma non abbastanza appuntiti da ferirmi o minacciarmi.

Ora mi sento meglio?

Affatto. Mi sento amareggiata per le parole che ho usato come armi ma non mi pento di ciò che ho detto. Mi rendo conto di soffrire tanto quanto lui non averlo sconfitto e per un istante mi chiedo se è questa la sensazione che ha provato lui nel corridoio. Quando ho dichiarato la mia resa mi aspettavo un bel ghigno di superiorità e invece c'era empatico dispiacere.

Ho detto il vero, ho detto le cose come stanno e sono stata brutalmente sincera con lui. Aro è fatto così, ha talento come manipolatore ed è attanagliato dalla paura di perdere ciò a cui lui dà valore. Il suo potere, l'attenzione di chi lo riverisce o l'attenzione di chi lo ama.

Sono sciocca, nonostante sappia quanto sia vero tutto ciò non riesco a non amarlo. Con rapidità rifaccio un fiocco sommario per tenere l'abito chiuso, non stacco gli occhi dai suoi e non nascondo il dispiacere per la nostra situazione.

Ora vorrei solo superare la sua figura e rinchiudermi nel bagno per nascondere la sofferenza delle lacrime che rimarranno inespresse per l'eternità. Sento l'impellente necessità di piangere come se avessi appena avuto notizia di un lutto. Sono infatuata di un uomo affascinante ma meschino, un essere potente ma piccolo sotto l'egocentrismo e dietro all'incapacità di combattere per chi ama.

Non ci sono più mura di cinta a difendere il nostro rapporto da attacchi esterni o da parole cattive, chiunque può insinuare il dubbio su ogni cosa presente e passata. I giardini esterni e rigogliosi sono seccati nell'incuria dei mesi. Il roseto è morto, non ci sono più per nessuno le carezze dei setosi petali carnosi o i piacevoli graffi aspiri provocati dalle bellissime spine. I sorrisi che un tempo accendevano i colori sulle giornate nel nostro piccolo mondo privato sono solo un lontano ricordo.

Le mura perimetrali sono state rase al suolo e non sono stati risparmiati nemmeno i ruderi per delineare confini e limiti, non c'è più una linea prima della quale decidiamo di fermarci quando ci affrontiamo e sfondiamo il cuore l'un l'altra, senza più ritegno o pietà alcuna.

I tratti malvagiamente ghignanti di Aro si sono sciolti nella completa e disarmante devastazione del suo animo oscuro. Il viso attonito e devastato sembra lo specchio del mio dopo aver udito le parole di Sulpicia, quando la donna mi ha mostrato quanto la mia esistenza fosse una bellissima bugia a cui avevo decido di credere, in cui avevo deciso di affogare e affondare tiepidamente avvolta dalla rassicurante certezza della Sua ombra asfissiante nella mia vita.

Rimango immobile e inerme davanti ad Aro, percependo nel petto la sua sofferenza semplicemente osservandolo in viso. I suoi tratti non sono contorti dal dolore ma questo non rende meno intenso la tristezza che mi pervade semplicemente scrutando attraverso le iridi scarlatte del Maestro.

La Corona del ReDove le storie prendono vita. Scoprilo ora