Tempo

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La riunione è stata stabilita, come di consueto, nella Sala del Consiglio. Oramai per i Volturi è quasi giunto il momento di prendere una decisione e l'intera Guardia osserva in trepidante attesa noi leader per conoscere il nostro ordine. Demetri e Nicolas sono tornati dall'ultima decisiva spedizione e io ho già preso visione della loro esperienza nella penisola scandinava. La situazione si è fatto davvero incontrollata, insostenibile e non è più ignorabile, non possiamo più rimandare la decisione per garantire sicurezza e pace nel Mondo.

Sono profondamente infastidito e insofferente, sento mi stia sfuggendo qualcosa e ho come una brutta sensazione. Il mio conscio strategico dice che la necessità del nostro intervento è solo un evento casuale, non generato volontariamente da nessuno, che nessuno sta seguendo misteriose pianificazioni contro me e la mia famiglia. L'istinto mi suggerisce che qualcosa mi sfugge, mi consiglia di essere molto più sospettoso e acuto di così perché nell'aria sembra esserci qualcosa di più. Il mio lato più immediato e spontaneo però non riesce a trovare alcuna motivazione valida per cui dovrei sospettare una sorta di complotto e allora l'unica sensazione che mi si serra attorno allo stomaco, come afferrato da una grossa chela di granchio, è che sto giocando una partita senza conoscere l'avversario, il piano di gioco, le regole e le motivazioni dello scontro.

Sulla cupola bianca oltre il baldacchino ripercorro la lunga lista di immortali che possono volermi veder sbranato da un branco di licantropi. L'elenco è incredibilmente lungo a differenza di quello contenete il nome dei vampiri che possano effettivamente organizzare con i lupi mannari un modo per attirarmi fino in Scandinavia, o semplicemente che siano sufficientemente influenti e scaltri da poter indurre una guerra tra branchi.

I nomi rimanenti dopo l'attenta scrematura sarebbero essenzialmente due e li graffio con gli occhi scarlatti e sazi per cancellarli senza indugio: Vladimir e Stefan sarebbero i sospettati numeri uno se non fossero arsi davanti ai miei stessi occhi e per mano mia. Esclusi i defunti non posso far altro che prendere in considerazioni improbabili e stravaganti collaborazioni. Gli immortali, specialmente se nomadi, difficilmente amano organizzare vendette personali in gruppo e forse, anche per questo motivo, nonostante la lunga lista di vampiri che vorrebbe ballare sul mio corpo smembrato nessuno è mai riuscito a farlo.

I volti di moltissimi immortali si palesano contro la cupola, inizio a ipotizzare possibili collaborazioni via via scartandole stizzito per un motivo o per l'altro. Tra gli ultimissimi visi noti rimasti ne spiccano due che nella valutazione precedente erano stati scartati prontamente. Non trovo affatto convincente l'idea di una loro collaborazione.

O forse non voglio solo accettare l'ipotesi?

L'ultima volta che ho salutato educatamente Tristano avevo appena giustiziato il suo nuovo neonato, Nabeeh. Certamente non sarebbe questo il motivo di odio e risentimento sufficiente a volermi veder perire tra le fauci di un licantropo ma una cosa è certa: lui sarebbe in grado di stipulare un accordo con creature tanto inaffidabili e pericolose.

Sulpicia, da canto suo, avrebbe un'infinità di motivi validi per volermi veder rantolare e trascinare via su un prato innevato, magari spezzato in due mentre alle mie spalle torreggia un grosso licantropo nero che carica verso il cielo la sua zampona artigliata e aperta, pronto a farla crollare sulla mia testa per darmi il colpo definitivo. In antitesi sono certo mia moglie disprezzi i licantropi tanto quanto me se non di più perché una volta Caius ha rischiato seriamente la sua esistenza contro uno di loro. Sulpicia potrebbe aver però chiesto aiuto a Tristano, in fin dei conti lei gli ha donato l'immortalità e lui ha sempre provato un sentimento di interesse nei confronti di mia moglie.

Ricordo perfettamente l'invidia che mi aveva generato vedere da dietro lo spesso tendone della finestra il giovanissimo e umano Tristano, assunto come garzone a Villa Luce, quando Sulpicia era umana. Lui giocava a rincorrere la mia adolescente presunta compagna tra gli alberi del frutteto in pieno giorno, sotto il Sole, quando io non potevo farlo.

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