Miguel

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Girono 3
Sera

Facciamo ingresso nel casinò obbedientemente affiancati ma senza dire una parola. Aro ha sbloccato l'atmosfera imbarazzante calata nel corridoio della mia capitolazione ricordando la sua promessa di tronare nella sala del gioco d'azzardo. Questa frase è suonata molto strana alle mie orecchie, come se il leader avesse ripercorso le sue parole con la speranza di trovare una valida scusante per lasciare dietro di noi quel luogo, quel discorso, quegli strani gesti involontari da parte di entrambi.

Normalmente sarei un po' delusa dalla sua ennesima scappatoia ma in questo caso non vedo l'ora di fondarmici io per prima dunque né giudico né mi lamento. L'aria tra noi si è fatta, durante la passeggiata placida e tranquilla, meno imbarazzata ma più distaccata perché entrambi ci siamo rinchiusi nei rispettivi pensieri.

Questa mia resa è stato il definitivo crollo di tutti i progetti che avevo per la testa. Ho accettato di avere perso, di aver giocato la mia partita a scacchi con Aro Volturi per provare a difendere la mia opinione la posizione di Sulpicia ma la verità è che io non ho alcun valido motivo per voler vedere la sua Corona scissa, per quanto Aro abbia sbagliato io non sono nella giusta posizione per giudicarlo o punirlo.

Ho accettato di non schierarmi al fianco di Sulpicia ma non di stare dalla sua parte o di tornare a Palazzo. Ricordo esattamente che Aro aveva detto che non potevo permettermi il lusso della neutralità in questo contesto ma sono certa che la scelta sia meno binaria di quanto me l'aveva presentata a casa di Stefano. Sono certa esistano delle formule intermedie in cui posso, per esempio, rimanere rinchiusa a Palazzo così da garantirgli la mia non collaborazione con la moglie fino alla fine della vicenda; dopo potrei essere libera.

A confermare la mia teoria c'è l'assenza di pressioni durante la mia resa, Aro non ha spinto per farmi confermare il mio appoggio alla sua causa quando ho affermato che non mi sarei schierata con la moglie fuggitiva. Il leader sembra molto sicuro di sé e vuole comunque portarmi a conoscere la ragazza ibrida e io lo seguirò come accordato, la sua determinazione però mi fa definitivamente accettare l'idea che Aro deve avere tra le mani di qualcosa di davvero importante e rilevante, qualcosa che possa influenzare profondamente la mia opinione sulla faccenda. Se questo viaggio doveva solo essere usato dallo scacchista per pressarmi e farmi capitombolare dalla mia posizione a suo sfavore allora staremmo già tornando diretti a Volterra e invece così non è.

Questa convinta determinazione di Aro è riuscita a far sbocciare sincera curiosità per la sua tesi, la sua versione e le argomentazioni che può presentarmi il leader. Non voglio però prendere scelte avventate perché l'idea di tornare definitivamente sotto la sua ala nera e potente mi spaventa un po', come non sono certa che di voler tornare a Palazzo. Tutto questo può sembrare assurdo ma nei mesi della sua assenza ho vissuto la mia esistenza in modo completamente nuovo, senza obblighi e doveri, senza costanti e cervellotiche partite a scacchi, senza la dinamica improvvisa e fluida del suo umore e senza le pressioni da parte della Guardia e dei Maestri.

Forse non mi sono integrata nel clan di Tate ma sono certamente stata straordinariamente bene chiusa nell'eremo giapponese, imprigionata fisicamente ma libera dalla possente a maestosa presenza del Re che faceva solo da piacevole sfondo ai miei pensieri e motivava i miei sforzi, giorno dopo giorno, mentre passavo le nottate ad accarezzare dolcemente il suo mantello.

Non è stato facile disintossicarsi di Aro Volturi ma quando ci sono riuscita ho visto quanto dolore e sofferenza aveva introdotto nella mia vita e ora, senza desiderarlo, sono tornata sul bilico del baratro. Sto per ricadere nelle vecchie e cattive abitudini ed ecco perché avrei tanto voluto scindere la sua corona, volevo dimostrare che Lui è come chiunque altro e può essere privato del suo potere.

La Corona del ReDove le storie prendono vita. Scoprilo ora