Facce della stessa medaglia

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Ho osservato il lavoro degli artisti tutto il giorno e devo ammettere che è molto affascinante osservare le tecniche marziali, invece per i neonati deve essere estenuante trascorrere intere giornate a combattere provando e riprovando. Ci sono stati alcuni attimi di tensione dovuto ad alcuni che hanno perso il controllo ma che sono stati presto rimessi in riga dal ragazzo severo. Akame non ha osato più rivolgermi lo sguardo neanche per una frazione di secondo.

Ho resistito alla tentazione di frugare in tasca per provare a capire cosa mi ha passato la mia amica, ho immensa paura che le due linci possano notare il movimento sospetto. Eriko e Mea hanno trascorso la giornata a combattere e lanciarmi occhiate di sospetto ogni tanto. Vederle all'opera è affascinante tanto quanto osservare una belva che sbrana la sua cena, sicuramente tra tutti sono le più spietate perché lavorano in gruppo con una coordinazione davvero agghiacciante.

Forse divise sarebbero più affrontabili...

"Cerchi il loro punto debole?" domanda Ganju affiancandosi a me appena la tenebra invernale si affaccia sul tardo pomeriggio. Ha lasciato i neonati nelle mani degli altri membri del clan.

"Non credo esista" ridacchio sarcasticamente divertita ma in cuor mio vorrei solo poter piangere. Mi scosto dalla colonna facendo perno sulla spalla malconcia e ricevo giustamente una bella fitta che mi fa storcere il naso.

"Non fai mai quello che ti si dice, dico bene?" ridacchia acido il ragazzo scuotendo il capo per la mia testardaggine.

"Temo di no" sospiro rassegnata al mio stesso pessimo carattere. In fin dei conti serve anche un po' di autoironia e capacità di accettarsi per poter convivere con sé stessi in eterno.

"Ti accompagno" mi informa Ganju con un cenno d'invito della mano. L'artista marziale ha mascherato l'ordine di Kaito in un'educata proposta a cui però non posso dire di no, lo sappiamo tutti e io faccio un cenno silenzioso di obbedienza. Non sono affatto riluttante all'idea di tornare in camera perché così potrò vedere finalmente il contenuto della mia tasca e allora mi faccio scortare di buon grado.

La sete è intensa in me ma per la primissima volta vivo in modo piuttosto rilassato l'astinenza dal sangue. L'eremo si sta rivelando un luogo più piacevole di ogni mia aspettativa sotto questo punto di vista. L'assenza di stimoli intensi esterni non scatena la Vampira indomabile e io rimango lucida con la gola arida e bruciante ma, con un po' di impegno, posso anche provare a ignorare la sete.

"Presto ci ciberemo" mi informa Ganju appena giunti alla porta e io sono costretta a cacciare giù il veleno esploso tra le fauci.

"Come funziona qui?" domando davvero molto curiosa. Non ho avuto molto tempo per fare le mie domande, ma certamente mi sono già chiesta in che modo i vampiri di un eremo isolato si possano sfamare.

"Scendono a valle solo i vampiri più controllati e fanno un po' di... scorte" mi risponde enigmatico sulla macabra conseguenza di questo modus operandi; non mi serve chiedere per sapere di non essere certamente convolta nel gruppo di cacciatori per il clan di Tate. Dopo un cenno di assenso obbediente e un ringraziamento mi defilo dietro la porta.

Rientrata in camera lascio passare alcuni minuti, tendo l'orecchio ben attenta ai movimenti attorno a me. Voglio essere sicura non ci siano incursioni mentre cerco tiro fuori quello che Akame mi ha dato. Alla fine mi decido ad estrarre il contenuto della mia tasca per ritrovarmi tra le mani due cose: un bigliettino piegato con un messaggio da Akame e il piccolo telefonino che avevo già visto in camera sua. Mi rigiro tra le mani il vecchio modello compatto e un pochino spesso con le plastiche protettive opache, poi passo curiosamente al bigliettino trovando in bella calligrafia giapponese un breve messaggio per me.

'Parla con qualcun altro che possa aiutarti' riporta in modo molto generico e criptico insieme.

Ci fosse una segretaria a Palazzo forse potrei contattare lei per riferire le informazioni ma l'ultima assunzione è stata piuttosto breve a causa del mio grilletto facile. Conoscessi il numero della segreteria forse potrei indurre qualcuno a rispondere per sfinimento nel sentir suonare a vuoto il telefono, ma non conosco la combinazione numerica. Non mi è noto neanche un contatto per i membri della mia famiglia.

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